SENSO CIVICO: 50% RISPARMIO SULL'IMPOSTE

Senso Civico: 50% RISPARMIO IMPOSTE

SENSO CIVICO: 50% RISPARMIO SULL’IMPOSTE

 

Senso Civico

Senso Civico: Con i suoi circa 7 milioni di volontari l’Italia è uno dei paesi europei con il più alto ‘tasso’ di volontariato. Ogni anno impiegano al servizio del bene comune circa723 milioni di ore, pari al lavoro che svolgerebbero circa 400 mila individui a tempo pieno. Come ci spiega l’ultimo rapporto ISTAT  sulle organizzazioni non profit, la maggioranza dei volontari, circa 4 milioni, opera per una o più associazioni. Quello italiano, infatti, è un volontariato molto organizzato su base associativa: nel nostro Paese si contano ben 45 mila associazioni, oltre il 32% impegnato in attività nel settore sociale, sanitario e di protezione civile.

 

Senso Civico

A differenza di altri Paesi, come Germania e Gran Bretagna, in Italia è ancora poco sviluppato (e sostenuto) il volontariato civico, urbano o municipale ovvero quel volontariato promosso soprattutto da municipalità ed enti locali che permette a un cittadino di svolgere, in modo gratuito e volontario, attività di pubblica utilità e di cura della città. Tuttavia negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, vuoi per la crisi economica che attanaglia gli enti locali, vuoi perché si va sempre più diffondendo una cultura della cittadinanza attiva e responsabile.

Senso Civico: Sintomi di questo mutamento sono, ad esempio, i movimenti spontanei di cittadini che si mobilitano contro il degrado urbano: soffermandosi su esperienze strutturate, che nascono soprattutto per volontà dell’ente locale e per effetto di precise scelte di politica urbana. Grazie anche a leggi ad hoc regionali e nazionali, sono, infatti, in aumento i Comuni che offrono ai cittadini la possibilità di partecipare in prima persona alla cura dei beni comuni, alla riqualificazione di aree della città, allo sviluppo del decoro urbano.

 

Senso Civico: Sappiamo bene che dentro e fuori il mondo del volontariato ‘organizzato’ non manca chi guarda a questo fenomeno con perplessità e diffidenza. In realtà, crediamo che coinvolgere i cittadini in attività di pubblica utilità contribuisca a migliorare la vita di tutti, abitanti e amministratori locali.

Perché più è partecipata la cura e la gestione degli spazi pubblici, più si diffonde il senso civico e cultura della responsabilità.

 

Ma in che modo e attraverso quali forme i comuni possono attivare iniziative di volontariato civico? Ecco le tipologie più diffuse:

  • Albi comunali dei volontari civici;
  • Amministrazione condivisa;
  • Baratto amministrativo;
  • Convenzioni ad hoc tra ente locale e associazioni del territorio.

 

L’esempio forse più ‘antico’ di volontariato civico è quello dei cosiddetti “nonni civici”. A partire soprattutto dagli anni Novanta, alcuni Comuni hanno cominciato a coinvolgere anziani e pensionati in attività di volontariato civico in collaborazione con la polizia municipale e operatori comunali. Grazie a convenzioni con le associazioni di volontariato o a bandi pubblici, i Comuni ‘reclutano’ cittadini anziani o pensionati che con le loro pettorine colorate svolgono varie attività di volontariato, come pulire le aree verdi, vigilare nei pressi delle scuole per permettere ai bambini di entrare e uscire da scuola in tutta sicurezza oppure svolgere servizi d’ordine in occasione di eventi e manifestazioni sportive.

 

In molte città stanno fiorendo Albi comunali dei volontari civici che prevedono, secondo un regolamento, l’iscrizione dei cittadini disponibili a svolgere attività di pubblica utilità e per il decoro urbano. Ai cittadini, organizzati per aree o gruppi di intervento, il Comune fornisce copertura assicurativa, tesserini e pettorine di riconoscimento, strumenti di lavoro e se necessario anche formazione adeguata.

 

Molti Comuni Italiani hanno adottato la pratica dell’amministrazione condivisa o, per meglio dire il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Si tratta di un’esperienza molto innovativa che offre ad amministrazioni locali e cittadini i lineamenti essenziali di un modo di partecipare alla cura della città “che supera la casualità del volontariato individuale e diventa metodo”. Grazie al Regolamento, infatti, i Comuni possono attivare sul territorio un vero e proprio “patto di cittadinanza” per amministrare in modo condiviso i beni comuni della città.

 

Un altro strumento innovativo che si sta sviluppando proprio in questi ultimi anni è il “baratto amministrativo”, introdotto nel 2014 con il decreto legge n.133 (“Sblocca Italia”). Questa particolare forma di impegno civico prevede riduzioni o esenzioni dal pagamento delle tasse comunali per i cittadini attivi nella riqualificazione degli spazi in cui vivono. Il primo ad inaugurare questa pratica è stato il Comune di Massarosa, in provincia di Lucca, che ha varato il “Regolamento per l’istituzione e la gestione del Servizio Volontario Civico” e quindi pubblicato un bando che offriva uno sconto del 50% sull’imposta dei rifiuti in cambio di alcune attività di pubblica utilità: taglio dell’erba nei giardini pubblici, imbiancatura di aule scolastiche, attività di pre-scuola e sorveglianza all’entrata e all’uscita delle scuole, piccoli lavori di falegnameria e manutenzione dei cigli delle strade. L’iniziativa ha conseguito un grande successo: oltre 100 cittadini e 10 associazioni si sono proposte e altri Comuni hanno chiesto di conoscere e replicare l’esperienza, tanto che a Massarosa (nel seguire la corrente filosofica della Social Innovation) si svolgerà il primo convegno nazionale sul baratto amministrativo.

 

In alcune città esistono, infine, gruppi, associazioni o enti non profit nati proprio per coinvolgere i cittadini in attività di riqualificazione e decoro urbano. I più antichi sono senz’altro i gruppi di Guerrillia Gardening che, nati negli Usa a metà degli anni Settanta all’interno dell’attivismo ambientalista, promuovono anche nel nostro Paese “incursioni” contro il degrado urbano e l’incuria delle aree verdi.

 

Più recentemente a Roma si è sviluppato il movimento Retake. Formalmente sono associazioni ma nella pratica assomigliano più ai Guerrillia Gardening: organizzati in gruppi divisi per quartiere, si attivano periodicamente per i cosiddetti “clean up”, azioni collettive per ripristinare la bellezza originaria di una piazza o di una strada oggetto del “retake”. Parte del retake è anche lo speak up, in altre parole il parlare e lo spiegare ad abitanti e commercianti il fine di questi clean up (risanamento ambientale).

 

Alla pratica dei Guerrillia Gardening si ispira apertamente l’associazione CleaNap di Napoli, fondata da alcuni giovani che vogliono creare azioni dimostrative per migliorare piazze e monumenti del centro storico di Napoli, “ormai lasciati al degrado e all’incuria del tempo, nonché sopraffatti dall’invasione perenne dei rifiuti”. Alla questione rifiuti e pulizia del territorio si dedica anche il movimento Let’s do it! Si tratta di un movimento internazionale nato nel 2008 in Estonia in occasione di una gigantesca operazione di pulizia del Paese: in un solo giorno 50mila persone, in sole cinque ore, liberarono strade, città e foreste da 10mila tonnellate di rifiuti illegali. Ad oggi l’associazione è presente in 96 paesi, tra cui l’Italia, dove ha organizzato una pulizia di massa delle coste e delle spiagge campane e sarde coinvolgendo 12mila volontari provenienti da tutta Europa.

 

Altra esperienza interessante è quella fiorentina. A Firenze sono attivi i volontari della Fondazione Angeli del Bello. Si tratta di una fondazione di partecipazione nata su iniziativa di Quadrifoglio Spa, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, e dell’associazione Partners Palazzo Strozzi. A oggi la fondazione può contare sull’impegno di 1500 volontari che più volte la settimana e in diversi gruppi di intervento portano avanti progetti e azioni di volontariato urbano, come la rimozione di scritte vandaliche dai muri dei palazzi fiorentini e la pulizia di giardini e spazi di verde pubblico. Alle attività possono partecipare sia cittadini sia associazioni, l’importante è raggiungere lo scopo: migliorare il decoro e la bellezza di Firenze.

 

Per concludere questa panoramica sul volontariato civico e municipale, desidereremmo accennare ad un’esperienza che sta maturando in alcune regioni, in particolare in Toscana. Qui, infatti, Comuni come quelli di Scandicci e Sesto Fiorentino, in collaborazione con le associazioni del territorio, hanno coinvolto gruppi di rifugiati e richiedenti asilo in attività di pubblica attività.

 

Ospiti sul territorio toscano in appartamenti e piccole strutture gestite da enti del terzo settore (la cosiddetta “accoglienza diffusa”), i migranti possono attendere anche un anno prima che le richieste di asilo siano esaminate e in questo periodo non possono svolgere nessun lavoro retribuito. Ecco che allora lo scorso maggio la Regione Toscana, in accordo con prefetture ed enti locali, ha pensato di costituire un fondo a copertura delle spese assicurative per quei Comuni che intendono coinvolgere rifugiati e richiedenti asilo in attività gratuite e volontarie di pubblica utilità.

 

Ad oggi sono oltre una decina, le amministrazioni comunali che hanno aderito all’iniziativa stipulando convenzioni ad hoc con le associazioni locali. I migranti, oltre a partecipare a corsi di lingua e varie attività promosse dalle associazioni di volontariato, svolgono alcune ore di volontariato occupandosi di piccole opere di riqualificazione urbana. L’esempio forse più eclatante di questa forma di volontariato civico si è avuta a Firenze in occasione dell’ondata di maltempo che ha distrutto un’importante area verde della città. Qui due gruppi di profughi hanno lavorato a gomito a gomito con i volontari della protezione civile per ripristinare la viabilità e alcune aree verdi della città.

 

Al di là di ogni polemica, crediamo si tratti di un’esperienza interessante che meriti di essere conosciuta e sviluppata, a patto però che si rispettino almeno due ‘regole base’. Come tutte le attività di volontariato, è una scelta che i migranti devono prendere consapevolmente e liberamente. Inoltre, se lo scopo principale è offrire opportunità di integrazione e cittadinanza, è senz’altro un’esperienza che i migranti devono poter condividere e svolgere insieme con altri cittadini, perché è il prendersi cura ‘insieme’ del luogo dove si vive, anche solo di passaggio, che crea occasioni di scambio e conoscenza, che ci rende cittadini responsabili non solo della cosa pubblica ma anche e soprattutto l’uno dell’altro.

 

L’innovazione sociale è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali che siamo sempre più in grado di affrontare, la responsabilizzazione dei gruppi e degli individui, e la volontà di cambiare le relazioni sociali.

 

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Sebastiano de Falco

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MI ALLATTI TU? IL PROGETTO DI ALEIMAR

AleiMar: il Progetto Mi Allatti Tu?

MI ALLATTI TU? IL PROGETTO DI ALEIMAR

 

Aleimar

Mi  allatti tu? ” è il nome di uno dei  progetti promossi dall’organizzazione di volontariato  Aleimar  per fornire latte in polvere ai neonati rimasti orfani in due regioni a rischio del Benin, lo Zou e l’Atacora;

in queste due aree  la situazione sanitaria è allarmante, a causa di un tasso di mortalità per parto elevatissimo e di un gran numero di neonati sottopeso.

L’associazione Aleimar , da oltre 30 anni, si occupa di minori in stato di abbandono o emarginazione (orfani o bambini di strada) con l’obiettivo di ricostruire loro un ambiente familiare dove possano ritrovare un contesto adatto alla loro crescita.

Il nome Aleimar è stato scelto in ricordo di uno dei primi bambini aiutati dall’associazione in Brasile , ma in seguito ucciso dalla polizia locale.

Aleimar opera in Africa (dal Benin al Congo), Asia (India, Palestina e Libano) , Sud America (Brasile e Colombia) ed in Italia con ben 410 collaboratori e durante la sua lunga attività ha già aiutato più di 38 mila  bambini in difficoltà ed ha  realizzato oltre 300 progetti a favore della promozione delle loro comunità locali di appartenenza.

Il progetto “ Mi allatti tu? ” nasce dall’esigenza di aiutare i 130 neonati ospiti di 3 centri di accoglienza di Aleimar situati in Benin,  attraverso l’acquisto di latte in polvere con l’obiettivo di prevenire la loro morte prematura causata dall’impossibilità di essere allattati al seno.

Ogni neonato ha bisogno di circa 3 chilogrammi di latte in polvere al mese per sopravvivere e, ad  oggi, sono già state  raccolte donazioni sufficienti per nutrire  poco più della metà dei 130 bambini destinatari del progetto.

Basta un piccolo gesto per salvare questi neonati, promuovi  il loro diritto alla vita e alla salute sostenendo Aleimar ed il suo progetto!

 

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VOLONTARIO: VIAGGIARE FACENDO VOLONTARIATO

VOLONTARIO FACENDO IL VIAGGIO

VOLONTARIO: VIAGGIARE FACENDO VOLONTARIATO

 

VOLONTARIO: ORIGINI DEL VOLONTARIATO

Volontario: Agli inizi del Novecento nascono le prime associazioni di volontariato e nel corso del tempo ci sono stati molti mutamenti in questo ambito.

In principio queste associazioni erano legate al territorio dove erano sorte mentre con gli anni, alcune operano a livello internazionale, altre a livello nazionale ed altre a livello regionale.

Chi decide di fare il volontario sa che deve operare in situazioni di emergenza, portare il suo aiuto in aree sottosviluppate, lì dove mancano i beni di prima necessità, l’assistenza sanitaria, le abitazioni e fronteggiare varie situazioni disagiate.

Nell’ ultimo trentennio del Novecento nascono delle associazioni capaci di promuovere scambi culturali, educativi e linguistici nel mondo ma restando sempre legati all’ambito dell’ associazionismo.

 

VOLONTARIO: ASSOCIAZIONI CHE ORGANIZZANO I WORKCAMPS

Lunaria è un’ associazione di promozione sociale con sede a Roma e promuove dei campi di volontariato dal 1992. Ogni anno circa 20 mila volontari partecipano ai progetti di cooperazione internazionale, svolgendo attività senza fini di lucro ed autofinanziandosi i workcamps (progetti di volontariato a breve termine in tutto il mondo).

Lunaria propone 2000 progetti in 65 Paesi, consultabili dal proprio sito.

Anche Wep (world education programm) organizza da 30 anni  viaggi solidali  in molte zone del mondo, chi decide di partire deve finanziarsi il viaggio, studiare la lingua dello stato dove svolgerà il servizio e sostenere un colloquio conoscitivo-valutativo.

Dispone di 15 formule che variano dal progetto construction, ai progetti eco (manutenzione dei parchi e salvaguardia della flora e della fauna in Canada, cura e pulizia dei templi in Cambogia), al progetto ranch per vivere nella savana guyanese, ai progetti sea life in Indonesia e Sud Africa.

Chiunque voglia fare un’ esperienza di volontariato unita al desiderio di conoscere e scoprire la cultura e la storia di un altro Paese può consultare.

Un ruolo molto importante in questo ambito lo sta svolgendo recentemente anche l‘Associazione Informagiovani che ha stretto accordi di collaborazione bilaterale con 100 organizzazioni di 55 Paesi.

Promozione del volontariato locale ed internazionale, tutela dei diritti civili dei giovani, partecipazione attiva di minori, questi gli obiettivi dello sportello Informagiovani di Palermo.

Nel 2011, nasce Volontariato al Volo, dall’Associazione di volontariato Cantiere Giovane in partenariato con altri enti del terzo settore.

L’obiettivo attuale è quello di promuovere il volontariato attraverso il coinvolgimento dei giovani in attività sociali, culturali ed ambientali, organizzando workcamps e progetti europei.

Tutti coloro che amano viaggiare possono unire questa passione ad un’ esperienza  formativa di volontariato, incontrando nuove culture, imparando una lingua ed al contempo promuovendo la pace, gli stili di vita sostenibili, la tutela dell’ambiente ed i diritti umani e civili.

 

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Fotografia: Emozioni, Mondo Giovenzana

Fotografia: Emozioni, Mondo Giovenzana

EMOZIONI, NON SOLO FOTOGRAFIA: QUESTO IL MONDO DI GIOVENZANA

 

Fotografia: Emozioni, Mondo Giovenzana

Da Aprile e fino alla fine di Giugno a Milano si tiene un importante evento della fotografia il Photofestival, rassegna dedicata alla fotografia d’autore promossa da AIF (Associazione Italiana Foto-Digital Imaging).

La storia

Nato nel 2007 è il principale evento milanese del mondo della fotografia. Attualmente il Photofestival coinvolge 171 gallerie private, 34 spazi istituzionali, 11 musei e 75 aree espositive, dando vita a 1.040 mostre di 720 autori di cui oltre un centinaio stranieri.

All’interno di questo bellissimo evento, il 17 maggio si inaugura a Palazzo Giureconsulti di Milano la mostra intitolata “Omaggio a Peppino Giovenzana”, curata da Angelo Golizia.

Peppino Giovenzana

Ma chi era Peppino Giovenzana?

Per chi era a Milano negli anni ’70 non può non saperlo. Sito in centro – zona San Babila – è stato uno dei negozi di fotografia più importanti di Milano e non solo. Peppino era un uomo generoso e amante delle belle foto; non si risparmiava mai nell’aiutare i fotografi per farli conoscere e per far emergere le loro opere artistiche. Una forma di volontariato verso i giovani fotografi meno fortunati, quelli ricchi di passione e arte ma privi di mezzi.

Giovenzana è stato il precursore in Italia dell’“Image on the road” quando, venendo a conoscenza dell’esposizione per strada di Andy Warhol, un giorno decise di togliere dalla vetrina tutte le macchine fotografiche rimpiazzandole con fotografie non solo di artisti affermati ma anche di quelli emergenti, dando la possibilità alle persone di conoscere la vera fotografia. Quella bella, quella in grado di emozionarti, di farti conoscere altre realtà, di trasportarti in mondi diversi, di portarti a casa un pezzo di mondo.

Peppino era una persona onesta, piena di vita e di amore per la fotografia, nel suo negozio accoglieva tutti con entusiasmo, soprattutto i giovani appassionati alla sua arte cercando in ogni modo di aiutarli.

Le vetrine di Giovenzana erano diventate ormai un punto di incontro per le proposte culturali legate alla fotografia.

Organizzò corsi di fotografia offrendoli a ragazzi talentuosi che non se lo potevano permettere insegnando loro una professione.

L’attività di Giovenzana

Assieme a fotografi famosi come Maurizio Rebuzzini, creò corsi di discussione e di ripresa fotografica, con Lanfranco Colombo uno spazio aperto per dare la possibilità agli autori di sottoporre il loro portfolio, con il circolo della Fotografia Milanese un’iniziativa volta a fotografare Milano; in poche parole un vulcano di idee. Peppino dava una possibilità a tutti.

Angelo Golizia, nella sua mostra all’interno del Photofestival, che verrà inaugurata il 17 maggio 2018 alle ore 18 a Palazzo Giureconsulti di Milano, lo vuole ricordare così, come una persona generosa, appassionata della fotografia e della bellezza di quest’arte, pronta ad aiutare i giovani emergenti.

Il suo spirito sempre pronto ad aiutare il prossimo ha coinvolto anche Angelo che da anni grazie alla fotografia sostiene il CAF (Centro Aiuto Minori e Famiglia), un’associazione che dedica le sue energie ad aiutare minori in difficoltà. Ragazzi che hanno subito abusi e violenze e hanno bisogno di sostegno. Insieme ad Angelo molti fotografi che arrivano dal “modus operandi” di Giovenzana donano le loro opere all’Associazione che ogni anno organizza un’asta riuscendo a raccogliere fondi per continuare la loro opera.

La mostra è aperta a tutti, se volete vedere foto meravigliose di artisti che hanno donato alcune delle loro opere per ricordare Peppino Giovenzana, non dimenticate di fare un giro a Palazzo Giureconsulti per immergervi in un mondo fotografico davvero emozionante.

 

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Famiglie Monogenitoriali: Geometria Variabile

Famiglie Monogenitoriali: Geometria Variabile

Famiglie a geometria variabile: le famiglie monogenitoriali

 

Famiglie Monogenitoriali: Geometria Variabile

In Italia oltre quattro milioni di famiglie sono composte da uno o più figli che vivono prevalentemente con uno dei due genitori, sono famiglie monogenitoriali, una realtà complessa e sempre più diffusa che non può essere ignorata.

UN VALIDO AIUTO

Smallfamilies è un’associazione di promozione sociale, costituitasi il 14 febbraio 2014, che attraverso un portale di eventi, a campagne di sensibilizzazione e ad una collana editoriale, è in prima linea sul fronte dell’impegno politico e sociale a favore delle famiglie monogenitoriali più esposte a condizioni di fragilità economica e relazionale.

Le sue basi si fondano già nel 2012, quando a Gisella, architetto, ricercatrice e madre single, viene l’idea, condivisa con altri due genitori single, Michele ed Erika, di creare un punto di riferimento per le famiglie monoparentali o come loro preferiscono chiamarle “smallfamilies”, “famiglie a geometria variabile”.

Insieme ad altri volontari, i tre promotori si documentano, prendono spunto da siti internet di paesi esteri più avanzati su questi temi e iniziano creando un portale, un osservatorio sulle famiglie monogenitoriali in Italia e nello stesso tempo un sito di informazione e orientamento per genitori soli, alle prese con tutte le difficoltà pratiche ed emotive ma anche con le soddisfazioni e desideri che comporta questa condizione.

SERVIZI E ASSISTENZA

Uno dei primi servizi istituiti è la consulenza e l’assistenza legale, una “selezione” di professionisti specializzati in materia per aiutare a trovare una soluzione il più possibile pacifica. E poi incontri, consulenze e punti di ascolto per aiutare ad affrontare gli aspetti psicologici legati a una separazione.

Un’ampia parte del lavoro dei volontari di Smallfamilies è dedicato alla ricerca, alla promozione di sondaggi e alle azioni di sensibilizzazione delle Istituzioni. Da sempre l’associazione denuncia la carenza di attenzione e di welfare dedicato alle famiglie costituite da un unico genitore. Eppure è evidente che anche in Italia, nell’eterogenea composizione delle famiglie, tra coppie sposate e coppie di fatto, con o senza figli, una buona percentuale è composta da genitori single, separati o divorziati, genitori unici o vedovi con figli a carico.

DATI SOMMERSI

Da una ricerca effettuata per fotografare la situazione in Lombardia si è messo in evidenza che ben il 12,8% delle famiglie è costituita da famiglie monogenitoriali e che solo il 4% è composto da famiglie numerose. La richiesta che Smallfamilies continua a fare alle Istituzioni è di prendere atto di questa trasformazione demografica e sociale e di programmare un welfare adeguato alle esigenze di queste nuove realtà familiari.

Uno dei problemi più grossi che si devono affrontare dopo una separazione è quello della casa e serve aiuto da parte delle Istituzioni. Un aiuto che riconosca pari diritti a tutte le famiglie monogenitoriali. Oggi in Lombardia i contributi sono destinati solo a situazioni di fragilità economica derivanti dalla rottura di una coppia sposata.

Smallfamilies è alla ricerca, anche fuori dal territorio di Milano, di realtà simili alla sua, o che si occupano più in generale della “famiglia che cambia”, per far rete e promuovere insieme progetti e azioni che sviluppino queste tematiche e individuino soluzioni adeguate. Ampliare la rete è importante per ottenere risultati concreti.

Gisella e gli altri volontari cercano anche mani che abbiano voglia di scrivere articoli sul loro sito, raccontare le loro storie, anche anonime, condividere le loro esperienze; persone che abbiano voglia di condividere il loro tempo e di dare luce ai genitori single. Se avete bisogno di loro, se volete aiutarli e sostenerli andate sul sito.

 

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Il Volontariato Internazionale

Il Volontariato Internazionale

VOLONTARIATO INTERNAZIONALE: ECCO PERCHÈ FARLO

Il Volontariato Internazionale

COS’È IL VOLONTARIATO INTERNAZIONALE ?

Il volontariato internazionale è un’attività di aiuto gratuito verso persone che hanno bisogno di assistenza in situazioni d’indigenza dovuto alle calamità, alla povertà, a malattie, da parte di individui che offrono il loro sostegno spontaneamente e gratuitamente in tutto il mondo, verso chi è in condizioni di difficoltà.

Il volontario è colui che seguendo la propria volontà si presta a collaborare in circostanze estreme di criticità indipendente da obblighi, costrizione esterne e lucro.

Il volontariato internazionale rientra in una macro area di aiuti volontari, che toccano tutti i continenti: dall’Europa, all’America, all’Africa , all’Asia, contrapponendosi al microvolontariato, che non richiede nè un impegno continuo nè un periodo di formazione.

Il volontariato internazionale è un’esperienza da svolgere nell’ambito di associazioni di volontariato, missioni umanitarie e campi di lavoro, che può fare chiunque abbia una forte motivazione, uno spirito d’iniziativa, una buona capacità di lavorare in gruppo, uno spirito d’adattamento per chi presta servizio in Paesi fortemente disagiati e soprattutto, essere consapevoli di quello che si va a fare.

È un’ esperienza densa di emozioni e significati che rappresenta un’ampliamento delle conoscenze e l’acquisizione di una nuova coscienza del mondo che ci circonda.

Fare il volontario significa aprirsi a nuovi punti di vista, a nuove informazioni personali e professionali, ampliare le proprie capacità, amicizie ed esperienze in ambito internazionale e solidale.

L’attività di volontariato è in costante crescita, circa il 20% della popolazione italiana offre il proprio aiuto in Italia, mentre il 10%  si presta in progetti di cooperazione internazionale.

DUE ASSOCIAZIONI PER IL VOLONTARIATO INTERNAZIONALE

L’AFSAI (acronimo di Associazione per la Formazione, gli Scambi e le Attività Interculturali) propone attività internazionali per giovani e studenti.

L’AFSAI è nato a Roma nel 1958, unica associazione, in quel periodo, ad occuparsi di volontariato giovanile nazionale, europeo ed internazionale.

L’associazione offre la possibilità agli studenti delle scuole superiori di fare un’esperienza di volontariato internazionale in Europa (Germania, Francia, Spagna, Irlanda), in Cina e Stati Uniti, svolgendo attività socio-educative negli asili, assistenza negli orfanotrofi ed attuando progetti di protezione ambientale.

Chi fosse interessato a partecipare può consultare il sito internet www.afsai.it.

E poi c’è anche l’associazione Joint, sorta a Milano nel 2003, che è pronta ad offrire opportunità di mobilità internazionale per i giovani tra i 18 ed i 30 anni.

Bisogna iscriversi all’associazione e candidarsi ai vari progetti disponibili.

C’è la possibilità di svolgere attività di animazione ed insegnamento ai bambini in Ghana, attivare progetti di microfinanza collaborando con i commercianti e piccole cooperative in Ghana al fine di ridurre la povertà, svolgere attività educative in Palestina e di sviluppo a Solan, in India.

Per chi ama viaggiare ed unendo a questa passione quella di fare un’esperienza da volontario può consultare  la pagina web www.volontariatointernazioanle.org.

Il volontariato internazionale è un’importante esperienza di vita che dà la possibilità di conoscere nuovi aspetti, nuove culture ed offre un’apertura verso il mondo in un’ottica di ampliamento.

 

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Terzo Settore il Non Profit

Terzo Settore Non Profit

Terzo Settore il Non Profit

Terzo Settore il Non Profit: CARATTERISTICHE DEL TERZO SETTORE

Terzo Settore il Non Profit: L’espressione Terzo settore si trova già alla fine del Novecento e sta ad indicare una realtà socio-economica che si separa dallo Stato e dall’economia.

Il Terzo settore (o settore no-profit) si identifica con quell’insieme di attività produttive che non ricercano un profitto nè rientrano nell’ambito di un’amministrazione pubblica differenziandosi in ambito internazionale dal cosiddetto welfare americano che garantisce assistenza alla cittadinanza tramite interventi erogati da istituzioni pubbliche.

Un’organizzazione per poter appartenere al Terzo settore deve avere un suo statuto ed una governance interna, essere separata dal settore pubblico-statale, non distribuire profitti ai membri dipendenti e sul piano operativo disporre, quindi, di lavoro volontario.

Le organizzazioni del Terzo settore possono assumere un’ampia varietà di forme legali ed istituzionali, ossia possono essere: organizzazioni no-profit, Ong (organizzazioni non governative), Onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale), organizzazioni artistiche e culturali, congregazioni religiose, club sportivi etc..

Il Terzo settore, distanziandosi dall’attività statale, offre in modo del tutto gratuito assistenza, sostegno alle persone bisognose, intervenendo nelle più disparate situazioni critiche di difficoltà ed offrendo un aiuto concreto ed efficace che lo Stato stesso non è in grado di fornire.

Il Terzo settore incide sul PIL italiano del 2% mentre per le attività legate all’ambito sociale occupa il 15% del PIL italiano.

Terzo Settore il Non Profit

LEGGI DEL TERZO SETTORE

La legislazione italiana ha disciplinato il Terzo settore, dando una definizione giuridica con la legge delega 106/2016 in cui si è stabilito che il Terzo settore ha una sua natura giuridica privata non lucrativa, un suo atto costitutivo, persegue finalità civiche, solidaristiche, di utilità sociale ed attua il principio di sussidiarietà.

Dopo un anno è stato emanato il decreto legislativo 117/2017 che con 104 articoli fissa le regole comuni per gli enti del Terzo settore e più recentemente il decreto legislativo 105/2018 che contiene le disposizioni correttive ed integrative del Codice del Terzo settore, ribadendo quanto già sopradetto aggiungendo inoltre che le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni economiche non rientrano nel Terzo settore, vige l’obbligo di redigere il bilancio dell’ associazione, un regime fiscale favorevole, l’ assegnazione d’ immobili pubblici inutilizzati.

Terzo Settore il Non Profit

DUE ASSOCIAZIONI DEL TERZO SETTORE

Il Forum Nazionale del Terzo Settore è un’associazione senza scopo di lucro costituito a Roma nel 1997 da alcuni soci, con lo scopo di valorizzare e potenziare l’azione del volontariato, dell’associazionismo, della cooperazione sociale, della solidarietà internazionale (www.forumterzosettore.it).

Al Forum Nazionale del Terzo Settore possono partecipare i soci, gli enti aderenti, i forum regionali e territoriali.

Il Forum ha lo scopo di rappresentare gli interessi e le istanze comuni delle organizzazioni del Terzo settore a livello internazionale, nazionale e locale nei confronti di istituzioni, di forze politiche e di organizzazioni socio-economiche; promuovere lo sviluppo del Terzo settore, svolgere attività di promozione, studio, analisi tecnico-scientifica in materia istituzionale e di collaborare con organismi internazionali per diffondere i propri scopi e valori.

L’associazione elegge ogni 4 anni un portavoce, che è il rappresentante legale del Forum, ha il potere di firma e la funzione di esprimere l’unità politica del Forum, rappresentandolo presso le istituzioni pubbliche e private.

In aggiunta c’è Italia no profit, un portale internet dove registrare associazioni, fondazioni, organizzazioni di volontariato e cooperative sociali, per avere una maggiore visibilità, trasparenza, migliori servizi ed un maggior sviluppo economico nella campagne di crowfunding (www.italianoprofit.it).

L’attività del Terzo Settore è sempre più importante e determinante nella società attuale dove i volontari devono fronteggiare situazioni di difficoltà in vari ambiti, dalla sanità, all’assistenzialismo, ai problemi ambientali e molto spesso lo Stato e le istituzioni dimostrano le loro incapacità ed inadeguatezze nell’affrontare le situazioni di criticità.

 

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Raccolte Fondi non Profit

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LE RACCOLTE FONDI DEL NON PROFIT

Raccolte Fondi non Profit: Mattarella: “Chi sperimenta la solidarietà contagia il mondo che lo circonda”

“Chi sperimenta l’azione concreta di solidarietà coltiva la speranza di un mondo migliore e contagia con questi suoi sentimenti il mondo che lo circonda. Dai tanti esempi che il nostro Paese ci offre possiamo trarre alimento e forza per una coscienza civica più forte. In questa prospettiva l’impegno del terzo settore, che tocca tutti gli ambiti in cui l’azione volontaria si esprime e acquista una valenza sociale, merita di essere incoraggiato e sostenuto”: con il messaggio augurale del Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella dedicato al Giorno del Dono, fissato per legge il 4 ottobre, è iniziato l’appuntamento di ieri dedicato alla presentazione dei risultati di tre indagini che mettono al centro il non profit, con l’obiettivo di raccontare il terzo settore che era, che è e che sarà.

Sembra superata la crisi nelle raccolte fondi del non profit che aveva segnato gli ultimi anni. Sono ancora le persone fisiche la fonte di raccolta fondi più generosa per il non profit e aumentano anche le forme di sostegno da parte delle imprese. È la sintesi dell’indagine sulle raccolte fondi del non profit presentata ieri a Roma.

All’apertura della conferenza stampa sono stati sintetizzati i numeri della campagna con più di 150 le iniziative che si sono svolte, con circa 550 realtà aderenti, 10.000 gli studenti di 60 scuole che hanno partecipato al video contest – 100 di loro nella mattinata di lunedì 2 ottobre sono stati ricevuti da Papa Francesco in udienza privata – e 150.000 gli italiani che sono stati raggiunti dalla campagna grazie alle iniziative e ai mezzi di comunicazione coinvolti.

Raccolte Fondi non Profit

Numeri importanti  che parlano di una crescita costante del Giorno del Dono e della sua contaminazione grazie all’enorme lavoro svolto. Il Giorno del Dono è un baluardo di solidarietà nella società italiana e siamo sempre più convinti della necessità di lavorare per far crescere la cultura del dono. Lo dimostrano anche i dati che presentiamo: dati che raccontano di tanti italiani che vogliono continuare a donare nonostante la crisi, di imprese che hanno scoperto la loro responsabilità sociale, di organizzazioni capaci di crescere e di innovare la loro mission in maniera efficace e trasparente. Questo è il mondo che coltiviamo e fa crescere e che il Giorno del Dono rende più visibile“.

Buone notizie dalla raccolta fondi del non profit

I dati dell’indagine parlano di una ripresa delle raccolte fondi. Continua infatti il trend positivo: il 36% delle ONP ha aumentato le proprie entrate totali nel 2016, mentre il 42% non ha registrato nessun cambiamento sostanziale. Solo il 22% ha diminuito le proprie entrate: erano il 27% nel 2020. Le fonti di entrata da cui le ONP – il campione dell’indagine è composto da circa 130 organizzazioni di tutte le dimensioni – raccolgono di più sono i privati cittadini (58%), le aziende (13%), fondazioni e enti di erogazione (10%), il 5 per mille (8%), la pubblica amministrazione (5%), le fondazioni di origine bancaria (3%) e le fondazioni di impresa (3%),

Negli ultimi 3 anni la crescita delle entrate totali si è stabilizzata. Tuttavia il 2016 conferma il trend positivo: diminuiscono ancora, del 4%, le ONP che hanno entrate inferiori all’anno precedente e aumentano del 5% quelle che migliorano le proprie performance“. Caute, ma non negative, le stime per il 2022. “La maggior parte delle ONP stima di confermare i risultati dello scorso anno, un 26% ritiene anche di aver peggiorato le proprie performance. Il restante 17% stima di aver migliorato. Positiva anche la dinamica di diversificazione delle forme di entrata: per l’72% delle ONP il 5 per mille pesa per meno del 15% sul totale dei bilanci. “Segnale di buona salute e di indipendenza rispetto ad una unica fonte di sostegno“.


Gli strumenti tradizionali funzionano ancora

Circa un quarto delle ONP afferma che gli eventi pubblici e il direct mailing cartaceo sono gli strumenti più utilizzati, ma aumenta anche la raccolta fondi da imprese (le ONP che ne fanno uso maggioritario sono aumentate dal 5 al 13%). Crolla invece il face to face dal 13 al 3%. “La domanda che ci poniamo è se questo calo del face to face sia da attribuire soprattutto alla forte concorrenza e agli elevati costi. Per quanto riguarda le imprese, il dato è interessante: il 23% delle ONP raccoglie da loro più del 15% delle entrate complessive e cresce dal 54 al 59% rispetto al 2015 la fornitura gratuita o scontata di prodotti o servizi. Segno di un più forte senso di responsabilità sociale delle aziende italiane”. Aumentano anche le ONP che hanno ricevuto almeno un lascito testamentario nel 2016, passando al 23%, a conferma che quello dei lasciti rappresenta un ambito di notevole sviluppo per le raccolte fondi.


Il profilo delle migliori

Le ONP che raccolgono di più hanno entrate sotto i 500 mila euro, sono collocate al Nord Ovest, sono nate dopo il 2000, si occupano di cooperazione internazionale o salute e ricerca scientifica e usano come strategie di raccolta fondi soprattutto direct mailing cartaceo ed elettronico e poco eventi e banchetti. Hanno registrato nel 2020 un aumento sia del numero di donatori sia della donazione media.

Le criticità della raccolta fondi del non profit

Dall’indagine emerge che per il 30% delle ONP la difficoltà maggiore è trovare nuovi donatori, seguita dal problema di attuare sempre strategie innovative (25%) che invoglino a donare e al contempo siano efficaci. La perdita di donatori fedeli rimane comunque un evento raro (6%). Criticità che sono confermate anche dall’indagine GFK Italia svolta su un campione di 12.000 italiani.

Diminuiscono gli italiani che donano, ma aumentano le donazioni medie

Secondo l’indagine di GFK Italia realizzata per il Giorno del Dono l’effetto della crisi sulle donazioni si è fatto sentire negli ultimi anni: il trend registrato dal centro di ricerca, e presentato in conferenza stampa dal vice presidente Paolo Anselmi, parla di una perdita di circa 6 milioni di donatori dal 2005: circa il 19% degli italiani con età superiore ai 14 anni negli ultimi 12 mesi ha fatto una donazione per una causa benefica, in valore assoluto si tratta di 9,75 milioni di persone. Le cause stesse a cui sono destinate le donazioni sono quasi tutte in flessione. Secondo le ricerca GFK Italia, aumentano del 3,4% le donazioni di piccolo importo (fino a 30 euro), calano quelle di importo da 31 a 100 euro (-6,1%), crescono quelle più alte (+ 1,1% fra i 101 e i 200 euro; + 1,6% sopra i 200 euro). Gli italiani scelgono sempre più una sola causa a cui destinare le proprie donazioni: sono in calo infatti i donatori multipli e in aumento quelli che si dedicano ad una sola realtà. Le modalità di donazione più usate sono quelle tradizionali: denaro contante, sms e bollettino su conto corrente postale.

I profili degli italiani che donano

L’indagine ha anche tracciato un profilo dei donatori italiani: si tratta principalmente di persone di età adulta o matura (dai 45 anni in su) con risorse culturali ed economiche elevate ed accentuata presenza femminile. Tra le professioni si evidenziano i dirigenti e gli impiegati di alto livello. Data l’età, si registrano pensionati, famiglie in un ciclo maturo (con figli grandi) e persone che vivono da sole. “I donatori italiani sono persone sicure di loro stesse e delle proprie capacità, che approcciano la vita con apertura, coinvolgimento ed interesse verso ciò che accade nel mondo. Sono soddisfatte della propria vita e dei traguardi che hanno raggiunto: di conseguenza investono tempo ed energie sia nella sfera privata (famiglia, amici, viaggi, attività fisica, cultura..), che in quella sociale. Sono spesso impegnate in attività di volontariato e mostrano una spiccata sensibilità verso le tematiche di natura etica ed ambientale. Il tempo libero viene trascorso in modo attivo fra molteplici interessi culturali, come la visita a musei, la lettura, gli spettacoli teatrali e passatempi attivi. Anche la loro esposizione ai mezzi di comunicazione è positiva: coerentemente con il profilo psicografico – curiosità, ricerca di informazioni e molteplici interessi culturali – si tratta di persone con una dieta mediatica eterogenea, caratterizzata dalla lettura sia della stampa quotidiana che di magazine“.

Boom di attenzione al dono nei tg italiani dopo il terremoto

I terremoti che hanno scosso il Centro Italia nel 2016 hanno fatto aumentare l’esposizione mediatica sui temi del dono. A misurare questa esposizione è la ricerca presentata durante la conferenza stampa da Giovanni Sarani dell’Osservatorio di Pavia e realizzata in collaborazione con l’IID. Da luglio 2016 a giugno 2017 le notizie dedicate dalle edizioni di prima serata dei telegiornali di Rai, Mediaset e La7 sul tema del dono sono state 611: rappresentano l’1,21% delle notizie totali (era lo 0,35% nei due semestri precedenti. Il boom è quindi da attribuire soprattutto alla grande mobilitazione collettiva a favore delle vittime del terremoto. “Si conferma – ha commentato Giovanni Sarani dell’Osservatorio di Pavia – la tendenza a rappresentare il dono soprattutto come reazione a criticità e situazioni di forte disagio sociale”. Ma non c’è solo la reazione “emotiva”. “Il dono rappresentato nei telegiornali – ha spiegato Sarani – non è solo il gesto di impulso nei momenti immediatamente susseguenti eventi drammatici, ma riguarda anche una serie di azioni più consolidate nel tempo, grazie all’apporto di diverse campagne televisive, che hanno permesso di mantenere costante nel tempo l’attenzione sui disagi nelle zone del sisma“. La reazione all’emergenza rimane comunque sempre il criterio prevalente di notiziabilità del dono (73% delle news) a fronte del 27% di quelle il cui criterio di notiziabilità è riconducibile a buone prassi e progresso.

 

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Biodistretto Valdera dalla Toscana all’Onu Il boom del Biodistretto Valdera Olio, frutta, vino: ecco come funziona “E ora una cittadella con market e laboratori”

Biodistretto Valdera: Ecco come funziona

Biodistretto Valdera dalla Toscana all’Onu

Il boom del Biodistretto Valdera

Olio, frutta, vino: ecco come funziona

“E ora una cittadella con market e laboratori”

 

Biodistretto Valdera: L’esempio virtuoso di un’iniziativa nata poco prima dello scoppio della pandemia finisce al Food Summit in corso a New York. Tutto nasce dall’alleanza tra associazioni, 10 Comuni e due università. Da qui è nato un meccanismo che permette ai consumatori di risparmiare e ai produttori di guadagnare. “L’obiettivo? Essere autosufficienti su tutti i servizi essenziali”. E per il futuro ecco un centro di eccellenza con supermercato bio, centro conferenze, locali per trasformare le proteine vegetali.

Sarà il Biodistretto Valdera a partecipare al food summit 2021 delle Nazioni Unite che si terrà a New York fino al 24 settembre. Selezionato tra oltre 500 progetti arrivati da ogni continente, il biodistretto si è contraddistinto per la promozione di un principio fondamentale: “Il cibo non deve più essere sfruttamento di risorseumane e ambientali, bensì nutrimento, natura, lavoro, visione di comunità, mercati intelligenti. Per sottolineare e rendere concreta questa istanza, serve una nuova idea di filiera agroalimentare, basata sullo sviluppo di reti locali e di comunità resilienti”. Resilienza e senso di comunità sono alla base dell’idea, sviluppata in collaborazione con l’Università di Pisa e di Torino, che ha portato il biodistretto toscano all’attenzione delle Nazioni Unite.

Biodistretto Valdera

Nato all’inizio del 2020, il progetto è cresciuto con numerose iniziative di autofinanziamento, oltre all’apporto delle associazioni e delle amministrazioni locali. “Il Biodistretto Valdera ha disegnato una Rete di Biodistretti capaci di produrre e scambiare esperienze, conoscenze e, soprattutto, mettere a disposizione alimenti capaci di dare conto del loro contenuto nutritivo, sociale e ambientale perché capaci di narrare, misurare e tracciare con specifici indicatori, la produzione di gas serra, il consumo di acqua ed energia, la produzione di rifiuti inquinanti, il contenuto sociale, il contributo al paesaggio, alla biodiversità e alla rigenerazione del suolo” si legge in una nota. E’ proprio questa capacità di fare rete che lo ha reso un modello su scala internazionale, con sessanta soci e il patrocinio di dieci Comuni: Volterra, Lajatico, Peccioli, Terricciola, Chianni, Casciana Terme-Lari, Capannoli, Palaia, Crespina-Lorenzana, Ponsacco, Pontedera.

Il primo biodistretto italiano risale a circa 20 anni fa, nel parco del Cilento, adesso patrimonio Unesco con 400 aziende, mentre all’estero sono Francia e Austria che hanno maggiormente dato vita a esperienze simili. Oggi, quest’ultima racchiude più di venti biodistretti, promuovendo un esempio di sostenibilità e inclusione sociale. “Il biodistretto Valdera, come ogni altro biodistretto, è organizzato secondo i principi di un’associazione che raggruppa numerose aziende della filiera agroalimentare del territorio insieme a organizzazioni no-profit con la collaborazione delle amministrazioni locali”

L’obiettivo è riuscire a raggiungere l’autosufficienza su tutti i servizi essenziali alla vita. La spinta è data dalla voglia di creare comunità mettendo in rete tutti i biodistretti italiani: un baratto di esperienze, conoscenze e prodotti. Nessun alimento deve essere sprecato: è possibile, infatti, scambiare il surplus tra i distretti ognuno dei quali ha una propria produzione ma anche un’esigenza di acquisto.

All’interno del biodistretto toscano 25 operatori biologici riescono a produrre molte tipologie di alimenti: dall’olio ai formaggigrani antichisalumifruttaverduracastagne fino al vino e alla birra. La vendita avviene sia grazie alle piattaforme online, sia localmente, riuscendo a saltare alcuni passaggi della catena di distribuzione e quindi consentendo margini più alti per i produttori e prezzi più accessibili per i consumatori. Il progetto presentato al summit implica un ulteriore sviluppo del processo di distribuzione: “La vendita in loco dei prodotti avverrà in un centro di eccellenza del biodistretto che al suo interno ospiterà: un supermercato bio, un laboratorio di trasformazione delle proteine vegetali, una gastronomia per la preparazioni di questi prodotti e la vendita a filiera corta, un centro conferenze che ospiterà anche un laboratorio permanente di sostenibilità, curato in collaborazione tra le aziende del biodistretto e gli atenei limitrofi di Pisa e Firenze”.

Biodistretto Valdera

La partecipazione al Summit Food è stata resa possibile anche grazie al supporto dell’università di Pisa che, con il dipartimento di scienze economiche rurali, si è interessata al modello-Valdera, insieme al dipartimento di informatica dell’università di Torino. Il lavoro dei biodistretti, dunque, contribuirà a migliorare anche la dieta mediterranea, oltre ai canoni di produzione e all’attenzione per ogni aspetto: dalla gestione delle consegne alla riduzione di sprechi e spostamenti. “I biodistretti hanno dimostrato di essere luoghi che sanno aggregare le forze migliori del territorio, dal basso, con la consapevolezza che solo attraverso il progressivo miglioramento delle pratiche agricole, le economie circolari locali, l’integrità, la trasparenza e applicando tenacemente una collaborazione inclusiva è possibile contemporaneamente alimentarsi correttamente, creare comunità locali fiorenti e salvare il pianeta”. Inoltre, dopo il summit di settembre, un ulteriore evento sancirà nuovamente l’importanza del biodistretto Valdera a livello internazionale: il 30 ottobre si terrà una conferenza sul concetto di resilienza a cui parteciperanno accademici locali e internazionali, tra cui Molly Scott Cato europarlamentare inglese dei Verdi e docente di Green Economies alla Roehempton University di Londra.

 

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LA SCLEROSI MULTIPLA

LA SCLEROSI MULTIPLA

CHE COS’ È LA SCLEROSI MULTIPLA ?

La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa demielinizzante, che comporta la perdita della mielina (o guaina mielinica, la quale ha una struttura biancastra multilamellare con funzione isolante che avvolge gli assoni di tutti i neuroni degli esseri vertebrati) in molte aree del sistema nervoso centrale.

Durante il processo di demielizzazione c’è una fase iniziale infiammatoria a cui segue una fase cronica con cicatrici e placche all’interno del sistema nervoso centrale.

La Sclerosi Multipla è causata da fattori ambientali, genetici ma non è ereditaria; in seguito a degli studi epidemiologici condotti in molte zone del mondo è emerso che questa malattia è più diffusa nell’emisfero settentrionale e meridionale  mentre in zone più vicine all’equatore le popolazioni vengono colpite con una percentuale molto bassa.

Una maggior incidenza della malattia si ha nel Canada, nell’America del Nord, in Australia ed in Nuova Zelanda mentre più ci si avvicina all’equatore e più la possibilità di diffusione della malattia è nulla.

Infatti in zone molto assolate il corpo umano produce molta vitamina D (un ormone utile per le ossa, il sangue, il cervello e pelle) e la possibilità di contrarre la malattia è ridotta, registrando un tasso di malattie riscontrate molto basso.

In tutto il mondo si registrano circa 3.000.000 di persone ammalate di Sclerosi Multipla, di cui 600.000 in Europa e 180.000 soltanto in Italia.

STORIA DELLA SCLEROSI MULTIPLA

Il primo caso di Sclerosi Multipla si è registrato in Olanda sul finire del 1300, dopo 4 secoli si sono registrati altri due casi di SM.

Sul finire dell’Ottocento il neurologo francese Jean-Martin Chargot fu il primo a riconoscere la SM, individuando la triade di Chargot, ossia i tre segni della malattia: il nistagmo, il tremore intenzionale e la parola scandita.

Allievo e seguace di Chargot fu Pierre Marie che fece importanti ricerche in ambito neurologico ed endocrinologico.

Gli studi e le ricerche in questo campo proseguirono per tutto il Novecento con lo scienziato biomedico americano Elvin Kabat ed il fisico svizzero Felix Bloch, Nobel per la fisica per il contributo alla nascita della risonanza magnetica nucleare.

Nel 1957 due virologi Alick Isaacs e Jean Lindenmann scoprirono l’interferone, una proteina capace d’interferire con la replicazione di agenti patogeni e di regolarizzare il sistema immunitario.

 TERAPIE

L’interferone beta b1, primo farmaco approvato negli Stati Uniti d’America nel 1993, fu un’ importante scoperta nella cura della Sclerosi Multipla e delle recidive, nel 1996 fu approvato e somministrato gratuitamente ai malati in Italia, poi nel 2000 fu approvato e diffuso anche l’interferone b1a col compito di rallentare la progressione della malattia.

In presenza di ricadute e remissioni si segue una terapia farmacologica steroidea somministrata per via orale o in fleboclisi, a cui seguono progetti riabilitativi a seconda dei sintomi e dei problemi manifestati durante il decorso della malattia.

L’AISM

L’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), nasce a Roma nel 1968 per rappresentare i diritti e le speranze delle persone malate di SM. Nei suoi 50 anni l’AISM ha migliorato la vita dei malati grazie al lavoro degli oltre 13.000 volontari, sostenuto la ricerca investendo 20 milioni di euro, tutelato i diritti sociali e civili dei malati, sensibilizzato le persone, diffuso informazioni, dialogato con enti ed istituzioni in favore dei malati affetti da Sclerosi Multipla e si è diffusa capillarmente lungo tutto il territorio nazionale con 100 sezioni presenti in quasi tutte le province italiane.

Chiunque volesse contribuire al sostegno dell’associazione può divenire volontario e/o socio, oppure può contribuire alla ricerca comprando una gardensia durante le giornate del 8, 9 e 10 Marzo, in occasione dell’annuale evento promosso dall’associazione, in tutte le piazze d’Italia.

Per info: https://sostienici.aism.it/gardensia/

 

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I volontari sono persone speciali che dedicano una delle cose più preziosa che noi tutti abbiamo, il tempo

I VOLONTARI

I volontari sono persone speciali che dedicano una delle cose più preziosa che noi tutti abbiamo, il tempo

I volontari: Persone speciali

È trascorso parecchio tempo dall’ultima volta che ho scritto un articolo, ho fatto tante cose e vissuto molte situazioni ma in una di queste ho avuto occasione di incontrare di nuovo i volontari di un’associazione di cui vi avevo già parlato, “ABIO”. Persone che dedicano il loro tempo per andare negli ospedali a tenere compagnia ai pazienti e ai loro cari.

Oggi però non voglio parlarvi nello specifico dell’associazione ma dei volontari.

Sono stata quasi 20 giorni in un ospedale dove sono ricoverati ragazzi e ragazze dai 9/10 anni fino a quasi i 18 e in questo reparto era presente un calendario ricco di attività che prevedeva la presenza di volontari ABIO sette giorni su sette.

Non potete neppure immaginare l’attesa da parte di questi ragazzi di fare qualcosa di nuovo ogni giorno e la capacità di questi volontari di portare in reparto solarità e gioia.

Al lunedì c’era il decoupage, il martedì gli Scooby Doo, il mercoledì la decorazione di magliette, i mandala, le creazioni di oggetti con il das, gli origami, le realizzazioni di oggetti in legno e così via.

I Volontari e gli scatoloni della felicità

Arrivano due o tre signore tutte super organizzate. Cariche di scatoloni pieni di oggetti, colori, perline, mosaici, cornici, scatoline, piattini pronti per essere decorati, dipinti e lavorati. Ogni giorno un nuovo progetto. Ogni ragazzo viene accolto, ascoltato e gli viene affidata la lavorazione di un monile da realizzare.

Uniscono i tavoli, danno ad ognuno il proprio posto, li chiamano per nome, si fanno raccontare la loro storia, i loro sogni, i loro desideri. Chiacchierano, ridono, aiutano tutti a completare la loro opera. Se rimane del tempo giocano con loro, a carte, ad un gioco di società, loro restano lì fin che possono condividendo il loro tempo con questi “piccoli -grandi malati”.

Alla domenica o alla sera spesso i volontari sono uomini ed è bellissimo come sono apprezzati. Arrivano carichi anche loro di materiali pronti da utilizzare. Pezzi di legno che si incastrano alla perfezione, pronti per le mani dei ragazzi che li decorano e li assemblano per creare un oggetto da regalare o da portare a casa una volta dimessi.

I Volontari e il Tempo bene prezioso

Quanto tempo per preparare tutto, quanto lavoro ci deve essere oltre alle ore che passano in ospedale. Questi uomini e queste donne non solo ogni giorno si spostano per venire in ospedale a far trascorrere delle ore felici a degli ammalati a loro totalmente sconosciuti, ma sicuramente passano ore ed ore ad organizzarsi per preparare il materiale e per permettere ai ragazzi di creare qualcosa per loro, insegnandogli tante cose nuove.

Le associazioni di volontariato sono fatte di persone speciali che arricchiscono la vita degli altri dedicando loro una cosa molto preziosa, il loro tempo. Posso capire perché lo fanno, il sorriso, la gioia che ricevono da questi malati è immensa, ma non sempre scontata.

In questi giorni difficili ho respirato tanto amore, amore vero, amore per gli altri, amore per la vita, amore e felicità di fare qualcosa di buono.

Grazie ai volontari, grazie a tutte le associazioni di volontariato che dedicano tempo e lavoro per gli altri in cambio di un sorriso, di uno sguardo di riconoscimento.

 

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Jesus, quando il musical si fa speranza

Jesus, quando il musical si fa speranza

Jesus, quando il musical si fa speranza

 

” Jesus ”, è questo il titolo del musical che l’associazione di promozione sociale “Sacro Cuore, in preparazione alla Santa Pasqua, ha portato in scena, con un doppio spettacolo, il 28 marzo 2017 a Foggia nel gremito teatro Regio di Capitanata.

 

Jesus il Musical

Un evento, senza precedenti, una forte esperienza culturale, spirituale e benefica, un progetto nato dal desiderio di continuare, attraverso la creatività e l’arte dei ragazzi,  a reperire fondi per l’ oratorio salesiano.

Un messaggio di speranza, verso  l’oratorio “Sacro Cuore”, una storica agenzia educativa del territorio, affidata ai salesiani di don Bosco; Una realtà di periferia, posta al crocevia tra tre grandi rioni popolari di Foggia: via Lucera – Croci nord – viale Candelaro;  Un territorio  di povertà, di emarginazione e a rischio, con famiglie numerose e quindi con un’alta percentuale di bambini, ragazzi e giovani.

L’associazione di promozione sociale “Sacro Cuore”, non è nuova a spettacoli teatrali di beneficenza  e fin dalla sua nascita  è presente e opera, con diverse attività: doposcuola, concorsi artistici per ragazzi, sport, presso l’oratorio del Sacro Cuore di Gesù ;

Un’associazione fortemente radicata sul territorio, sede locale della Federazione SCS/CONS – Salesiani per il sociale ed affiliata all’ Aics – Associazione Italiana Cultura e Sport.

Trentacinque i giovani dell’oratorio salesiano coinvolti dall’associazione di promozione sociale “Sacro Cuore, per la realizzazione del musical; I ragazzi, di diversa formazione e provenienza, con il loro entusiasmo e la loro energia, sono stati i veri protagonisti dello spettacolo, associati dal desiderio di costruire assieme un autentico progetto collettivo, nato per il piacere di stare insieme nello stile di don Bosco e di poter sostenere l’operato a favore della gioventù dei salesiani di Foggia.

Jesus il Musical

L’appassionante musical, ispirato ai Vangeli, ha raccontato, al numeroso pubblico presente, degli incontri di Gesù di Nazareth; Incontri che hanno cambiato la vita delle persone entrate in contatto con Lui, e la storia dell’umanità, ma è stata anche l’occasione per l’associazione di promozione sociale “Sacro Cuore per raccontare la propria storia il proprio impegno, nel segno di don Bosco, a favore dei ragazzi soprattutto dei più bisognosi e di presentare la campagna del 5×1000 a favore della federazione SCS/CNOS – salesiani per il sociale ;

Significativo lo slogan scelto per la campagna del  5×1000:    Don Bosco ci ha messo la vita per stare vicino all’infanzia che ha bisogno, TU mettici la firma “Sostieni i salesiani per il sociale con il 5×1000.

Il musical, di grande impatto emotivo, è stato un evento ricco di messaggi e di valori: carità, solidarietà, amore per il prossimo, amicizia, ed è proprio pensando al valore dell’amicizia che a conclusione del musical Jesus l’intero cast di giovani artisti ha dedicato un pensiero, una dedica, ed un lungo applauso all’amico Pietro Cavaliere, scomparso prematuramente nel 2011 all’età di 23 anni.

Per vedere e rivedere le immagini più belle del musical e per condividerne le atmosfere e le emozioni è possibile  visitare il canale youtube dedicato all’associazione di promozione sociale “Sacro Cuore”

 

PHI Foundation è un’associazione che si occupa di sostenere ed aiutare tutti gli operatori che si muovono nell’ambito del Terzo Settore, attraverso l’informazione e la promozione di raccolte fondi.

Se vuoi aiutarci in questo compito, sostienici attraverso un contributo.

 

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Social Street: Italia Prima

Social Street: Italia Prima

Social Street: La Prima in Italia

 

Social Street: Italia Prima

1 La prima  Social Street in Italia è nata a Bologna;

Cari lettori, il fenomeno mondiale delle «Social Street» è esploso anche in Italia, in ben 17 città. La prima Social Street in Italia è sorta a Bologna dove i residenti si sono ritrovati online e si sono riappropriati del proprio quartiere: «Insieme per aiutarsi a migliorare il luogo in cui viviamo»

In via Fondazza, a Bologna, alle differenze non si dà peso.

C’è una cassetta degli attrezzi, affissa ad un muro. Più avanti un’altra: chiunque può aprirla (la chiave non c’è) e tirarne fuori cacciaviti, cavi dell’auto, una pompa per bici, a disposizione dei passanti. Studiosi da tutto il mondo esaminano la via che si snoda tra i portici del capoluogo emiliano, per capire cosa è successo qui negli ultimi quattro anni.

Tutto è iniziato con una pagina Facebook. I “residenti di via Fondazza” (così si chiama ancora oggi) hanno cominciato a conoscersi online, poi di persona. Dal 2013 s’impegnano, giorno per giorno, per migliorare il luogo in cui vivono. È nata così la prima Social Street in Italia: altre 453 ne sono seguite negli anni, da Napoli a Trento fino alla Nuova Zelanda. Diffondendo pratiche di buon vicinato. Per capire la mission, c’è da porsi prima  quanto sia cambiata nel frattempo la Social Street nel centro di Bologna.

Palazzi storici, ben 1.800 residenti, botteghe e studenti: come nelle vie vicine. Il fruttivendolo e la libreria sono al loro posto. La novità è «qualcosa che ha a che fare con i rapporti tra le persone» spiega chi ci vive: non si vede a occhio nudo. «Quando sono arrivato qui la gente a malapena si salutava. Ora tutti si conoscono, dai manager ai senzatetto. E si aiutano a vicenda» racconta Luigi Nardacchione.

Social Street: Italia Prima

2 La nascita del progetto Social Street: le persone che si aiutano;

Il primo “gruppo” è nato così: «Piano piano ci siamo riappropriati della zona, con iniziative che hanno coinvolto sempre più residenti: dalle feste in strada al bike sharing, dalla portineria di quartiere alle pulizie della via» racconta Nardacchione. La voce si è sparsa. Dai social media a quelli tradizionali – fino al New York Times – la fama ha generato emulazioni (per fortuna) e non poche: 454 social street sono sorte in Italia ed all’estero tra il 2013 e il 2016. Ma nell’anno appena concluso il boom ha segnato una prima battuta d’arresto. A monitorare i numeri è un osservatorio ad hoc attivato (l’unico finora) dall’Università Cattolica di Milano: la sociologa Cristina Pasqualini e il suo team hanno analizzato centinaia di dati e realizzato decine d’interviste, ora convogliate in un e-book gratuito pubblicato da Fondazione Feltrinelli (“Vicini connessi”, disponibile su FondazioneFeltrinelli.it).

La novità sta nel fatto che le strade condivise sono “esseri viventi”, prima di tutto e in quanto tali non solo nascono, ma muoiono. Negli ultimi 12 mesi il numero complessivo è passato da 454 a 428, un calo «fisiologico» secondo Pasqualini, ma anche il segno di una svolta. «Dopo l’entusiasmo iniziale su Facebook molti gruppi si sono spenti da soli. Alcuni esistono ormai solo formalmente, e sono di fatto inattivi. Quelli che si costituiscono ora, però, lo fanno con una nuova consapevolezza» osserva la docente.

I picchi sono nelle città: Bologna e Milano in primis.

Certo, non è facile come un “clic” sulla tastiera; «Ci vuole impegno e tempo» conferma Nardacchione «ma alla fine i risultati rimangono». In via Fondazza hanno creato, così un aiuto importante come il comitato che pulisce regolarmente la prima  Social Street italiana.  Un altro, in cui si organizzano feste. E qualcuno ha installato cassette degli attrezzi ad uso pubblico lungo la prima  Social Street in Italia, e c’è persino chi si è inventato un bike sharing tra vicini. E funziona – incredibile – senza nemmeno una pagina Facebook per aiutare i residenti !

 

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CUORE DI MAGLIA: MANI DI MAMMA PER BIMBI PICCINI

Cuore di Maglia: Mani di Mamma

CUORE DI MAGLIA: MANI DI MAMMA PER BIMBI PICCINI

 

Cuore di maglia è un’organizzazione poco conosciuta, forse perché non costruisce scuole o ospedali, non aiuta i bambini di continenti poveri e lontani, ma si adopera per dare conforto a delle piccole, piccolissime vite.

Cuore di maglia nasce nel 2008 da un gruppo di amiche appassionate di lavoro a maglia che decidono di creare minuscole scarpine, capellini e coperte per i bambini nati troppo presto ed attualmente è presente in 55 Ospedali Italiani e in 6 Centri di Aiuto alla Vita.

IL NEONATO PREMATURO E L’IPOTERMIA

I neonati sono estremamente sensibili alle variazioni termiche e per il prematuro la questione si fa decisamente più seria. Il feto abituato ai 37 gradi della pancia della mamma, si trova di colpo e troppo presto catapultato in un ambiente esterno e freddo, entra a questo punto in gioco il meccanismo della termoregolazione che nel bambino prematuro non è ancora funzionante.

L’ipotermia aumenta in maniera significativa il consumo di ossigeno e l’attività metabolica. Ciò è causa di ipossiemia, acidosi, apnea, distress respiratorio, tutti fattori che possono mettere seriamente a rischio la vita stessa del neonato.

Per sopperire alla mancanza della termoregolazione il neonato prematuro viene posto nella culla termica e più avanti nel lettino riscaldato, che ne mantengono la temperatura stabile.

LA MARSUPIO TERAPIA

La marsupioterapia (KMC) nasce in Colombia da due medici, Rey e Martinez, che avendo carenza di incubatrici pensarono, una volta stabilizzato il bambino, di utilizzare la madre come culla termica.

La marsupio terapia è una branchia della puericultura ed è stata oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche, soprattutto negli Stati Uniti dove è largamente utilizzata.

Nella pratica il bambino viene posto nudo sulla pelle nuda del seno della madre, tenendone comunque sotto controllo i parametri vitali, per dei tempi ben stabiliti che non stressino il prematuro.

In quel momento il bambino che è passato dal caldo accogliente del grembo materno a una culla termica piena di fili, tubi e fastidiosi suoni, finalmente ritorna al suo universo: l’odore della mamma, il suo caldo naturale, il rumore del cuore, creano un rapporto con la madre troppo rapidamente interrotto. I vantaggi nello sviluppo del prematuro sono davvero tanti.

L’AIUTO DI CUORE DI MAGLIA

Mentre il bambino e la sua mamma sono insieme bisogna stare attenti che il bambino stia al caldo, questo calore è garantito dall’abbraccio della mamma e da tanti piccoli, minuscoli accessori fatti a mano. I cappellini, grossi come una mela, le scarpine, grandi ½ pavesino, le copertine o i sacchi nanna dei piccolini sono tutti realizzati solo con filati pregiati, lana purissima, cashmere e merinos.

Inoltre il vedere il bambino prematuro, così piccolo, con cavi e tubicini attaccati, ma “vestito” (per questo vengono messi anche i body), porta al piccolo e alla famiglia una parvenza di normalità molto importante a livello psicologico e dello sviluppo.

CONTRIBUIRE A CUORE DI MAGLIA

Cuore di Maglia organizza nelle maggiori città Italiane incontri per coinvolgere chi vuole partecipare. Basta consultare sul sito i luoghi e gli incontri nella pagina “trova il knit caffè più vicino a te”.

Sul sito si possono trovare anche dei modelli di creazioni in maglia da poter scaricare con una piccola offerta.

 

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Elettricità Senza Frontiere

Elettricità Senza Frontiere

Elettricità Senza Frontiere

 

Elettricità

Immaginare una giornata priva di acqua ed elettricità può sembrare quasi anacronistico per il nostro stile di vita eppure, secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) , circa il 18% della popolazione mondiale  non ha accesso all’energia elettrica.

E’ questo il motivo che ha spinto un gruppo di dipendenti di EDF (Electricité de France) a fondare nel 1986 in Francia la ONG  Electriciens Sans Frontières, sul cui modello nasce nel2015  in Italia  l’associazione Elettrici Senza Frontiere Onlus,  per mettere le proprie competenze al servizio di missioni e progetti di solidarietà internazionale finalizzati all’accesso ad elettricità ed acqua.

Elettricità

L’associazione è formata da volontari dipendenti e pensionati delle aziende elettriche, con qualificate competenze ed esperienza, che operano in collaborazione con le aziende del settore dell’elettricità in tutti i continenti, in favore delle popolazioni svantaggiate o in situazioni di emergenza sanitaria o di catastrofi naturali.

Ad oggi Elettrici Senza Frontiere ha già completato con successo progetti in Kenya, Congo ed in altri Paesi in via di sviluppo e per iniziare il 2017 con la marcia giusta ha già avviato una nuova missione presso il villaggio AINA Children’ s Home, situato in Nchiru, nel distretto di Meru.

Elettricità

In questa struttura del Kenya vivono ben 125 bambini sieropositivi, di età compresa tra i 6 e i 17 anni (tutti orfani o abbandonati dai genitori) e l’obiettivo della missione sarà installare pannelli fotovoltaici e batterie, per sopperire all’instabilità della rete elettrica presente nel villaggio, permettendo un prolungamento oltre il tramonto dell’attività del centro sanitario e della scuola, e per fornire luce all’esterno del villaggio. Sarà anche installato un solare termico per sviluppare acqua calda.

Puoi contribuire a questa e alle altre missioni promosse dalla Onlus con semplici donazioni (con le modalità indicate al seguente link)  o diventando volontario, partecipando così alla vita dell’associazione (anche nel settore logistica, amministrazione, comunicazione e raccolta fondi).

L’accesso all’elettricità e all’acqua sono fattori chiave ed indispensabili per lo sviluppo delle popolazioni svantaggiate, sostieni anche tu Elettrici Senza Frontiere!

 

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Giornata Mondiale dell'Acqua

GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA

GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA

AQUALOOP – IL BRACCIALETTO DI LEGAMBIENTE PER LA GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA

 

 

GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA: Si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, per sensibilizzare  l’opinione pubblica sulla critica questione dell’acqua: un bene molto prezioso ma che nella nostra quotidianità diamo per scontato.

Proprio per combattere gli sprechi e sensibilizzare i bambini sull’importanza dell’acqua , Legambiente e Ogilvy Change hanno lanciato la campagna #giuilrubinetto.

Legambiente è una Onlus nata nel 1980 ed erede dei primi nuclei ecologisti e del movimento antinucleare degli anni settanta. L’associazione basa la sua attività sull’ ambientalismo scientifico, cioè la scelta di fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici ed  in oltre 30 anni di attività ha, ad esempio, promosso e fatto crescere la mobilitazione contro lo smog ed i referendum contro il nucleare ed ha combattuto contro l’abusivismo edilizio e le  discariche abusive di rifiuti.

Attualmente ha oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale ed oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali.

La campagna #giuilrubinetto sarà realizzata attraverso un braccialetto azzurro di gomma, Aqualoop, che i bambini delle scuole elementari di 13 città, tra cui Roma, Milano, Napoli, Genova, Verona e Vicenza, riceveranno e dovranno avvolgere attorno alla leva del rubinetto ogni volta che si laveranno i denti.

L’elasticità del braccialetto chiuderà automaticamente il rubinetto subito dopo, bloccando il flusso d’acqua e impedendo così lo spreco.

Il braccialetto avrà quindi una funzione ludica e didattica, evitando di lasciar scorrere l’acqua quando non viene effettivamente utilizzata, e sarà facile da indossare, fungendo da vero e proprio promemoria portatile anche per i bambini più distratti.

Celebra anche tu la Giornata Mondiale dell’Acqua con Legambiente, attraverso un piccolo gesto quotidiano come lavare i denti senza sprechi, e sostieni l’associazione in tutte le sue battaglie ambientaliste attraverso il sito.

 

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UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

Una Casa – Accoglienza per i Bambini in Uganda

 

UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

L’ Uganda è un Paese dell’Africa Orientale, con circa 35 milioni di abitanti, la cui economia si basa prevalentemente sull’agricoltura e, in misura minore, sull’allevamento.

Uno Stato tendenzialmente povero in cui molti minori, tra i 4 e i 17 anni, vivono in totale stato di abbandono ed emarginazione sociale, costretti a vivere in strada o per fuggire dagli abusi domestici o perché orfani.

Per questo motivo l’associazione Il Caprifoglio Onlus AICO ha avviato, in collaborazione con la Missione Francescana di Rushooka  ed i missionari laici Giorgio Scarpioni e Marta Novati, il progetto Miriam, incentrato sulla costruzione di una casa-accoglienza dove ospitare ed accudire i bambini abbandonati di Kabale, una città dell’ Uganda.

AICO, fondata nel 2007, è un’ associazione indipendente e laica creata per aiutare minori, adolescenti e persone adulte che siano in condizioni di svantaggio.

Nel corso della sua attività ha già svolto con successo progetti di cooperazione, assistenza sanitaria e sostegno non solo in Italia, ma anche in diversi altri Stati, tra cui Camerun, Kenya e nella stessa Uganda.

Il progetto Miriam è stato avviato nel Giugno del 2016 e nello scorso Settembre i volontari di AICO hanno posato la prima pietra di quella struttura che presto potrebbe diventare una casa-accoglienza in grado di offrire non solo ospitalità, ma anche assistenza alimentare e sanitaria ai bambini abbandonati dell’ Uganda.

L’obiettivo di AICO , infatti, è quello di inaugurare il centro ed avviare l’accoglienza già nel primo semestre del 2017, ma il lavoro non è semplice.

Sostieni anche tu AICO ed il progetto Miriam con una donazione, riceverai costanti aggiornamenti sugli sviluppi della costruzione, l’apertura e la gestione della casa-accoglienza in Uganda e potrai salvare la vita di tanti bambini in difficoltà.

 

PHI Foundation è una Fondazione che si occupa di aiutare tutte le Associazioni operanti nel Terzo Settore, attraverso campagne di informazione e raccolta fondi.

Aiutaci ad aiutare con una piccola donazione, visita la nostra pagina qui.

 

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ISOLA CHE C’E......SEMPRE

Isola che c’è ………… Sempre

FUNDRAISING: ISOLA CHE C’E……SEMPRE

 

ISOLA CHE C’E……SEMPRE

 

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Isola che c’è

Fundaraising: L’Isola che c’è, una realtà che quotidianamente svolge attività a sostenimento, un’Associazione di volontariato nata nel 2001, su iniziativa dei genitori di ragazzi disabili preoccupati nel procurare ai propri figli un percorso nella vita che non contemplasse soltanto l’istruzione e gli aspetti medico-riabilitativi.

 

 

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Isola che c’è

Fundaraising l’sola che c’è: La Mission è di “realizzare luoghi e progetti in cui l’Integrazione vuol dire inclusione ma non assimilazione, in cui si può far parte di una comunità dove essere tutti uguali e tutti diversi”.

 

 

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Isola che c’è

Una realtà che quotidianamente svolge attività a sostenimento, un’Associazione di volontariato nata nel 2001, su iniziativa dei genitori di ragazzi disabili preoccupati nel procurare ai propri figli un percorso nella vita che non contemplasse soltanto l’istruzione e gli aspetti medico-riabilitativi.

Isola che c’è

La Mission è di “realizzare luoghi e progetti in cui l’Integrazione vuol dire inclusione ma non assimilazione, in cui si può far parte di una comunità dove essere tutti uguali e tutti diversi”.

Di seguito il link ad una breve ma interessantissima intervista dal vivo:

 

https://www.facebook.com/RadioRadioByNightRoma/videos/1212095062178464/

 

 

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ReverseLab: Progetto Esodo

ReverseLab: Progetto Esodo

ReverseLab: Progetto Esodo

 

1. ReverseLab: L’Impresa del Design:

ReverseLab: Cari Lettori, oggi facciamo luce su come dal carcere all’impresa sia stato possibile che duemila detenuti in sei anni  siano stati coinvolti, in un  Progetto esodo in ReverseLab  sostenuto dalla Fondazione Cariverona: un laboratorio che produce orologi, arredi e contenitori: «Il reinserimento è interesse di tutti.»

Una di quelle attualmente in piena espansione è partita tre anni fa con un corso di artigianato tutto particolare: un gruppo di architetti e designer ha deciso di insegnare a una quindicina di detenuti come ricavare dal legno oggetti di arredo, partendo dai pallet di scarto, per esempio, e adesso quegli oggetti prodotti in carcere vengono non solo venduti in tutta Italia ma alcuni dei detenuti sono stati assunti – pur stando tuttora in carcere – dal gruppo stesso dei designer e artigiani che li ha formati.

ReverseLab

2. Il progetto esodo 

Il Progetto Esodo rappresenta una delle tante iniziative  promosso e sostenuto in particolar modo dalla Fondazione Cariverona in collaborazione con varie Caritas diocesane del Veneto, per occuparsi di una di quelle categorie di persone di cui tanto si parla nei convegni dedicati all’impegno sociale, che però poco interessano in realtà alla maggior parte della gente comune: e cioè appunto i galeotti. L’obiettivo del progetto esodo in ReverseLab, come sintetizza la responsabile che lo segue per la FondazioneMarta Cenzi, è riassumibile così: «Creare per queste persone un percorso con tre punti di arrivo che sono lavoro, abitazione, formazione». Non per buonismo ma per un senso di giustizia il cui beneficiario finale, come dicono i numeri, è la società nel suo insieme: «Chi esce di prigione e trova un lavoro, una casa, un contesto in cui ricominciare una vita ha ovviamente meno probabilità di commettere di nuovo un reato. Il che è innegabilmente una vittoria non solo per lui ma per tutti». E per verificarlo con le cifre tra le mani  è stata commissionata una ricerca da parte di Euricse, i cui risultati arriveranno l’anno prossimo.

ReverseLab

3. Duemila detenuti ed il progetto esodo in ReverseLab 

Dal 2011 a oggi – questo è il suo tempo di vita finora – il Progetto Esodo in ReverseLab si è allargato come un tappeto nelle case circondariali di Verona, Vicenza e Belluno, e poi in altre strutture esterne di esecuzione ossia a Mantova ed Ancona, toccando una popolazione carceraria di oltre duemila persone tra cui un centinaio di donne. Complessivamente sono state messe in piedi per loro in questi anni – il dato è aggiornato a qualche tempo fa – 2.107 iniziative tra «corsi di formazione, sostegno alla persone, accoglienza residenziale, orientamento al lavoro, contratti, esperienze di tirocinio, laboratori occupazionali». Il tutto con un impegno finanziario che solo nel primo triennio aveva superato di molto, da parte di Fondazione Cariverona, la quota di 6 milioni di euro, a copertura del 90 per cento del totale delle spese. A testimoniare il fatto che quando una cosa funziona crea imitazione è ancora Marta Cenzi: «Nonostante le percentuali esatte dei risultati non siano ancora disponibili possiamo già dire che su Trento e Belluno stanno crescendo in modo costante le imprese che collaborano con i vari progetti di inserimento lavorativo avviati negli anni».

Uno dei più innovativi, in questo caso su Verona, è come si diceva quello del gruppo ReverseLab: «Siamo una impresa sociale – dice Federica Collato che ne è stata tra i fondatori – di design sostenibile. Facciamo progettazione e produzione artigianale. Recuperiamo legno e lo reinventiamo: in oggetti, orologi, contenitori. Ora in vendita online e tramite i punti di Altro Mercato. Con i detenuti di Verona abbiamo iniziato nel 2014. Il primo anno sono stati 15 e hanno studiato per imparare. Via via ci siamo concentrati sull’approdo a un lavoro. Quest’anno abbiamo aperto una linea produttiva interna al carcere e assunto con un contratto regolare i primi due: scontano la loro pena, ma lavorano e guadagnano, quando usciranno avranno davanti un progetto da continuare».

Questo progetto esodo molto importante ha lo scopo di rinascita attraverso il lavoro e rappresenta così un simbolo  per gli oltre duemila detenuti che dal carcere all’impresa di riciclo del legno ricrea oggetti nelle più svariate forme di design  con la prerogativa di  cambiare  loro la  vita ringraziando così la  Fondazione Cariverona che ha permesso e sostenuto  il progetto  esodo in  ReverseLab fin dalla nascita per dare la possibilità di un futuro migliore ai detenuti in carcere  una volta scontata al pena.

 

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SOFTAIR PER AIUTARE I TERREMOTATI

SOFTAIR PER AIUTARE I TERREMOTATI

Softair per aiutare i terremotati

Softair (termine inglese per definire il tiro tattico sportivo) è una attività ludico-sportivo basata su tecniche, tattiche e usi militari : un vero e proprio sport di simulazione nato in Giappone e sempre più diffuso anche in Italia.

In seguito al terremoto che ha colpito il Centro Italia diverse sono state le  associazioni sportive dilettantistiche di softair che, sin da subito, si sono impegnate  sia nelle operazioni di soccorso dei terremotati sia in iniziative di raccolta fondi, indumenti e cibo in loro favore.

Tra queste associazioni non profit prezioso è l’impegno di ASD Pathfinders di Santa Cristina e Bissone, in provincia di Pavia, che ha organizzato, con il patrocinio del proprio Comune, il meeting di tiro dinamico softair, il cui ricavato sarà interamente devoluto ai terremotati.

ASD Pathfinders è affiliata alla FISA, la Federazione Italiana Softair, il cui segretario nazionale, è anche responsabile nazionale AICS (Associazione Italiana Cultura e Sport) Softair.

Il meeting prevede un percorso di 6 stage e l’utilizzo di asg/replica a gas o con CO2 senza vincolo di caricatori, di una pistola con potenza nei limiti di legge (inferiore a 1 Joule), di scarpe da ginnastica e di occhiali protettivi.

Saranno premiati con una targa i primi tre classificati sia della prima sessione di tiro mattutina, che si terrà dalle 9 alle 12, sia i primi tre della seconda sessione pomeridiana, che si svolgerà dalle 14 alle 17.

La PHI Foundation sta realizzando strumenti ludici-operativi che faciliteranno e sosterranno le attività dei  fundraiser nelle raccolta fondi che incrementeranno interesse e partecipazione.

PHI Foundation Comunità Innovazione Sociale

La PHI Foundation è orientata allo sviluppo programma di rivalorizzazione Comuni a rischio spopolamento ristabilendo tutti i servizi fondamentali per la comunità nel raggiungere l’obiettivo di Autosufficienza Alimentare ed Energetica.

Per saperne di più Sul programma di sviluppo BorgoViVo

 

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