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Green Economy: non più solo “Verde”

Green Economy: non più solo “Verde”

Green Economy non più solo “Verde”

 

 

Green Economy: non più solo “Verde”

Green Economy, energie rinnovabili, sicurezza alimentare, equità nella distribuzione dei redditi: saranno nel 2017 al centro delle politiche economiche e ambientali dei nostri Paesi?

Confidiamo proprio di sì. Ci sono imprese, b-corporation e associazioni che già vanno nella direzione di un impatto ambientale positivo e al contempo riescono a rispondere concretamente ai bisogni sociali della collettività.

Ad esempio, la BTS Biogas di Brunico è stata chiamata per realizzare nei prossimi anni due impianti a biogas in Giappone, uno dei quali a Rikuzentakata, una delle aree distrutte dallo tsunami del 2011.  Il Giappone sembra sempre più attratto dalle energie rinnovabili, come quella prodotta con il biogas, che si conferma spesso come la soluzione più efficiente da un punto di vista economico ed ambientale per rispondere ad esigenze energetiche, ecologiche e strutturali anche in aree colpite da disastri.

Pure il Terzo Settore è parte attiva in questo percorso che conduce alla Green Economy. La biologa Daniela De Donno ha vinto la prima edizione italiana del premio Terre de Femmes  istituito dalla Fondazione Yves Rocher e che da 15 anni sostiene in tutto il mondo donne che si impegnano per la tutela dell’ambiente aprendo nuove strade per una economia sostenibile. La vittoria del premio le ha assegnato 10.000€.

Il suo progetto “La casa dei bambini Sanganigwa si veste di verde” mira a potenziare un orfanatrofio in Tanzania come un villaggio ecosostenibile e autosufficiente dal punto di vista finanziario ed energetico.

Dall’8 al 24 marzo anche noi potremo votare sul sito della Fondazione Yves Rocher il progetto della biologa italiana per permettergli di concorrere al premio internazionale del pubblico e, in caso di aggiudicazione, vincere altri 5.000€.

In un mondo sempre più globalizzato, non solo positivo impatto ambientale, ma anche riduzione degli sprechi alimentari e equa distribuzione dei redditi costituiscono la sfida della Green Economy. La FAO stima che quasi un terzo del cibo prodotto globalmente per il consumo umano, circa 1, 3 miliardi di tonnellate all’anno, vada sprecato o perso.

Ecco allora la soluzione proposta dal progetto Ristorante Solidale, promosso da Just Eat, azienda leader nella consegna di cibo a domicilio, con la collaborazione di Caritas Ambrosiana. Per la prima volta, pietanze e non alimenti, verranno usate, e non buttate, per organizzare cene e pranzi in luoghi di accoglienza come il Refettorio Ambrosiano. L’iniziativa partirà a metà febbraio a Milano per poi estendersi ad altre città.

Poiché infine siamo stati noi italiani ad inventare l’umanesimo civile non possiamo rinunciare all’idea che le corporation debbano creare valore non solo per se ma soprattutto per la collettività. È dunque doveroso che abbiano a cuore anche il lavoro, considerandolo non alla stregua di mero fattore produttivo per conseguire profitti, ma come principale risorsa per creare benefici per la comunità tutta.

Ad esempio, EcorNaturaSì, primo distributore in Italia di prodotti biologici e biodinamici, occupa una quarantina di persone di cui metà con disagi. Suo obiettivo primario, oltre a trasformare tutte le stalle in eco-stalle come quella realizzata nel 2013 in collaborazione con l’Università di Torino, è dare lavoro a più persone che partono da una situazione svantaggiata.

La Green Economy non può dunque prescindere da un concetto di equità nella distribuzione dei redditi né rinunciare all’idea che cambiare qualcosa sia sempre possibile.

 

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Redazione

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