DONODAY2017: VOTO PER IL VIDEO CONTEST

DONODAY2017, fino al 10 settembre è aperta la votazione dei video candidati al contest #DonareMiDona Scuole: la giuria popolare decreterà il vincitore 2017 il quale incontrerà Papa Francesco.

 

Oltre sessanta, sono i cortometraggi che esprimono l’idea di dono dei ragazzi italiani e sono centinaia i giovani che hanno risposto all’appello, realizzando i video che gareggiano alla 3° edizione del contest #DonareMiDona – racconta la tua idea di dono.

 

DONODAY2017 il contest parte del grande progetto culturale del Giorno del Dono 2017 ed è promosso da IID in collaborazione con PHI Foundation e il Ministero dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca (MIUR). Ed è stata proprio il Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli a rilanciare l’impegno delle scuole per la cultura del dono, rinnovando al Festival Italiano del Volontariato di Lucca l’impegno affinché “a tutte le scuole arrivi il messaggio che la Legge istitutiva del Giorno del Dono sottolinea, in modo da farlo proprio e renderlo vivo. Dobbiamo dare – ha ricordato Fedeli – agli studenti tutti gli strumenti per attuare l’articolo terzo della nostra Costituzione, che si schiera contro ogni discriminazione”.

“Il mondo della scuola è un grande protagonista nel terzo settore orientato al non profit e in particolare del Giorno del Dono – afferma il Presidente di PHI Foundation Sebastiano de Falco. Più di 30 scuole hanno acceso idee e telecamere, realizzando dei video originali che sono lo strumento più prezioso per continuare a promuovere e coltivare la cultura del dono. I video di quest’anno, con delicatezza ed intelligenza, toccano temi a noi molto cari quali il volontariato, la solidarietà, la bellezza di stare e crescere insieme. Tutti i video sono capaci di emozionare. Ci fanno capire quanto abbiamo da imparare da questi studenti, veri maestri di dono. A loro il nostro grazie, a tutti l’invito a vedere e votare i video”.

I video saranno valutati dalla rete attraverso il voto popolare: chiunque potrà facilmente scegliere quelli preferiti accedendo alla piattaforma dedicata al Giorno del Dono http://giornodeldono.org/video-contest

 

Le votazioni saranno aperte fino al 10 settembre e le scuole vincitrici incontreranno Papa Francesco in udienza privata lunedì 2 ottobre.

 

Contemporaneamente i progetti verranno esaminati da un’apposita Giuria tecnica composta anche da rappresentanti del MIUR, dell’IID e di Insolito Cinema.

 

Il Giorno del Dono (DONODAY2017) è una campagna portata avanti dalla PHI Foundation e dall’Istituto Italiano della Donazione. Conta sul patrocinio di: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Anci, Fondazione Sodalitas, Forum Terzo Settore, CSVnet, Assif, EUConsult Italia, I cantieri del bene comune; sul supporto di Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo. Partner è Banco Bpm e partner tecnici Insolito Cinema e NP Solutions. I media partner sono: AIESEC Italia, Altreconomia, Avvenire, Felicità Pubblica, Il Giornale della Protezione Civile, Redattore Sociale, Tg1-Fa la cosa giusta, Uidu, Vita, Volontariato Oggi. Il Giorno del Dono conta anche su due Istituti di ricerca partner: Gfk e Osservatorio di Pavia.

 

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Alessandro Roma

PHI Foundation

SALVA LA ZAMPA: CANI E GATTI PRONTI PER ESSERE ADOTTATI

Oggi vi voglio portare in un mondo magico, Salva la Zampa, dove cani e gatti abbandonati vengono salvati, dove ci sono degli “angeli custodi” che dedicano il loro tempo libero, e non solo, a curare, accudire e salvare animali “sfortunati”.

Salva la Zampa è un’associazione iscritta all’Anagrafe Unica delle Onlus dalle Agenzia delle Entrate della Regione Lombardia fondata da Corinna Epifania che con una “squadra” di persone esperte e non,  legate dalla passione e dal rispetto per gli animali, salvano, curano, coccolano e trovano casa a cani e gatti abbandonati.

Corinna, grazie al fondamentale aiuto dell’instancabile Cristina D’Alessandro, veterinaria che da anni si occupa di randagi e abbandonati e al prezioso supporto di una decina di volontari, aiuta tanti pelosi in difficoltà, che siano belli o brutti, vecchi o giovani, malati o sani, portatori di handicap o no, tutti, ma proprio tutti hanno diritto alla felicità, ad una famiglia che si prenda cura di loro. Questo è l’unico e più importante obbiettivo dell’associazione!

Purtroppo però in Italia raggiungere questo obbiettivo non è così facile, perché pochi sono disponibili ad adottare un cane non più giovane, non di razza, con un handicap che necessita oltre che di coccole anche di cure.

Per questo motivo, Corinna, donna dinamica ed internazionale, grazie al suo background è riuscita a mettersi in contatto con delle associazioni tedesche che negli ultimi anni hanno permesso di salvare molti cani.

La cultura tedesca, nel bene e nel male è molto più avanti di quella italiana nei confronti di questo tipo di adozioni, sono più formati e preparati.

Le famiglie tedesche sono più disponibili nell’accettare nel proprio nucleo un cane vecchio o non più giovane, anche non proprio bello e portatore di handicap.

Le onlus tedesche che si occupano di far adottare questi cani abbandonati sono più organizzate e hanno anche un canale di stallo, che significa che hanno una serie di famiglie disposte ad ospitare questi animali in attesa che vengano adottati definitivamente da una famiglia disposta a dare e ricevere coccole.

Un’altra cosa molto interessante è il corso anti-caccia organizzato da queste associazioni. Una buona parte dei cani abbandonati, specie in Lombardia e Piemonte, sono i cani da caccia che ormai vecchi per il loro lavoro vengono allontanati dai loro padroni e molte volte lasciati per strada.

Questi cani in realtà non sono mai stati in famiglia e sono ossessionati da qualsiasi cosa si muova. Nei corsi anti-caccia gli addestratori insegnano a questi animali a stare in famiglia e ad incanalare il loro istinto in giochi ludici, come il riportare un oggetto, o in qualche sport, diventando così dei veri e propri giocherelloni.

Salva la Zampa non è una realtà grandissima ma riesce a salvare all’anno in media ben 100 cani di cui l’80% trovano casa in Germania.

I cani che arrivano a Salva la Zampa vengono quindi preparati per essere proposti sia in Italia sia in Germania. I cani hanno così doppia vaccinazione quadrivalente, la rabbia, il chip, un passaporto, il test per le malattie mediterranee (leishmania, ehrlichia, rickettsia, filaria, anaplasma, borrelia) e la sterilizzazione.

Nel sito www.salvalazampa.eu potete trovare foto e video dei cani e dei gatti disponibili per un’adozione.

Quindi cosa aspettate? Passate da Salva la Zampa e imparate ad amare i cani anche senza  pedigree e con qualche anno in più. Vedrete non ve ne pentirete…. e se proprio non potete portarlo a casa con voi, due mani in più per aiutare questi pelosi non bastano mai!

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

Ancora pochi giorni per l’early bird del Mashable Social Media Day Italy

Il prossimo 30 Giugno finirà l’early bird del Mashable Social Media Day Italia, ovvero la vendita promozionata e ultrascontata dei ticket per l’ingresso all’evento che si terrà a Milano dal 19 al 21 Ottobre 2017, presso il Talent Garden in via Calabiana.

Come molti di voi sanno, PHI Foundation è Media Partner dell’evento, perché crediamo che appuntamenti come questo possano contribuire a formare gli utenti secondo lo spirito e la filosofia della Social Innovation, della quale ci sentiamo fautori.

L’evento è uno degli appuntamenti più importanti in Italia per tutto il mondo digital e per la comunicazione.

Suddiviso in 3 giornate dal 19 al 21 Ottobre, il Social Media Day prevederà la presenza di circa 70 relatori, selezionati tra i migliori esperti del settore, tutti professionisti con un importante bagaglio di esperienze italiane e internazionali e che ricoprono posizioni di rilievo all’interno di importanti realtà aziendali e imprenditoriali.

Sono previste circa 4.500 persone, tra aziende, addetti ai lavori, studenti e semplici curiosi, che dalle 9 della mattina alle 19 della sera affolleranno le sale del Talent Garden di Milano.

Giunto ormai alla sua 4^ edizione, l’evento è organizzato dalla talentuosa Eleonora Rocca, che ha accettato la sfida propostagli 4 anni fa da Mashable per lanciare anche in Italia un appuntamento annuale, come già avveniva in altre nazioni.

L’obiettivo principale del Social Media Day è quello di aggiornare e formare il pubblico presente attraverso strategie concrete e case study di successo presentate dai migliori professionisti del settore.

Inoltre, permettere ad aziende, consulenti, imprenditori ed addetti ai lavori di confrontarsi, conoscersi e spesso, far nascere nuove collaborazioni o sviluppare progetti comuni.

PHI Foundation da sempre promuove la Social Innovation come uno dei driver che possono guidare il nostro futuro economico e sociale, pertanto ha accolto con molto piacere la richiesta del Social Media Day di affiancare e sostenere l’evento attraverso il suo sito e i suoi canali social.

Per acquistare i biglietti del Mashable SMDay è possibile consultare il sito di Phi Foundation nella sezione dedicata all’evento, fino al 30 Giugno i biglietti saranno disponibili ad un prezzo promozionato. (acquistare i biglietti)

Fare parte di una comunità significa anche aggiornarsi e confrontarsi con gli altri, il Social Media Day è un’ottima occasione per poter fare formazione curando le relazioni personali.

Noi saremo presenti durante tutti i 3 giorni, speriamo di vedervi li.

 

PHI Foundation

ARTICOLI DELLA SETTIMANA 25 GIUGNO

UN CALDO SABATO DIGITALE CON AMICI

Nella nostra vita gli Amici sono importanti per non dire indispensabili e pertanto questo caldo sabato di giugno lo dedicheremo alla test di quanti sono gli Amici altresì quelli digitali.

Vale la pena perdere tempo con gli Amici ….. che perdere gli Amici nel tempo —-

Ecco perché perdo il mio tempo con te Amico mio …….

Perché non voglio perderti nel tempo mio caro Amico.

Invia questo messaggio ad Amici che non vuoi perdere e a cui tieni tanto …… se ricevi 10 messaggi di questo tipo sei un grande Amico.

Rinviamelo!!!

info@phimail.org

WhatApp +41-79-8638955

È bello essere amici anzi è stupendo.

 

Ludendo Docere enunciavano gli Antichi e oggi insieme cogliamo l’essenza dell’antico pensiero.

 

PHI Foundation Social Innovation Community

È il nuovo modo di concepire l’engagement sociale al servizio della collettività

 

La Social Innovation (Innovazione Sociale) è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali della comunità mediante la responsabilizzazione degli individui e la volontà di cambiare le relazioni sociali.

 

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Alessandro Roma

PHI Foundation

STOP ALLE INTOLLERANZE ALIMENTARI

Le intolleranze alimentari sono in forte crescita e sempre più persone si domandano se ne soffrono, come diagnosticarle, come conviverci. Tiziana Colombo, alias Nonna Paperina ci combatte da tutta una vita, per questo ha fondato Il Mondo delle Intolleranze, ha scritto libri, tiene un blog e ha fatto costruire una App. “CoreLifeStyleIntololeranze” dove si possono trovare informazioni sulle intolleranze, le allergie, sugli alimenti, gli esami e i test diagnostici e delle ricette per i vari tipi di intolleranza.

Negli ultimi anni si assiste ad un aumento vertiginoso delle intolleranze alimentari, cioè ad una sempre più diffusa sensibilità verso diversi componenti dei cibi più comuni.

Quando un alimento non è più tollerato, l’organismo sviluppa una reazione anomala perché non riesce a digerirlo. A differenza dell’allergia, che scatena una risposta immunitaria rapida ed eccessiva, la reazione innescata da una intolleranza si manifesta con tempi più lenti e provoca disturbi ricorrenti e persistenti, difficile da diagnosticare.

Si pensa che le intolleranze siano in forte espansione a causa dello sviluppo nella filiera agroalimentare, che con nuovi processi di raffinazione degli alimenti e con l’aumento dell’aggiunta di additivi e conservanti nei prodotti alimentari, hanno portato ad un aumento del numero di individui che mal tollerano cibi che prima non causavano (o si pensava non causassero) particolari patologie.

Fino a qualche anno fa c’erano pochi esperti di medicina (parliamo in modo particolare dell’Italia) che si occupavano del fenomeno delle intolleranze, lasciando in balia di sé stessi i soggetti che ne soffrivano. Pure l’industria farmaceutica ha sempre “snobbato” l’argomento, lasciando gli “sfortunati intolleranti” alla mercé di loro stessi, con ben pochi punti di riferimento per gestire la loro condizione.

Questa situazione l’ha vissuta sulla pelle anche Tiziana Colombo, donna straordinaria, che fin da giovane ha dovuto combattere con questi problemi, trovando incomprensioni, muri ma anche persone meravigliose che l’hanno portata a dedicare animo e corpo al progetto sulle intolleranze alimentari. Nel 2012 ha fondato Il Mondo delle Intolleranze, un’associazione no profit che ha lo scopo di rispondere in modo concreto alle domande e ai dubbi di chi soffre di questa patologia o a chi crede di soffrirne.

L’associazione si occupa di sostenere ed aiutare le persone con intolleranze alimentari sia a livello fisico che psicologico. Si tiene in contatto con vari professionisti, medici e nutrizionisti, per informare su nuove scoperte e nuove attività utili a far vivere appieno e nel miglior modo possibile queste persone. Attraverso l’associazione vengono organizzati eventi, cene, incontri tra amici per discutere e confrontarsi, ma soprattutto per diffondere conoscenza.

Nonna Paperina, alias Tiziana Colombo, si occupa di divulgare ricette adatte alle varie intolleranze, in particolare quelle relative al glutine, al lattosio e al nichel.

Donna vulcanica e solare, ha iniziato a scrivere un blog per istruire le persone su questo “fenomeno”, che con molta fatica e lentezza prende spazio nell’ambito della medicina ufficiale. Del resto non esistono medicine specifiche che curano queste patologie, ma ciò che serve è una corretta alimentazione e la conoscenza dei cibi. Si può convivere e vivere con le intolleranze e per questo Tiziana Colombo ha scritto anche diversi libri sull’argomento dove, coinvolgendo specialisti, medici, università e cuochi, propone ricette e dà consigli preziosi.

Un altro importante contributo in questo ambito, è la realizzazione della “sua” App,  CoreLifeStyleIntolleranze.  In questa App gratuita, e facilmente scaricabile sul proprio smartphone, si possono trovare informazioni molto interessanti su un vastissimo numero di alimenti, da cosa sono composti, che principi attivi hanno, a quali tipi di allergie possono essere associati e per quali ricette possono essere utilizzati. E naturalmente contiene tutte le indicazioni sui sintomi che possono dar adito ad avere una intolleranza, le procedure e i test ad oggi disponibili per diagnosticarla.

Insomma per chi pensa di essere un intollerante, per chi già lo è … per chi è solo curioso o vuole capire meglio questo mondo, cercate “Nonna Paperina” sul web, scaricatevi la App CoreLifeStyleIntolleranze, contattate l’associazione Il Mondo delle Intolleranze e buon’avventura.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

NOSTRA ITALIA: UNO STRANO PAESE

La settimana scorsa è stato pubblicato un mio articolo  https://phifoundation.com/pensar-male-si-peccato/ dove riflettevo a voce alta ponendo delle domande all’Italia e tutti voi italiani (depredati giornalmente dei vostri diritti).

 

La nostra amata Italia è davvero uno strano Paese: ogni anno favorisce l’emigrazione all’estero di molte migliaia di giovani Italiani laureati indotti ad eseguire lavori umili (come i lavapiatti), ma mantiene i clandestini a vivere in albergo.

 

L’Italia è un Paese che lascia i propri concittadini colpiti dalla tragedia del terremoto a dormire nei container, ma ospita i profughi in centri di accoglienza come quello di Villa Camerata, una villa rinascimentale immersa nel verde a due passi dal centro storico di Firenze.

 

A Rapallo i migranti dimorano presso l’Istituto delle Orsoline http://www.orsolinerapallo.it/, una struttura residenziale di lusso, avendo a disposizione inoltre: spiaggia privata, campetto da calcio, palestra, wi-fi e pocket money con lo scopo di affrontare le spese di tutti i giorni.

 

Poi il Governo non trova i soldi per sistemare gli esodati, lasciati senza lavoro e senza pensione.
L’accoglienza dei clandestini costa alla collettività italiana più di 4 miliardi di euro l’anno, ma queste sono solo le cifre ufficiali, mentre quelle reali non sono date conoscerle, ma si presume che siano molto più alte di quanto si pensi.

 

Il Governo provvede alle spese della Marina Militare e della Guardia di Finanza per le operazioni in mare, di cui non è dato conoscere il costo. Sappiamo però che questo stesso governo non trova le risorse per pagare la manutenzione e la benzina per le auto delle forze dell’ordine.

 

Si distaccano migliaia di poliziotti per le operazioni d’identificazione, con costi certamente non irrisori, mentre le Mafie spadroneggiano in tutto il territorio italiano.

 

Non si conoscono nemmeno i costi aggiuntivi affrontati dal sistema sanitario nazionale per la gestione delle emergenze migranti: in compenso i pronto soccorso degli ospedali sono al collasso come il resto di tutte le infrastrutture italiane.
Non c’è più da meravigliarsi di nulla in un Paese dove i cittadini (sudditi) sono tenuti a raccogliere gli escrementi dei loro cani, mentre gli stranieri ospiti possono fare i loro bisogni sui marciapiedi e in qualsiasi altro luogo gli aggrada.

 

Tutto questo accade per il famigerato denaro e affinché pseudo non profit, ONG, Coop, possano avvantaggiarsi in un business che fa arricchire più della droga! Questo dicevano i trafficanti Carminati e Buzzi!

 

Forse il mondo di mezzo esiste veramente e concludo con un post pubblicato l’atra settimana, quando un’immagine dice più di cento parole.

 

Alessandro Roma
PHI Foundation

I Giovani in Afghanistan

In Afghanistan, viene praticata un attività di pedofilia,  istituzionalizzata in tutta la regione, denominata Bacha Bazi.

I Bacha Bazi letteralmente significa: giocare, stare assieme, avere interesse, oppure giovani danzanti, intrattenitori.

I giovani adolescenti in Afghanistan e quelli in età prepuberale, vengono venduti a uomini ricchi, sono costretti ad indossare abiti femminili, a ballare e cantare nelle feste per intrattenerli.

Vengono rapiti, trovati per strada, negli orfanotrofi o venduti dalle loro stesse famiglie che vivono in uno stato di indigenza estrema, e sono impossibilitati a poter dare il meglio ai loro figli, accettando soluzioni estreme come trattare i figli come merce, consegnandoli ai loro “padroni” che spesso finiscono per abusare di loro sessualmente.

I Giovani in Afghanistan,  diventano così  un vero e proprio business, alcuni dei giovani di sesso maschile testimoniano d’esser stati costretti ad aver continuativi e frequenti rapporti sessuali con i loro padroni e, nel caso  si rifiutavano, venivano violentati con la forza.

Tutt’oggi le autorità governative stanno tentando di impartire un tentativo di repressione della pratica, ma rimangono ancora molte incertezze che vi sia un rimedio,  in quanto, una buona parte degli uomini coinvolti, sono potenti ex-comandanti militari.

Secondo Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef in Italia, nel 2015 scriveva: “I ‘proprietari’, chiamiamoli così, dei Bacha Bazi approfittano della condizione di povertà in cui vivono questi bambini e le loro famiglie, sapendo che i genitori non posso rifiutarsi o denunciarli, perché sono troppo potenti e influenti e nessuno avrebbe il coraggio di opporsi”.

2 Tra culture sbagliate  e storia:

I “Bacha Bazi” , oggi, si sono diffusi nelle zone più settentrionali dell’Afghanistan, mentre nelle grandi città si è divulgata già a partire dalla fine della prima guerra mondiale.

Lo storico della danza, Anthony Shay descrive la pratica come “severamente disapprovata dalle potenze coloniali, prima inglesi e francesi e poi russe, e da quelle èlite che avevano assorbito i valori occidentali“.

I rapporti con effeminati, emerge nella  storia tra i governanti e i poeti del medioevo arabo.

L’Impero ottomano  fino al XIX secolo aveva i Köçek, ragazzi vestiti da donna che intrattenevano gli uomini con danze e canti d’amore  accompagnati dal suono di cembali e tamburi.

La cultura in Afghanistan è basata sull’idea che entrare  in contatto con le donne può risultare impuro, invece  l’amore verso i ragazzi  è considerato puro e non come una violazione della Sharia: “l’amore per i ragazzi è presente in fonti giuridiche vincolanti, quindi senza alcuna possibilità d’incorrere in una qualche punizione”.

Questi Giovani Afgani sono un istituto riconosciuto in tutto il territorio dell’Asia Centrale, mentre nel Khanato di Kokand , per fortuna  questi balli pubblici, già da alcuni anni, sono stati proibiti.

Uno studio del 2011 si è svolto in Pakistan  ed ha coinvolto quattro ragazzi, e sono emerse somiglianze e differenze  tra l’attuale pratica pakistana e quella rivisitata in Uzbekistan nel 1970 da Ingeborg Baldauf.

Attualmente i Giovani in Afghanistan hanno un’età che va dagli 8 ai 14 anni; dunque siamo di fronte a reati come: la pederastia e la pedofilia, che bisognerebbe punire, in quanto istituzione sbagliata.

Prevalentemente le canzoni trattano di un amore non corrisposto oppure  avventure erotiche e vi possono anche essere delle gare di canto e ballo tra i Batchis.

Le donne sono considerate esclusivamente come mogli e madri, mentre i Giovani in Afghanistan, purtroppo, sono  usati solo per il piacere: dopo l’adolescenza, questi, molto spesso si sposano con una donna più grande di loro.

Ciò appena decritto, vuole essere  un invito a riflettere su come, alcune culture sbagliate, presenti in altri paesi differenti dal nostro, siano completamente lontane dal nostro “modus vivendi” e a mio parere, si dovrebbe fare molto di più per evitare che i Giovani in Afghanistan, non perdano la dignità  e che ritrovino i veri valori attraverso  lo studio ed altri progetti umanitari, in grado di fornire un supporto socio-economico e formare i giovani  permettendo loro una grande riscossa contro questa cultura che va avanti nella storia e non  rispecchia  la miglior vita dei Giovani in Afghanistan.

 

N&D Nadine Fashion Stylist

PHI Foundation

ARTICOLI DELLA SETTIMANA 18 GIUGNO

A PENSAR MALE SI FA PECCATO

Riflettendo a voce alta sul “pensar male si fa peccato” e al fine di comprendere meglio quello che accade intorno a noi, mi pongo una domanda, alla luce dei fatti tutto quello che ci raccontano, è la verità?

 

Dicono che i migranti affrontano un lungo cammino di migliaia di chilometri impervi e pieni di pericoli rischiando ogni istante la propria vita, per mancanza di cure mediche adeguate, acqua e cibo, banditi durante il percorso.

 

Questo immane Esodo, Olocausto Planetario, ogni santo giorno, è affrontato da anziani, donne in stato interessante, bambini di qualsiasi età (anche molto piccoli e abbandonati a se stessi), un flusso migratorio che ogni giorno si incrementa.

 

Dopo tutti i sacrifici del temerario viaggio, per i fortunati sopravvissuti si presenta un’altra grande prova, mettere la propria vita nelle mani dei trafficanti oltretutto donandogli tutto quello che hanno risparmiato con tanti sacrifici (dicono intorno ai 3.000/5.000 euro a persona) per essere imbarcati (dopo violenze e maltrattamenti) in un natante che potrebbe portare alla morte.

 

Dobbiamo presumiamo che ogni singolo individuo abbia una grande volontà e il coraggio di affrontare sofferenza e morte, abbia il denaro per far fronte al viaggio e pagare i trafficanti, tenendo in considerazione un reddito procapite intorno ai 100 euro mensili con i quali devono vivere quotidianamente e risparmiare per l’Esodo.

 

Ammesso che dopo anni e anni di sacrifici e privazioni, i migranti siano riusciti a risparmiare il denaro per affrontare l’Esodo, siano sopravvissuti al viaggio e ai trafficanti (vivendo nella speranza che siano salvati dalla marina che pattuglia i mari o da una non profit come le ONG).

 

Giungano a destinazione nella terra promessa, dove dopo l’identificazione sono ammassati nei villaggi oggi denominati HotSpot e comunque arrivano con telefoni cellulari e numeri telefonici cui rivolgersi, conoscendo i propri diritti e i doveri che hanno le nazioni europee ospitanti.

 

Mi domando, giacché i migranti hanno i denari perché non acquistano semplicemente un biglietto aereo e prenotano un albergo arrivando nella terra promessa come turisti e poi chiedere asilo anche presso una non profit?

 

Perché tutta questa sofferenza, caos e morte, quando le ONG potrebbero impegnarsi nel sostenere e gestire il flusso migratorio facendo acquistare (con i soldi dei migranti) il biglietto aereo e la prenotazione alberghiera con eventuale visto per la destinazione prescelta?

 

Io non capisco, i migranti fanno tanti sacrifici per risparmiare denaro al fine di affrontare con coraggio e determinazione un viaggio verso la morte, parlano inglese, hanno i cellulari con numeri cui rivolgersi, conoscono i loro diritti internazionali, abbiano l’ardimento di affidare la propria vita nelle mani dei trafficanti sperando che una ONG sia ad aspettarli nella terra promessa.

 

Come disse un giorno Giulio Andreotti “A pensar male si fa peccato, però ci si azzecca”.

 

PHI Foundation Social Innovation Community

È il nuovo modo di concepire l’engagement sociale al servizio della collettività

 

La Social Innovation (Innovazione Sociale) è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali della comunità mediante la responsabilizzazione degli individui e la volontà di cambiare le relazioni sociali.

 

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Alessandro Roma

PHI Foundation

ARTICOLI DELLA SETTIMANA 11 GIUGNO

PHI Foundation: Il valore sociale e i comuni benefici della Social Innovation

Secondo i più recenti approcci alle espressioni concettuali della Social Innovation, più che essere legata semplicemente alla cultura filantropica e del mecenatismo, la Social Innovation fonda il suo significato nel fenomeno della responsabilità sociale diffusa, che spinge i soggetti sociali e collettivi a compiere investimenti di risorse per il raggiungimento di comuni benefici sociali.

Per Social Innovation quindi, si può intendere “l’insieme delle teorie e delle tecniche necessarie a garantire la sostenibilità delle cause e delle comunità che la perseguono e di promuoverne lo sviluppo costante nel tempo”.

La Social Innovation ha l’obiettivo di far crescere, coltivare, sorgere e sviluppare nuove prospettive ed opportunità in grado di sostenere una società che non sia orientata esclusivamente al profitto a tutti i costi, bensì al “valore produttivo di utilità sociale.

La Social Innovation Community trova le sue origini nell’azione delle organizzazioni non profit, quelle “ONP” che hanno l’obbligo di non destinare i propri utili ai soci, ma di reinvestirli per lo sviluppo delle proprie finalità sociali.

Le buone cause sono si condizioni necessarie ma certamente non sufficienti, l’impegno attivo e costante della comunità nel perseguire l’idea, costituisce la differenza e costruisce il cambiamento, Social Innovation Community è capacità di coinvolgere gli individui in un progetto in cui tutti possono partecipare.

Sei una organizzazione non profit e desideri supporto o vuoi avviare una campagna di raccolta fondi,
chiedi a
PHI FOUNDATION  (Social Innovation Community).
Sebastiano De Falco
PHI Foundation 

UNA FAMIGLIA SPECIALE

Oggi vi voglio parlare di Amlib .

Questa comunità mi ha colpito in modo particolare per il suo impegno nell’ accogliere bambini in difficoltà, che non hanno più nessuno e hanno bisogno di una famiglia.

La cosa che mi ha stupito di più, però è stata che l’accoglienza non si è limitata solo ai bambini, ma ha coinvolto anche genitori allo sbando, in cerca di un riscatto e di una famiglia, adolescenti soli e ragazzi emigrati senza più nessuno, che all’interno della comunità trovano un punto di riferimento.  Adulti, persone che hanno voglia di occuparsi di loro, che hanno il desiderio di ascoltarli, di abbracciarli, di accudirli.

Questi valori sono trasmessi con l’esempio.

L’adulto insegna e impara così come il bambino. Gli adolescenti accudiscono i più piccoli, ma hanno sempre il supporto dell’adulto.

Sono accolte anche intere famiglie che si trovano in gravi difficoltà socio-economiche ed è bellissimo vedere come tutti si aiutano, partecipano alla vita degli altri sostenendoli e incoraggiandoli ad aprirsi al futuro.

La comunità è nata a Firenze da Don Matteo Galloni, suo fondatore e da Francesca Termanini che fin dal 1988 hanno provveduto a colmare la solitudine dei piccoli ma anche dei grandi, accogliendoli in una meravigliosa famiglia.

La Comunità, in Italia, ha una proprietà vicino a Firenze, in cui si trovano una Casa Madre e delle casette per l’accoglienza. Ogni bambino ospitato ha una cameretta che condivide con un altro e che insieme personalizzano secondo il loro gusto. Molto diverso e distinto dal classico orfanotrofio. Ognuno può esprimere la propria identità e personalità, viene accettato e supportato. I bambini non aspettano di essere adottati, vivono già in famiglia, con persone sulle quali possono contare e fare affidamento per costruire il loro futuro.

Oltre che in Italia la Comunità opera in Africa, in Congo, dove accoglie i bambini rimasti senza famiglia, gli ex-bambini soldato con case famiglie e progetti educativi per portarli non solo fino alla maggiore età, ma fino all’autonomia, fino a quando non si formano una propria famiglia, rimanendo loro sempre quella di “origine”, un punto di riferimento e di valori.

La solidarietà, l’aiuto reciproco, l’occuparsi gli uni degli altri sono valori che nella nostra società vanno sempre più affievolendosi.

Vedere, percepire il potere dell’accoglienza emanare da questa comunità è qualcosa che colpisce, che ti fa pensare.

L’individualismo, l’apparire, il primeggiare perdono di significato davanti all’amore e alla libertà che ti da una famiglia, qualsiasi essa sia.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

ARTICOLI DELLA SETTIMANA 4 GIUGNO

PERUGIA: CENTRO SOCIO RIABILATIVO ED EDUCATIVO IL PAVONE

Il Centro Residenziale e Diurno Il Pavone è una realtà territoriale, e non solo, che accoglie persone con difficoltà fisiche e/o psichiche, persone che spesso vivono anche l’emarginazione.  

Il centro anche se è una struttura convenzionata e accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale, non è da considerarsi come un istituto od altre strutture simili, bensì come un centro rieducativo mirato al recupero della persona e non solo della patologia 

La residenza “Il Pavone” è parte integrante della Comunità di Capodarco dell’Umbria, comunità esistente ormai da qualche decennio, mettendosi sempre a disposizione degli emarginati e delle persone che non possono difendersi.

Chi scrive questo articolo è una persona che viene fuori da una situazione sociale di emarginazione e che oggi è ospite con sua moglie presso la suddetta struttura constatandone i benefici che essa può erogare.

Benefici che spesso la medesima coppia non riesce a percepire subito, ma che vengono percepiti dalle persone che li circondano amorevolmente creando intorno a loro un clima più che familiare, un clima che la famiglia di origine spesso non riesce a dare o non vuole dare dal momento che sei nato con una malformazione o altro.

Questa realtà di Perugia è suddivisa in 2 realtà, il diurno ed il Residenziale. Il diurno offre servizi Riabilitativi ed educativi dal lunedì al venerdì con laboratori che variano giornalmente, senza essere ripetitivi, laboratori in cui si svolgono varie attività, dalla pittura al ricamo, dall’andare a fare una passeggiata al percorso verde, all’ippoterapia, dalle riunioni di gruppo sulle emozioni al vedersi un film insieme, lettura di un libro a voce alta, informatica ecc.

Il residenziale che ospita venti persone non è altro che una porzione dello stesso stabile, molto confortevole, dove si svolge la vita comune al di fuori del centro diurno, porzione dello stabile adibito ad alloggi, con camere con bagno, sale ricreative dove ci si incontra per discutere di qualsiasi cosa o solo per guardare la tv. Da notare che tra le due realtà non vi è distinzione dal momento che gli stessi utenti ad eccezione di qualcuno, usufruiscono sia dell’una che dell’altra realtà.

Vivendo in prima persona in questa realtà, dopo un trimestre, non ne posso che dedurre che realtà simili a questa di Perugia ne dovrebbero esistere molte di più, in quanto ho potuto osservare la gentilezza e la professionalità sia degli educatori che degli operatori sanitari, che mettono al primo posto il fabbisogno del soggetto che chiede ospitalità a prescindere dal suo handicap, sia esso fisico, psichico o altro.

In conclusione vorrei dire che lo spirito con cui è nata la Comunità di Capodarco, è ancora vivo dal punto di vista dell’accoglienza, dell’attenzione alla persona, del prendersi cura delle persone con difficoltà. Mi auguro di poter continuare a condividere questa esperienza.

 

D’Ambrosio Giorgio

PHI Foundations