Biblioteca a Scampia: finalmente é nata

Biblioteca a Scampia: finalmente é nata

Nascita della Biblioteca a Scampia

 

Biblioteca a Scampia: finalmente é nata

1 Nasce la prima biblioteca a Scampia :

Cari lettori, vi sono duemila e cinquecento volontari, tra cui migranti e detenuti che sono al lavoro per rendere  dignità a un luogo importante come Scampia: un progetto nato con il contributo della Siae e Anart.

Si tratta di un ex istituto scolastico utilizzato per anni dalla camorra come deposito di armi e ricovero abusivo per tossicodipendenti torna a vivere e diventa una Biblioteca a Scampia.

Ci troviamo dunque a  Scampia, nel cuore di Napoli, presso il centro Officina delle Culture “Gelsomina Verde”, un luogo completamente riqualificato grazie all’opera di duemila e cinquecento volontari che lo hanno trasformato in un punto d’incontro e un centro di promozione culturale del quartiere.

2 La nascita e lo sviluppo del  progetto:

Si tratta di un progetto collettivo a cui hanno partecipato diverse figure tra cui  insegnanti, famiglie, ragazzi, detenuti in affido all’associazione (R)esistenza  che l’hanno materialmente costruita insieme agli artigiani dei laboratori; giovani rifugiati ospiti della struttura e le volontarie che ogni giorno si occupano nel centro stesso di 45 bambini, residenti nei palazzi delle Vele e nel quartiere di Scampia per l’attività di doposcuola.

Vi è la nascita delle prime collezioni della biblioteca che è rivolta alla prima infanzia e ragazzi con libri consigliati da LiBeR, la biblioteca a difesa della legge sui temi particolari come ad esempio l’antimafia e dell’impegno civile  e alla cultura del Mezzogiorno. A questi si aggiungeranno anche i cento volumi donati dalla Siae: «Oltre al nostro contributo economico – spiega il presidente dell’ente, Filippo Sugar -siamo lieti di donare alcuni libri provenienti dalla preziosa Biblioteca Teatrale SIAE del Burcardo a Roma, con l’augurio che si festeggi anche l’avvio di un percorso virtuoso in tutte le sfere della creatività umana».

La nascita del progetto è stata ideata da Anart – Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi e finanziato da SIAESocietà Italiana degli Autori ed Editori, con il sostegno di AIBAssociazione Italiana Biblioteche, dell’Associazione Amici di Città della Scienza, di AIE – Associazione Italiana Editori e patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli.

Infine per creare rete, sono stati acquistati molti libri presso la prima libreria di Scampia, “La Scugnizzeria” di Rosario Esposito La Rossa, inaugurata lo scorso settembre.

La nascita della biblioteca a Scampia verrà inserita nel circuito delle biblioteche pubbliche, con la speranza che sia la prima di una lunga serie di iniziative volte a riqualificare ambienti degradati e sottratti alle Mafie.

 

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Il Volontariato Internazionale

Il Volontariato Internazionale

VOLONTARIATO INTERNAZIONALE: ECCO PERCHÈ FARLO

Il Volontariato Internazionale

COS’È IL VOLONTARIATO INTERNAZIONALE ?

Il volontariato internazionale è un’attività di aiuto gratuito verso persone che hanno bisogno di assistenza in situazioni d’indigenza dovuto alle calamità, alla povertà, a malattie, da parte di individui che offrono il loro sostegno spontaneamente e gratuitamente in tutto il mondo, verso chi è in condizioni di difficoltà.

Il volontario è colui che seguendo la propria volontà si presta a collaborare in circostanze estreme di criticità indipendente da obblighi, costrizione esterne e lucro.

Il volontariato internazionale rientra in una macro area di aiuti volontari, che toccano tutti i continenti: dall’Europa, all’America, all’Africa , all’Asia, contrapponendosi al microvolontariato, che non richiede nè un impegno continuo nè un periodo di formazione.

Il volontariato internazionale è un’esperienza da svolgere nell’ambito di associazioni di volontariato, missioni umanitarie e campi di lavoro, che può fare chiunque abbia una forte motivazione, uno spirito d’iniziativa, una buona capacità di lavorare in gruppo, uno spirito d’adattamento per chi presta servizio in Paesi fortemente disagiati e soprattutto, essere consapevoli di quello che si va a fare.

È un’ esperienza densa di emozioni e significati che rappresenta un’ampliamento delle conoscenze e l’acquisizione di una nuova coscienza del mondo che ci circonda.

Fare il volontario significa aprirsi a nuovi punti di vista, a nuove informazioni personali e professionali, ampliare le proprie capacità, amicizie ed esperienze in ambito internazionale e solidale.

L’attività di volontariato è in costante crescita, circa il 20% della popolazione italiana offre il proprio aiuto in Italia, mentre il 10%  si presta in progetti di cooperazione internazionale.

DUE ASSOCIAZIONI PER IL VOLONTARIATO INTERNAZIONALE

L’AFSAI (acronimo di Associazione per la Formazione, gli Scambi e le Attività Interculturali) propone attività internazionali per giovani e studenti.

L’AFSAI è nato a Roma nel 1958, unica associazione, in quel periodo, ad occuparsi di volontariato giovanile nazionale, europeo ed internazionale.

L’associazione offre la possibilità agli studenti delle scuole superiori di fare un’esperienza di volontariato internazionale in Europa (Germania, Francia, Spagna, Irlanda), in Cina e Stati Uniti, svolgendo attività socio-educative negli asili, assistenza negli orfanotrofi ed attuando progetti di protezione ambientale.

Chi fosse interessato a partecipare può consultare il sito internet www.afsai.it.

E poi c’è anche l’associazione Joint, sorta a Milano nel 2003, che è pronta ad offrire opportunità di mobilità internazionale per i giovani tra i 18 ed i 30 anni.

Bisogna iscriversi all’associazione e candidarsi ai vari progetti disponibili.

C’è la possibilità di svolgere attività di animazione ed insegnamento ai bambini in Ghana, attivare progetti di microfinanza collaborando con i commercianti e piccole cooperative in Ghana al fine di ridurre la povertà, svolgere attività educative in Palestina e di sviluppo a Solan, in India.

Per chi ama viaggiare ed unendo a questa passione quella di fare un’esperienza da volontario può consultare  la pagina web www.volontariatointernazioanle.org.

Il volontariato internazionale è un’importante esperienza di vita che dà la possibilità di conoscere nuovi aspetti, nuove culture ed offre un’apertura verso il mondo in un’ottica di ampliamento.

 

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LA SCLEROSI MULTIPLA

LA SCLEROSI MULTIPLA

CHE COS’ È LA SCLEROSI MULTIPLA ?

La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa demielinizzante, che comporta la perdita della mielina (o guaina mielinica, la quale ha una struttura biancastra multilamellare con funzione isolante che avvolge gli assoni di tutti i neuroni degli esseri vertebrati) in molte aree del sistema nervoso centrale.

Durante il processo di demielizzazione c’è una fase iniziale infiammatoria a cui segue una fase cronica con cicatrici e placche all’interno del sistema nervoso centrale.

La Sclerosi Multipla è causata da fattori ambientali, genetici ma non è ereditaria; in seguito a degli studi epidemiologici condotti in molte zone del mondo è emerso che questa malattia è più diffusa nell’emisfero settentrionale e meridionale  mentre in zone più vicine all’equatore le popolazioni vengono colpite con una percentuale molto bassa.

Una maggior incidenza della malattia si ha nel Canada, nell’America del Nord, in Australia ed in Nuova Zelanda mentre più ci si avvicina all’equatore e più la possibilità di diffusione della malattia è nulla.

Infatti in zone molto assolate il corpo umano produce molta vitamina D (un ormone utile per le ossa, il sangue, il cervello e pelle) e la possibilità di contrarre la malattia è ridotta, registrando un tasso di malattie riscontrate molto basso.

In tutto il mondo si registrano circa 3.000.000 di persone ammalate di Sclerosi Multipla, di cui 600.000 in Europa e 180.000 soltanto in Italia.

STORIA DELLA SCLEROSI MULTIPLA

Il primo caso di Sclerosi Multipla si è registrato in Olanda sul finire del 1300, dopo 4 secoli si sono registrati altri due casi di SM.

Sul finire dell’Ottocento il neurologo francese Jean-Martin Chargot fu il primo a riconoscere la SM, individuando la triade di Chargot, ossia i tre segni della malattia: il nistagmo, il tremore intenzionale e la parola scandita.

Allievo e seguace di Chargot fu Pierre Marie che fece importanti ricerche in ambito neurologico ed endocrinologico.

Gli studi e le ricerche in questo campo proseguirono per tutto il Novecento con lo scienziato biomedico americano Elvin Kabat ed il fisico svizzero Felix Bloch, Nobel per la fisica per il contributo alla nascita della risonanza magnetica nucleare.

Nel 1957 due virologi Alick Isaacs e Jean Lindenmann scoprirono l’interferone, una proteina capace d’interferire con la replicazione di agenti patogeni e di regolarizzare il sistema immunitario.

 TERAPIE

L’interferone beta b1, primo farmaco approvato negli Stati Uniti d’America nel 1993, fu un’ importante scoperta nella cura della Sclerosi Multipla e delle recidive, nel 1996 fu approvato e somministrato gratuitamente ai malati in Italia, poi nel 2000 fu approvato e diffuso anche l’interferone b1a col compito di rallentare la progressione della malattia.

In presenza di ricadute e remissioni si segue una terapia farmacologica steroidea somministrata per via orale o in fleboclisi, a cui seguono progetti riabilitativi a seconda dei sintomi e dei problemi manifestati durante il decorso della malattia.

L’AISM

L’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), nasce a Roma nel 1968 per rappresentare i diritti e le speranze delle persone malate di SM. Nei suoi 50 anni l’AISM ha migliorato la vita dei malati grazie al lavoro degli oltre 13.000 volontari, sostenuto la ricerca investendo 20 milioni di euro, tutelato i diritti sociali e civili dei malati, sensibilizzato le persone, diffuso informazioni, dialogato con enti ed istituzioni in favore dei malati affetti da Sclerosi Multipla e si è diffusa capillarmente lungo tutto il territorio nazionale con 100 sezioni presenti in quasi tutte le province italiane.

Chiunque volesse contribuire al sostegno dell’associazione può divenire volontario e/o socio, oppure può contribuire alla ricerca comprando una gardensia durante le giornate del 8, 9 e 10 Marzo, in occasione dell’annuale evento promosso dall’associazione, in tutte le piazze d’Italia.

Per info: https://sostienici.aism.it/gardensia/

 

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Opera San Francesco: la Mensa per i Poveri

Opera San Francesco: la Mensa per i Poveri

OSF: una nuova mensa per i poveri

 

Opera San Francesco: la Mensa per i Poveri

L’Opera San Francesco (Osf) a Milano è un’istituzione, un punto di riferimento per tutte le persone bisognose e in difficoltà. Fondata nel 1959 dai Frati Cappuccini di Viale Piave, offre assistenza e accoglienza gratuita a chi necessita di vitto, vestiti, igiene personale e cure mediche.

Grazie alla generosità di molti benefattori e all’aiuto dei tanti volontari che mettono a disposizione il loro tempo, nella sua storica mensa per i poveri di Corso Concordia, l’ Osf  attualmente distribuisce più di 2500 pasti caldi al giorno.

In fila per un posto in mensa non solo gli immigrati ma anche molti italiani,  appartenenti a fasce sociali che fino a qualche tempo fa sembravano solide, persone cadute nella cosiddetta povertà assoluta determinata da crisi, disoccupazione e inoccupazione.

Per rispondere a questa crescente povertà, Opera San Francesco apre una seconda mensa in Piazzale Velasquez che verrà inaugurata mercoledì 11 ottobre alle ore 11:00, presso il Centro Francescano Culturale Artistico Rosetum di via Pisanello 1, a Milano.

Si tratta di una Mensa per i poveri di piccole dimensioni che vuole essere vicino alle famiglie e alle fasce deboli della popolazione che abitano in zona. La Mensa sarà attiva e funzionante, dopo l’inaugurazione, dalla domenica al venerdì – dalle ore 11.30 alle ore 13 e potrà offrire almeno 250 pasti caldi al giorno, inizialmente solo a pranzo. La sua struttura, come quella di Corso Concordia, prevede un’area accoglienza, dove verranno rilasciate le tessere, e una sala mensa alla quale si accederà attraversando dei tornelli.

Il progetto di questa seconda mensa per i poveri dell’ Osf ha preso forma ed è diventato concreto grazie alle donazioni di privati e aziende che hanno capito il valore dell’operazione.

La mensa per i poveri dell’Opera San Francesco infatti non è soltanto un luogo di accoglienza dove soddisfare un bisogno primario ma anche un momento di socializzazione e di calore. Un incontro, una condivisione, un sorriso possono dare un po’ di sollievo allo spirito di chi vive tutto il giorno da povero ed emarginato.

Chi fosse interessato a dedicare un po’ del proprio tempo al prossimo, diventando volontario nell’ Osf , può recarsi presso la struttura e presentare la propria candidatura. Il volontario può essere di qualsiasi età, professione, ceto sociale e credo religioso.

Per ulteriori informazioni visitate il sito www.operasanfrancesco.it

 

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CUORE DI MAGLIA: MANI DI MAMMA PER BIMBI PICCINI

Cuore di Maglia: Mani di Mamma

CUORE DI MAGLIA: MANI DI MAMMA PER BIMBI PICCINI

 

Cuore di maglia è un’organizzazione poco conosciuta, forse perché non costruisce scuole o ospedali, non aiuta i bambini di continenti poveri e lontani, ma si adopera per dare conforto a delle piccole, piccolissime vite.

Cuore di maglia nasce nel 2008 da un gruppo di amiche appassionate di lavoro a maglia che decidono di creare minuscole scarpine, capellini e coperte per i bambini nati troppo presto ed attualmente è presente in 55 Ospedali Italiani e in 6 Centri di Aiuto alla Vita.

IL NEONATO PREMATURO E L’IPOTERMIA

I neonati sono estremamente sensibili alle variazioni termiche e per il prematuro la questione si fa decisamente più seria. Il feto abituato ai 37 gradi della pancia della mamma, si trova di colpo e troppo presto catapultato in un ambiente esterno e freddo, entra a questo punto in gioco il meccanismo della termoregolazione che nel bambino prematuro non è ancora funzionante.

L’ipotermia aumenta in maniera significativa il consumo di ossigeno e l’attività metabolica. Ciò è causa di ipossiemia, acidosi, apnea, distress respiratorio, tutti fattori che possono mettere seriamente a rischio la vita stessa del neonato.

Per sopperire alla mancanza della termoregolazione il neonato prematuro viene posto nella culla termica e più avanti nel lettino riscaldato, che ne mantengono la temperatura stabile.

LA MARSUPIO TERAPIA

La marsupioterapia (KMC) nasce in Colombia da due medici, Rey e Martinez, che avendo carenza di incubatrici pensarono, una volta stabilizzato il bambino, di utilizzare la madre come culla termica.

La marsupio terapia è una branchia della puericultura ed è stata oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche, soprattutto negli Stati Uniti dove è largamente utilizzata.

Nella pratica il bambino viene posto nudo sulla pelle nuda del seno della madre, tenendone comunque sotto controllo i parametri vitali, per dei tempi ben stabiliti che non stressino il prematuro.

In quel momento il bambino che è passato dal caldo accogliente del grembo materno a una culla termica piena di fili, tubi e fastidiosi suoni, finalmente ritorna al suo universo: l’odore della mamma, il suo caldo naturale, il rumore del cuore, creano un rapporto con la madre troppo rapidamente interrotto. I vantaggi nello sviluppo del prematuro sono davvero tanti.

L’AIUTO DI CUORE DI MAGLIA

Mentre il bambino e la sua mamma sono insieme bisogna stare attenti che il bambino stia al caldo, questo calore è garantito dall’abbraccio della mamma e da tanti piccoli, minuscoli accessori fatti a mano. I cappellini, grossi come una mela, le scarpine, grandi ½ pavesino, le copertine o i sacchi nanna dei piccolini sono tutti realizzati solo con filati pregiati, lana purissima, cashmere e merinos.

Inoltre il vedere il bambino prematuro, così piccolo, con cavi e tubicini attaccati, ma “vestito” (per questo vengono messi anche i body), porta al piccolo e alla famiglia una parvenza di normalità molto importante a livello psicologico e dello sviluppo.

CONTRIBUIRE A CUORE DI MAGLIA

Cuore di Maglia organizza nelle maggiori città Italiane incontri per coinvolgere chi vuole partecipare. Basta consultare sul sito i luoghi e gli incontri nella pagina “trova il knit caffè più vicino a te”.

Sul sito si possono trovare anche dei modelli di creazioni in maglia da poter scaricare con una piccola offerta.

 

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Verità a Nudo: Colori della Verità a Nudo

Verità a Nudo: Colori della Verità a Nudo

 

VERITÀ A NUDO

I COLORI DI UNA VERITÀ’ A NUDO

 

VERITÀ A NUDO: I COLORI DI UNA VERITÀ’ A NUDO

 

Verità a Nudo: Amici miei,

 

Intenzionalmente è stata scelta un’immagine non usuale per l’argomento, proponendo in ogni caso una rappresentazione notevole non a colori di alto livello artistico.

 

Tutto questo al fine di distrarre per un attimo la vostra attenzione da tutte le provocazioni suggerite nei social network indirizzando il vostro sguardo alla laboriosa PHI Foundation www.phifoundation.com

 

Un immenso desiderio è portare alla vostra attenzione le attività svolte da PHI Foundation insieme al suo working team https://phifoundation.com/phi/chi-siamo/, operosità orientata a sostenere tutte le organizzazioni non profit nel loro digital development,  aumento visibilità, incremento raccolta fondi,  https://phifoundation.com/onp-ong/

 

Offrendo a tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo del terzo settore e il bene comune, l’opportunità di partecipazione attiva come Ambassador https://phifoundation.com/phi-ambassador/, diventare Member https://phifoundation.com/member/, divenire Partner https://phifoundation.com/phi-strategic-partners/,

 

Invitiamo tutti voi a gratificare questo meraviglioso team che presta opera con tutta l’anima donando il meglio di se stessi, decretando il successo di quest’ardua impresa, perciò facciamo un piccolo grande gesto mettendo “MI PIACE” alla pagina o diventando un follower:

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Potrebbe scaturire interesse e coinvolgimento visitando questa sezione del sito web di PHI Foundation https://phifoundation.com/campaigns/phi-foundation/

 

Mentre, per chi volesse partecipare più attivamente, può entrare nel gruppo di PHI Foundation:

 

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In Piazza: Basta Violenza Sulle Donne

In Piazza: Basta Violenza Sulle Donne

26 novembre:

“Non una di meno”

In piazza per dire basta alla violenza sulle donne

 

In Piazza

È attesa a Roma una grande manifestazione per il 26 novembre dietro lo slogan comune “Non una di meno!” per condannare la violenza sulle donne e affermare tutti insieme i diritti e l’autodeterminazione delle donne. Il corteo partirà da Piazza della Repubblica alle 14,00, attraverserà le vie del centro della capitale, toccando alcuni luoghi simbolici, e terminerà in Piazza San Giovanni.

L’iniziativa è organizzata da Io Decido, da UDI – Unione Donne Italiane e da D.i.Re  – Donne In Rete contro la violenza in occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne” ed è aperta a tutti coloro che riconoscono nella fine della violenza una priorità nel processo di trasformazione della società.

In Piazza

Parteciperà alla manifestazione anche Differenza Donna, associazione che ha gestito i primi Centri Antiviolenza nati a Roma e che dal 1989 lavora per far valere i diritti delle donne, qualunque sia la loro cultura, religione o paese d’origine.

La violenza sulle donne è ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica la violenza nei confronti delle donne come la prima causa di morte tra i 15 e i 44 anni: una donna su tre al mondo subisce vessazioni, soprusi, mutilazioni, stupri. Solo in Italia ogni anno viene uccisa una donna ogni due giorni e un terzo delle donne italiane, straniere e migranti, subisce violenza fisica, psicologica, sessuale, spesso fra le mura domestiche e davanti ai propri figli.

In Piazza

La violenza sulle donne non è un problema di mura domestiche né una emergenza da gestire saltuariamente ma è un fenomeno strutturale delle società che affonda le sue radici nella disparità di potere fra i sessi.

Violenza sulle donne non è solo un pugno, uno schiaffo, un insulto verbale, un femminicidio. Violenza sulle donne è anche il divario di salario dei lavoratori rispetto a quello delle lavoratrici, più alto per i primi a parità di condizioni. Violenza sono pure le dimissioni in bianco, la scarsa rappresentatività femminile nei luoghi decisionali,  il tasso di disoccupazione più elevato per le donne che per gli uomini, soprattutto in presenza di figli. Non ultimo, violenza è anche il fatto che in molte aree del mondo donne e bambine sono private della possibilità di ricevere un’istruzione, di accedere ad acqua potabile o a servizi igienico-sanitari adeguati.

La violenza sulle donne attraversa dunque ogni aspetto dell’esistenza: questo è il messaggio importante che hanno inviato a tutto il mondo le tantissime donne scese in piazza in Messico e in Argentina per protestare contro la morte di Lucìa Pérez, una ragazza di sedici anni violentata, torturata e uccisa il mese scorso a Mar de Plata, in Argentina. Questo grido d’oltre oceano che parte da lontano continuerà il 26 novembre tra le strade di Roma per dire basta alle discriminazioni sociali, culturali e sessuali in famiglia, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nell’università, negli ospedali, per strada, di notte, di giorno, sui media, sul web. In Italia e nel mondo.

 

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UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

Una Casa – Accoglienza per i Bambini in Uganda

 

UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

L’ Uganda è un Paese dell’Africa Orientale, con circa 35 milioni di abitanti, la cui economia si basa prevalentemente sull’agricoltura e, in misura minore, sull’allevamento.

Uno Stato tendenzialmente povero in cui molti minori, tra i 4 e i 17 anni, vivono in totale stato di abbandono ed emarginazione sociale, costretti a vivere in strada o per fuggire dagli abusi domestici o perché orfani.

Per questo motivo l’associazione Il Caprifoglio Onlus AICO ha avviato, in collaborazione con la Missione Francescana di Rushooka  ed i missionari laici Giorgio Scarpioni e Marta Novati, il progetto Miriam, incentrato sulla costruzione di una casa-accoglienza dove ospitare ed accudire i bambini abbandonati di Kabale, una città dell’ Uganda.

AICO, fondata nel 2007, è un’ associazione indipendente e laica creata per aiutare minori, adolescenti e persone adulte che siano in condizioni di svantaggio.

Nel corso della sua attività ha già svolto con successo progetti di cooperazione, assistenza sanitaria e sostegno non solo in Italia, ma anche in diversi altri Stati, tra cui Camerun, Kenya e nella stessa Uganda.

Il progetto Miriam è stato avviato nel Giugno del 2016 e nello scorso Settembre i volontari di AICO hanno posato la prima pietra di quella struttura che presto potrebbe diventare una casa-accoglienza in grado di offrire non solo ospitalità, ma anche assistenza alimentare e sanitaria ai bambini abbandonati dell’ Uganda.

L’obiettivo di AICO , infatti, è quello di inaugurare il centro ed avviare l’accoglienza già nel primo semestre del 2017, ma il lavoro non è semplice.

Sostieni anche tu AICO ed il progetto Miriam con una donazione, riceverai costanti aggiornamenti sugli sviluppi della costruzione, l’apertura e la gestione della casa-accoglienza in Uganda e potrai salvare la vita di tanti bambini in difficoltà.

 

PHI Foundation è una Fondazione che si occupa di aiutare tutte le Associazioni operanti nel Terzo Settore, attraverso campagne di informazione e raccolta fondi.

Aiutaci ad aiutare con una piccola donazione, visita la nostra pagina qui.

 

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ISOLA CHE C’E......SEMPRE

Isola che c’è ………… Sempre

FUNDRAISING: ISOLA CHE C’E……SEMPRE

 

ISOLA CHE C’E……SEMPRE

 

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Isola che c’è

Fundaraising: L’Isola che c’è, una realtà che quotidianamente svolge attività a sostenimento, un’Associazione di volontariato nata nel 2001, su iniziativa dei genitori di ragazzi disabili preoccupati nel procurare ai propri figli un percorso nella vita che non contemplasse soltanto l’istruzione e gli aspetti medico-riabilitativi.

 

 

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Isola che c’è

Fundaraising l’sola che c’è: La Mission è di “realizzare luoghi e progetti in cui l’Integrazione vuol dire inclusione ma non assimilazione, in cui si può far parte di una comunità dove essere tutti uguali e tutti diversi”.

 

 

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Una realtà che quotidianamente svolge attività a sostenimento, un’Associazione di volontariato nata nel 2001, su iniziativa dei genitori di ragazzi disabili preoccupati nel procurare ai propri figli un percorso nella vita che non contemplasse soltanto l’istruzione e gli aspetti medico-riabilitativi.

Isola che c’è

La Mission è di “realizzare luoghi e progetti in cui l’Integrazione vuol dire inclusione ma non assimilazione, in cui si può far parte di una comunità dove essere tutti uguali e tutti diversi”.

Di seguito il link ad una breve ma interessantissima intervista dal vivo:

 

https://www.facebook.com/RadioRadioByNightRoma/videos/1212095062178464/

 

 

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Valore Sociale: il nuovo modello

Valore Sociale: il nuovo modello

La Social Innovation: un nuovo modo di concepire il Sociale

 

Valore Sociale: il nuovo modello

Valore Sociale: Si sente parlare sempre più spesso di Social Innovation, ma che cos’è? Oggi,  “l’innovazione sociale” è rappresentata da molteplici contenuti che possiamo sintetizzare in 3 principi base: interazione, innovazione e collaborazione.

Non esiste ancora un modello tangibile ed efficace delle vere e proprie linee guida”, la Social Innovation  ha bisogno di essere compresa non solo dagli operatori del settore ma anche dalle istituzioni e dalle imprese dato che si parla di modelli collaborativi.

La Regione Piemonte ha coordinato la realizzazione di  un documento sul tema dell’innovazione sociale. Il primo vocabolario italiano della Social Innovation, pubblicato in rete da Mixura, che ne spiega i concetti base.

L’innovazione sociale deve generare un cambiamento in grado di produrre un valore economico, e qui entra in campo la tecnologia quale efficace strumento per la Social Innovation che si sviluppa su varie piattaforme per le iniziative sociali: crowdfunding, sharing economy, shopping solidale. Nuovi modelli nati per facilitare la collaborazione sociale nel finanziare progetti o raccogliere fondi con l’aiuto della collettività.

Uno sguardo al futuro sull’innovazione sociale verso il cambiamento e la contaminazione con la collaborazione da parte delle aziende, per raggiungere risultati di natura sociale che nel soddisfare i bisogni genera il benessere della collettività.

L’innovazione sociale o Social Innovation, propone nuove modalità  di azione nel contesto sociale per il coinvolgimento della comunità attraverso modelli in continua evoluzione. Si aprono nuovi scenari offrendo la possibilità di collaborazioni tra soggetti appartenenti a mondi diversi (non profit, pubblico, privato, ecc..) che si uniscono per il raggiungimento di un interesse comune.

La creazione del valore sociale attraverso forme di collaborazione tra una rete di soggetti diversi con l’obiettivo di migliorare e soddisfare i bisogni sociali.

Per chi è interessato ad approfondire l’argomento può iscriversi gratuitamente all’evento che si terrà a Roma il 25 maggio Non profit Leadership Forum, organizzato dall’associazione europea di consulenti ad alto livello Eu Consult Italia.

Di seguito sono elencati i temi trattati nella terza edizione:

  • Scenari per l’innovazione sociale.
  • Inquadramento del settore: numeri e tipologie di attori coinvolti, la riforma del terzo settore
  • Gli attori del cambiamento, dal Non profit alle PA.
  • Le nuove modalità di collaborazione e partnership tra enti Profit e Non profit, Pubblica Amministrazione, istituti universitari (Service learning), investitori istituzionali, finanza a impatto sociale e sistema bancario
  • Esperienze di contaminazione.
  • La relazione con le imprese tradizionali e le possibili forme di collaborazione (il caso delle B­corp)
  • Uno sguardo al futuro.
  • Trend, andamento e prospettive future per il Terzo Settore

Ad oggi l’innovazione sociale nel mondo profit è solo marginale mentre sono le organizzazioni no profit ad esserne protagoniste; non per altro uno degli obiettivi dell’evento Non profit Leadership Forum è quello di stimolare la crescita delle professionalità nel Terzo Settore e della Responsabilità Sociale d’impresa in Italia.

Per maggiori informazioni.

 

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ReverseLab: Progetto Esodo

ReverseLab: Progetto Esodo

ReverseLab: Progetto Esodo

 

1. ReverseLab: L’Impresa del Design:

ReverseLab: Cari Lettori, oggi facciamo luce su come dal carcere all’impresa sia stato possibile che duemila detenuti in sei anni  siano stati coinvolti, in un  Progetto esodo in ReverseLab  sostenuto dalla Fondazione Cariverona: un laboratorio che produce orologi, arredi e contenitori: «Il reinserimento è interesse di tutti.»

Una di quelle attualmente in piena espansione è partita tre anni fa con un corso di artigianato tutto particolare: un gruppo di architetti e designer ha deciso di insegnare a una quindicina di detenuti come ricavare dal legno oggetti di arredo, partendo dai pallet di scarto, per esempio, e adesso quegli oggetti prodotti in carcere vengono non solo venduti in tutta Italia ma alcuni dei detenuti sono stati assunti – pur stando tuttora in carcere – dal gruppo stesso dei designer e artigiani che li ha formati.

ReverseLab

2. Il progetto esodo 

Il Progetto Esodo rappresenta una delle tante iniziative  promosso e sostenuto in particolar modo dalla Fondazione Cariverona in collaborazione con varie Caritas diocesane del Veneto, per occuparsi di una di quelle categorie di persone di cui tanto si parla nei convegni dedicati all’impegno sociale, che però poco interessano in realtà alla maggior parte della gente comune: e cioè appunto i galeotti. L’obiettivo del progetto esodo in ReverseLab, come sintetizza la responsabile che lo segue per la FondazioneMarta Cenzi, è riassumibile così: «Creare per queste persone un percorso con tre punti di arrivo che sono lavoro, abitazione, formazione». Non per buonismo ma per un senso di giustizia il cui beneficiario finale, come dicono i numeri, è la società nel suo insieme: «Chi esce di prigione e trova un lavoro, una casa, un contesto in cui ricominciare una vita ha ovviamente meno probabilità di commettere di nuovo un reato. Il che è innegabilmente una vittoria non solo per lui ma per tutti». E per verificarlo con le cifre tra le mani  è stata commissionata una ricerca da parte di Euricse, i cui risultati arriveranno l’anno prossimo.

ReverseLab

3. Duemila detenuti ed il progetto esodo in ReverseLab 

Dal 2011 a oggi – questo è il suo tempo di vita finora – il Progetto Esodo in ReverseLab si è allargato come un tappeto nelle case circondariali di Verona, Vicenza e Belluno, e poi in altre strutture esterne di esecuzione ossia a Mantova ed Ancona, toccando una popolazione carceraria di oltre duemila persone tra cui un centinaio di donne. Complessivamente sono state messe in piedi per loro in questi anni – il dato è aggiornato a qualche tempo fa – 2.107 iniziative tra «corsi di formazione, sostegno alla persone, accoglienza residenziale, orientamento al lavoro, contratti, esperienze di tirocinio, laboratori occupazionali». Il tutto con un impegno finanziario che solo nel primo triennio aveva superato di molto, da parte di Fondazione Cariverona, la quota di 6 milioni di euro, a copertura del 90 per cento del totale delle spese. A testimoniare il fatto che quando una cosa funziona crea imitazione è ancora Marta Cenzi: «Nonostante le percentuali esatte dei risultati non siano ancora disponibili possiamo già dire che su Trento e Belluno stanno crescendo in modo costante le imprese che collaborano con i vari progetti di inserimento lavorativo avviati negli anni».

Uno dei più innovativi, in questo caso su Verona, è come si diceva quello del gruppo ReverseLab: «Siamo una impresa sociale – dice Federica Collato che ne è stata tra i fondatori – di design sostenibile. Facciamo progettazione e produzione artigianale. Recuperiamo legno e lo reinventiamo: in oggetti, orologi, contenitori. Ora in vendita online e tramite i punti di Altro Mercato. Con i detenuti di Verona abbiamo iniziato nel 2014. Il primo anno sono stati 15 e hanno studiato per imparare. Via via ci siamo concentrati sull’approdo a un lavoro. Quest’anno abbiamo aperto una linea produttiva interna al carcere e assunto con un contratto regolare i primi due: scontano la loro pena, ma lavorano e guadagnano, quando usciranno avranno davanti un progetto da continuare».

Questo progetto esodo molto importante ha lo scopo di rinascita attraverso il lavoro e rappresenta così un simbolo  per gli oltre duemila detenuti che dal carcere all’impresa di riciclo del legno ricrea oggetti nelle più svariate forme di design  con la prerogativa di  cambiare  loro la  vita ringraziando così la  Fondazione Cariverona che ha permesso e sostenuto  il progetto  esodo in  ReverseLab fin dalla nascita per dare la possibilità di un futuro migliore ai detenuti in carcere  una volta scontata al pena.

 

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SOFTAIR PER AIUTARE I TERREMOTATI

SOFTAIR PER AIUTARE I TERREMOTATI

Softair per aiutare i terremotati

Softair (termine inglese per definire il tiro tattico sportivo) è una attività ludico-sportivo basata su tecniche, tattiche e usi militari : un vero e proprio sport di simulazione nato in Giappone e sempre più diffuso anche in Italia.

In seguito al terremoto che ha colpito il Centro Italia diverse sono state le  associazioni sportive dilettantistiche di softair che, sin da subito, si sono impegnate  sia nelle operazioni di soccorso dei terremotati sia in iniziative di raccolta fondi, indumenti e cibo in loro favore.

Tra queste associazioni non profit prezioso è l’impegno di ASD Pathfinders di Santa Cristina e Bissone, in provincia di Pavia, che ha organizzato, con il patrocinio del proprio Comune, il meeting di tiro dinamico softair, il cui ricavato sarà interamente devoluto ai terremotati.

ASD Pathfinders è affiliata alla FISA, la Federazione Italiana Softair, il cui segretario nazionale, è anche responsabile nazionale AICS (Associazione Italiana Cultura e Sport) Softair.

Il meeting prevede un percorso di 6 stage e l’utilizzo di asg/replica a gas o con CO2 senza vincolo di caricatori, di una pistola con potenza nei limiti di legge (inferiore a 1 Joule), di scarpe da ginnastica e di occhiali protettivi.

Saranno premiati con una targa i primi tre classificati sia della prima sessione di tiro mattutina, che si terrà dalle 9 alle 12, sia i primi tre della seconda sessione pomeridiana, che si svolgerà dalle 14 alle 17.

La PHI Foundation sta realizzando strumenti ludici-operativi che faciliteranno e sosterranno le attività dei  fundraiser nelle raccolta fondi che incrementeranno interesse e partecipazione.

PHI Foundation Comunità Innovazione Sociale

La PHI Foundation è orientata allo sviluppo programma di rivalorizzazione Comuni a rischio spopolamento ristabilendo tutti i servizi fondamentali per la comunità nel raggiungere l’obiettivo di Autosufficienza Alimentare ed Energetica.

Per saperne di più Sul programma di sviluppo BorgoViVo

 

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Malattie rare: mostra la tua rarità

Malattie rare: mostra la tua rarità

Malattie rare: mostra la tua rarità

La Giornata delle Malattie Rare

Malattie Rare: La “Rare Desease Day” che si celebra tradizionalmente il 28 febbraio, è arrivata nel 2019 alla 12a edizione.

L’obiettivo principale della Giornata delle Malattie Rare è quello di aumentare la consapevolezza tra il pubblico e i principali opinion leader sulle malattie rare e il loro impatto sulla vita dei pazienti.

È un momento di maggiore attenzione sentito dai pazienti e dalle loro famiglie per lanciare un appello globale a tutti i soggetti politici o enti pubblici affinché si impegnino per migliorare le condizioni di vita delle persone e delle famiglie che si trovano ad affrontare una malattia rara, ognuno per il proprio campo di competenza.

La Fondazione Alessandra Bisceglia VivAle Onlus, a 10 anni dalla sua nascita, conferma la sua presenza alla Campagna di comunicazione per la 12° Giornata Internazionale delle Malattie Rare .

 

Malattie Rare

L’Organizzazione No-profit, con sede a Roma e a Lavello (PZ), ha come scopo lo studio e la cura delle anomalie vascolari.

La Fondazione nasce per volontà degli amici e colleghi di Alessandra Bisceglia i quali hanno ritenuto che la sua storia potesse essere un vero esempio di vita e che nel suo nome potessero compiersi azioni di aiuto rivolte a chi vive problemi simili ai suoi, coniugando così ricordo con impegno sociale e volontariato.

L’obiettivo principale della Fondazione, infatti, è assistere il paziente e la sua famiglia in questo difficile cammino.

Questo grande evento internazionale si concentra quest’anno su un tema molto caro alle famiglie dei pazienti: “Integriamo l’Assistenza Sanitaria con l’Assistenza Sociale”.

La maggior parte di esse, infatti, convive quotidianamente con diverse attività e servizi da coordinare: visite mediche, recupero di medicinali, la loro somministrazione anche in luoghi diversi dalla propria abitazione, l’utilizzo di attrezzature specialistiche o l’accesso a vari servizi di supporto sociale per la famiglia.

Se a queste attività si devono aggiungere anche il lavoro, la scuola e il tempo libero, può essere difficile da gestire.

La campagna Social #ShowYourRare

Oggi, purtroppo, si stimano circa 300 milioni di persone affette da 6.000 patologie rare.

E’ sempre più frequente, oggi, contrarre una malattia rara. Per questo motivo, sui Social Media è partita la campagna di comunicazione #ShowYourRare.

Guarda il video spot di #ShowYourRare 2019 per ispirarti a dipingere il tuo viso e “mostra la tua rarità” durante il mese di febbraio per la Giornata delle Malattie Rare 2019.

È semplice partecipare!

Ø  Dipingi il tuo viso usando vernici per il viso dai colori vivaci

Ø  Posa per un selfie o una foto di gruppo

Ø  Pubblica l’immagine sui social media utilizzando gli hashtag #ShowYourRare e #RareDiseaseDay

Condividi il tuo selfie #ShowYourRare in qualsiasi momento per tutto il mese di febbraio, compreso il giorno delle malattie rare.

Puoi anche utilizzare l’hashtag #ShowYourRare o aggiungere la foto sul tuo profilo Facebook o Twitter.

Segui la campagna #ShowYourRare su Facebook, Twitter e Instagram. Partecipa anche tu!

 

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minori stranieri non accompagnati

Minori stranieri non accompagnati

Ci vorrebbe Popobawa per farci aprire gli occhi sulle vite invisibili dei minori stranieri non accompagnati

 

Minori stranieri non accompagnati

Il vero dramma dei minori stranieri non accompagnati è che sono completamente soli. Hanno affrontato da soli il lungo viaggio per scappare da povertà e guerre dei paesi di origine e rimangono soli anche ora che sono sbarcati in Europa. Senza alcun adulto che si occupi e preoccupi per loro. Le associazioni umanitarie come Unicef e UNHCR che soccorrono i profughi in Grecia e in Italia denunciano la presenza di migliaia di minori stranieri non accompagnati. Anche se entrati irregolarmente in Italia, i minori migranti sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia con legge n. 176/91. Il diritto alla protezione, alla salute, all’istruzione, all’unità familiare, alla tutela dallo sfruttamento, alla partecipazione.

 

Minori stranieri non accompagnati

Eppure tantissimi bambini e ragazzi marciano smarriti per cercare una terra che li accolga. Si ritrovano esposti al rischio di finire nella rete criminale che fa affari con la tratta di schiavi sessuali e di organi o nella rete dello spaccio di stupefacenti. L’Europol, l’Agenzia per la Sicurezza Europea, lo scorso anno denunciava più di 10 mila minori non accompagnati giunti in Europa e scomparsi nel nulla.

Per questo è necessario elaborare una strategia di lungo periodo che miri non solo a tutelare i diritti umani dei soggetti più vulnerabili ma anche ad aumentare le risorse per il capacity building nei paesi di origine dei migranti, costruendo infrastrutture e facilitando l’accesso di tali stati ai mercati finanziari. Questa potrebbe essere una strada da percorrere in cambio di un maggior controllo alle frontiere e di una più proficua cooperazione sui rimpatri.

 

Minori stranieri non accompagnati

La sorte incerta dei minori stranieri non accompagnati dovrebbe scuotere il senso di umanità della comunità internazionale. E invece nessuno si preoccupa del destino di queste vite invisibili. Al contrario, molti Stati Europei chiudono le frontiere e irrigidiscono le regole di entrata con la conseguenza che le politiche di cooperazione internazionale vengono utilizzate sempre più per fini di controllo dei flussi migratori piuttosto che per progetti di sviluppo.

Mi ha sempre impressionato la leggenda del demone nano Pocobawa. In Zanzibar, quando la situazione politica è conflittuale per le elezioni o per problemi economici, si fa vivo Popobawa. Ha un occhio solo, ali di pipistrello, orecchie a punta e coglie di sorpresa la notte violentando uomini e donne. La vera natura di Popobawa è legata all’inconscio collettivo e al passato culturale della gente di Zanzibar, caratterizzato da violenze e soprusi.

Mi piacerebbe un giorno svegliarmi e scoprire che è venuto Popobawa anche da noi, in Europa. Per far aprire gli occhi a tutti i governanti dei nostri paesi perbenisti sulle tante violazioni dei diritti umani che continuiamo a tollerare, soprattutto quelle nei confronti dei minori stranieri non accompagnati.

Popobawa non esiste, è solo una leggenda. Io però non voglio smettere di sognare una “Mamma Europa” che sappia ascoltare, accogliere e proteggere tutti i bambini invece che abbandonarli alla mercé di criminali e sfruttatori.

Perché un bambino è un bambino ovunque.

 

PHI Foundation è una Fondazione che si occupa di aiutare tutte le Associazioni operanti nel Terzo Settore, attraverso campagne di informazione e raccolta fondi.

Aiutaci ad aiutare con una piccola donazione, visita la nostra pagina qui.

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Protezione Civile e Volontariato: binomio imprescindibile

Protezione Civile e Volontariato: binomio imprescindibile

Protezione Civile e Volontariato: binomio imprescindibile

 

Protezione Civile

Quando la terra trema, dispensando sentimenti di terrore per la sua imprevedibilità, la protezione civile è sempre pronta ad intervenire, per donare non solamente aiuti materiali, ma anche sostegni psicologici alle vittime, in preda alla paura, per ciò che è stato e per ciò che potrebbe essere.

A distanza di due mesi dall’evento di Amatrice, il terremoto colpisce ancora il Centro Italia, dilaniando la terra fra Marche, Umbria e Lazio, una terra che continua a tremare, raggiungendo l’apice alle 7:40 di domenica 30 ottobre, con una scossa di magnitudo 6.5, la più forte in Italia dal 1980. Indelebili e drammatiche conseguenze si sono abbattute sia sulla popolazione che conta oltre 40mila sfollati, sia sul patrimonio artistico e culturale italiano che vede il crollo della Cattedrale di Norcia, uno dei più importanti santuari della cristianità.

Fabrizio Curcio, il capo della Protezione civile nazionale, in un’intervista al Corriere della sera del 31 Ottobre 2016, ha affermato  che il binomio volontariato-protezione civile non si è mai fermato dal 24 agosto, dando vita ad un intenso legame solidale fra persone ed enti, uniti per il bene comune. Tale intervento di squadra, certamente lungo ed estenuante, ha permesso di evitare una strage come quella del 1980 con oltre 3mila vittime.

Stavolta il sistema di protezione civile era già attivo, perché stavamo gestendo il post sisma del 26 ottobre e prima ancora quello del 24 agosto. Gli interventi sul territorio sono stati immediati e così pure la risposta alle richieste di soccorso” cit.: Corriere della Sera 31/10/2016. A detta del capo della protezione civile, la prevenzione, la pianificazione e il dialogo sono i principi fondamentali per vincere la paura di un’imprevedibile Natura e gestire l’emergenza. 

Negli ultimi cinquant’anni, notevoli calamità naturali, quali l’alluvione di Firenze (1966), il terremoto del Friuli (1976) e il terremoto dell’Irpina (1980), hanno spinto volontari a collaborare con ogni tipo di aiuto e competenza, nonostante un mancato sistema pubblico in grado di organizzare ed ottimizzare il lavoro. Solo con la legge n.225 del 24 febbraio 1992, infatti, viene istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile che si struttura come un sistema di competenze, coordinato fra le differenti amministrazioni pubbliche statali, con l’integrazione delle associazioni private di volontariato.

Insieme alle forze armate, alle forze di polizia, alla Croce Rossa Italiana (CRI), al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ai gruppi di ricerca scientifica, al corpo forestale, ai servizi tecnici, al soccorso alpino e speleologico, il volontariato costituisce, dunque, una vera e propria risorsa operativa, non solo da un punto di vista interventistico a posteriori, ma soprattutto da un punto di vista preventivo a priori, in grado di mettere in comunicazione Istituzioni e popolazione. Diviso fra Segreteria amministrativa e Coordinamento del volontariato, la sua funzione risulta indispensabile durante lo stato di emergenza. Mentre la Segreteria si occupa dei mezzi, dei materiali, dell’arrivo e dello smistamento dei volontari nelle località richieste, il Coordinamento ha un compito prettamente esecutivo, rendendo possibile le esigenze della Sala Operativa ed interfacciandosi con enti ed Istituzioni locali e nazionali.

Tale decentramento induce un forte senso di solidarietà ed allo stesso tempo di sana competizione, stimolando le associazioni locali ad intervenire per il beneficio della comunità e ad integrarsi con il sistema nazionale della protezione civile

Non solo quando la terra trema, dunque, si evince la presenza di volontari e protezione civile, ma durante tutte le fasi di previsione-prevenzione-soccorso-ripristino: una presenza fondamentale alla gentilezza umana, giacché “la gentilezza è la catena d’oro con la quale la società viene tenuta insieme.” (J. W. Goethe)

 

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Sfera Ebbasta: Il Rap antibullismo

Sfera Ebbasta: Il Rap antibullismo

Sfera Ebbasta: Il Rap antibullismo

 

 

Sfera Ebbasta: Il Rap antibullismo

1 . Sfera Ebbasta: Il Disco d’Oro contro il bullismo :

Cari Lettori, nel 2016  i rapper Sfera Ebbasta e Cahrlie Charles hanno vinto il disco d’oro per l’album “Sfera Ebbasta”, successivamente il Rapper di Ciny e il Suo storico produttore, hanno deciso di mettere il disco all’asta benefica Anti bullismo.

Chi ha comprato il Disco ha avuto nello stesso tempo l’opportunità di aver fatto una buona azione, visto che il ricavato dell’asta  verrà raccolto su Charity star e sarà interamente devoluto a “Global Humanitaria Italia Onlus”, per il sostegno di una formazione mirata agli insegnanti.

2. La mission dell’asta benefica e cenni dell’associazione Global Humanitaria Italia Onlus :

Global Humanitaria Italia Onlus è un’associazione che si definisce “internazionale, apartitica, aconfessionale ed indipendente, che persegue finalità di solidarietà sociale nei paesi del Sud del mondo e in Italia.”

Opera  attivamente in diversi paesi come il Perù, Bolivia, Guatemala, Colombia, India, Cambogia e Costa D’avorio e promuove progetti per il miglioramento delle condizioni di vita dei bambini e delle loro famiglie attraverso l’adozione a distanza. Grazie agli interventi dell’associazione ogni bambino ha la possibilità di mangiare, di essere curato, di studiare e di vivere serenamente insieme ai propri cari.

Nel 2015 Global Humanitaria Italia Onlus ha inoltre avviato in Italia il progetto “La violenza psicologica uccide. Fermiamola ora!”, con il fine di sensibilizzare ed offrire supporto psicologico e legale alle vittime di violenza psicologica in tutte le sue manifestazioni (bullismo nelle scuole, mobbing sul lavoro, comportamenti manipolatori nelle relazioni private). Il ricavato dell’asta sarà destinato al progetto “Bully you are a loser!” per la lotta Anti bullismo nelle scuole e per la diffusione di una cultura del rispetto.

L’asta partirà da una base di 500 euro e  si concluderà il 6 novembre . Ma oltre il ricavato, qui a contare è anche il messaggio umanitario.

3. Le motivazioni che hanno spinto il cantante Rap a mettere all’asta il suo disco d’oro Anti Bullismo :

La sintesi perfetta che ha  motivato il cantante Rap Sfera Ebbasta  durante la realizzazione di questo grande progetto umanitario, è stato originariamente spinto dal ricordo effimero di quando Lui ed alcuni suoi amici  si trovavano tra i banchi di scuola. Si celava spesso un insulto sistematico verso chi, troppo spesso era considerato come diverso. E’ così nel corso degli anni hanno imparato che il bullismo non era una goliardata, ma uno dei problemi più pesanti che sta massacrando troppe adolescenze attuali. Così Sfera Ebbasta, insieme al suo produttore e amico (da sempre) Charlie Charles, hanno deciso di sfruttare l’onda lunga del loro successo e mettere all’asta su Charity Stars il loro disco d’oro.

«Ho 24 anni e la fortuna di essere riuscito a farcela nella vita. Sento il dovere di fare qualcosa per i giovani che mi vedono come un modello» dice Sfera.

Infine, credo che sia meraviglioso poter leggere e vedere che anche nell’industria della musica, si possano fare anche azioni benefiche per l’ umanità.

Sono sicura che questo progetto verrà apprezzato ed anche che il significato che sono riusciti a dare il cantante Sfera Ebbasta & Charlie Charles per la musica Rap  sia stato eccellente, in quanto troppo spesso si ha un’idea della musica Rapper, come di una musica violenta ed aggressiva ed invece, con questo contributo umanitario, si è svelato anche un sentimento diverso che ha superato ogni luogo comune.

Perché la musica oltre a farci emozionare è in grado anche di aiutare e questo intento da parte del  cantante Rap Sfera Ebbasta  di voler mettere all’asta benefica il disco d’oro Anti bullismo stà riuscendo nel migliore dei modi !

 

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Lampedusa: l'isola che non c'è

Lampedusa: l’isola che non c’è

Lampedusa: l’isola che non c’è

 

Lampedusa: Per alcuni, come me e te, è uno dei luoghi più ameni d’Italia, ricco di vegetazione e immerso nel mare cristallino… per altri, invece, è “l’Isola che non c’è”, quella cioè che non si riesce a raggiungere perché si perde la vita in mare prima di potervi approdare. Infatti, secondo i dati dell’Unhcr, solo quest’anno, le vittime dei naufragi sono di oltre 2.500.

Lampedusa è tra le rotte migratorie scelte per raggiungere l’Europa da rifugiati e richiedenti asilo provenienti da vari paesi come Siria, Afghanistan e Africa Sub-sahariana. Sono persone disposte a mettere a rischio tutto, persino la propria vita, pur di fuggire dai conflitti armati, dai genocidi, dalle carestie o da altre calamità naturali che affliggono le proprie nazioni.

Mentre nel mondo i conflitti si moltiplicano, cosa fa l’Unione Europea di fronte a questa situazione?

Lampedusa: l’isola che non c’è

Da una parte c’è l’Italia, rimasta da sola a soccorrere i sopravvissuti nelle acque che circondano Lampedusa, dall’altra ci sono stati come Austria, Ungheria e Regno Unito che, ai propri confini, introducono barriere e controlli per frenare l’entrata dei profughi, lasciando che il mare sia l’unica soluzione per raggiungere il continente e chiedere protezione internazionale.

Menomale però che ci sono più di 200 studenti provenienti dalle scuole superiori di tutta Europa a ricordarci che i diritti umani sono da tutelare, sempre. Grazie al progetto “L’Europa inizia a Lampedusa” questi ragazzi si sono incontrati a Lampedusa, dal 30 settembre al 3 ottobre, per commemorare con workshop, seminari e laboratori i 368 migranti che il 3 ottobre 2013 morirono a largo dell’isola.

Hanno trascorso insieme quattro giornate di scambio interculturale sui temi dell’integrazione e della solidarietà, principi fondamentali e che, non a caso, hanno ispirato la nascita dell’Unione Europea.

Lampedusa: l’isola che non c’è

In seguito a questa iniziativa, il “Comitato 3 Ottobre”, Onlus nata per istituire il 3 ottobre proprio come data simbolica della “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione“, inaugurerà in accordo con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, una “Sezione Giovani” all’interno del Museo della Fiducia e del Dialogo di Lampedusa. Tale spazio sarà dedicato alle opere più belle che i ragazzi realizzeranno durante l’anno scolastico venturo e che saranno scelte tra quelle che sapranno meglio esprimere i valori di dialogo, fiducia e integrazione.

L’incontro degli studenti europei è stata un’importante occasione di crescita per ricordare la strage di tante vite umane affogate tre anni fa nelle acque del Mediterraneo, ma soprattutto ha trasformato Lampedusa in un’ “isola che c’è” per tutti coloro che credono nella fratellanza e nella convivenza tra popoli.

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Imparare a vedere ad occhi chiusi

Imparare a vedere ad occhi chiusi

Imparare a vedere ad occhi chiusi

 

Imparare: “Non è necessario guardare per vedere lontano”

Imparare – Slogan – Il Dialogo nel Buio

Imparare a Vedere ad occhi chiusi è una cosa possibile? Se non sposiamo l’equazione esatta tra “vedere” e “percepire” sì.

 

Imparare a vedere ad occhi chiusi

Ce lo insegna “Dialogo nel Buio”, un vero e proprio percorso sensoriale allestito dal 2005 presso l’Istituto dei Ciechi di Milano, Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi – onlus, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle innumerevoli risorse dei non vedenti, promuovendone l’integrazione e un ruolo attivo all’interno della società.

Il percorso

In quest’ottica di integrazione, il progetto non solo offre un’opportunità di lavoro stimolante a più di 60 non vedenti; il cieco diventa in effetti egli stesso guida di un mondo conosciuto che si fa improvvisamente oscuro, istruendo e insegnando pazientemente al visitatore a vedere ad occhi chiusi.

La visita avviene, infatti, completamente al buio, ha una durata di un’ora e quindici minuti e si articola in diverse situazioni che simulano contesti di vita quotidiana in cui il visitatore è  costretto ad orientarsi affidandosi esclusivamente alla voce della guida, oltre che al senso del gusto e dell’olfatto.

Il modificare la modalità abituale di fruizione della realtà e la necessità di acuire gli altri sensi rispetto alla vista aprono nuovi modi di interpretazione della realtà, arricchendola grandemente in termini di profondità e intensità.

Imparare a vedere ad occhi chiusi

Il colore nascosto delle cose 

Proprio l’esperienza di Dialogo nel buio apre “Il Colore nascosto delle Cose” l’ultimo film di Silvio Soldini, che racconta l’incontro tra Emma (Valeria Golino), osteopata non vedente, capace di una grande forza nell’affrontare traumi e dolori nonostante la sua fragilità e Teo (Adriano Giannini), rampante e affascinante pubblicitario refrattario alla stabilità relazionale e con qualche conto ancora aperto con il passato.

L’incontro con Emma, che farà da guida al gruppo di Teo durante il viaggio del Dialogo nel buio, lo costringerà non solo ad imparare a vedere ad occhi chiusi, ma anche a confrontarsi con sé stesso, sfidandolo a cambiare il modo di affrontare legami e relazioni.

Interessante qui è il ribaltamento dei ruoli e, dunque, di stereotipi e pregiudizi: è il cieco, tradizionalmente associato alla figura bisognosa di aiuto, a guidare l’altro nell’indagare il proprio rapporto con l’esterno e, soprattutto, con sé stesso.

Imparare a vedere ad occhi chiusi

Il buio allena la resilienza

Lo stesso concetto permea il progetto di Dialogo nel Buio, declinato nella proposta di diverse serate a tema:

  • Aperitivo
  • Cafénoir
  • Cena al buio
  • Degustazioni
  • Eventi
  • Teatro al buio

In particolare, il workshop “Il buio allena la resilienza”, che si terrà il 12 maggio 2018 presso la sede dell’Istituto dei Ciechi di Milano, fa leva sulle risorse e l’esperienza di trainer non vedenti e ipovedenti perché i partecipanti migliorino la propria capacità di gestire lo stress e di raggiungere obiettivi difficili. 

Anche qui, lo schema viene ribaltato e lo stigma, come lo definirebbe il celebre sociologo canadese Erving Goffman, si fa risorsa, venendo in aiuto alla persona media da un lato e restituendo piena dignità e funzionalità al cieco o ipovendente dall’altro.

 

Vedere ad occhi chiusi non è solo possibile, dunque, ma apre un ampio e consistente ventaglio di nuove esperienze, visioni e prospettive tutte da condividere.

 

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CARENZA IDRICA IN ALCUNE AREE DEL MONDO

CARENZA IDRICA IN ALCUNE AREE DEL MONDO

CARENZA IDRICA IN ALCUNE AREE DEL MONDO

INSUFFICIENZA E CARENZA IDRICA : ECCO DOVE…

Ancora oggi nel 2018 si registrano situazioni di carenza idrica in molte zone del nostro pianeta.

Come sappiamo l’acqua è un bene primario e necessario per la sopravvivenza e le attività umane, il cui utilizzo è importante in ambito domestico, nell’irrigazione dei terreni e nell’abbeveraggio degli animali.

Le zone del mondo più colpite sono: alcune isole dell’Oceania (Micronesia, Polinesia e Melanesia), l’Asia meridionale (Myanmar, Cambogia, Afghanistan, Tagikistan e Yemen) dove soltanto, rispettivamente il 21% ed il 23% della popolazione hanno l’acqua corrente nelle proprie abitazioni, mentre il restante 65% della popolazione non ha accesso all’acqua potabile, e l’Africa, che in realtà, sotto questa terra secca e brulla, conserva moltissime riserve idriche presenti lungo i bacini sedimentari, ma che non vengono sfruttate.  Infatti il problema principale di questa carenza idrica è la mancanza d’investimenti nelle infrastrutture in grado di fornire alle popolazioni questo bene naturale e principale.

CARENZA IDRICA UNA SOLUZIONE È  POSSIBILE ?

Questo fenomeno influenza lo stile di vita delle popolazioni locali con moltissime conseguenze negative come: danni all’agricoltura, all’allevamento, è causa di scarsa igiene e di malattie mortali per l’uomo.

Nei decenni futuri la situazione sarà destinata a peggiorare per il crescente fabbisogno della popolazione e per la crescente siccità delle suddette aree. Gli Stati con un’economia forte, non riescono ad intervenire per arginare il problema, ne consegue pertanto sia uno scarso sviluppo economico delle aree colpite e sia un alto tasso di mortalità in età infantile ed adulta.

Qualsiasi intervento è destinato al fallimento in quanto non ci sono i mezzi idonei per la costruzione di pozzi, dighe, cisterne, acquedotti e bacini di raccolta delle acque piovane. Le popolazioni di quei luoghi convivono con questo problema, devono fronteggiare situazioni di grande difficoltà e sopperiscono a questa mancanza sfruttando le risorse idriche presenti nella natura geografica di quel territorio come i laghi, i mari, i fiumi e gli oceani.

CHI SI STA ADOPERANDO?

Due associazioni di volontariato si sono impegnate in campagne di fundraising per la costruzione di pozzi nelle aree del mondo colpite dalla carenza idrica: Actionaid, una Onlus che lavora in Italia dal 1989 con programmi di sostegno a distanza ed Amref, un’Ong (organizzazione non governativa) senza fini di lucro fondata nel 1957.

L’attività di queste due associazioni si concentra sulla fornitura di kit igienici per evitare la diffusione di malattie e di taniche per lo stoccaggio dell’acqua, sull’installazione di impianti di filtraggio di presenze nocive nelle acque all’interno di pozzi e cisterne, sull’uso di disinfettanti per la depurazione delle acque, sulla costruzione di nuovi acquedotti, e sulla distribuzione gratuita di pasti per contrastare la malnutrizione, purtroppo molto diffusa in questi paesi.       

Chiunque volesse offrire il proprio contributo, può farlo www.phifoundation.com

 

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CROCE ROSSA: VOLONTARIATO MONDIALE

CROCE ROSSA: VOLONTARIATO MONDIALE

LE ORIGINI DELLA CROCE ROSSA

Nato nel 1864, il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, rappresenta la più grande organizzazione di volontariato mondiale.

E’ costituito dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), fondato nel 1863 con sede a Ginevra che ha il compito di promuovere il diritto internazionale umanitario (DIU), e dalla Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRCS) fondata nel 1919, che ha la funzione d’incoraggiare e sostenere l’azione umanitaria dei 190 stati membri aderenti a questa associazione e di cooperare con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

COS’E’ OGGI LA CROCE ROSSA

Attualmente sono oltre 17 milioni i volontari della C. R. nel mondo che da 154 anni si dedicano quotidianamente a migliaia d’ iniziative, eventi ed a molteplici attività come il Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza Medica (118), l’assistenza a persone malate ed affette da disabilità, la cooperazione nella gestione dei flussi migratori, la collaborazione con la protezione civile in caso di calamità ed emergenze, inoltre promuovono giornate in favore della donazione del sangue e degli organi, offrono assistenza ai senzatetto, realizzano campagne d’ informazione sul primo soccorso e sulla sicurezza stradale.

I CARATTERI DISTINTIVI

L’emblema dell’associazione è appunto la croce rossa, ripresa dalla bandiera della Svizzera con l’inversione dei colori. Vengono impiegati anche altri due emblemi: la Mezzaluna Rossa utilizzata nei paesi islamici ed il Cristallo Rosso, usato dallo Stato d’Israele.

COME DIVENTARE MEMBRO

Diventare membro della Croce Rossa è un’esperienza unica, che può cambiare la vita e può avvenire in molteplici modi.

Nel mio caso, ad esempio, sono entrata a far parte di quest’associazione frequentando un corso di formazione e dopo aver superato un esame sono diventata Volontaria del Soccorso. Ho partecipato a varie attività  come tenere lezioni agli alunni della scuola elementare sul primo soccorso, oppure, in occasione della festività di Halloween, organizzavamo giochi ed intrattenimento per i bambini e la domenica eravamo presenti nelle piazze a vendere i bonsai (raccolta fondi a favore dell’ Anlaids).

I neofiti possono consultare il sito www.cri.it  ed iscriversi all’associazione dal portale gestionale www.gaia.cri.it : non è mai troppo tardi per aiutare il prossimo.

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