Terzo Settore #Non Profit

Terzo Settore: #Non Profit

PHI Foundation, la prima non profit organization al servizio del terzo settore e del mondo non profit.

PHI Foundation è composta di un gruppo di professionisti della comunicazione online e offline: sistemisti, sviluppatori, graphic e web designer, social media manager, community builder, content editors, project manager, fundraisers, public relation, ufficio stampa, tutti con esperienze e provenienze diverse, ma uniti da un obiettivo unico e concreto, mettere a disposizione degli utenti, strumenti innovativi per aumentare la visibilità delle loro azioni e fornire a tutte le Organizzazioni Non Profit (ONP – ONG) una piattaforma facile e intuitiva per raccogliere fondi.

PHI Foundation ha un sogno che spera di riuscire a realizzarlo anche con il tuo aiuto.

Vai sul sito web phifoundation.com e scopri come potresti contribuire ad aiutarci a realizzare questo sogno.

Sebastiano De Falco

Phi Foundation

Fundraiser

Il cuore del fundraiser

Un’esperienza che unisce improbabili relazioni

Questa che vi racconterò è la mia esperienza, sicuramente semplice, ma che ha trasformato il mio concetto del Fundraiser, professionista poco conosciuto nel settore lavorativo ma con rapida crescita sul mercato non profit italiano.

La scelta di approfondire le mie conoscenza su questa professione sono nate dalla necessità di riconoscermi in un lavoro che mi aiutasse a soddisfare il lato emozionale/intellettuale.

Andavo cercando un modo di mettere in pratica quello che mi avevano insegnato da piccola e che credevo che fosse il modo di contribuire positivamente al miglioramento delle cause sociali.

Mi sono iscritta ad una iniziativa promossa dalla Fondazione Adventum, organizzazione non profit che ha come mission quella di prevenire l’usura ed educare all’uso responsabile del denaro.
Tra le iniziative della fondazione, questa in particolare cerca di dare un aiuto concreto a tanti ragazzi che sono disoccupati.

Questo programma fu creato per dare formazione sulle tecniche e strumenti dal Fundraising e una volta concluso il percorso formativo e pratico, il Fundraiser avrebbe avuto gli strumenti per candidarsi a un posto di lavoro.

La prima cosa che mi fu insegnata è che Fundraising voleva dire costruire relazioni con cui poter collaborare, insegnare che la grandezza di donare la si può fare con la gioia in cuore piuttosto che con i numeri. Può sembrare un discorso superficiale ma io credo fermamente in questo concetto.

Mancano 3 settimane per concludere questi due intensi anni di formazione è ho avuto una trasformazione interna, ho capito che le opportunità sono da afferrare e che gli ingredienti per facilitare il lavoro del fundraiser sono: flessibilità con misura giusta, ottimismo infinito, molta determinazione, una buona dose di intelligenza emotiva e che tutto va pianificato (perfino la mia lista della spesa) in tutti i suoi dettagli.

Sono tante le cose apprese ma quelle che rimangono più accentuate sono che la differenza in questo lavoro si costruisce con grande buona volontà e condivisione, bisogna riprendere le relazioni, la fiducia nelle altre persone e che al centro di tutto ci sono sempre persone che aiutano persone.

La ricerca di cambiamenti e di sviluppo nel settore non profit è una vena principale di questo cuore perché essa ci aiuta a conoscere il mondo del terzo settore che evolve di continuo e a sentire le emozioni delle persone che ne fanno parte.
Il fare rete e creare condivisone di risorse umane, economiche e formativa è alla base di questo mestiere.

E’ appena uscito il bando di apertura del nuovo percorso gratuito Professione Fundraiser 2017, i requisiti obbligatori sono:

  • Avere un’età compresa tra 21 e 38 anni
  • Essere inoccupato
  • Essere in possesso di un diploma di scuola superiore

Se anche tu vuoi fare una simile esperienza puoi approfondire di più.

Vorrei concludere citando una frase che ognuno di noi può valutare in qualsiasi ambito, “Le avversità possono essere delle formidabili occasioni” Thomas Mann.

Jazmin Sivinta

Phi Foundation

Riforma terzo settore

Riforma terzo settore cosa cambia

Riforma terzo settore

Cosa cambia con i decreti attuativi

È da poco entrata ufficialmente in vigore la riforma del Terzo settore, una legge delega pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n° 141 che necessita quindi di decreti attuativi, dei quali se ne occuperà il Governo e soprattutto il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba. Il tutto deve essere pronto entro il termine massimo del 18 maggio 2017: la Legge delega ha, infatti, una scadenza di 12 mesi dall’entrata in vigore ossia il 2 luglio 2017; i decreti attuativi devono essere presentati 45 giorni prima della data di scadenza, ossia il 18 maggio appunto. Solo attraverso le indicazioni dei decreti governativi, la riforma del Terzo settore sarà completa.

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Cosa cambia: l’impresa sociale

Questa legge delega che prevede la riforma del Terzo settore è una norma attesa da anni che oggi rappresenta un vero e proprio punto di svolta per questo settore, fino ad oggi giuridicamente trascurato. Il Governo, grazie alla legge, potrà mettere ordine e semplificare tutto ciò che riguarda questo ambito:

  • Rivedere la normativa sull’impresa sociale;
  • Prevedere un Codice del terzo settore;
  • Prevedere un Registro unico nazionale;
  • Definire il quadro normativo di riferimento;
  • Istituire il servizio civile universale.

In particolare è prevista una revisione delle norme che possa facilitare e semplificare una nuova imprenditoria sociale, nell’ottica della Social Innovation. È, infatti, proprio questa innovazione una delle strategie di crescita per uscire dall’empasse in cui viviamo in questo periodo di crisi economica. L’impresa sociale rientra, grazie alla riforma, ufficialmente nella categoria degli enti del terzo settore e viene definita come una organizzazione privata che fa impresa per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale destinando i propri utili allo svolgimento di queste attività statutarie. L’impresa sociale avrà il compito di impiegare modalità di gestione responsabili favorendo il coinvolgimento dei propri dipendenti ma anche di stakeholders e portatori di interesse in genere.

La Social Innovation di per sé non ha una definizione precisa, nel senso che essa dipende da una serie di caratteri che si manifestano poi nella pratica.

Tuttavia possiamo definire le innovazioni sociali come le nuove idee, in termini di servizi, prodotti e modelli, che appagano bisogni sociali creando nuove relazioni e nuove collaborazioni. In altri termini, innovazioni buone per la società che accrescono al contempo le possibilità di azione per la società stessa.

[Libro bianco sull’innovazione sociale, scritto da Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan].

L’idea è quella di incentivare una impresa sociale che possa generare valore per la società stessa differenziandosi dalle tradizionali pratiche di assistenza sociale grazie alla capacità di finanziarsi grazie ai ricavi generati dall’attività stessa. Caratteristica dell’impresa sociale innovativa incentivata da questa riforma del Terzo settore è proprio quella di fare rete: la cooperazione tra soggetti diversi con interessi comuni verso l’obiettivo del valore sociale e dell’attuazione di una pratica diffusa. In quest’ottica non è ispirtante il risultato nel breve termine, quanto piuttosto il miglioramento sociale in grado di generare nel lungo periodo, portando verso nuovi assetti di governance e creazione indiretta di benessere e valore sociale.

Tempi per i decreti attuativi

La riforma del Terzo settore, come anticipato in apertura, è una legge delega che necessita di decreti governativi per essere realmente applicata. Secondo quanto previsto i primi decreti dovrebbero essere pronti entro l’anno. Ognuno dei singoli decreti dovranno essere vagliati dalla Presidenza del Consiglio, dal ministero del tesoro ed eventualmente da altri dipartimenti interessati. Dopodiché passeranno all’esame della commissione parlamentare (Affari Sociale e Affari costituzionali) che esprimerà un parere non vincolante ma di cui terrà conto il ministero del Lavoro. Il sottosegretario al Welfare Bobba ha previsto una distinzione in due tempi per i decreti: inizialmente 2 o 3 decreti entro l’anno, in merito a servizio civile, impresa sociale e consiglio del terzo settore, oltre che una previsione su di un migliore utilizzo dei fondi previsti dalla legge di stabilità; successivamente il decreto principale grazie al quale prenderà forma il Codice del Terzo Settore.

Secondo quanto previsto dalla riforma del Terzo settore non è più sufficiente avere tra i criteri distintivi il non avere scopo di lucro.

Bisognerà avere altri requisiti, ossia avere finalità civiche, solidaristiche, di utilità sociale e svolgere attività di interesse generale. Tutte le realtà che presenteranno queste specifiche potranno accedere al registro unico del Terzo settore e beneficiare degli aspetti positivi.

Jenny Rizzo

Phi Foundation

Bambini in carcere

A proposito di volontariato e bambini in carcere

A proposito di volontariato e bambini in carcere

Il terzo settore a sostegno delle madri detenute

C’è una storia che vorrei raccontarvi e inizia più o meno così: c’era una volta un bambino che viveva con la sua mamma in una cella di un carcere. Non sembra essere una bella storia, tutt’altro. L’idea di un bambino rinchiuso in una grigia cella, anche se accanto alla sua mamma, non rende bella nessuna favola. Certo noi potremmo fare molto per quel bambino, un figlio innocente che non è solo protagonista di una favola ma è un personaggio reale, così come molti altri bambini costretti a pagare gli errori dei genitori e vivere rinchiuso. Noi tutti dovremmo prendere coscienza del fatto che esistono storie vere come questa e mettere a disposizione volontariamente tempo o conoscenze per trovare, insieme, una soluzione.

Storie di bambini in cella

Giorgio ha cinque anni e vive in carcere da quando ne aveva poco più di uno. Qui ha imparato a camminare, lungo il corridoio del reparto femminile del carcere; qui ha imparato a parlare, se per parlare intendiamo monotoni discorsi sulla pena e sul crimine di mamma e le sue compagne di viaggio. L’unico suono che riesce a riconoscere è quello del blindo che si apre la mattina e si chiude dietro le sue spalle tutte le sere prima di andare a dormire. La storia di Giorgio è quella di una madre condannata per reati legati allo sfruttamento della prostituzione e di Tribunali che non riescono a fare uscire dal carcere un bambino innocente; la storia di servizi sociali che dispongono e di una burocrazia che rincorre i diritti dell’uomo. Nessuno di questi attori si ferma ad osservare il bambino e a pensare che in tutta questa storia ciò che più di ogni altra cosa è urgente è salvaguardare lo sviluppo psicofisico di Giorgio.

Poi c’è Francesco, che ha compiuto il suo primo anno di vita in carcere, insieme ai volontari, agli operatori e alle altre mamme detenute insieme con la sua. E’ un bambino spento, negli occhi ha solo il grigiore delle mura; non sa bene come è fatto il cielo, come neppure un prato verde dove correre a piedi nudi. La sua mamma ha commesso un brutto reato, legato agli stupefacenti; anche il suo papà è in carcere, divisi nello stesso destino.

Giorgio e Francesco non vedono nessuno, nessun parente viene a trovare la loro mamma. Solo qualche volontario, un comune cittadino che mette il suo tempo a disposizione dei detenuti, di conseguenza anche dei bambini che popolano il carcere. Tempo utilizzato per disegnare, giocare, camminare, chiacchierare… pur sempre in carcere.

Nessuno si chiede perché Francesco o Giorgio debbano stare li, in cella; perché hanno il diritto di stare con la loro mamma, ovunque essa sia. Ebbene, non so se il diritto di un bambino è vivere rinchiuso. Probabilmente c’è qualcosa di non corretto in queste storie.

Cosa può fare il non profit e cosa prevede la legge

Giorgio e Francesco hanno vissuto i loro primi anni di vita in una cella perché la legge stabilisce che i minori fino ai sei anni debbano stare accanto alla propria mamma. Il lato positivo è che, in caso di lievi reati e pene detentive che possano permettere di usufruire della misura alternativa, bimbo e madre possono essere accolti in strutture adibite ad accogliere queste persone. A Milano, ad esempio, vi è l’Icam, ovvero Istituto a custodia attenuata per madri detenute: una struttura dove gli agenti penitenziari non indossano uniformi; dove non ci sono blindi e celle chiuse ma ampi spazi aperti e condivisi; le pareti non sono grigie ma colorate, a misura di bambino. Tuttavia resta un carcere, con le sue inferriate all’ingresso, con le sue regole e con le sue sbarre alle finestre.

Ecco che il terzo settore può arrivare dove le istituzioni non arrivano: può dare voce ai reali diritti di questi bambini impegnandosi affinché i luoghi per scontare la pena possano essere a misura di bambino.

Lottando perché queste mamme possano essere detenute fuori dal carcere, sostenendole e accompagnandole nel difficile percorso verso la legalità.

E’ proprio questo che fa l’Associaizone C.I.A.O Onlus di Milano: accoglie madri detenute con i loro bambini, facendo in modo che questi bambini possano essere semplicemente bambini e non detenuti. Impegnando ore di lavoro perché queste donne possano essere seguite nella pena detentiva; affiancando flotte di volontari che dedicano il loro tempo a questi bambini, accompagnandoli a conoscere quel mondo che non avevano mai visto prima. Insieme per insegnare a queste donne ad essere madri, oltre che carcerate.

Perché mamma lo si è sempre e ovunque!

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Jenny Rizzo

Phi Foundation

#PHI Volunteers

Partecipa alla mobilitazione sociale a sostegno e costruzione della Social Innovation Community

network di operatori competenti nell’area non profit, contribuisci allo sviluppo del “Social Impact” nel tuo territorio, collabora al rafforzamento istituzionale della “Capacity Building” delle organizzazioni che operano nel terzo settore.

Entra nella PHI Foundation, incontrerai tanti nuovi amici, Volontari che come te condividono idee e principi, desiderosi di aiutare il prossimo e costruire le basi per un futuro migliore e solidale, beneficerai di una ampia visibilità e, avrai la possibilità di accedere ad una serie di vantaggi e di opportunità per realizzare i tuoi sogni e progetti.

L’obiettivo del programma è quello di sviluppare la capacità di gestione delle risorse locali e, insieme costruiremo una Social Innovation Community dove Volontari, ONP e Donatori possono collaborare e contribuire a migliorare l’ecosistema sociale.

Sei un Volontario o rappresenti una Organizzazione Non Profit, registrati sulla piattaforma web PHI Foundation e crea il tuo profilo, diventerai un PHI Angel e potrai condividere la tua esperienza con i tuoi amici e gli altri PHI Angels, aspirare a divenire un coordinatore territoriale un PHI Archangel e, mirare più alto diventare un PHI Ambassador.

Entra anche tu a far parte della PHI Foundation Social Innovation Community (Clicca qui).

Sebastiano De Falco

Phi Foundation

Street Child Italia

Street Child Italia lavora a contatto con le aree più povere del mondo e crede nel diritto di ogni bambino di poter ricevere una buona educazione e di crescere in un ambiente sicuro e controllato. Si occupa di aiutare i bambini a rientrare a scuola e assicurare che vi rimangano. Dove necessario, si cerca di unire nuovamente i bambini con le famiglie qualora ne siano stati separati e sostenere il loro sviluppo.

Street Child Italia é una Onlus che promuove numerosi progetti volti ad aiutare chi vive permanentemente per le strade e chi rischia di esserne coinvolto, con lo scopo di rendere possibile l’accesso all’educazione nelle parti più remote del mondo.

I principi fondamentali che guidano l’operato di Street Child sono:
SOSTENIBILITÀ, PARTECIPAZIONE LOCALE ed EFFICIENZA ECONOMICA.


No child left behind

Dalle ricerche effettuate emerge la presenza di più di 50.000 bambini per i quali le strade della Sierra Leone sono l’unica fonte di sopravvivenza. Per circa 3000 di questi bambini, la strada è anche la sola casa. L’obiettivo è aiutare ognuno di questi bambini, nessuno escluso. Il nostro progetto No Child Left Behind (“Nessun Bambino Escluso”) aiuta questi bambini a stabilire relazioni più forti con le loro famiglie e fare in modo che essi passino dalla strada al ricevere una educazione a tempo pieno.

Street Child lavora a diretto contatto con i bambini attraverso un programma di sostegno e, dove necessario, fornendo loro cibo, vestiti, assistenza medica e un posto sicuro, mentre Si cerca di riunirli alle proprie famiglie. Lavora inoltre proprio con quelle stesse famiglie e con le loro comunità per creare l’ambiente migliore possibile ove il bambino possa essere reintrodotto.

Insieme alla riunificazione bambini-famiglie, Street Child lavora per poter finanziare ogni materiale scolastico e coprire i costi dell’educazione per ogni singolo bambino, fornendo corsi speciali di recupero affinché i bambini siano pronti per il loro primo anno di scuola.

Tra il 2009 e il 2013, l’organizzazione è riuscita ad aiutare più di 2500 bambini a riconciliarsi con le loro famiglie e ad assicurare loro un’educazione. La speranza è quella di riuscire ad aiutare ogni bambino a lasciare la strada ed assicurarsi un futuro migliore.

Family Business Scheme

Per arginare il problema dell’estrema povertà presente nelle case dei bambini che ancora vivono in strada, si offre un programma di supporto per lo sviluppo di fonti di sostentamento a favore delle famiglie. Lavorando a stretto contatto con i nuclei famigliari, si creano opportunità lavorative affinché possano assicurare allo sviluppo del bambino un futuro sicuro e sostenibile. Il programma consiste in piccole concessioni, inserimento in schemi per il risparmio, laboratori e corsi di sostegno formativo. Dall’inizio di questo progetto, oltre 3.500 famiglie hanno beneficiato da questo schema con eccellenti risultati.

Commercial Sex Worker

Una delle più tristi realtà per le giovani donne di strada della Sierra Leone è il loro coinvolgimento nel commercio della prostituzione per poter sopravvivere. Street Child Italia lavora per offrire un futuro migliore. Quasi 2.000 ragazze minorenni sono coinvolte in attività di prostituzione in Sierra Leone, alcune hanno appena 14 anni. L’organizzazione si concentra nell’aiutare queste ragazze a trovare fonti di guadagno alternative, tramite corsi di specializzazione professionale e fornendo loro un posto sicuro dove vivere fino all’allocazione in un impiego adeguato. Le ragazze hanno accesso ad un’assistenza medica per malattie sessualmente trasmissibili, ad una educazione su metodi di prevenzione e a vari corsi per l’avviamento lavorativo, il tutto per dare loro la possibilità di vivere in maniera sicura e lontana dalle strade.

Every Child In School

Every Child in School (ECiS) è il progetto per lo sviluppo dell’educazione. Con lo scopo di offrire accesso ad un’educazione nelle zone più remote del paese, a soli sei anni dalla sua inaugurazione ECiS ha già aiutato più di 20.000 bambini. Il progetto ha origine a Tambakha, situata nell’estremo nord della Sierra Leone, una delle zone più povere nell’intero continente africano. Qui, l’educazione formale era praticamente inesistente prima dell’intervento di Street Child, che è stato in grado di fornire ad ogni bambino di Tambakha l’opportunità di ricevere una corretta istruzione, in molti casi la prima mai ricevuta. Il progetto è stato successivamente espanso in altre aree rurali con bisogni similari. Tramite ECiS, in pochi anni siamo riusciti a costruire 140 scuole permanenti e coinvolgere 450 insegnati locali di cui più di un terzo hanno ottenuto il Government of Sierra Leone Teacher Certificate qualification (certificato di insegnamento del governo del Sierra Leone). La maggior parte degli insegnanti riceve inoltre uno stipendio dall’organizzazione per il proprio contributo e operato e vengono sostenuti nei corsi di formazioni in itinere. Con l’ausilio del programma IGI (Income Generator Initiatives) le comunità di queste aree vengono supportate per l’avvio di piccole imprese agricole con i quali profitti mantenere la scuola in futuro

Street Child Commercial

In Sierra Leone, Street Child ha assistito alla costruzione di cinque negozi e sei bar a Makeni, Rogbere, Pepel, la capitale mineraria di Tonkolili e a Bo; The Clubhouse è il nostro bar e ristorante pubblico a Makeni – al momento stiamo lavorando affinché possano presto prendere forma progetti ancora più ambiziosi. Questi progetti rappresentano una considerabile fonte di impiego per i cittadini locali, e permettono loro di proseguire autonomamente ed assicurarsi un guadagno a sostegno delle famiglie.

Legacy of Ebola Appeal

Da maggio 2014, l’epidemia di Ebola ha messo in ginocchio il paese e Street Child ha portato aiuto a 11.000 bambini rimasti orfani. Con operatori sociali formati specificamente per lavorare in questa situazione straordinaria, abbiamo aiutato molti orfani a trovare una famiglia che continuasse a prendersi cura di loro superando lo stigma. Dopo un primo intervento di emergenza incentrato a soddisfare i bisogni primari, le famiglie sono state coinvolte nel programma del Family Business Scheme per poter permettere loro di avere risorse necessarie al sostentamento degli orfani. Ad aprile le scuole hanno riaperto dopo circa un anno, e Street Child ha aiutato 17.000 minori in tutta la Sierra Leone a ritornare sui banchi, donando tutto il materiale scolastico, ma molti orfani dell’Ebola sono ancora fuori dal sistema scolastico. Nonostante a novembre la Sierra Leone è stata dichiarata Ebola Free, c’è ancora molto da fare in aiuto di tutte quelle famiglie che sono state gravemente colpite dal virus.

Sito web: http://www.street-child.it/

Luca Rubin

PHI Foundation

 

 

Social Innovation Community: #PHI Strategic Partner

Nella piattaforma web PHI Foundation nasce la sezione “PHI Strategic Partner” creata al fine di dare visibilità e credito a tutte le organizzazioni profit e non profit che hanno creduto nei programmi e deciso di diventare Partner di PHI Foundation, sposandone la causa ed entrando a far parte della Social Innovation Community.

Nella piattaforma web PHI, nella sezione dedicata PHI Strategic Partner, viene realizzata l’introduzione dell’impresa con marchio linkabile ad una specifica pagina descrittiva che meglio illustra le attività svolte dall’organizzazione in oggetto.

Il sito web PHI Foundation è molto ben indicizzato sui motori di ricerca e nei Social Network pertanto i partner beneficeranno di una più ampia visibilità e lustro alla propria immagine per il sostenimento al terzo settore.

Tutto questo nell’ottica e con lo spirito di promuovere il network tra PHI Foundation e le organizzazioni che ne faranno parte, in modo da stimolare la cooperazione tra tutti gli attori profit e non profit per provare a raggiungere obiettivi e risultati di interesse sociale attraverso gli strumenti e la filosofia della Social Innovation Society.

Un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può Raggiungere l’impossibile

Entra anche tu a far parte della “Community PHI Strategic Partner” di PHI Foundation Social Innovation Community (Clicca qui).

Sebastiano De Falco

Phi Foundation

ringraziare il donatore

Quanto è importante ringraziare il donatore?

Su una scala da 1 a 10, quanto è importante ringraziare il donatore? E’ fondamentale “coccolare” chi crede in voi e sostiene il vostro progetto?

In una campagna di crowdfunding metterci la faccia è tutto. Allo stesso tempo è importante rendere il donatore speciale. Perché speciale? Per il semplice fatto che tra tutte le cause e le campagne di raccolte fondi da sostenere, l’ipotetico donatore ha scelto voi. Si, hai sentito bene, voi!

Fidelizzare chi sostiene la vostra mission è fondamentale, e per questo ringraziare chi ha scelto te è un dovere. Anche se si tratta di piccole cifre, il tuo compito dev’essere quello di coccolare e far sentire importante il donatore. Sempre e comunque.

Non serve sommergere di messaggi, né fare il contrario, ovviamente. Una ONP deve rendere partecipe chi dona in ogni momento, anche(sopratutto) a progetto terminato. Il donatore può sposare una causa e esserti fedele per anni. Per cui non sbagliare, ascolta bene e cerca bene di capire che ringraziare il donatore deve essere prioritario.

In alcuni casi il colpo di fulmine dura poco e il donatore si dimentica del suo gesto. Qui entri in gioco tu: far rivivere al sostenitore le stesse esperienze che ha vissuto la prima volta, al “primo appuntamento”, è essenziale.

Una delle metodologie più efficaci per ringraziare e rendere partecipe il donatore è sicuramente attraverso il video. Ad oggi molte ONP hanno elaborato strategie di video storytelling al fine di conquistare il cuore di chi decide di mettersi al servizio di una specifica causa.

Quindi, come costruisco un video di ringraziamento? Ecco alcune informazioni che possono esserti utili

Le emozioni sono alla base di ogni storia. Un video di ringraziamento deve essere esemplare. Ma quali caratteristiche deve possedere :

  • Emotiva – Riesce a sintonizzarsi sulle emozioni giuste entrando in profondità nei sentimenti delle persone. Il video storytelling si basa su una vera connessione emotiva.
  • Semplice – Anche di fronte a un tema difficile semplifica la questione con un tocco personale
  • Condivisibile – Il messaggio d’essere basato su i valori portanti dell’associazione
  • Unica – Fa si che il tuo ringraziamento sia unico e originale

Ecco alcuni esempi di video che possono essere d’esempio

 

Phi Foundation 
Mario Rolla

funder35

Torna Funder35, 2 millioni al servizio dei giovani e del non profit

Torna il Bando Funder35, promosso da 18 fondazioni e dedicato alle associazioni culturali non profit composte da giovani sotto i 35 anni. Per questa iniziativa saranno messi a disposizione 2 milioni e 650 mila euro di risorse per sostenerle, accompagnarle e rafforzarle, premiando naturalmente l’innovatività.

Il progetto è destinato alle organizzazioni culturali senza scopo di lucro (imprese sociali, cooperative sociali, associazioni culturali, onlus, fondazioni, ecc), impegnate nella produzione artistica in tutte le sue forme o di servizi legati alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali.

L’obiettivo di Funder35 è quello di sostenere le imprese culturali già attive, accompagnandole nel loro difficile percorso. L’iniziativa – nata nel 2012 nell’ambito della Commissione per le Attività e i Beni Culturali dell’Acri, l’Associazione delle fondazioni – attraverso il bando annuale offre alle associazioni culturali non profit un’opportunità di crescita e di sviluppo attraverso un sostegno economico e la possibilità di accedere ad una piattaforma di crowdfunding dedicata.

I territori coinvolti dall’iniziativa sono: Basilicata, Calabria, Campania, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta e le province di Bologna, Modena, Parma e Ravenna in Emilia Romagna, Pordenone e Udine in Friuli-Venezia Giulia, le province della Spezia e di Genova in Liguria, le province di Ascoli Piceno e Ancona nelle Marche, di Firenze, Livorno e Lucca in Toscana, le province di Belluno, Padova, Rovigo, Verona e Vicenza in Veneto.

Le candidature dovranno essere presentate entro e non oltre il 1° luglio 2016 sul sito www.funder35.it
Per maggiori informazioni consultare il Bando o scrivere a info@funder35.it

Grazie alla precedente edizione sono state sostenute 50 imprese culturali in 14 regioni e in diversi settori culturali complessivamente con 2,5 milioni di euro.

Il bando Funder35 è promosso da:
Compagnia di San Paolo, Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Fondazione di Sardegna , Fondazione Cariparma, Fondazione Cariplo, Fondazione Cariverona , Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia , Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno , Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione CON IL SUD, Fondazione CRUP, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Livorno, Fondazione Sicilia.
Con il patrocinio dell’Acri.

Apurimac

Con Apurimac Onlus a 4000 metri per la salute!

Sono passati alcuni mesi dal suo ritorno in Italia dalla regione dell’Apurimac, eppure per E. giovane medico volontario sulle Ande peruviane, non c’è stato giorno in cui non abbia raccontato almeno ad una persona la sua esperienza.

A Cusco, in Perù, ha trovato un’atmosfera amichevole e assieme agli altri volontari arrivati dall’Italia e a quelli che già si trovavano lì, si è integrata con i ritmi della “Casa del volontario” struttura di appoggio che Apurimac Onlus fornisce ai propri volontari. Qui proprio i volontari organizzano la campagna sanitaria itinerante, che porterà personale medico e paramedico, diagnosi e medicine a più di 4000 metri di altitudine, dove i diritti umani primari come salute, igiene e istruzione non sono facilmente fruibili.

Tra quella natura incontaminata, nei pressi del meraviglioso sito archeologico del Machu Picchu, migliaia di esseri umani vivono in povere (se non misere) abitazioni, coltivando i campi ed allevando qualche animale. Qui, chi ha una qualche malattia non ha modo di curarla, perché, oltre alla lontananza dell’ospedale, non si hanno possibilità economiche per pagare il medico e medicine.   Per questi motivi si vive, o si sopravvive, finché la patologia non avrà la meglio sull’organismo. Questo “ospedale con le ruote” è la salvezza per queste persone, e il suo arrivo è una festa per il villaggio andino visitato.

Torniamo a Cusco: il giorno della partenza è arrivato! I volontari, generici e specialisti, dopo aver organizzato e preparato l’unità mobile, (che toccherà diversi villaggi sperduti nella cordigliera sudamericana), sono partiti verso la regione dell’Apurimac in un viaggio molto lungo e disagevole.

Giunti alla prima destinazione, è iniziata l’avventura dell’allestimento del campo medico. Poi è arrivato il momento del primo incontro con gli abitanti del posto, che nei pressi dello stabile dove erano allestiti gli ambulatori formavano delle code lunghissime.

L’attività clinica per tutta la durata della missione ci ha assorbito moltissimo. È stato buffo anche vedersi arrivare qualche frutto tropicale in cambio di una consulenza, come qui in Italia, specialmente in passato, si usava regalare ortaggi o uova fresche.

Tra tutti i volontari c’era sempre una bella coordinazione, in modo che tutte le attività di aiuto fluivano in modo ordinato e semplice ai numerosi pazienti. Non sono mancati momenti di stanchezza, sia per il susseguirsi dei giorni con ritmi serratissimi tra allestimenti e ambulatorio, sia per la mancanza di una vera doccia calda. I pasti sono sempre stati un momento piacevole di conoscenza e condivisione.

È stata un’esperienza forte, complessa, ricca di tanti aspetti che quasi travolgono chi la vive. La diversità della realtà che si incontra è notevole.

 

APURIMAC ONLUS (www.apurimac.it) è una Associazione nata nel 1992, riconosciuta Onlus nel 1998 e ONG (Organizzazione non Governativa) nel 2003. L’Associazione è nata con lo scopo di affiancare i missionari agostiniani italiani che, dal 1968, operano nella regione andina del Perù da cui ha preso il nome, l’Apurimac. Il suo lavoro è iniziato sulle Ande, a 4.000 metri di altezza, estendendosi poi alle città di Cusco e Lima. La regione dell’Apurimac è ancora oggi caratterizzata da un estremo isolamento geografico ed economico. La popolazione locale vive solo grazie ad un’economia di sussistenza, Tali disagi, insieme ad un alto tasso di analfabetismo e a precarie condizioni igienico-sanitarie, sono le principali piaghe che si è impegnata a “curare”. Dal 2003, con il riconoscimento di ONG da parte del Ministero degli Affari Esteri, è giunta fino in Africa. Dalla sua nascita realizza progetti di cooperazione, iniziative di tutela dei diritti umani, percorsi di educazione alla pace e promozione del volontariato.

DOVE OPERIAMO Oggi, Apurimac Onlus, è attiva in 3 paesi principali. Italia: sensibilizza, forma volontari e opera in contesti di emergenza sociale; Perù: realizza progetti di sviluppo nei settori salute, formazione e identità; Nigeria: sostiene programmi di emergenza e di costruzione della pace. In Algeria e Kenya promuove lo sviluppo sociale e professionale della donna e dei giovani.

 
Luca Rubin
Phi Foundation

 

Phi Foundation - Terzo Settore

Riforma del Terzo Settore: Qualcosa si muove

È stata approvata in Senato la settimana scorsa la prima bozza del disegno di legge che revisiona e disciplina il Terzo Settore e il ruolo delle Non Profit.

Il progetto, che ora è in mano alla Camera dei Deputati per l’approvazione finale, riguarda un po tutti gli aspetti relativi al Terzo Settore, intervenendo in tutti gli aspetti critici della disciplina che regola la vita degli enti e delle attività senza scopo di lucro, da quelli civilistici a quelli fiscali, da quelli societari a quelli relativi alla remunerazione del capitale e alla distribuzione degli utili. Prevista anche una rivisitazione delle norme che regolano il servizio civile, che sarà reso disponibile a tutti i giovani dai 18 ai 28 anni.

Inoltre sono disciplinati anche gran parte dei punti critici del mondo del non profit, come il crowdfunding, la distribuzione di dividendi (che sembra prendere a modello la formula restrittiva delle cooperative a mutualità prevalente), la disciplina fiscale e contabile, i rimborsi spese degli operatori e le retribuzioni dei dipendenti, la distribuzione degli utili, i diritti di informazione e partecipazione. E’ prevista anche la costituzione del fondo per promuovere le attività istituzionali con 17,5 milioni di euro di budget per il 2016.

Si tratta per ora solo di un disegno di legge, dunque la strada è ancora lunga e ci sono diversi punti oscuri che andranno risolti, ad esempio il modo in cui questa nuova eventuale legge si possa inserire nelle disposizione appena attuate con la legge di stabilità, nei capitoli relativi al Terzo Settore, uno su tutto l’utilizzo strategico e sistematico dello strumento del Crowdfunding per finanziare «interventi innovativi di enti di terzo settore» .

Nei prossimi mesi vedremo come proseguirà il discorso, anche se un primo importante passo, se non altro dal punto di vista formale, sembra essere stato già fatto.

 

Francesco Fiore
Phi Foundation

Articolo tratto da: Italia Oggi del 4 Aprile 2016 di Marino Longoni
Phi Foundation - Tour del Fundraising

Il Tour del Fundraising

Sabato 2 Aprile 2016 parte quello che può essere definito il “ Tour Del Fundraising”.

Una sorta di Tour de France ma dedicato interamente al nonprofit, e alla raccolta fondi.

L’obiettivo principale di questo progetto è quello di far conoscere a quanta più gente possibile l’esistenza di uno strumento, il fundraising che è fondamentale per le organizzazioni nonprofit, ma che bisogna anche saper realizzare e portare avanti nel modo corretto. Questo tour si rivolge agli operatori del terzo settore che sono il motore del nostro Pianeta.

Il nonprofit è forza, cambiamento, speranza.

E i fundraiser sono le gambe per raggiungere questi traguardi.

Gli incontri sono di carattere gratuito e durano circa 150 minuti ( 2 ore e mezza circa), durante i quali si affronteranno i temi legati alla raccolta fondi, a quali tecniche, idee e strumenti siano più idonei e corretti da utilizzare per raggiungere risultati a volte anche insperati.

Il Tour farà tappa in 5 città italiane, da Nord a Sud. Forlì 2 aprile / Napoli 4 aprile / Roma 5 aprile / Ancona 7 aprile / Milano 11 aprile.

Il consiglio per tutti quelli che lavorano nel settore o hanno degli interessi professionali e umanitari in questo campo è di partecipare ad una di queste tappe, magari coinvolgendo amici e collaboratori, perché più gente partecipa e più l’informazione cresce e con essa anche tutto il movimento Fundraising legato alle ONP.

Per qualsiasi ulteriore informazione si può contattare i seguenti riferimenti:

tel. 0543.374150 / email tour@fundraising.it

www.festivaldelfundraising.it/tour

Articolo suggerito da:Valerio Melandri, Associazione Festival del Fundraising
Francesco Fiore
Phi Foundation

saper chiedere

#Phi Social Innovation Community: #Non tutti sanno chiedere

Nonostante la sempre più crescente esigenza di fare attività di raccolta fondi all’interno delle Organizzazioni Non Profit, il “Fundraising”, è ancora percepito come strumento “Transitorio non Convenzionale”, da utilizzare esclusivamente in caso di “Necessità” e, cioè, quando serve denaro per progetti urgenti.

Sappiamo bene, invece, che la raccolta fondi non può essere improvvisata, ma deve essere intesa come un insieme di strategie e attività da pianificare, anche, a medio lungo termine.

Questo, sommato alla mancanza di know-how e formazione adeguata, spinge le ONP a compiere una serie di errori che si traducono in un continuo dispendio di energie e risorse senza raggiungere gli obiettivi prefissati (nei rari casi in cui essi siano identificati e definiti…)

Fare Fundraising richiede preparazione nella Comunicazione orientata alla raccolta fondi e proprio l’importanza del lavoro, di un Fundraiser fa la differenza. Coltivare le relazioni con i potenziali Donatori è un processo spesso lungo, delicato, che richiede molta dedizione ascoltando le esigenze, i desideri, la volontà, di chi è interessato a sostenere filantropicamente.

Senza la capacità di guardare lontano e sviluppare una proficua allocazione di tempo e denaro, difficilmente un Organizzazione Non Profit (soprattutto medio/piccola), potrà sperare nella buona riuscita delle sue attività di raccolta fondi.

“Il Fundraising è capacità di coinvolgere risorse su una causa e non l’atto di elemosinare”

Sei una organizzazione non profit e desideri supporto o vuoi avviare una campagna di raccolta fondi, chiedi a PHI FOUNDATION (Social Innovation Community).

Pitbull Palla

La storia della cagnolina Palla: La “clinica Due Mari” fonda una onlus

La cagnolina Palla arriva su Rai Due. Simbolo alla lotta contro gli abbandoni, Palla,  diventa musa ispiratrice per la clinica Due Mari che decide di creare una fondazione onlus. L’associazione si occuperà, nel nome di Palla, di curare e assistere tutti i randagi.

Palla, diventata famosissima sui social network, è stata più volte strumentalizzata, diventando oggetto di campagne di raccolta fondi con foto “rubate” e non autorizzate.

Ma raccontiamo la storia di Palla, per chi ancora non la conosce: La cagnolina arriva in fin di vita alla clinica Due Mari a fine gennaio 2016. Quasi decapitata da un laccio di nylon e con un muso gonfio oltremisura. Dopo lunghe e costanti cure, oggi la situazione è decisamente migliorata.

Palla al suo arrivo alla clinica

La storia di Palla ha emozionato il web al punto tale che oggi il pitbull è stato ospite della trasmissione di Rai Due “I fatti vostri”.

La storia di Palla in pochi mesi ha commosso e fatto emozionare mezzo mondo. La cucciola di pitbull salvata e curata dai medici veterinari della Clinica Due Mari ora sta molto meglio. In centinaia ogni giorno chiedono di Palla.

Molte le situazioni traumatiche che la dottoressa Monica Pais deve affrontare. Ogni giorno lo staff veterinario si prende cura dei “rottami” (come li definiscono in maniera scaramntica alla “Due Mari”, riferendosi a cani e gatti recuperati dalla strada).

Da qui l’idea di creare una onlus che si occupi dei randagi e di tutte le loro problematiche.

Chiunque volesse maggiori informazioni o contatti diretti con la Onlus può consultare il sito.

Amare e rispettare gli animali è la più alta forma di sensibilità e umanità che si possa dimostrare.

 

Phi Foundation

 

Costruiamo il Futuro

Costruiamo il Futuro: Bando di concorso sociale e sportivo

E’ partito lo scorso 15 marzo il bando della XIV edizione del Premio Costruiamo il Futuro, iniziativa rivolta a tutte le associazioni no profit di volontariato sociale e sportivo operanti in provincia di Lecco e nel comune di Erba.

Il Premio Costruiamo il Futuro ha come obiettivo quello di aiutare, in maniera concreta il terzo settore, ed è rivolto a tutte quelle realtà, troppo piccole per partecipare a bandi provinciali o regionali, che però realizzano iniziative di fondamentale importanza per la comunità nella quale operano e per le persone di cui si occupano.

Per partecipare è necessario compilare in ogni sua parte il modulo d’iscrizione pubblicato sul sito http://www.costruiamoilfuturo.it/ e inviarlo alla Fondazione. A quel punto, una volta che la segnalazione è arrivata alla segreteria, si provvederà a fissare un incontro per conoscere le iniziative e i programmi delle associazioni candidate.

“Si tratta di un progetto nato per aiutare e valorizzare le svariate organizzazioni no profit del territorio, da quelle che si occupano di assistenza agli anziani, tempo libero di giovani e ragazzi, a quelle che offrono sostegno alle famiglie con minori in cura presso gli ospedali e molti altri ambiti, come quello sportivo – ha spiegato Giuseppe Procopio, segretario generale della Fondazione Costruiamo il Futuro – Lo scorso anno, ad esempio, con il contributo ricevuto dal nostro Premio, la Caritas di Oggiono ha aperto un piccolo emporio per la distribuzione del cibo donato, l’oratorio di Monticello ha permesso ai bambini che non potevano pagare la quota di partecipazione di frequentare le attività estive, la Scuola di Italiano per stranieri di Desio ha avuto la possibilità di acquistare libri e materiale didattico per le 300 donne che frequentano i corsi gratuiti. Questi sono solo alcuni esempi dei piccoli ma significativi interventi realizzati grazie al Premio Costruiamo il Futuro che in 13 anni ha sostenuto 230 associazioni, donando 539.000 euro”.

L’iscrizione al bando è aperta fino al 30 aprile 2016, e vanno inviate alla “Fondazione Costruiamo il Futuro” via Garibaldi, 50 – 23891 Barzanò (LC) oppure via e-mail all’indirizzo mailto: premio@costruiamoilfuturo.it

Un’ottima opportunità per fare del bene, partendo dalle necessità e dai bisogni della comunità alla quale si appartiene.

 

Francesco Fiore

Phi Foundation

Culturability valorizza il territorio

Bando Culturability aperto fino al 15 Aprile 2016!

La Fondazione Unipolis per la terza edizione ha dato il via a “Culturability!”. In palio 400 mila euro per sostenere progetti culturali innovativi per ridare vita a spazi abbandonati, per avvalorare temi di rilevante attualità come la coesione e l’inclusione sociale.

La forza di questi progetti trova ispirazione nella “Capability” del Premio Nobel Amartya Sen che si fonda con la cultura. Infatti Sen parla di una capacità-azione intesa come libertà e possibilità di vita, non solo economica ma anche dal punto di vista etico e umano. Sen svincola l’idea di libertà dal “permesso” affiancandola alla “scelta”.

Ecco le varie fasi dell’iniziativa.

La call, aperta già dal 15 Febbraio, si chiuderà il 15 Aprile 2016. I progetti si inviano facilmente dal sito (http://culturability.org/bandi/), dal 16 Aprile al 30 Maggio ci sarà una prima valutazione e una successiva selezione di soli 15 progetti. La terza fase, che si svolgerà dal 1 Giugno al 4 Agosto, consisterà nell’avanzamento delle proposte progettuali fino a ottenere gli elaborati finali, che saranno messi nelle mani della commissione che dal 5 Agosto al 22 Settembre ne selezionerà solamente 5 dei 15 prescelti. Infine, l’ultimo step avrà luogo dal 23 Settembre al 30 Novembre e consisterà in un percorso di accompagnamento e nell’erogazione del contributo di 50 mila euro per l’implementazione di ogni singolo progetto. I 150 mila euro rimanenti verranno destinati proprio alle attività di formazione e mentoring.

Per info consultare il sito www.culturability.org

 

Maria Galante

Phi Foundation

Volontario Anch'Io

Volontario anch’io: L’evento che avvicina i cittadini al mondo del volontariato

E’ sempre più crescente la necessità di reclutare nuove risorse umane sul territorio, soprattutto nell’ ambito del volontariato.

La Pat, “Pubblica Assistenza Trinese”, associata Anpas, organizza per sabato 12 marzo 2016 al Teatro Civico di Trino, a partire dalle ore 17.00, l’iniziativa “Volontario anch’io” per ricercare nuovi volontari e avvicinare i cittadini al mondo del volontariato socio sanitario e di protezione civile.

La giornata sarà organizzata in maniera tale che si potrà coniugare da un lato l’aspetto informativo e professionale, relativo all’attività dell’associazione, verranno infatti proiettati filmati e reportage fotografici, inerenti le esperienze di soccorso e protezione civile. Inoltre saranno presentati i nuovi corsi per i futuri volontari che potranno acquisire così l’abilitazione all’utilizzo di strumenti quali il defibrillatore. Dall’altro lato però non si trascurerà l’aspetto ludico e aggregante della manifestazione con divertimento e musica a cura del DJ Ciuffo.

“Volontario anch’io – spiega il presidente della Pubblica Assistenza Trinese, Mauro Bagna – non è solo uno slogan, ma un invito, un augurio, la speranza che alla grande famiglia dei nostri volontari, siano essi impegnati nel soccorso sanitario 118 che nel Nucleo Protezione Civile, si aggiungano nuove forze per garantire che questa bella avventura chiamata Pat – Pubblica Assistenza Trinese, iniziata più di 50 anni fa, possa continuare a garantire solidarietà e aiuto a chi si trova in difficoltà”.

Il programma della serata sarà cosi articolato:

Alle ore 17.00 è previsto l’intervento delle autorità e a seguire la distribuzione del materiale divulgativo e le dimostrazioni pratiche di soccorso sanitario.

Alle ore 19.00 verranno illustrate le attività della Pat sul territorio di Trino e comuni limitrofi e saranno presentati gli istruttori dei corsi.

Alle ore 19.30 si terrà l’aperitivo offerto dalla Pat in collaborazione con il Presidio Soci Coop di Trino.

Infine, a partire dalle ore 21.00 la serata musicale con Dj Ciuffo.

Sono oltre 200 i volontari che ogni anno collaborano con la Pubblica Assistenza Trinese svolgendo circa duemila servizi con una percorrenza di oltre centomila chilometri.

L’Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 81 associazioni di volontariato con 11 sezioni distaccate, 9.327 militi (di cui 3.227 donne) e 359 dipendenti che, con 389 autoambulanze, 138 automezzi per il trasporto disabili, 231 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile, 4 imbarcazioni e 26 unità cinofile svolgono annualmente 406.084 servizi con una percorrenza complessiva di 13,5 milioni di chilometri.

Fare volontariato è sempre più una esigenza personale più che un dovere sociale. Contribuire direttamente e in prima persona al miglioramento delle condizioni ambientali e sociali, aiuta a crescere con un maggiore senso di rispetto civico verso il prossimo e verso l’ambiente che ci ospita.

 

Francesco Fiore

Phi Foundation

Articolo tratto da: insalute news dell’8 Marzo 2016

Fundraiser

Phi Social Innovation Community: Fundraiser

Lavorare nella Social Innovation Community con Phi Foundation, nell’operosità di raccolta fondi (Fundraising), significa svolgere l’attività di Fundraiser, una professione creativa e multitasking oggi sempre più richiesta dal mercato del lavoro, in particolare, nell’area del terzo settore.

Una professione che richiede competenze specifiche in marketing, statistica, economia, giurisprudenza, amministrazione ma anche un estro creativo e artistico, oltre che una grande determinazione.

Fare raccolta fondi (Fundraising) per le organizzazioni non profit significa lavorare per una giusta causa, che appassiona, in cui crediamo e che ci spinge a desiderare di migliorare le cose grazie al piccolo/grande contributo di tante persone.

Non c’è dubbio che il lavoro del Fundraiser porti più che numerose soddisfazioni personali se fatto bene con passione e attraverso metodi e strumenti corretti.

La domanda che sorge spontanea è: Ma il Fundraiser cosa fa esattamente?

Si usa spesso il termine Fundraiser nel gergo comune, per indicare il comunicatore o l’organizzatore di eventi di beneficenza. In realtà il Fundraiser è questo, ma non solo.

È soprattutto un professionista che svolge l’attività con dedizione, che sa comunicare e agire, perché le parole sono pensieri che diventano azioni dirette a costruire qualcosa di utile, azioni dirette ad aiutare gli altri, e per questo IMPORTANTI.

Sei una organizzazione non profit e desideri supporto o vuoi avviare una campagna di raccolta fondi,
chiedi a PHI FOUNDATION (Social Innovation Community).

Portobello: il primo Social-Market italiano

Da Londra a Modena con amore, questa è una bella storia di solidarietà da raccontare.

I tre anni di Portobello, il market anti-crisi di Modena: non si paga in euro ma in ore di volontariato.

Tutti associamo Portobello al suggestivo mercato londinese, invece questa volta Portobello è una realtà tutta “made in Italy” che nasce a Modena nel 2013. Si tratta del primo emporio sociale cui possono accedere le famiglie in difficoltà economica che fanno richiesta al Comune e al Centro Servizi per il Volontariato in cui non si paga in euro, ma in ore di volontariato

La filosofia di Portobello è semplice, ambiziosa e completamente incentrata sulla solidarietà. Ripercorriamo la sua storia, merita di essere raccontata.

Il progetto nasce e si concretizza nel 2013 grazie a diverse associazioni del terzo settore, riunite sotto l’egida del centro Servizi per il Volontariato, che riescono ad ottenere la collaborazione del Comune, di alcuni soggetti privati e ovviamente della Fondazione. Il Comune di Modena decide di concedere i locali di via Divisione Acqui 81, nel comparto ex Amiu. Sono invece alcuni privati (tra cui Nordiconad, Coop Estense, Ccm) a donare arredi, macchinari e ovviamente beni di consumo per i clienti. Prende così vita il mini-market, completamente allestito da volontari, in particolar modo della Protezione Civile.

Ma Portobello, come anticipato, non è un supermercato come gli altri. L’acquisto dei prodotti è riservato infatti alle famiglie in difficoltà economica. “Ci sono infatti specifici requisiti che i Servizi Sociali del Comune devono verificare per poter indirizzare le famiglie richiedenti verso l’acquisto. L’idea è quella di evitare forme assistenzialistiche fine a sé stesse, quanto piuttosto di integrare un servizio di contrasto alla povertà con percorsi di consulenza e reinserimento.“

Come si fa la spesa e come si paga da Portobello?

Sugli scaffali ci sono tutti i prodotti, dalla pasta ai condimenti, dai biscotti, al pane al companatico, dai prodotti per la casa a quelli per la cura della persona, ma non compaiono i prezzi, bensì dei punteggi. In pratica ai compratori viene richiesto un impegno nel volontariato, con una delle associazioni che fanno parte della rete o addirittura nella gestione del mini-market stesso

Portobello ha iniziato nel 2013 con 30 famiglie già riconosciute nel percorso, oggi, a tre anni dalla sua apertura, sono 1.170 le famiglie raggiunte.

La sostenibilità del progetto, che dipende in larga parte dai fornitori e dalle donazioni è la vera sfida che attende i volontari ed i Servizi Sociali, ma le premesse dei primi tre anni sono assolutamente positive.

Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito di Portobello. (http://www.portobellomodena.it/)

 

Paola Antifora

Phi Foundation