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ORFANI DHADING: VISITIAMO LA STRUTTURA

ORFANI DHADING: Visitiamo la struttura

ORFANI DHADING: Visitiamo attentamente la struttura dell’orfanotrofio

 

 

Orfani Dhading: È una delle tre educatrici a farci iniziare la visita della struttura che, vista da fuori, non sembrava particolarmente spaziosa e che, percorrendo un breve e stretto corridoio, si conferma ancora più piccola.

 

Il primo ambiente visitato è la classe dove ogni giorno si svolgono le attività didattiche e dove ad attenderci ci sono tutti i 25 bambini seduti ai loro “banchi” che attendono ansiosi il nostro arrivo.

 

Sin dall’inizio resto totalmente sconcertato dalla ristrettezza e dall’oscurità dell’ambiente, dalla povertà dei materiali, dalle sedie ai banchi, alla lavagna, alla cancelleria.

 

 

ORFANOTROFIO DHADING

 

Ma sopratutto mi colpisce il fatto che quella classe ha la capienza massima di 10 bambini e invece ne contiene 25.

 

I bambini non hanno spazio per sedersi, per lavorare o banalmente per muoversi liberamente…sono uno sopra l’altro, scrivono uno sopra l’altro, giocano uno sopra l’altro e respirano uno sopra l’altro.

 

Ma per questi bambini, che prima di avere una classe in cui stare non avevano nulla, la cosa è assolutamente normale e ci ricevono con un immenso sorriso e mostrandoci con grande orgoglio e dignità il loro ambiente comune.

 

Le sorprese negative sono solo all’inizio visto che quando mi ritrovo a contare le stanze da letto le mie dita si fermano a 3 e di pochi metri quadri ciascuna, dotate di un solo letto matrimoniale, 2 letti singoli e senza riscaldamento…ricordo che ci troviamo in Nepal e non ai Caraibi.

 

Ora se la matematica non è opinione io ho contato 12 posti letto e una dozzina di coperte quando i bambini sono 25…potete trarre voi le facili e tristi conclusioni.

 

Arrivando alle note più dolenti ho visto un orinatoio (e se dico orinatoio intendo un bagno di 1 metro quadro con solo una turca) che deve bastare per tutti e una cucina con un fornellino a gas che serve a sfamare due squadre di calcio.

 

La penuria di qualsiasi tipo di materiale, dagli utensili da cucina, alla biancheria per la notte, ai vestiti, dal materiale scolastico all’assenza totale di una zona bagno mi hanno veramente colpito e lasciato senza parole e il mio unico pensiero è stato questo: “qui hanno bisogno veramente di tutto”.

 

ORFANOTROFIO DHADING

 

Certo stiamo parlando di bambini orfani a cui è stato donato un terreno su cui costruire la struttura, un tetto, un piatto caldo, un programma di educazione che prevede un lento e graduale inserimento nel mondo del lavoro.

 

La mia impressione però è che le carenze di cui soffrono sono enormi e sono sempre più convinto che Fondazione Minerva (con l’aiuto della PHI Foundation) possa svolgere una funzione fondamentale nell’attività di supporto, rifornimento ed assistenza di questo piccolo ma grande posto.

 

Nel buio e nella ristrettezza degli ambienti risplende la luce e la grandezza dei loro sorrisi che ci avvolgono, ci riempiono di energia e voglia di fare tutto il possibile per migliorare le loro condizioni di vita… ci invitano ad unirci a loro e combattere insieme per un futuro migliore.

 

L’intesa con Milan è totale ed immediata…non ci resta altro che chiuderci in ufficio per fare un inventario delle cose primarie che mancano….per poi passare a cose e programmi più grandi.

 

PHI FOUNDATION SOCIAL INNOVATION COMMUNITY

 

Alessandro Vitaloni

PHI Foundation

UNA FAMIGLIA SPECIALE

Oggi vi voglio parlare di Amlib .

Questa comunità mi ha colpito in modo particolare per il suo impegno nell’ accogliere bambini in difficoltà, che non hanno più nessuno e hanno bisogno di una famiglia.

La cosa che mi ha stupito di più, però è stata che l’accoglienza non si è limitata solo ai bambini, ma ha coinvolto anche genitori allo sbando, in cerca di un riscatto e di una famiglia, adolescenti soli e ragazzi emigrati senza più nessuno, che all’interno della comunità trovano un punto di riferimento.  Adulti, persone che hanno voglia di occuparsi di loro, che hanno il desiderio di ascoltarli, di abbracciarli, di accudirli.

Questi valori sono trasmessi con l’esempio.

L’adulto insegna e impara così come il bambino. Gli adolescenti accudiscono i più piccoli, ma hanno sempre il supporto dell’adulto.

Sono accolte anche intere famiglie che si trovano in gravi difficoltà socio-economiche ed è bellissimo vedere come tutti si aiutano, partecipano alla vita degli altri sostenendoli e incoraggiandoli ad aprirsi al futuro.

La comunità è nata a Firenze da Don Matteo Galloni, suo fondatore e da Francesca Termanini che fin dal 1988 hanno provveduto a colmare la solitudine dei piccoli ma anche dei grandi, accogliendoli in una meravigliosa famiglia.

La Comunità, in Italia, ha una proprietà vicino a Firenze, in cui si trovano una Casa Madre e delle casette per l’accoglienza. Ogni bambino ospitato ha una cameretta che condivide con un altro e che insieme personalizzano secondo il loro gusto. Molto diverso e distinto dal classico orfanotrofio. Ognuno può esprimere la propria identità e personalità, viene accettato e supportato. I bambini non aspettano di essere adottati, vivono già in famiglia, con persone sulle quali possono contare e fare affidamento per costruire il loro futuro.

Oltre che in Italia la Comunità opera in Africa, in Congo, dove accoglie i bambini rimasti senza famiglia, gli ex-bambini soldato con case famiglie e progetti educativi per portarli non solo fino alla maggiore età, ma fino all’autonomia, fino a quando non si formano una propria famiglia, rimanendo loro sempre quella di “origine”, un punto di riferimento e di valori.

La solidarietà, l’aiuto reciproco, l’occuparsi gli uni degli altri sono valori che nella nostra società vanno sempre più affievolendosi.

Vedere, percepire il potere dell’accoglienza emanare da questa comunità è qualcosa che colpisce, che ti fa pensare.

L’individualismo, l’apparire, il primeggiare perdono di significato davanti all’amore e alla libertà che ti da una famiglia, qualsiasi essa sia.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation