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JUNE TRA PAROLE E MUSICA

JUNE: TRA PAROLE E MUSICA

JUNE: TRA PAROLE E MUSICA

 

June, tra parole e musica

Ci sono così tanti modi per creare un legame con le persone. June è una donna francese che viaggia sin da quando era bambina. Convinta che le lingue siano, oltre a uno strumento utile per comunicare, anche un modo per conoscere meglio altre culture. Così come la musica, che può suscitare emozioni in qualsiasi lingua.

 

MUSICA, LINGUAGGIO A SÉ

Una serie di elementi mi porta a pensare che la musica sia un linguaggio a sé, che rimuove tutte le barriere, che trasmette emozioni che non sono descrivibili a parole. Ma cantare nella lingua madre di qualcun altro dà sempre qualcosa in più alle tue performance. Perché ti comprendono. Potrebbero interpretare quello che dici a loro modo, ma questo dà loro la possibilità di unirsi al tuo percorso.

 

IL VIAGGIO

Quando ero più giovane e vivevo con i miei genitori e anche da adulta ho avuto la possibilità di viaggiare molto. I miei genitori mi portavano sempre in posti diversi. Nella maggior parte dei casi in Europa ma ricordo anche di essere stata negli Stati Uniti quando avevo 10 anni. Così il viaggio è diventato una parte della mia vita. Ho sempre amato scoprire nuove culture e tutto ciò che è legato ad esse.

 

JUNE TRA PAROLE E MUSICA

 

 

BICULTURALE

Sono anche biculturale: mia madre è italiana, mio padre francese. Perciò sono sempre stata propensa ad imparare nuove lingue. Ho sempre ritenuto “gentile” imparare qualche parola nella lingua del Paese che sto per visitare. È molto simbolico per me. Ciò dimostra che stai davvero venendo incontro agli abitanti della nazione in cui stai andando. Molti aspetti delle varie culture si riflettono nel modo in cui le persone si esprimono. Scoprire nuove espressioni in diverse lingue è sempre stato un piacere per me. Ora che ne conosco 4 è divertente confrontarle e scoprire cosa ti dicono della loro cultura. E amo le lingue europee. Poiché quasi tutte (ad eccezione del basco e dell’ungherese) hanno in comune origini latine, è incredibile scoprire come ogni accento abbia trasformato la parola originaria in una nuova. Accento, Accent, Akzent. Indovinate le lingue (attenzione, c’è una trappola, dato che una parola è uguale in due lingue ma pronunciata in due modi diversi).

 

MAIL INSPAGNOLO

Un giorno ho ricevuto una mail in spagnolo ed ero stupita nel constatare che potevo capire il 60% del testo senza utilizzare Google Translate. La stessa cosa è capitata quando sono stata in Portogallo. Ho provato a leggere direttamente la guida turistica in portoghese senza guardare la versione in inglese. E mi ha sorpreso comprendere la maggior parte di essa. Il discorso cambia con il parlato. L’accento è quasi incomprensibile per me. Ma forse potrei cavarmela seguendo mentre leggo.

 

FELICI

Le persone sono sempre felici quando provi a parlare la loro lingua perché eviti a loro lo sforzo di trovare un modo per comunicare con te. E mostra che ti stai impegnando per interagire con ciò che ti circonda.

 

WSMITH

Lavoravo per WSmith, una libreria in inglese a Parigi. Lì vedevo americani ed inglesi vantarsi di non imparare il francese. Erano in Francia per solo uno o due anni, perché dovevano farlo? Avevo l’impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato. Come puoi capire i francesi, il loro umorismo e la loro cultura senza nemmeno provarci? Ho vissuto 3 mesi in Corea per studio quando avevo 23 anni e continuo a rimpiangere il fatto di essere stata in grado solo di contare fino a 4 in coreano (hana, tul, set, net), di dire ciao (Annyon Haseyo), pronto (quando rispondi al telefono: Yoboseyo) e il mio nome (che ora nemmeno ricordo). Ho imparato a leggere ma le parole mi erano totalmente sconosciute e non avevo alcun modo di sapere il loro significato anche se ero in grado di pronunciarlo. Mi è stato utile soltanto per trovare il nome della mia fermata sulla guida quando sono arrivata in una città. Ma almeno ci ho provato e l’ultima volta che ho visto dei coreani a Parigi qualche mese fa sono stata in grado di salutarli. Penso che ciò dia un senso di orgoglio alle persone. Impegnarsi ad imparare la loro lingua li fa sentire importanti. Così come sono fiera di parlare 4 lingue fluentemente e spero di far lo stesso anche con spagnolo e portoghese prima di morire. Forse non fluentemente, ma la prossima volta voglio essere certa di poter capire qualcosa e di farmi capire in queste due lingue.

 

20 ANNI

Sono diventata un’artista quando avevo 20 anni. Penso che tutte le volte che ero all’estero e c’era un piano da qualche parte o una serata karaoke cercavo sempre di suonare e/o cantare. Ho cantato in Cina in una di queste occasioni informali nel 2002. Nel 2003 in Corea in una vera battaglia delle band. Nel 2005 a New York in una serata open mic. Il primo invito ufficiale a suonare all’estero è stato nel 2008 al «Sellabration». Ad Amsterdam, direttamente in una delle location più famose insieme alla mia band. Era pazzesco incontrare tutti i fan che avevano contribuito a finanziare il mio album «And maybe a tree will rise out of me…» in quei mesi. A marzo 2018 sono stata in Bangladesh dove sono stata applaudita come una superstar dopo aver fatto una cover in francese. È stata come una ondata di gioia dal pubblico e così tanto buonumore che volevo ridere anche se era inopportuno. Non avevo mai ricevuto un’accoglienza del genere prima di allora e non so se fosse meritata. Ma posso dirvi che vi trascina. Non potevo dare una mano, ma ho avuto un sorriso stampato sul mio viso per tutto il giorno seguente e ho fatto sorridere anche tutti quei ragazzi bengalesi che stavano studiando francese.

 

LA MUSICA

Ho realizzato abbastanza tardi che la musica fosse la mia meta. Dare emozioni alle persone. Farle ridere, sorridere, applaudire, ballare e a volte anche ricevere un’ovazione. Purché sia spontanea. E ciò può essere fatto in ogni lingua. Ho comprato l’album in capoverdiano di Lura perché era grandiosa sul palco. Senza aver idea di cosa stesse cantando. Ma trasmetteva una immensa sensazione di gioia. Gioia che provo ancora ogni volta che l’ascolto. Lo stesso vale per Bebel Gilberto o Compay Segundo. Posso intuire alcune parole, mentre altre mi risultano incomprensibili. Ma la voce, i suoni e gli arrangiamenti mi trasmettono emozioni.

 

 

VIAGGIO SINONIMO DI AVVENTURA

Per me viaggiare è sempre stato sinonimo di avventura. Dal momento in cui sali su un’auto, su un bus, su un treno, su una nave o su un aereo può sempre capitarti qualcosa che ti possa fare arrivare in ritardo. Possono esserci ritardi, cancellazioni, incontri con persone che non avresti altrimenti mai rivisto. Anche quando programmi tutto sai che qualcosa può sempre andare diversamente da come avevi previsto. Avevo un visto per l’Australia che avevo ottenuto nel 2011 assieme al mio ragazzo dell’epoca per rimanere lì per un anno. Ci siamo lasciati, ma pensavo che quella avrebbe potuto essere la mia unica opportunità di andarci. Così ho chiesto a Gaëlle Buswel, una delle mie migliori amiche, di unirsi a me. Era uno dei suoi sogni visitare quel Paese e pensavo che avremmo potuto riprendere le nostre esibizioni a vicenda e fare un piccolo road trip. Ma ha cancellato un mese prima della partenza. Così ho deciso di perseguire l’idea di realizzare dei filmati e ho trovato una ragazza disponibile a filmarmi.

 

JUNE TRA PAROLE E MUSICA

 

AUSTRALIA

Prima di partire per l’Australia ho avuto molti problemi con gli uomini. Quello che le persone sembrano aver scoperto con il #metoo è una cosa che ho sopportato per anni a Parigi. Gli uomini mi parlavano (e non in maniera piacevole) in strada, molestandomi e qualche volta anche palpandomi (fondoschiena, seno) in stazioni ferroviarie e ai concerti. Ciò mi ha provocato un senso di sfiducia nei confronti dell’umanità e degli uomini in particolare. Pensavo che tutti gli uomini fossero sessualmente violenti e incapaci di controllarsi. Avevo provato 2 società dove non mi era capitato nulla (Corea del Sud e Inghilterra). Ma non ero così convinta che fosse così anche nel resto del mondo.

 

UN’ALTRA RAGAZZA

Quando sono andata in Australia con un’altra ragazza non ho portato con me la carta di credito perché volevo sopravvivere solo grazie alle donazioni. Affidarsi alla generosità delle persone era qualcosa di più di una semplice scommessa. Era un salto nella fiducia delle persone. E Dio sa quanto non ne sia rimasta delusa. Avevo programmato in anticipo dove sarei potuta stare grazie al couchsurfing. E gli uomini erano sempre disponibili ad ospitarci. Ero molto preoccupata di ricevere spesso avance. Ma ad eccezione di un ragazzo che, dopo avergli raccontato le mie disavventure a Parigi, mi ha detto «Puoi toccare le ragazze senza andare in prigione? Dove posso firmare?» (Inutile dire che siamo andate via la mattina seguente) ho trovato quasi solamente ragazzi incredibilmente gentili, sempre pronti ad aiutarci, a darci un passaggio, a cucinare per noi quando non avevamo nulla per cena, ad ospitarci e a volte regalarci anche biglietti per spettacoli teatrali e montagne russe. Tutti loro erano single e mi chiedo sempre come sarebbe stata l’atmosfera se fossi stata da sola. Ma voglio davvero ringraziarli perché mi hanno ridato fiducia nell’umanità, mostrandomi quanto gli uomini possano essere perbene. Senza contare tutte le persone che ho incontrato per strada. Bambini, donne, uomini che mi hanno dato qualcosa. Soldi, cibo, un caldo sorriso o un segno di approvazione. Tutti loro hanno reso il mio viaggio in Australia incredibile e imprevedibile. Faccio ancora fatica a credere che siamo riuscite a raggiungere le 6 grandi città australiane solamente grazie a quello che abbiamo guadagnato. Riuscendo a pagare cibo e trasporti per entrambe.

 

UN FIGLIO

Ora che ho un figlio e comprendo l’impatto ecologico che viaggiare comporta non sono più così propensa a muovermi così tanto. Inoltre, ho scoperto che quello che amo di più è scrivere canzoni. È un viaggio interiore che permette di far uscire emozioni che talvolta non sapevo nemmeno di provare. Capita comunque ancora di muovermi, specialmente per esibirmi e per altre cose legate alla mia carriera musicale. E nessun anno si può considerare completo senza essere stata in Italia almeno una volta. Il cibo, la cultura, la lingua. Adoro tutto.

 

CONCERTI

Farò dei concerti in Germania e in Belgio e rivedrò Katie Ferrera a Los Angeles al Sync Summit a dicembre. Non vedo l’ora. Abbiamo scritto una canzone insieme su Skype sebbene non ci conoscessimo. Le ho detto che sarei potuta venire a Los Angeles per il Sync Summit e le ho chiesto se avesse potuto ospitarmi. E lei ha accettato di farlo. La stessa cosa che farei se dovesse decidere di venire in Francia. Voglio sempre aiutare i viaggiatori. Forse è per questo che i turisti vengono sempre da me quando sono in cerca qualcosa. Forse il mio viso dice «Vieni qui. Sai che hai trovato qualcuno che potrebbe aiutarti.»

 

 

ARTICOLO ORIGINARIAMENTE POSTATO IN INGLESE SU COWBOYS FROM SPACE

Cowboys from space è un blog in inglese creato da Matt Supertramp in cui si invitano persone da tutto il mondo a scrivere storie riguardanti arte, musica e viaggi. Lo scopo del sito è quello di raccontare ciò che ci circonda e come lo percepiamo grazie alle parole, alle immagini e ai suoni. A volte in modo poetico, a volte irriverente. Ma cercando sempre di essere spontanei.

 

 

SI RINGRAZIA PHI FOUNDATION PER AVER PUBBLICATO LA VERSIONE ITALIANA DI QUESTO POST.

 

 

PHI FOUNDATION SOCIAL INNOVATION COMMUNITY

 

 

June Caravel

PHI Foundation