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La maratona televisiva di Telethon e la sua storia

Si è appena conclusa l’annuale maratona televisiva organizzata da Telethon e trasmessa dalle reti RAI per sostenere la raccolta fondi per la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.

Ma lo sapevate che il nome “ Telethon ” deriva dall’unione di due parole inglesi: “Television” e “Marathon”?

Ebbene sì e ve lo rivelo con molta gioia dal momento che è ormai consuetudine abbinare il termine “ televisione ” a momenti di svago tendenzialmente poco educativi e assolutamente disinteressati a soffermarsi sulle good news. Ma dove sono -direte voi- le belle notizie se ogni giorno da domenica 11 a domenica 18 dicembre sui canali RAI arrivano alle nostre orecchie le ormai sempre più numerose storie di persone affette da malattie genetiche rare?

Beh, ad esempio nel fatto stesso che arrivano!

Mi spiego meglio, non è bello sapere che qualcuna delle nostre emittenti televisive da più di vent’anni condivida con il proprio pubblico racconti di vita vera, non sempre fortunata, alle prese con sfide importanti che necessitano d’amore e soprattutto di continue ricerche scientifiche?

E non è soprattutto bello che a smuovere la sensibilità degli spettatori siano proprio coloro che ogni giorno si trovano costretti a convivere con il dolore di una vita segnata da una malattia ignota e lo fanno con il sorriso e la speranza di chi crede che manchi ancora qualcosa e non si arrende?

Ecco, dal 1990 Telethon lavora proprio per loro, coinvolgendoli nella ricerca scientifica di cui queste malattie genetiche rare necessitano quotidianamente e ” #presente ” è la parola chiave scelta quest’anno perché pensandoci bene, è il termine che meglio si adatta alle storie di Federica, Michele, Nina solo per fare alcuni nomi, che vogliono poter decidere fin da OGGI di credere in un futuro senza malattia e lo fanno raccontando le loro paure con la speranza che queste storie possano essere lo stimolo più diretto per sensibilizzare tutti noi su questo mondo ignoto.

Il primo a proporre un’attività di fundraising che, attraverso una non stop televisiva, arrivasse alle orecchie del pubblico e smuovesse in loro il desiderio di donare, fu un americano ma non uno qualsiasi: Jerry Lewis -come dimenticare il celebre sketch della macchina da scrivere!- comico indiscusso degli anni ’60 e la sua idea si rivelò fin da subito di enorme successo.

Nell’arco di vent’anni la maratona televisiva giunge in Europa con l’AFMAssociazione francese contro le Miopatie ma anche in Italia grazie a Susanna Agnelli e all’ Uildm-Unione italiana lotta alla distrofia muscolare che l’aveva contattata per proporle la poltrona da presidentessa.

Scrittrice, politico ma soprattutto donna con un’innata voglia di aiutare gli altri perché -come lei stessa afferma in un video che potete guardare qui: “pensare solo a sé stessi è una forma di vita molto noiosa”- rispose che avrebbe accettato a condizione di poter far diventare quella piccola associazione qualcosa di grande.

Telethon nasce così quindi, nel 1990 quando Susanna Agnelli decide che era arrivato il momento di far conoscere agli italiani le malattie genetiche rare e di chiedere loro un aiuto.

Ad oggi presieduta da Luca Cordero di Montezemolo, la fondazione Telethon, supera i suoi vent’anni di operato grazie alla risposta positiva che ogni anno il suo pubblico gli riserva continuando nel suo cammino infinito volto a garantire una speranza a tutti coloro che vivono nella malattia e nel terrore che questa non possa essere debellata perché come disse la sua fondatrice Susanna Agnelli: “Telethon continuerà ad esistere fino a quando non si scriverà la parola ‘cura’ accanto al nome di ogni malattia genetica”.

 

Federica Pizzi

PHI Foundation

Articoli della settimana 11 dicembre

Articoli della settimana 4 dicembre

Articoli della settimana 27 novembre

Per Natale regala un sorriso: Fondazione Floriani e il suo metodo di cura per i malati inguaribili

Quante volte ci è capitato di usare con tono stizzito il termine palliativo”? La Fondazione Floriani supera tale associazione mentale per scavare a fondo nell’etimologia di questa parola e ci racconta come qualcosa di palliativo sia fondamentale in molti casi della vita soprattutto se a ricevere quel qualcosa sono malati inguaribili.

Si chiamano Cure Palliative quelle cure che la Fondazione Floriani, associazione senza scopo di lucro, ha l’obbiettivo di diffondere e applicare per curare ogni aspetto della sofferenza dei malati terminali: fisico, psicologico, spirituale e sociale.

Riconosciute dall’ OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità grazie alla Legge n’38 del 2010, queste cure vengono continuamente aggiornate tramite la ricerca scientifica e lo studio grazie al sostegno di donatori e volontari della Fondazione Floriani che si occupano dell’attività di fundraising a 360 gradi: dalla piccola donazione di un pensionato ad  investimenti più importanti che prevedono l’utilizzo di fondi per l’istituzione di Corsi di Medicina Palliativa presso le università italiane.

Nata nel 1977 per volere di Virgilio e Loredana Floriani, entrambi scomparsi, Fondazione Floriani continua negli anni a far conoscere l’importanza di queste cure attraverso iniziative mirate all’attività di raccolta fondi come FONDACO che, per festeggiare la 20^ edizione, anche quest’anno apre le porte dello Studio Zeta di Milano (qui le indicazioni stradali per raggiungere le bancarelle) dalle h.11 del 26 novembre con un delizioso brunch e si chiude con un aperitivo il 29 dello stesso mese.

Solita location e storiche bancarelle in questa iniziativa di fundraising di Fondazione Floriani quindi, ma non solo: particolarissimi oggetti home made attendono i milanesi a caccia dei regali di Natale quest’anno a FONDACO… e chissà mai che, tra un pensierino alla mamma, uno alla moglie o uno al fidanzato, a qualcuno di noi, prima di tornarsene a casa e lasciare la Mostra Mercato di questa ONLUS, venga il desiderio di lasciare a chi è più sfortunato di noi una donazione che gli possa regalare una delle cure più efficaci che ci sia: un sorriso.

 

Federica Pizzi

PHI Foundation

La raccolta fondi della campagna elettorale americana

Si è appena conclusa la campagna elettorale americana, con il risultato che tutti conosciamo: Donald Trump è il 45esimo Presidente degli Stati Uniti.

Ma quanto è costata la campagna ai due sfidanti? Quanti soldi hanno raccolto con la campagna di fundraising?

La legislazione che regola e controlla la raccolta fondi della campagna elettorale americana è decisamente complessa.

I contributi delle campagne elettorali vengono registrati, controllati e resi pubblici dalla Federal Election Commission (FEC); un ente istituito per rendere trasparente ogni spostamento di denaro dato che i rapporti tra la politica e l’economia americana potrebbero creare situazioni di interdipendenza.

I costi delle campagne elettorali americane sono enormi!

Di norma, i candidati, investono fondi personali: per le elezioni del 2016, Hillary Clinton ha investito 1,2 milioni di dollari e Donald Trump ne ha investiti 54 milioni.

Gran parte delle risorse economiche vengono raccolte dal comitato elettorale di ciascun candidato, il quale, per legge, può accettare donazioni fino a 2.700 dollari da ogni persona e fino a 5.000 dollari dalle associazioni.

Altri organi possono intervenire a favore della raccolta fondi.

Si chiamano Pac, super Pac (Political Action Committe) e Joint Fundraising Committes.

I Pac e super Pac sono enti che possono agire a supporto della raccolta fondi americana. Sono registrati e regolati in maniera che i fondi possano essere raccolti solo tra i propri membri. Inoltre, hanno la possibilità di accettare denaro da qualsiasi fonte.

I Joint Fundraising Committes sono costituiti da Comitati o Pac, in questo modo ciascun gruppo aderente può raccogliere la propria parte di donazioni e successivamente raggrupparle insieme. Muovono cifre più importanti per finanziare direttamente i partiti e candidati.

Chiunque doni ai Pac o ai super Pac, finisce nel database della Federal Election Commission (FEC).

Attraverso i super Pac, Hillary Clinton ha raccolto 8 milioni di dollari dal miliardario George Soron e 2,5 dal finanziere Donald Sussman, mentre Donald Trump non ha avuto lo stesso successo, anzi, ha raccolto decisamente meno finanziandosi perlopiù  con fondi personali per non dipendere dai piccoli donatori.

A completare il programma della raccolta fondi, per entrambi i candidati, una serie infinita di gadget da acquistare online.

Complessivamente i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti hanno raccolto più di un miliardo di dollari.

Nell’articolo di Milano Finanza vengono riportati i numeri della raccolta fondi per la campagna elettorale Clinton/Trump.

Ad oggi….

La sfida sulla raccolta fondi è stata superata dalla candidata democratica (dati FEC), ma, nel mondo delle campagne elettorali, non sempre vince chi sembra più preparato o chi ha consulenti migliori.

Qui potete trovare i risultati sull’ ELEZIONI USA 2016

 

Manuela Mussa

PHI Foundation

Finalmente ci siamo!!! E’ on line la nuova versione del sito di PHI Foundation

Come anticipato ormai da qualche giorno, finalmente PHI Foundation ha pubblicato la release del suo sito.

L’impegno e la cura con la quale abbiamo portato avanti questo progetto, unito alla montagna di problemi che si sono dovuti affrontare, ne hanno dilatato un pò i tempi di consegna, ma alla fine il risultato è decisamente  in linea con le aspettative!!!

Per chi ci segue da tempo, ad una prima visita sul nuovo sito di PHI Foundation, non noterà grandissime novità, in quanto abbiamo voluto mantenere inalterato lo stile, il codice colore, il logo e tutti quegli aspetti che in questi primi mesi di attività hanno caratterizzato la nostra presenza in rete e hanno riscontrato anche il favore dei nostri followers.

Ma sfogliando con maggiore attenzione le pagine del nuovo sito, si potranno notare nuove sezioni come quella relativa all’ecommerce, dove poter acquistare e promuovere prodotti dell’eccellenza manifatturiera italiana.

Oppure la sezione fundarising, relativa alle campagne di raccolta fondi attive sulla piattaforma di PHI Foundation.

Una delle implementazioni più importanti è quella che vede l’inserimento del tasto dona, sulla Home Page del sito, dove poter effettuare donazioni per sostenere la nostra attività.

Queste sono solo alcune delle importanti implementazioni che PHI Foundation ha apportato al suo sito.

Ma siamo già al lavoro per continuare a crescere e incrementare la nostra piattaforma con altre interessanti e utili novità.

Continuate a seguirci, a sostenerci e ad aiutarci ad aiutare il prossimo.

PHI Foundation

L’EVOLUZIONE DEL PHI CITY PROGRAM

Il Social Innovation City Program è un progetto studiato e pianificato da PHI Foundation con l’obiettivo di connettere idee e persone all’interno di un network che abbia come scopo quello di innovare e valorizzare l’ecosistema culturale e sociale, attraverso la sviluppo di nuove pratiche relazionali e la creazione di nuove reti di contatti interpersonali.

PHI Foundation adotta un approccio partecipativo coinvolgendo le Organizzazioni Non Profit locali nello sviluppo del progetto nelle singole aree d’influenza.

Il PHI City Program vuole mettere in rete e in connessione tra loro i cittadini di un circoscritto ambito territoriale e stimolare l’ecosistema culturale locale per promuovere una innovazione sociale nell’ambito del terzo settore e in particolare delle attività Non Profit.

La speranza è di qualificare le competenze e incrementare la consapevolezza dei cittadini già attivi sui temi di innovazione sociale, sviluppo locale e partecipazione, individuando le criticità e le potenzialità più caratteristiche del territorio; elaborando innovativi modelli di finanziamento che coinvolgano il pubblico e il privato, progettando iniziative di raccolte fondi mediante più strumenti come il Crowdfunding e Fundraising civico per progetti sociali e culturali che riguardino la comunità locale di riferimento al fine di svilupare il territorio.

Entra in PHI Foundation Social Innovation Community.

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation

PHI DONATION DAY: il dono e il territorio

Donation day 2016: Sebastiano de Falco della PHI Foundation ha partecipato all’evento di Milano “Il dono e il territorio” tenutosi il 19 settembre alle Gallerie d’Italia.

 

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Un’analisi che fotografa una situazione in evoluzione anche se in alcuni casi fa nascere delle perplessità e domande cui difficilmente riusciamo a dare una semplice risposta bensì porta a riflettere attentamente alla ricerca del giusto equilibrio.

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Raccolta fondi, solidarietà, sostegno alle organizzazioni non profit, sviluppo della social innovation e delle attività di fundraising, contatto one – to – one, supporto crescita territorio, legittimazione giorno del dono, questi i principali argomenti affrontati.

 

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Il grande desiderio di Sebastiano de Falco è rendere tutti partecipi delle informazioni e dati emersi dall’indagine e analisi presentata durante il convegno.

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L’andamento delle raccolte fondi (vedi bilanci 2015 e previsioni 2016 – 14^) con rilevazione nel settembre 2016 con la partecipazione dell’osservatorio IID di Sostegno al non profit sociale.

Trovi le slide dell’indagine alla pagina http://www.istitutoitalianodonazione.it/it/indagini/indagini-osservatorio-iid/area-di-ricerca-organizzazioni-non-profit

 

 

Raccolte fondi sempre più social e premiate dal contatto one-to-one

Nel primo appuntamento #Donoday2016 presentati i dati  della 14^ indagine IID sulle raccolte fondi. Al via domani le oltre 100 iniziative per il 1° Giro dell’Italia che dona

Un aumento timido ma costante nel tempo delle raccolte fondi nel terzo settore e una maggiore diversificazione degli strumenti messi in campo dalle associazioni italiane: questi i dati che emergono dalla 14^ edizione dell’indagine “L’andamento delle raccolte fondi: bilanci 2015 e proiezioni 2016” realizzata dall’Osservatorio di sostegno al Non Profit sociale dell’Istituto Italiano della Donazione (IID) in collaborazione con l’Associazione Italiana Fundraiser (Assif). La presentazione dei risultati si è tenuta lunedì a Milano presso Gallerie d’Italia durante l’evento “Il dono e il territorio”, un appuntamento realizzato con Fondazione Cariplo per celebrare l’apertura delle due settimane di celebrazione di #DonoDay2016, il Giorno del Dono edizione 2016.

Commenta Edoardo Patriarca, Presidente IID: “Mi piace celebrare la seconda edizione del Giorno del Dono con un’ulteriore conferma del miglioramento della raccolta fondi da parte delle associazioni non profit intervistate, un segnale di positività ed entusiasmo in linea con la mobilitazione nazionale che vede più di 200 adesioni tra comuni, associazioni, imprese e scuole per il 1° Giro dell’Italia che dona, una maratona che da nord a sud fotografa un Paese capace di celebrare il dono nei suoi aspetti più nobili. E questo è solo il primo passo verso un cambiamento culturale che l’IID vuole promuovere, affinché il tema della gratuità sia al centro dell’agire di ognuno di noi”.

I dati raccolti su un campione di oltre 150 Organizzazioni non profit (ONP) mostrano infatti che due intervistati su cinque dichiarano di aver registrato, a bilancio 2015, un miglioramento della  propria raccolta fondi rispetto all’anno precedente, mentre diminuiscono di quasi 10 punti percentuali le organizzazioni che lamentano una flessione. E questo dato non è che l’ultimo gradino di un trend positivo tracciato negli ultimi anni che, dopo il crollo del 2011, sembra non volersi fermare. Si tratta di un incedere a piccoli passi che non è ancora in grado di raggiungere le performance del 2010, ma che segna ugualmente il sorpasso delle ONP soddisfatte su quelle che non lo sono. Le previsioni per l’intero 2016, pur essendo prudenziali, sono moderatamente ottimistiche, con quasi un 30% del campione che si aspetta di migliorare le già positive performance di raccolta fondi 2015 e solo un 24% che teme di non confermare i risultati già ottenuti.

Rispetto al 2014 emergono segnali di innovazione da non trascurare per quanto riguarda le strategie di fundraising: nonostante primeggino ancora una volta strumenti tradizionali quali direct mailing cartaceo ed eventi pubblici, si registra un utilizzo in aumento di banchetti in piazza (+7%) e face to face/dialogatori (+4%), ma anche di canali web quali carta di credito, crowdfunding e, soprattutto, social media (+5%). Tutto questo porta ad una maggiore varietà di strumenti utilizzati rispetto agli anni precedenti.

Commenta Patriarca: “Quest’ultimo è un segnale importante che attesta l’affacciarsi al mondo delle donazioni di generazioni, se non nuove, quantomeno più giovani e comunque più avvezze agli strumenti social, forse un target che può godere di una inferiore disponibilità economica ma che non deve essere più trascurato, visto anche il diffondersi di dispositivi mobili quali smatphone e tablet. Se da un lato è necessario un intervento per costruire una vera educazione alla cultura del dono, dall’altro non bisogna dimenticare che si costruiscono oggi i donatori di domani, perché è inevitabile un turn over generazionale”.

Una caratteristica accomuna tutti gli strumenti che hanno migliorato le proprie performance: prevedono un contatto personalizzato tra donatore e associazione. Conclude Cinzia Di Stasio, Segretario Generale IID: “Il donatore privato desidera incontrare l’associazione, dare un volto e un nome all’organizzazione di cui potersi fidare, porre in prima persona le domande giuste ed avere le risposte in  tempo reale. E questo può avvenire sono in un contesto di contatto diretto one-to-one, o nel modo fisico o in quello virtuale”.
Scarica l’indagine completa

Con la presentazione di questi dati si sono aperte le due settimane di celebrazione del Giorno del dono 2016 che quest’anno si comporrà di oltre 100 iniziative, distribuite su tutto il territorio nazionale, iniziative che disegneranno la mappa del 1° Giro dell’Italia che dona: tappe uniche, ognuna con la sua specificità, che culmineranno nell’incontro del 4 ottobre a Roma che avrà come protagonisti ancora una volta i ragazzi delle scuole.

PHI

Chi è Foundation?

PHI Foundation è la prima Social Innovation Community italiana.

Cos’è la Social Innovation?

È un nuovo modo di intendere la società e il ruolo che l’individuo deve avere al suo interno. È una sorta di evoluzione concetto di “partecipazione sociale” dove l’elemento fondamentale è costituito dal coinvolgimento diretto di tutti i protagonisti in campo.

Uno degli strumenti più idonei a sostenere questo cambiamento è il Fundraising.
Il Fundraising nella Social Innovation non è chiedere la carità o l’elemosina, ma coinvolgere e rendere partecipi gli individui, così che diventino parte stessa del progetto.

Entrare in PHI Foundation significa condividere questa filosofia e diventare parte di una Community che porta avanti progetti di utilità sociale per il settore Non Profit.

IL NOSTRO SOGNO È MIGLIORARE LA SOCIETÀ
LA NOSTRA MISSION È FARLO ATTRAVERSO LA SOCIAL INNOVATION.

Entra anche tu in PHI Foundation

Sebastiano De Falco

Phi Foundation

Fundraiser

Il cuore del fundraiser

Un’esperienza che unisce improbabili relazioni

Questa che vi racconterò è la mia esperienza, sicuramente semplice, ma che ha trasformato il mio concetto del Fundraiser, professionista poco conosciuto nel settore lavorativo ma con rapida crescita sul mercato non profit italiano.

La scelta di approfondire le mie conoscenza su questa professione sono nate dalla necessità di riconoscermi in un lavoro che mi aiutasse a soddisfare il lato emozionale/intellettuale.

Andavo cercando un modo di mettere in pratica quello che mi avevano insegnato da piccola e che credevo che fosse il modo di contribuire positivamente al miglioramento delle cause sociali.

Mi sono iscritta ad una iniziativa promossa dalla Fondazione Adventum, organizzazione non profit che ha come mission quella di prevenire l’usura ed educare all’uso responsabile del denaro.
Tra le iniziative della fondazione, questa in particolare cerca di dare un aiuto concreto a tanti ragazzi che sono disoccupati.

Questo programma fu creato per dare formazione sulle tecniche e strumenti dal Fundraising e una volta concluso il percorso formativo e pratico, il Fundraiser avrebbe avuto gli strumenti per candidarsi a un posto di lavoro.

La prima cosa che mi fu insegnata è che Fundraising voleva dire costruire relazioni con cui poter collaborare, insegnare che la grandezza di donare la si può fare con la gioia in cuore piuttosto che con i numeri. Può sembrare un discorso superficiale ma io credo fermamente in questo concetto.

Mancano 3 settimane per concludere questi due intensi anni di formazione è ho avuto una trasformazione interna, ho capito che le opportunità sono da afferrare e che gli ingredienti per facilitare il lavoro del fundraiser sono: flessibilità con misura giusta, ottimismo infinito, molta determinazione, una buona dose di intelligenza emotiva e che tutto va pianificato (perfino la mia lista della spesa) in tutti i suoi dettagli.

Sono tante le cose apprese ma quelle che rimangono più accentuate sono che la differenza in questo lavoro si costruisce con grande buona volontà e condivisione, bisogna riprendere le relazioni, la fiducia nelle altre persone e che al centro di tutto ci sono sempre persone che aiutano persone.

La ricerca di cambiamenti e di sviluppo nel settore non profit è una vena principale di questo cuore perché essa ci aiuta a conoscere il mondo del terzo settore che evolve di continuo e a sentire le emozioni delle persone che ne fanno parte.
Il fare rete e creare condivisone di risorse umane, economiche e formativa è alla base di questo mestiere.

E’ appena uscito il bando di apertura del nuovo percorso gratuito Professione Fundraiser 2017, i requisiti obbligatori sono:

  • Avere un’età compresa tra 21 e 38 anni
  • Essere inoccupato
  • Essere in possesso di un diploma di scuola superiore

Se anche tu vuoi fare una simile esperienza puoi approfondire di più.

Vorrei concludere citando una frase che ognuno di noi può valutare in qualsiasi ambito, “Le avversità possono essere delle formidabili occasioni” Thomas Mann.

Jazmin Sivinta

Phi Foundation

La Gioconda

Strumenti finanziari per il non profit

Strumenti finanziari per il non profit

Welfare e benessere sociale

La crisi economica che ha colpito i nostro Paese negli ultimi anni ha fatto si che il mondo non profit percorresse nuove strade verso la raccolta fondi, cercando e trovando nuovi strumenti finanziari che potessero sostenere e supportare gli importanti progetti a sfondo sociale che da sempre portano avanti. In passato i bisogni sociali riguardavano la sola famiglia interessata, o al massimo si allargavano alla comunità di appartenenza. Il reale cambiamento arriva quando personaggi come Adriano Olivetti introducono il concetto di benessere sociale basato sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito per il bene della comunità. L’imprenditore credeva nell’idea di comunità e il suo sogno era quello di creare una fondazione composta da classi sociali disparate, enti pubblici, università, così da eliminare ogni differenza economica, ideologica e politica.

Oggi il problema principale del welfare è l’invecchiamento inesorabile della popolazione. In quest’ottica aumenta la richiesta di assistenza da parte degli anziani da un lato, mentre diminuiscono le risorse, umane in primis, per contribuire alla spesa sociale dall’altro. E’ proprio in questo contesto che prende piede una proposta di Shared Social Responsability, con in fine di unire e coordinare diversi attori: Pubblica Amministrazione, organizzazioni non profit, imprese sociali, organizzazioni for profit, volontariato, imprese. In questo senso l’Italia ebbe un primato di best practice, grazie alla Lee istitutiva delle cooperative sociali. Oggi si è un po’ perso l’entusiasmo a causa del pesante scenario fiscale al quale sono sottoposte questo tipo di imprese non profit.

Raccolta fondi oggi

Ecco che in uno scenario simile la nostra popolazione da il meglio, cercando e proponendo nuovi strumenti finanziari per sopperire alla carenza di intervento da parte dello Stato e per smuovere gli animi degli addetti ai lavori nella ricerca di soluzioni alternative.

Il non profit oggi può contare su molteplici tipologie di fundrasing, che spaziano dai bandi nazionali a quelli europei, dalle donazioni private ai social bond. Un ampio scenario al quale attingere, scegliendo di volta in volta la soluzione più adatta a sostenere il progetto.

Di ultima generazione è il crowdfunding, strumento innovativo per le ONP di raccolta fondi che permette di creare un maggior coinvolgimento dei propri stakeholders.

Il crowdfunding ha radici ben radicate nel tempo, dove crowd sta per folla e funding sta per finanziamento. Oggi è stato reinterpretato come raccolta fondi dell’era digitale. La sua rapida diffusione odierna è dovuta, soprattutto, all’espansione del fenomeno dei social media, utilizzati appunto per la raccolta di capitali. In altre parole le piattaforme digitali sono uno spazio di condivisione, nel quale vengono scambiate idee e progetti con capitali da parte di un gruppo di persone accomunati da valori simili. L’aspetto positivo dei social media è proprio la capacità di coinvolgere il maggior numero possibile di persone e sostenitori, in grado di raggiungere ogni luogo: elemento fondamentale per la buona riuscita di un progetto.

Oltre al crowdfunding esistono altri strumenti finanziari, molto simili a quelli utilizzabili da persone fisiche.

Tra questi i social bond, obbligazioni tradizionali che vanno a sostenere economicamente iniziative non profit. Il meccanismo è molto simile a quelli dei bond tradizionali, ossia hanno un limite prestabilito per il rimborso, prevedono un pagamento periodico degli interessi, possono avere tasso fisso o variabile. Il concetto che sta alla base è mutuato dal social impact bond anglosassone, dove la matrice è però un ente pubblico. Per noi, con una impostazione banco-centrica, l’ente di riferimento resta la banca. Oggi la potenzialità dei social bond non è ancora stata misurata.

Accanto a questi i mini-bond, ovvero obbligazioni emesse da un’impresa non quotata con l’obiettivo di raccogliere nuove risorse economiche grazie ad una diversificazione delle fonti di finanziamento, diminuendo la relativa dipendenza dagli istituti di credito. Si tratta, in altre parole, di uno strumento complementare al finanziamento bancario tradizionale, al quale molte cooperative sociali sono interessate, soprattutto quelle legate al settore agroalimentare.

Restano validi i tradizionali bandi, nazionali ed europei, ai quali partecipare con le idee progettuali. In pratica sono questi gli strumenti maggiormente utilizzati dalle ONP, che predispongono un ufficio apposito per la ricerca bandi. Sono fondamentalmente le fondazioni bancarie ad offrire il maggior numero di bandi ai quali partecipare, una su tutti è la Fondazione Cariplo, che da anni si prodiga affinché il mondo del non profit possa avere gli strumenti necessari per intervenire in maniera profonda sui bisogni della collettività. Diversi gli ambiti di intervento, dai servizi ala persona alla cultura. Un ampio scenario nel quale intervenire con idee progettuali vincenti e, soprattutto, un network sostanzioso.

Accanto ai bandi nazionali vi sono i bandi europei, ai quali è complesso partecipare per i numerosi requisiti richiesti. Tra questi vi è la presenza di un network internazionale consistente. Possiamo dire che è difficile ottenere finanziamenti europei, ma non impossibile. Se avete un’idea degna di attenzione, vincente e siete attorniati da un network di persone e realtà con le quali condividete i valori e vision, andate a prendervi il vostro posto al sole in Europa e date valore alle vostre idee.

Gli strumenti finanziari sono diversi, la raccolta fondi ha molteplici possibilità di intervento. Non vi resta che provare e riprovare, per fare del bene attraverso il non profit, mettendo sempre il bene comune al centro delle vostre idee.

Jenny Rizzo

Phi Foundation

Crowdfunding school raising

Il crowdfunding per una scuola SmArt

Mancano poco più di dieci giorni alla chiusura della campagna di crowdfunding più ambiziosa nella storia della piattaforma School Raising: 15000 € l’obiettivo della raccolta.

Di cosa si tratta

Il progetto si chiama “Be smArt per creare un Lab” e vuole creare un laboratorio innovativo digitale per la scuola che lo ospiterà: l’Istituto Malignani di Udine.

E’ un grande progetto ed è difficile racchiuderlo e descriverlo in poche righe.

Il progetto innoverà un’aula già esistente dell’istituto, trasformandola strutturalmente e dotandola di strumenti tecnologici che favoriscano creazione, partecipazione e nuovi metodi didattici e verrà aperto alla comunità e in orario extrascolastico.

Connessione, collaborazione e co-progettazione sono motore, conseguenza e obiettivo del laboratorio SmArt.

I soggetti coinvolti sono molti: docenti e studenti sono i protagonisti, accompagnati per la progettazione dall’associazione Animaimpresa e supportati da diverse imprese del territorio. L’interesse per lo SmArt Lab è arrivato anche da parte di una dottoranda del Politecnico di Milano.

La campagna di crowdfunding

E’ forte lo spirito di innovazione sociale che viene comunicato non soltanto dal progetto stesso ma anche dalla scelta di lanciare una campagna di crowdfunding per finanziarne, in parte, le spese.

I docenti e gli studenti della scuola sono stati i protagonisti. Hanno seguito e studiato i dettagli della campagna, hanno scelto i rewards, hanno creato il video e organizzato numerose iniziative per coinvolgere la comunità.

Anche la rilevanza mediatica è stata notevole, portando i ragazzi in onda anche su Striscia La Notizia con Cristina Gabetti che ci ha ricordato che: “Persone motivate, aperte al dialogo e alle nuove tecnologie possono realizzare i loro sogni in tutti gli ambiti. Osate.”

I ragazzi del Malignani di Udine ci stanno ancora credendo e hanno sicuramente imparato tanto. La loro campagna di crowdfunding resterà attiva fino al 27 giugno, bastano anche soltanto 5 € per contribuire al loro sogno e le ricompense per le donazioni più consistenti sono particolari.

Loro hanno osato. Sono soltanto alcuni tra i numerosi progetti lanciati su School Raising, la prima piattaforma di crowdfunding per la scuola.

Chi ha il coraggio di farsi ispirare dal loro esempio, crederci e mettercela tutta?

Claudia Macciotta

Phi Foundation

Fundraising o crowdfunding per progetti penitenziari?

La raccolta fondi per progetti legati al carcere

Facendo una prima distinzione tra crowdfunding e fundraising dobbiamo specificare che, nonostante entrambi i termini portino alla raccolta fondi, vi sono alcune caratteristiche proprie del fundraising che lo rendono specifico rispetto al primo. Un fundraiser, infatti, non raccoglie esclusivamente soldi per una determinata causa, uno specifico progetto o una determinata idea. Egli lavora sul lungo periodo, mettendo in pratica una strategia comunicativa e di marketing che possa sensibilizzare il donatore, ma allo stesso tempo fidelizzarlo. In questo modo il donatore si sente parte di una famiglia, si avvicina progressivamente alla realtà che sostiene sino anche a voler sporcarsi le mani con attività di volontariato i prima persona.

Al contrario il crowdfunding agisce su una iniziativa specifica: si tratta, infatti, di una raccolta fondi per determinati progetti con un inizio e una fine, oppure per attività eccezionali che necessitano un finanziamento ad hoc. In questo ultimo periodo le piattaforme di crowdfunding si moltiplicano, in virtù del fatto che la raccolta fondi delle realtà non profit sta cambiando. Un esempio è il modello di Let’s Donation, piattaforma di charity cash back che sostiene Organizzazioni Non Profit dando la possibilità all’utente di donare, attraverso acquisti on line, senza alcun costo aggiuntivo per lo stesso consumatore. Il meccanismo è molto semplice: il donatore che desidera sostenere e supportare economicamente l’associazione che gli sta a cuore decide di effettuare acquisti da uno dei merchant partner della piattaforma; attraverso questo acquisto assicura alla sua associazione un valore percentuale, o un valore fisso a seconda del merchant, che il partner indirizzerà alla ONP.

Carcere-fundraising

Carcere e raccolta fondi

Una volta stabilita la differenza tra crowdfunding e fundrasing, è utile fare qualche approfondimento in merito a quelle organizzazioni del non profit che si occupano di carcere. Molto spesso, infatti, alla base di queste realtà vi è una concezione di puro assistenzialismo che pone gli operatori nell’ottica del volontariato fine a se stesso nei confronti dei detenuti. Nulla di più sbagliato, a mio avviso, è pesare che qualche parola di conforto a questi criminali possa essere loro di aiuto. Il mondo del terzo settore, specialmente in un ambito così complesso quale quello penitenziario, necessita di uno sviluppo di una strategia marketing adatta al target cui si rivolge. È la società civile la portatrice di interessi rispetto a progetti di recupero sociale di detenuti; ma non tutti ne comprendono il motivo. Ecco perché è fondamentale avere ben chiara la motivazione della raccolta fondi per progetti carcerari, che esula dall’aiuto fine a se stesso al detenuto.

L’investimento del donatore, così come tutta la campagna di fundraising di realtà non profit, deve volgere all’idea che il reinserimento sociale del detenuto, così come il trattamento penitenziario, necessitano di professionalità e progettualità tali per cui la raccolta fondi è indispensabile. Non è utile barricarsi dietro la frase “buttate via la chiave” perché il carcere non può tenere per sempre i detenuti in cella.

Raccolta fondi e comunicazione in progetti legati al carcere

È assodato che raccogliere fondi non è attività semplice. Lo è ancora meno nel momento in cui i soldi devono essere impiegati in progetti di recupero sociale di detenuti. Non ci si improvvisa fundrasiser: si può avere una spiccata dote innata, ma è necessario approfondire i meccanismi, le tecniche e soprattutto avere ottime doti comunicative. È ciò che comunichi al donatore che attira l’attenzione: più sei bravo a comunicare, meglio raccogli. È la logica del marketing, non conta il contenuto del tuo messaggio, quanto la forma e le modalità in cui lo esponi. Un progetto di housing sociale per detenuti potrebbe riscontrare alcune difficoltà, soprattutto nel contesto territoriale, a raccogliere fondi. Un progetto di housing sociale per detenuti, in cui la comunità che li accoglierà venga coinvolta in prima persona interrogandola su bisogni e aspettative rispetto a questa progettualità, potrebbe avere risultati migliori. Ecco che il fundraising interviene per fidelizzare i donatori costruendo un rapporto diretto con loro; il crowdfunding può, invece, intervenire come strumento del primo per raccogliere fondi specifici per questa progettualità.

Jenny Rizzo

Phi Foundation

Il futuro del Fundraising secondo gli USA

Quattro tendenze in ambito di fundraising che possono rimodellare il mondo del non profit.

Le organizzazioni dovranno adattarsi a come rispondono ai donatori e alla società nel suo complesso. Di seguito sono riportate quattro tendenze che gli esperti Americani stanno discutendo legate all’attività di fundraising.

1. Le organizzazioni non profit utilizzeranno i progressi nella tecnologia per coinvolgere i donatori.

Si riconosce che l’interazione personale è il modo più prezioso per costruire i rapporti ma è tradizionalmente riservato a specifici progetti ed e’ costoso in termini di tempo e risorse.
Si useranno sempre più le nuove tecnologie di internet per identificare gli attori e monitorare l’interesse dei donatori per poi guidare campagne tradizionali personali di raccolta fondi importanti e aggiornare i metodi.

La University of Louisiana Lafayette sta avendo successo in questo campo e finora, ha raccolto più di $650.000 in reddito che altrimenti non potrebbe essere sfruttato.

2. Utilizzo di organizzazioni “transitorie” concentrate sulla soluzione di pochi problemi per poi sciogliersi sfidando quelle “permanenti”.

Le fondazioni si stanno muovendo in questa direzione. Atlantic Philanthropies, per esempio, ha deciso di dare via tutto il suo denaro entro il 2020. La Fondazione Bill e Melinda ha nel frattempo adottato una filosofia del “dare mentre si sta vivendo”, puntando sul concetto della donazione costante e progressiva, piuttosto che conservazione di beni per decenni.
Che cosa accadrebbe se più organizzazioni non profit si costituissero allo scopo di affrontare una sfida immediata e quindi poi cessare le l’attività?

3. Open Bigdata diventeranno onnipresenti e più facili da gestire e capire.

Quasi ogni organizzazione no-profit monitorizza gli accessi e frequenze dei dati monetari (RFM). Sempre più organizzazioni stanno sfruttando i dati da screening esterni, che rappresentano la capacità di un donatore. Le ONP hanno la possibilità di sfruttare questi dati pubblici per migliorare le loro relazioni con i donatori. Alcune grandi organizzazioni hanno già intrapreso questa strada. Ad esempio, Vasser college recentemente ha sfruttato i Bigdata per guidare una strategia. I Bigdata sono disponibili ora a tutte le organizzazioni, non solo le grandi.

4. Le non profit diventeranno pro-attive, piuttosto che reattive, per campagne di raccolta fondi opportunistici.

La nota sfida SLA Ice Bucket ha raccolto più di $100 milioni in 30 giorni creando un fundrising virale. Questi esempi ci insegnano che i donatori sono disposti a rispondere alle esigenze sociali, anche se le organizzazioni non profit non hanno direttamente sollecitato il loro sostegno.

Si entra quindi nel mondo di fundraising opportunistici. E’ il momento per organizzazioni non profit di sfruttare l’incredibile sensibilizzazione dei media e sviluppare strategie per massimizzare eventi importanti. Le ONP efficaci saranno sempre pronte e preparate bene per le future crisi, grandi o piccole. World Vision fa molto bene; essa ha un piano per l’attivazione di donatori ogni volta che si verifica un disastro naturale.

Sei una Organizzazione Non Profit e desideri supporto o vuoi avviare una campagna di Raccolta Fondi, chiedi a PHI FOUNDATION (Social Innovation Community).

Antonio Cimmino

Phi Foundation

ringraziare il donatore

Quanto è importante ringraziare il donatore?

Su una scala da 1 a 10, quanto è importante ringraziare il donatore? E’ fondamentale “coccolare” chi crede in voi e sostiene il vostro progetto?

In una campagna di crowdfunding metterci la faccia è tutto. Allo stesso tempo è importante rendere il donatore speciale. Perché speciale? Per il semplice fatto che tra tutte le cause e le campagne di raccolte fondi da sostenere, l’ipotetico donatore ha scelto voi. Si, hai sentito bene, voi!

Fidelizzare chi sostiene la vostra mission è fondamentale, e per questo ringraziare chi ha scelto te è un dovere. Anche se si tratta di piccole cifre, il tuo compito dev’essere quello di coccolare e far sentire importante il donatore. Sempre e comunque.

Non serve sommergere di messaggi, né fare il contrario, ovviamente. Una ONP deve rendere partecipe chi dona in ogni momento, anche(sopratutto) a progetto terminato. Il donatore può sposare una causa e esserti fedele per anni. Per cui non sbagliare, ascolta bene e cerca bene di capire che ringraziare il donatore deve essere prioritario.

In alcuni casi il colpo di fulmine dura poco e il donatore si dimentica del suo gesto. Qui entri in gioco tu: far rivivere al sostenitore le stesse esperienze che ha vissuto la prima volta, al “primo appuntamento”, è essenziale.

Una delle metodologie più efficaci per ringraziare e rendere partecipe il donatore è sicuramente attraverso il video. Ad oggi molte ONP hanno elaborato strategie di video storytelling al fine di conquistare il cuore di chi decide di mettersi al servizio di una specifica causa.

Quindi, come costruisco un video di ringraziamento? Ecco alcune informazioni che possono esserti utili

Le emozioni sono alla base di ogni storia. Un video di ringraziamento deve essere esemplare. Ma quali caratteristiche deve possedere :

  • Emotiva – Riesce a sintonizzarsi sulle emozioni giuste entrando in profondità nei sentimenti delle persone. Il video storytelling si basa su una vera connessione emotiva.
  • Semplice – Anche di fronte a un tema difficile semplifica la questione con un tocco personale
  • Condivisibile – Il messaggio d’essere basato su i valori portanti dell’associazione
  • Unica – Fa si che il tuo ringraziamento sia unico e originale

Ecco alcuni esempi di video che possono essere d’esempio

 

Phi Foundation 
Mario Rolla

google apps per il non profit

Google apps per il non profit: come funziona?

Sono diverse decine di migliaia le associazioni non profit presenti in Italia, riflesso di un terzo settore in continua crescita ed evoluzione. L’era digitale ha stravolto tutto e per le ONP è impensabile non sfruttare il web come strumento essenziale di visibilità e relazione con volontari e sostenitori.

Il colosso di Mountain View non si è fatto scappare l’occasione e, da un paio di anni a questa parte, ha gradualmente introdotto servizi per le organizzazioni non profit.

Google per il non profit permette alle ONP di utilizzare gratuitamente determinati tools:

  1. Youtube for good, funzioni avanzate per la gestione video
  2. Ad Grants, versione di google Adwords dedicata al non profit
  3. Google apps per il non profit, suite di strumenti che favorisce un interazione più efficace del personale.

google apps

Dopo aver esaminato, passo dopo passo, le funzionalità di Youtube for good e Google Grants non mi resta che chiudere il cerchio analizzando Google apps per il non profit

Come funziona google apps per il non profit?

Semplice e intuitivo, google apps per il non profit consente sia ai principianti, sia ai professionisti di utilizzare più facilmente la suite di strumenti che google mette a disposizione per le ONP.

I benefici dei servizi che google apps mette in campo per le non profit sono:

#Gmail

Crea attraverso Gmail tutti gli account email che ti servono per il personale con la possibilità di utilizzare il tuo dominio personalizzato (ad es.,mario.rossi@dominioassociazione.org)

#Drive

Memorizza file nel cloud: 30 GB di spazio disponibile per archiviare dati, documenti, immagine e ecc… su Gmail e Google Drive per ogni account

#Documenti

Collabora in tempo reale con i tuoi colleghi per prendere decisioni in merito a proposte di sovvenzione, riunioni e altro ancora utilizzando Documenti Google

#Sondaggi

Crea ed effettua sondaggi, valutazioni sulla formazione e registrazioni a eventi utilizzando Moduli che Google offre alla tua ONP

#Calendario

Gestisci appuntamenti e orari attraverso il Google Calendar

#Gruppi

Monitora le discussioni di gruppo e le liste di distribuzione utilizzando Google Gruppi

#Call

Organizza videoconferenze con massimo 15 partecipanti alla volta dal tuo computer desktop o dispositivo mobile. Inclusi nel pacchetto strumenti di condivisione di audio e schermo.

#Assistenza

Assistenza garantita e gratuita 24/7 via telefono, email e chat

Case History

Samasource utilizza google apps per il non profit per promuovere la sua causa. Il suo obbiettivo è quello di far conoscere il lavoro via internet a donne, giovani e rifugiati che vivono in regime di povertà.

L’associazione non profit utilizza la suite di google apps e tutti gli strumenti che il colosso di Mountain View mette a disposizione per monitorare i progressi dei progetti nei diversi Paesi in cui opera.

Mi raccomando, ricorda, la strategia dell’associazione dovrà essere intelligentemente integrata con tutti i canali web. Una campagna di fundraising di successo mette assieme tutti gli elementi che la rete mette a disposizione. E’ impensabile riservare a google o ad un altro canale una strategia separata da quella che è l’attività dell’ONG. 

Phi Foundation
Mario Rolla

 

 

Youtube per il non profit

Youtube per il non profit: come funziona?

Youtube per il non profit rivoluziona il modo di fare fundraising. Non sfruttare questo strumento per aumentare la portata della tua raccolta fondi è pura follia.

YouTube conta oltre un miliardo di utenti, quasi un terzo di tutte le persone presenti sul web. Ogni giorno, da ogni parte del globo, milioni di persone guardano centinaia di milioni di ore di video su YouTube generando miliardi di visualizzazioni. Le statistiche per il non profit parlano chiaro: le ong generano su youtube più di 4 miliardi di visualizzazioni ogni anno.

Ora, alcune domande sorgono spontanee: come posso integrare youtube nella mia strategia di raccolta fondi? Quali sono gli strumenti che posso utilizzare per migliorare la mia campagna di fundraising?

Youtube per il non profit: ecco come funziona!

Dal 2013 il colosso di Mountain View ha messo in campo soluzioni innovative per il non profit. Le caratteristiche del programma sono funzionalità avanzate:

  1. Live streaming per interagire direttamente con i tuoi sostenitori,
  2. Donate button per raccogliere donazioni direttamente dal canale,
  3. Overlay (banner) supportato da una call to action
  4. Annotazioni esterne

Come posso utilizzare queste funzionalità? Scopriamolo assieme:

#1 Live Streaming

Trasmettere live sul tuo canale di youtube può essere l’ideale per promuovere eventi o attività di volontariato. La diretta streaming è un potente strumento che permette ai sostenitori di rimanere sempre aggiornati.

Live streaming youtube

Mi raccomando, non ridurti a mostrare solo ed esclusivamente l’evento, sii creativo, diventa gli occhi e le orecchie del tuo pubblico. Suscita nello spettatore curiosità e stai pur certo che non abbandonerà lo streaming

#2 Donate button

Inserire il pulsante per effettuare direttamente da youtube la donazione renderà più efficace la tua campagna di raccolta fondi. Purtroppo questa funzionalità è presente solo in America e in Gran Bretagna.

Ma ecco la buona notizia, con un po’ d’astuzia è possibile aggirare l’ostacolo. Inserire il link all’interno della copertina può costituire una soluzione intuitiva per risolvere il problema.

Donate button youtube

#3 Overlay

Creare overlay di invito all’azione per le riproduzioni video è senz’altro un’ottimo strumento per convogliare traffico al sito o alla pagina di una specifica campagna.

Overlay - youtube per non profit

L’overlay compare appena la riproduzione del video inizia. Quando uno spettatore clicca sul banner verrà reindirizzato ad uno specifico url.

#4 Annotazioni

Puoi utilizzare le annotazioni per aggiungere interattività ai video della tua associazione. Le schede possono indirizzare i donatori verso un URL specifiche (da un elenco di siti idonei) e mostrare immagini personalizzate, titoli e inviti all’azione, in base al tipo di scheda.

Le campagne video dell’associazione dovranno essere intelligentemente integrate con tutti i canali web dell’associazione. Una campagna di raccolta fondi di successo mette assieme tutti gli elementi che la rete mette a disposizione. E’ impensabile riservare a youtube o ad un altro canale una strategia separata da quella che è l’attività dell’ong.

Per iscriverti al programma youtube per il non profit: clicca qui

Phi Foundation
Mario Rolla

 

 

 

 

 

 

 

lido onda libera

Lido Onda libera si finanzia con il crowdfunding

La legalità ha un nome, o meglio, ha cambiato nome. Dalle ceneri dello stabilimento balneare “Lo Squalo Beach” di Scansano Jonico, sequestrato al clan Scarci di Taranto, nasce “lido onda libera”. Uno dei pochi lidi sequestrati alle mafie che raccoglierà fondi attraverso il crowdfunding.

La campagna di raccolta fondi è stata lanciata su Eppela: “Insieme ai servizi balneari – si legge su Eppela – costituiti da ombrelloni, sedie a sdraio e lettini e da una piccola ristorazione, “Onda Libera” intende creare uno spazio partecipato, sostenibile, inclusivo e accessibile per sensibilizzare gli ospiti alla promozione della cultura della legalità, alla conoscenza e al rispetto dell’ambiente con una attenzione particolare al recupero dei materiali riciclabili e all’uso consapevole dell’energia, alla promozione dell’integrazione umana e sociale, introducendo i temi dell’accoglienza e della inclusione sociale, alla attenzione verso i più piccoli, la terza età e i disabili, con attività di animazione ludico-motorie e con l’abbattimento delle barriere nel lido.”

 

 

L’obbiettivo è semplice, essere operativi entro i primi di giugno. Onda libera ha deciso quindi di presentare la sua campagna di raccolta fondi su Eppela, piattaforma Reward Based, con la speranza di aprire in tempo.

La campagna presentata sul portale di crowdfunding Eppela permette di ricevere, in base alla cifra donata dai finanziatori, una ricompensa: con 10 euro una giornata al lido; con 20 sdraio, ombrellone e maglietta; con 50 un posto riservato per una settimana; con 70 anche un laboratorio di autocostruzione; con 100 le settimane diventano due; con 200 si passa a un mese e con 500 all’intera stagione.

La cooperativa sociale “Onda Libera” nasce in collaborazione con il Comitato Territoriale materano della UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) ed il coinvolgimento della sezione provinciale di Matera dell’Associazione Italiana Persone Down.

Lo stabilimento è stato ristrutturato, grazie al finanziamento erogato da Banca Etica, con un’originale opera ingegneristica e architettonica ecosostenibile.

Mario Rolla
PHI Foundation