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PHI Foundation In arrivo l’aumento delle pensioni minime INPS fino a 780 euro

INPS aumento pensioni minime fino a 780 euro

INPS aumento pensioni minime fino a 780 euro

 

INPS: Con la Riforma del sistema pensionistico si può ben sperare che sia in arrivo l’aumento delle pensioni minime INPS fino a 780 euro. Nelle intenzioni del Governo vi è difatti quella di garantire ai pensionati italiani degli anni futuri un assegno mensile che consenta un’esistenza dignitosa. A dicembre 2021 verrà meno la misura sperimentale di Quota 100 e sul tavolo delle trattative compare la proposta di una pensione di garanzia. Si tratterebbe di un’opportunità previdenziale per quei lavoratori che possono far leva unicamente sul calcolo contributivo del rateo mensile spettante.

In arrivo l’aumento delle pensioni minime INPS fino a 780 euro

Fra le proposte dei sindacati rientra quella di equiparare la pensione minima al reddito di cittadinanza. Il massimo importo che un percettore del sussidio governativo riceve mensilmente è pari difatti a 780 euro. Al contribuente che vive da solo l’INPS assicura un’integrazione reddituale di 500 euro e 280 di contributo per le spese di locazione.

Garantire a chi percepisce la pensione minima un rateo pari al reddito di cittadinanza significherebbe passare da 515 a 780 euro. Nello specifico, la proposta di un aumento pensionistico mira ad assicurare un’integrazione economica proprio ai contributivi puri. Così spetterebbe un incremento dell’assegno fra 650 e 780 euro ai lavoratori per i quali il calcolo pensionistico si effettua col solo sistema contributivo. L’accesso all’eventuale aumento del rateo previdenziale ovviamente raggiungerebbe unicamente i contribuenti appartenenti a fasce reddituali basse.

Programma Valore Pensione di PHI Foundation

Valore Pensione è un programma della costituenda OVER Foundation sostenuta da PHI Foundation indirizzato a istituire un modello idoneo alla rivalorizzazione delle pensioni minime in un contesto di sviluppo ampio a sostegno della terza età con servizi dedicati e creando una comunità solidale con nuove opportunità di lavoro per giovani famiglie.

www.phifoundation.com

 

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Sebastiano de Falco

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Sostegno Inclusione Attiva (SIA)

Sostegno Inclusione Attiva (SIA)

Sostegno Inclusione Attiva (SIA)

Le novità sul SIA (Sostegno Inclusione Attiva)

Sostegno: SIA, un acronimo poco conosciuto in rapporto alla sua utilità, ma vediamo di scoprire precisamente di cosa si tratta.

Sostegno: Il SIA (Sostegno all’Inclusione Attiva) è una preziosa misura di contrasto alla povertà, consistente in un sussidio per le famiglie economicamente svantaggiate nelle quali siano presenti minorenni o figli disabili o donne in stato di gravidanza accertata.

Sostegno Inclusione Attiva (SIA)

Per ricevere il sussidio previsto dal SIA è necessario aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa predisposto dai servizi sociali del proprio Comune, in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole, i soggetti del terzo settore ed i privati attivi nell’ambito degli interventi di contrasto alla povertà, in particolare gli enti no profit.

Il progetto è rivolto ed impegna tutti i componenti del nucleo familiare prevedendo compiti individuali per adulti e bambini,  stabiliti sulla base di una valutazione globale di problematiche e bisogni, creando un patto tra servizi e famiglie.

Le attività sono di diverso genere e variano dalla ricerca attiva di lavoro, all’adesione a progetti di formazione, ai contatti con i servizi, alla frequenza e all’impegno scolastico, alla prevenzione e alla tutela della salute.

Il tutto proprio con la finalità di donare un aiuto alle famiglie in difficoltà, affinché possano superare la propria condizione di povertà e, col tempo, riconquistare l’autonomia.

Sostegno Inclusione Attiva (SIA)

Il SIA, sperimentato in prima battuta nelle città più grandi d’Italia, è stato in seguito profondamente ridisegnato con il Decreto Ministeriale del 26 Maggio 2016 (venendo esteso a tutto il territorio nazionale) ed il Governo Gentiloni, sulla scia delle riforme avviate dal precedente esecutivo e come già previsto dalla legge di bilancio 2017, rinnoverà e darà continuità al SIA, ampliandone i beneficiari, per rendere utilizzabili tutte le risorse previste per il 2017 (circa 1,5 miliardi a fronte dei 750 milioni destinati al SIA nel 2016).

Tuttavia, nelle intenzioni del Governo, il SIA resterà soltanto una misura ponte, in attesa che venga completato l’iter parlamentare ed il successivo percorso attuativo della Legge Delega per il contrasto alla povertà, che in seguito darà vita al Reddito di Inclusione.

Se sei interessato alla richiesta del sussidio, o a maggiori informazioni riguardo il SIA, recati presso gli uffici del tuo Comune di residenza o consulta la modulistica predisposta dall’ INPS.

PHI Foundation è un’associazione che si occupa di sostenere ed aiutare tutti gli operatori che si muovono nell’ambito del Terzo Settore, attraverso l’informazione e la promozione di raccolte fondi.

Se vuoi aiutarci in questo compito, sostienici attraverso un contributo cliccando su questo link.

 

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Redazione

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REDDITO DI INCLUSIONE: 500 EURO A FAMIGLIA

REDDITO DI INCLUSIONE: 500 EURO A FAMIGLIA

 

Dal primo gennaio 2018 anche l’Italia avrà uno strumento unico nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. Si chiama Rei, Reddito di inclusione. Inizialmente, a causa delle risorse limitate, riguarderà meno del 40% delle persone in condizione di povertà assoluta. Si tratta comunque di un passo in avanti rispetto al Sia, il sostegno all’inclusione attiva sperimentato nelle grandi città. «Il Rei è legge: un aiuto alle famiglie più deboli», sottolinea il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

 

I requisiti

Il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto attuativo della legge delega sulla povertà che introduce appunto il Rei. Le domande per ottenerlo si potranno presentare, dal primo dicembre, presso il Comune di residenza che la trasmetterà all’Inps. Il Rei è un assegno variabile mensile accompagnato da un progetto di reinserimento sociale e lavorativo. Viene riconosciuto alle famiglie con un valore dell’Isee, l’indicatore della situazione economica familiare, non superiore a 6 mila euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, al massimo di 20 mila euro. La precedenza nella concessione del Rei sarà data alle famiglie con figli minorenni o disabili, con donne in stato di gravidanza o con disoccupati ultracinquantenni.

 

L’assegno

L’assegno viene erogato su una carta di pagamento elettronica, tipo una prepagata, e varia da 190 euro al mese per una persona sola fino a quasi 490 euro per una famiglia con 5 o più componenti. Per ottenere il sostegno economico la famiglia interessata dovrà sottoscrivere un progetto personalizzato volto al superamento della condizione di povertà. Il progetto indicherà i servizi di formazione e reinserimento cui la famiglia dovrà partecipare, pena la perdita dell’assegno. Che in ogni caso sarà concesso per non più di 18 mesi, poi bisognerà aspettare 6 mesi prima di poterlo richiedere.

 

I fondi

Al Rei, dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, «sono destinati 1 miliardo e 845 milioni di euro, a cui si aggiungono anche le risorse del “Pon inclusione” per un totale di oltre 2 miliardi l’anno dal 2019» (nel 2018 saranno leggermente di meno). Secondo le slide del ministero, sono quasi 1,8 milioni, di cui 700 mila minori, le persone potenzialmente coperte dal Rei. Le famiglie beneficiarie potrebbero essere 500 mila, di cui 420 mila con minori. Numeri importanti, che però vanno confrontati con le rilevazioni Istat sugli italiani poveri. Nel 2016 le persone in condizioni di «povertà assoluta», cioè non in grado di acquistare un paniere di beni e servizi tale da assicurare «uno standard di vita minimamente accettabile», erano 4,7 milioni, distribuite in 1,6 milioni di famiglie. «Il Rei è indubbiamente importante. Ma servono più risorse e servizi moderni per le famiglie più deboli», commenta Annamaria Furlan per la Cisl, che fa parte dell’Alleanza contro la povertà. Il Rei non risolve il problema, secondo i 5 Stelle che rilanciano il «reddito di cittadinanza».

 

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Sebastiano de Falco

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