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Animatori al Grest

La storia

Quella che sto per raccontarvi è una bella storia che ha per protagonisti: Barry, Adama, Abdelmalik  e Alpha,  quattro richiedenti asilo di diciotto anni provenienti dal cuore dell’Africa: Niger, Guinea, Costa d’Avorio.

Sono stati accolti sul finire del 2017 nel Verbano nella comunità di Arizzano e in quest’estate 2018 stanno vivendo un’esperienza come animatori ai Grest organizzati dalle parrocchie di Ghiffa e Trobaso, un’esperienza che loro stessi definiscono meravigliosa.

Occhi scuri, profondi, che ti osservano e che non lasciano indifferenti, parlano poco, un po’ per timidezza, un po’ per timore;  tutti e quattro ripetono più volte la stessa parola: grazie.

Grazie Italia, grazie a tutti – afferma Barry. – In queste tre settimane a Ghiffa siamo stati accolti come fratelli, ci siamo sentiti a casa”.

La lingua italiana l’hanno imparata nei mesi scorsi grazie al corso attivato dal Centro provinciale per l’istruzione degli adulti, superando anche in modo positivo  l’esame, “Quando come equipe abbiamo pensato a questo tipo di esperienza – racconta Riccardo Brezza, coordinatore del centro di accoglienza di Arizzano – l’obiettivo era proprio quello di aiutarli a inserirsi nel tessuto sociale, a farli sentire accolti. E, da quanto emerge dai loro racconti, sembra che questo sia avvenuto”.

Cosa significa GREST

I GREST (anche acronimo di GRuppo ESTate o Gruppi Ricreativi ESTivi) sono vacanze educative organizzate da parrocchie e oratori e consistono in periodi di animazione, giochi, gite e laboratori che si svolgono durante il periodo estivo.

L’attività

Da quattro settimane, ogni mattina Barry, Adama, Abdelmalik e Alpha si recano chi a Trobaso, chi a Ghiffa, per stare con gli altri ragazzi dell’oratorio, vivere l’esperienza di animatori come tanti loro coetanei italiani.

Il fatto che siano musulmani non è un ostacolo. “Forse eravamo noi ad essere timorosi e prevenuti – dice Brezza – L’altra settimana uno di loro è rientrato alla sera al centro con un braccialetto ricevuto durante la giornata all’oratorio, con riportato sopra il nome di Gesù. Io l’ho scrutato per capire se fosse motivo di disagio. Lui mi ha risposto che non c’era problema, che essere musulmano non era motivo per non andare al Grest”.

Una storia di integrazione, dicevamo che sta arricchendo tutti quanti: “Gli animatori sono contenti. racconta don Angelo Nigro, parrocco di GhiffaNon mancano le occasioni per trascorrere del tempo con loro anche al di fuori del Grest. L’altro giorno sono andati a fare il bagno nel lago insieme; una sera, al termine della giornata di giochi, hanno raccontato qualcosa del loro paese, condividendolo con noi. Averli qua è un’esperienza positiva, che spero possa proseguire nel tempo”.

Se lo augura anche don Adriano Micotti parroco di Trobaso “I ragazzi si sono affezionati, anche ai più piccoli e spesso li vedo che chiacchierano insieme”.

Il futuro

La strada è in discesa ora per tutti e quattro i nostri protagonisti, resta solo  l’attesa di conoscere se la domanda di asilo verrà accolta. Poi un posto all’oratorio di Trobaso e Ghiffa per loro ci sarà sempre.

Intanto si godono questi ultimi giorni di Grest, tra giochi e danze ad attenderli c’è un campetto di calcio, un bans con i bambini più piccoli, una passeggiata nei boschi.

L’Italia per loro è questa e se la tengono stretta al cuore.

 

Luca Brigada

PHI Foundation

20 MILIONI DI MUSULMANI CONTRO L’ISIS

20 MILIONI DI MUSULMANI SCENDONO IN PIAZZA PER CONTESTARE CONTRO L’ISIS

 

SOCIAL INNOVATION COMMUNITY

 

Il tradizionale pellegrinaggio sciita a Karbala, nel sud dell’Iraq, è diventato una manifestazione di protesta contro l’Isis, che il giorno prima aveva seminato una strage in una cittadina nei pressi di Karbala.

 

La marcia è diventata forse la più grande della storia: si calcola che abbiano partecipato dai 17 ai 20 milioni di musulmani (secondo il quotidiano britannico The Independent).

 

Ora, 20 milioni di musulmani tutti insieme contro l’Isis è una notizia?

 

Eppure, sui giornali Europei non l’abbiamo vista, perché contraddice l’assunto ideologico “musulmani uguale terroristi”.

L’articolo e il video dal britannico The Independent.

 

http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/20-million-muslims-march-against-isis-arbaeen-pilgrimage-iraq-karbala-a7436561.html

 

PHI Foundation Social Innovation Community

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation

Migranti e Arte Migrante: quando umanità e arte si incontrano non si lasciano più

Nazionalismo, patriottismo, rifiuto del diverso, fobia verso i migranti: questo è il comune sentire della retorica populista che sta caratterizzando il nostro continente così come quello americano.

Il bando del neo-presidente eletto Donald Trump ai rifugiati e agli immigrati musulmani ha fatto molto discutere e ha causato la protesta non solo dal basso, da parte della popolazione, ma anche dal mondo delle imprese dal marchio prestigioso come Coca Cola ad Airbnb.

Chi sono questi migranti o stranieri o immigrati o profughi o clandestini?

Innanzitutto, prima di qualunque definizione, questi migranti sono persone. Persone che lasciano la propria terra non perché non la amino più ma perché costretti a scappare da guerre, disastri naturali o persecuzioni politiche.

Queste persone, che sbarcano su terra europea dopo aver affrontato un rischiosissimo viaggio tra il deserto e il mare, non sono in maggioranza musulmani che vengono per sconfiggere la civiltà cristiana. Per oltre il 60% sono cristiani provenienti dall’Africa centrale e sub-sahariana, colo­nizzate per secoli da noi europei.

Quando i migranti arrivano, invece di ricevere supporto e protezione internazionale, finiscono a lavorare come schiavi nelle piantagioni di pomodori dell’Italia del Sud o come prostitute in tutta Europa o, peggio ancora, come carne da macello a cui vengono espiantati gli organi. Quindi, più che di terroristi conquistatori dovremmo parlare di nuovi schiavi. Coloro che gestiscono questo traffico invece sono criminali provenienti da organizzazioni  di stampo mafioso.

Per fortuna c’è chi invece decide di fare qualcosa di piu utile e costruttivo per questa gente. A San Salvario, quartiere multietnico di Torino, il progetto Arte Migrante, nato per contrastare il razzismo e abbattere le frontiere che sempre più alziamo intorno alle nostre vite, ha promosso intercultura e inclusione sociale realizzando una movida che coinvolge due venerdì al mese  circa 150 persone.

Studenti, lavoratori, persone senza fissa dimora e migranti da diverse parti del mondo si incontrano e condividono liberamente performance culturali, artistiche, musicali e fotografiche.

Il progetto, nato a Latina su iniziativa di Tommaso Carturan, giovane studente di antropologia, è arrivato a Torino nel 2014, veicolato dall’associazione Livia. Ha coinvolto anche il presidio Caritas di Saluzzo, cittadina a 50 Km da Torino, dove ogni primavera-estate centinaia di migranti africani arrivano per la raccolta stagionale della frutta.

Arte Migrante è senz’altro una iniziativa di successo da replicare in altre comunità territoriali. Ha dimostrato che se l’accoglienza si fonda sul dialogo può divenire preziosa ricchezza non solo per chi è accolto ma anche per chi accoglie. E soprattutto che non c’è più solitudine né paura laddove c’è spazio per tutti.

 

PHI Foundation è un’associazione che si occupa di sostenere ed aiutare tutti gli operatori che si muovono nell’ambito del Terzo Settore, attraverso l’informazione e la promozione di raccolte fondi.

Se vuoi aiutarci in questo compito, sostienici attraverso un contributo cliccando su questo link

 

Vanessa Doddi

PHI Foundation