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Riviera del Brenta, raccolta fondi

Riviera del Brenta, raccolta fondi con il numero solidale 45500

 

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Riviera del Brenta, raccolta fondi

Riviera del Brenta, raccolta fondi: Un numero per contribuire alla ricostruzione della Riviera del Brenta: 45500.
A quasi due mesi dalla tromba d’aria dell’8 luglio scorso, è attivo per sms e chiamate da tutta Italia il numero solidale con cui si possono donare due euro destinati alle zone colpite. Grazie alla collaborazione fra la Protezione Civile nazionale, la Regione Veneto e gli operatori di telefonia mobile, il 45500 sarà attivo fino al 15 settembre.

 

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Riviera del Brenta, raccolta fondi

“Ringrazio ancora una volta tutti i partner” – dice il Presidente della Regione Luca Zaia – “per aver reso possibile il coinvolgimento della generosità di tutti gli italiani e di tutti i veneti nella ricostruzione di un territorio ricco di arte, beni ambientali, imprenditoria, e di tutti i suoi abitanti, messo in ginocchio dalla furia degli elementi”.
Quasi cento milioni di danni, altrettanti cento feriti e un morto «sono un bilancio pesante e doloroso. “La gente della Riviera” – ricorda Zaia – “com’è tradizione di tutti i veneti, non si è fermata a piangere ma si è già rimboccata le maniche e sta già facendo miracoli. Ma la gravità della situazione è tale che rivolgo un nuovo accorato appello a tutti perché aderiscano al 45500, sin da questi minuti e fino all’ultimo minuto disponibile”.

 

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Mensa Solidale

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La mensa solidale dove donare vuol dire soprattutto non sprecare: Il Refettorio Ambrosiano

Mensa solidale: Il Refettorio ambrosiano nasce da una felice intuizione dello chef stellato Massimo Bottura e del regista Davide Rampello, che da subito hanno coinvolto la Diocesi di Milano e in particolare la Caritas per tradurre in concreto questa originale idea di solidarietà alla quale si sono unite le eccellenze dell’arte, della cultura e della cucina.

All’interno di una kermesse culinaria che vedeva coinvolti quaranta chef di fama internazionale, il surplus alimentare dei padiglioni di Expo e’ stato utilizzato per creare piatti d’alta cucina destinati ai bisognosi. Per Bottura, l’iniziativa e’ un invito a combattere lo spreco del cibo ed inserirsi in una serie di “gesti sociali” volti a migliorare la società.

Terminata la funzione prevista nel periodo di Expo, la struttura continuerà a svolgere una funzione sociale in uno dei quartieri multietnici della città.
Il Refettorio ambrosiano ha sede, infatti, nell’ex teatro annesso alla parrocchia San Martino nel quartiere Greco di Milano e si avvale di un sala risalente agli anni ’30 e ormai in disuso. Questo spazio dalle pregevoli linee architettoniche e’ stato completamente ristrutturato e trasformato in un refettorio aperto alla solidarietà.

Mensa solidale

Come negli antichi refettori della Milano classica dove la carità sposava la bellezza – si pensi alla sala del convento accanto al santuario Santa Maria delle Grazie sulla cui pareti Leonardo Da Vinci affrescò l’Ultima Cena – la mensa sarà anche un luogo di arte e bellezza.
Non solo la ristrutturazione del Refettorio e’ stata curata dal Politecnico di Milano ma gli stessi ambienti vantano opere di alcuni dei principali artisti contemporanei: Enzo Cucchi, Carlo Benvenuto, Maurizio Nannucci, Mimmo Paladino, Giuseppe Penone. Inoltre i 12 grandi tavoli del salone centrale sono stati realizzati dai più importanti designer italiani: Mario Bellini, Pierluigi Cerri, Aldo Cibic, Michele De Lucchi, Giulio Iacchetti, Piero Lissoni, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Franco Origoni, Gaetano Pesce, Italo Rota, Dwan Terry, Matteo Thun, Patricia Urquiola.

Il Refettorio ambrosiano sarà quindi un’esperienza stabile che continuerà a funzionare anche oltre la conclusione di Expo. Un prezioso lascito alla città che Caritas Ambrosiana gestisce e cura la continuità del progetto, inserendolo in una rete integrata di servizi alla persona capace di offrire un percorso completo di accompagnamento e promozione umana. Il Refettorio offrirà 90 posti e distribuirà pasti caldi agli utenti dei centri di ascolto della Caritas, dei servizi specifici, del Rifugio per senza tetto della Stazione Centrale. La gestione sarà affidata ad una cooperativa sociale ma essenziale e vitale sarà anche al contributo dei volontari.

 

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UN BELLISSIMO FILM AL CINEMA

UN BELLISSIMO FILM AL CINEMA

UN BELLISSIMO FILM AL CINEMA

UN BELLISSIMO FILM AL CINEMA:

Mercoledì scorso, ho voluto anch’io beneficiare della grande opportunità offerta in questo periodo, e cioè, andare al cinema a vedere un ottimo film al costo di soli due euro.

Tutto ben organizzato, cena romantica con la mia incantevole dolce metà in ristorantino tipico, dopodiché ci siamo avviati al cinema, dove alla cassa abbiamo ritirato i biglietti prenotati con posti in ottima posizione, tutto procedeva come pianificato.

Il desiderio di trascorrere una tranquilla serata, ambita da molto tempo, sembrava esaudirsi, tutto era andato perfettamente come aspiravamo, se non fosse stato per quel piccolo inconveniente e cioè: una volta entrati nella sala cinematografica e seduti ai posti assegnati abbiamo costatato che nella fila di poltrone antecedente alla nostra sedevano tre giovani ragazzi di circa dieci anni non accompagnati, i quali infastidivano la platea circostante con schiamazzi abbastanza fastidiosi e impropri.

I ragazzi sono stati più volti gentilmente invitati ad evitare atteggiamenti inopportuni ma essi continuavano liberamente con i loro chiassi ignorando qualsiasi rispetto verso gli altri e niente è valso informare la direzione del cinema di quanto stava accadendo, e alla richiesta di silenzio con un tono di voce più alto, i giovani ragazzi hanno infierito dicendo: altrimenti cosa fate?

Nel guardare i volti turbati (forse disperati) delle persone intorno, in quel preciso momento, mi è apparso in mente l’ottavo libro de “La Repubblica” di Platone, e desidero farvi partecipi trascrivendo questi brevi versi poiché vi trovo molte analogie con i tempi che stiamo vivendo e più che un testo di 2.500 anni fa sembra scritto ieri.

 

Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistano alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, son dichiarati tiranni.

E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo;

che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani.

In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo e rispetto per nessuno.

IN MEZZO A TANTA LICENZA NASCE E SI SVILUPPA UNA MALA PIANTA:

LA TIRANNIA.

 

Forse è arrivato il tempo di cessare di perseverare una strada che conduce solo, esclusivamente, a ripetere i medesimi errori di sempre cercando l’evoluzione orientata alla Social Innovation, un cambiamento reale in un mondo migliore più solidale, più equo, più sostenibile, volgendosi verso il rispetto delle persone e la tutela del bene comune.

 

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Sebastiano de Falco

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Social Innovation Community: La Sete di libertà

15 ottobre 2016 – Sebastiano de Falco – Ultimamente non comprendo cosa stia accadendo ma la mia mente continua a viaggiare in pensieri reconditi alla ricerca del giusto modello di Social Innovation facendo emergere dalla memoria antiche riflessioni come l’ottavo libro della “Repubblica di Platone”.

Ho voluto trascrivere questo brevi versi poiché si trovano molte analogie con i tempi che stiamo vivendo e più che un testo di circa 2.500 anni fa sembra quasi scritto ieri.

A voi il giudizio leggete queste brevi righe e sappiatemi dire se non avete la mia stessa sensazione (non cambiamo mai ripetiamo continuamente le stesse cose), vogliamo distruggere tutto invece di orientarci verso la tutela del bene comune.

Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. 

E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo;

che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. 

In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo e rispetto per nessuno. 

In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.

Forse è arrivato il tempo di cessare di perseverare una strada che conduce solo, esclusivamente, a ripetere i medesimi errori di sempre cercando l’evoluzione verso un cambiamento reale e un mondo migliore più solidale orientandoci verso una Social Innovation Community.

 

Sebastiano de Falco

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