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La Gioconda

Strumenti finanziari per il non profit

Strumenti finanziari per il non profit

Welfare e benessere sociale

La crisi economica che ha colpito i nostro Paese negli ultimi anni ha fatto si che il mondo non profit percorresse nuove strade verso la raccolta fondi, cercando e trovando nuovi strumenti finanziari che potessero sostenere e supportare gli importanti progetti a sfondo sociale che da sempre portano avanti. In passato i bisogni sociali riguardavano la sola famiglia interessata, o al massimo si allargavano alla comunità di appartenenza. Il reale cambiamento arriva quando personaggi come Adriano Olivetti introducono il concetto di benessere sociale basato sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito per il bene della comunità. L’imprenditore credeva nell’idea di comunità e il suo sogno era quello di creare una fondazione composta da classi sociali disparate, enti pubblici, università, così da eliminare ogni differenza economica, ideologica e politica.

Oggi il problema principale del welfare è l’invecchiamento inesorabile della popolazione. In quest’ottica aumenta la richiesta di assistenza da parte degli anziani da un lato, mentre diminuiscono le risorse, umane in primis, per contribuire alla spesa sociale dall’altro. E’ proprio in questo contesto che prende piede una proposta di Shared Social Responsability, con in fine di unire e coordinare diversi attori: Pubblica Amministrazione, organizzazioni non profit, imprese sociali, organizzazioni for profit, volontariato, imprese. In questo senso l’Italia ebbe un primato di best practice, grazie alla Lee istitutiva delle cooperative sociali. Oggi si è un po’ perso l’entusiasmo a causa del pesante scenario fiscale al quale sono sottoposte questo tipo di imprese non profit.

Raccolta fondi oggi

Ecco che in uno scenario simile la nostra popolazione da il meglio, cercando e proponendo nuovi strumenti finanziari per sopperire alla carenza di intervento da parte dello Stato e per smuovere gli animi degli addetti ai lavori nella ricerca di soluzioni alternative.

Il non profit oggi può contare su molteplici tipologie di fundrasing, che spaziano dai bandi nazionali a quelli europei, dalle donazioni private ai social bond. Un ampio scenario al quale attingere, scegliendo di volta in volta la soluzione più adatta a sostenere il progetto.

Di ultima generazione è il crowdfunding, strumento innovativo per le ONP di raccolta fondi che permette di creare un maggior coinvolgimento dei propri stakeholders.

Il crowdfunding ha radici ben radicate nel tempo, dove crowd sta per folla e funding sta per finanziamento. Oggi è stato reinterpretato come raccolta fondi dell’era digitale. La sua rapida diffusione odierna è dovuta, soprattutto, all’espansione del fenomeno dei social media, utilizzati appunto per la raccolta di capitali. In altre parole le piattaforme digitali sono uno spazio di condivisione, nel quale vengono scambiate idee e progetti con capitali da parte di un gruppo di persone accomunati da valori simili. L’aspetto positivo dei social media è proprio la capacità di coinvolgere il maggior numero possibile di persone e sostenitori, in grado di raggiungere ogni luogo: elemento fondamentale per la buona riuscita di un progetto.

Oltre al crowdfunding esistono altri strumenti finanziari, molto simili a quelli utilizzabili da persone fisiche.

Tra questi i social bond, obbligazioni tradizionali che vanno a sostenere economicamente iniziative non profit. Il meccanismo è molto simile a quelli dei bond tradizionali, ossia hanno un limite prestabilito per il rimborso, prevedono un pagamento periodico degli interessi, possono avere tasso fisso o variabile. Il concetto che sta alla base è mutuato dal social impact bond anglosassone, dove la matrice è però un ente pubblico. Per noi, con una impostazione banco-centrica, l’ente di riferimento resta la banca. Oggi la potenzialità dei social bond non è ancora stata misurata.

Accanto a questi i mini-bond, ovvero obbligazioni emesse da un’impresa non quotata con l’obiettivo di raccogliere nuove risorse economiche grazie ad una diversificazione delle fonti di finanziamento, diminuendo la relativa dipendenza dagli istituti di credito. Si tratta, in altre parole, di uno strumento complementare al finanziamento bancario tradizionale, al quale molte cooperative sociali sono interessate, soprattutto quelle legate al settore agroalimentare.

Restano validi i tradizionali bandi, nazionali ed europei, ai quali partecipare con le idee progettuali. In pratica sono questi gli strumenti maggiormente utilizzati dalle ONP, che predispongono un ufficio apposito per la ricerca bandi. Sono fondamentalmente le fondazioni bancarie ad offrire il maggior numero di bandi ai quali partecipare, una su tutti è la Fondazione Cariplo, che da anni si prodiga affinché il mondo del non profit possa avere gli strumenti necessari per intervenire in maniera profonda sui bisogni della collettività. Diversi gli ambiti di intervento, dai servizi ala persona alla cultura. Un ampio scenario nel quale intervenire con idee progettuali vincenti e, soprattutto, un network sostanzioso.

Accanto ai bandi nazionali vi sono i bandi europei, ai quali è complesso partecipare per i numerosi requisiti richiesti. Tra questi vi è la presenza di un network internazionale consistente. Possiamo dire che è difficile ottenere finanziamenti europei, ma non impossibile. Se avete un’idea degna di attenzione, vincente e siete attorniati da un network di persone e realtà con le quali condividete i valori e vision, andate a prendervi il vostro posto al sole in Europa e date valore alle vostre idee.

Gli strumenti finanziari sono diversi, la raccolta fondi ha molteplici possibilità di intervento. Non vi resta che provare e riprovare, per fare del bene attraverso il non profit, mettendo sempre il bene comune al centro delle vostre idee.

Jenny Rizzo

Phi Foundation

Bambini in carcere

A proposito di volontariato e bambini in carcere

A proposito di volontariato e bambini in carcere

Il terzo settore a sostegno delle madri detenute

C’è una storia che vorrei raccontarvi e inizia più o meno così: c’era una volta un bambino che viveva con la sua mamma in una cella di un carcere. Non sembra essere una bella storia, tutt’altro. L’idea di un bambino rinchiuso in una grigia cella, anche se accanto alla sua mamma, non rende bella nessuna favola. Certo noi potremmo fare molto per quel bambino, un figlio innocente che non è solo protagonista di una favola ma è un personaggio reale, così come molti altri bambini costretti a pagare gli errori dei genitori e vivere rinchiuso. Noi tutti dovremmo prendere coscienza del fatto che esistono storie vere come questa e mettere a disposizione volontariamente tempo o conoscenze per trovare, insieme, una soluzione.

Storie di bambini in cella

Giorgio ha cinque anni e vive in carcere da quando ne aveva poco più di uno. Qui ha imparato a camminare, lungo il corridoio del reparto femminile del carcere; qui ha imparato a parlare, se per parlare intendiamo monotoni discorsi sulla pena e sul crimine di mamma e le sue compagne di viaggio. L’unico suono che riesce a riconoscere è quello del blindo che si apre la mattina e si chiude dietro le sue spalle tutte le sere prima di andare a dormire. La storia di Giorgio è quella di una madre condannata per reati legati allo sfruttamento della prostituzione e di Tribunali che non riescono a fare uscire dal carcere un bambino innocente; la storia di servizi sociali che dispongono e di una burocrazia che rincorre i diritti dell’uomo. Nessuno di questi attori si ferma ad osservare il bambino e a pensare che in tutta questa storia ciò che più di ogni altra cosa è urgente è salvaguardare lo sviluppo psicofisico di Giorgio.

Poi c’è Francesco, che ha compiuto il suo primo anno di vita in carcere, insieme ai volontari, agli operatori e alle altre mamme detenute insieme con la sua. E’ un bambino spento, negli occhi ha solo il grigiore delle mura; non sa bene come è fatto il cielo, come neppure un prato verde dove correre a piedi nudi. La sua mamma ha commesso un brutto reato, legato agli stupefacenti; anche il suo papà è in carcere, divisi nello stesso destino.

Giorgio e Francesco non vedono nessuno, nessun parente viene a trovare la loro mamma. Solo qualche volontario, un comune cittadino che mette il suo tempo a disposizione dei detenuti, di conseguenza anche dei bambini che popolano il carcere. Tempo utilizzato per disegnare, giocare, camminare, chiacchierare… pur sempre in carcere.

Nessuno si chiede perché Francesco o Giorgio debbano stare li, in cella; perché hanno il diritto di stare con la loro mamma, ovunque essa sia. Ebbene, non so se il diritto di un bambino è vivere rinchiuso. Probabilmente c’è qualcosa di non corretto in queste storie.

Cosa può fare il non profit e cosa prevede la legge

Giorgio e Francesco hanno vissuto i loro primi anni di vita in una cella perché la legge stabilisce che i minori fino ai sei anni debbano stare accanto alla propria mamma. Il lato positivo è che, in caso di lievi reati e pene detentive che possano permettere di usufruire della misura alternativa, bimbo e madre possono essere accolti in strutture adibite ad accogliere queste persone. A Milano, ad esempio, vi è l’Icam, ovvero Istituto a custodia attenuata per madri detenute: una struttura dove gli agenti penitenziari non indossano uniformi; dove non ci sono blindi e celle chiuse ma ampi spazi aperti e condivisi; le pareti non sono grigie ma colorate, a misura di bambino. Tuttavia resta un carcere, con le sue inferriate all’ingresso, con le sue regole e con le sue sbarre alle finestre.

Ecco che il terzo settore può arrivare dove le istituzioni non arrivano: può dare voce ai reali diritti di questi bambini impegnandosi affinché i luoghi per scontare la pena possano essere a misura di bambino.

Lottando perché queste mamme possano essere detenute fuori dal carcere, sostenendole e accompagnandole nel difficile percorso verso la legalità.

E’ proprio questo che fa l’Associaizone C.I.A.O Onlus di Milano: accoglie madri detenute con i loro bambini, facendo in modo che questi bambini possano essere semplicemente bambini e non detenuti. Impegnando ore di lavoro perché queste donne possano essere seguite nella pena detentiva; affiancando flotte di volontari che dedicano il loro tempo a questi bambini, accompagnandoli a conoscere quel mondo che non avevano mai visto prima. Insieme per insegnare a queste donne ad essere madri, oltre che carcerate.

Perché mamma lo si è sempre e ovunque!

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Jenny Rizzo

Phi Foundation

Il carcere e il mondo non profit

Quando il non profit e il volontariato è di aiuto alle Istituzioni

“Cattivi si diventa?”.  Questa è la domanda che si pone Philip Zimbardo impegnato nel suo esperimento sul carcere presso l’Università di Stanford. L’esperienza, riportata in un libro “Effetto Lucifero. Cattivi si diventa?”, venne realizzata nel 1971 proprio per esaminare il comportamento umano in un contesto in cui i singoli sono definiti esclusivamente dal gruppo di appartenenza. Philip divide gli studenti che hanno deciso di partecipare al progetto in due gruppi: guardie da una parte; criminali dall’altra. Ebbene, gli episodi di violenza non tardano ad arrivare, tanto che l’esperimento viene interrotto dopo pochi giorni dal suo inizio. È, quindi, vero che cattivi si diventa? Molte delle associazioni non profit presenti sul territorio nazionale sono convinte che il carcere non sia funzionale, tutt’altro. Il carcere è un luogo dove s’impara a delinquere e i volontari impegnati nelle carceri italiane, per conto delle associazioni che si occupano di argomenti e progetti legati ai detenuti, portano loro affetto e qualche parola di conforto, per non lasciarli soli sotto quel cielo a scacchi.

Cattivi si diventa?

Probabilmente è vero che il carcere è, sotto certi aspetti, una università del crimine; in particolar modo per quei giovani detenuti con reati lievi che si ritrovano a dividere la cella con criminali incalliti, dai quali attingere idee e con i quali discutere h24 di atti illeciti. L’esperimento di Zimbardo ci pone di fronte al fatto che ogni istituzione repressiva genera, potenzialmente, violenza e male. Ognuno di noi può trasformarsi in persona cattiva a causa di due fattori:

  • il sistema di appartenenza;
  • il contesto.

Non era, ad esempio, un criminale per predisposizione interna il pilota che sganciò la bomba atomica su Hiroshima: egli stesso affermò: “era il mio dovere”. Come lui, molti altri personaggi che hanno costellato la nostra storia, compiendo atti disumani, non erano criminali per natura; lo diventarono per ideologia e dovere, per senso di appartenenza a un sistema che ha creato danni all’umanità che ancora oggi paghiamo. Una visione particolare la mia, che spesso incontra il disappunto di chi è convinto che il crimine sia innato nelle persone che pongono in essere determinate azioni. Resto, tuttavia, convinta del fatto che il carcere sia un microcosmo dove la repressione, le cattive condizioni e la costrizione fisica portano inevitabilmente ad altro male, ad altra violenza.

Il non profit per il carcere

La mia particolare visione del carcere proviene dalla mia diretta esperienza sul campo. Anni a stretto contatto con l’ambiente e con chi lo vive mi hanno portato a un pensiero critico, che esula da buonismo o voglia di aiutare il bisognoso. Lavorando per associazioni non profit mi sono resa conto, anzi, che il buonismo non porta a nulla. Il volontariato strutturato, professionale, organizzato: questo è ciò che sarebbe utile all’interno delle carceri, così come all’esterno, nelle diverse associazioni che si occupano di carcere a diversi livelli. La professionalità e la visione imprenditoriale, che permettono di investire in progetti concreti di recupero sociale di questi criminali, sono l’unica arma per combattere lo stallo in cui si ritrova l’istituzione carcere oggi.

 

Jenny Rizzo

Phi Foundation

Bambini della Good Samaritan Mission

Cos’è la Good Samaritan Mission di Vikhroli

La Good Samaritan Mission nasce nel 1994 grazie a Peter Paul Raj, un paramedico indiano seguace di madre Teresa di Calcutta.

Munito di forbici per capelli e pochi medicinali, Peter Paul ha cominciato a prestare soccorso ai senza tetto accampati presso la stazione di Dadar, uno snodo situato nel cuore della metropoli di Mumbai. Tra i binari o sulle banchine di attesa il missionario ha cominciato ad avvicinare donne e bambini, tagliando loro i capelli e prestando cure mediche quando necessario. Le continue violenze nei confronti dei bambini hanno convinto Paul della necessità di avere una struttura di accoglienza in grado di provvedere ai bisogni primari, ma anche all’istruzione dei ragazzi di strada.

A Vikhroli, quartiere baraccopoli di Mumbai, il missionario riceve in dono il primo locale dove ospitare temporaneamente i più disperati. In seguito, con l’aiuto di altri volontari che hanno creduto nel progetto, ha fondato la Good Samaritan Mission.

Attualmente la Good Samaritan Mission ospita circa 80 bambini e adolescenti divisi in tre piccoli edifici a Vikhroli, a cui si aggiunge una quarta casa a Kalambooly (New Mumbai). Sono sempre più numerose le donne che dalle stazioni segnalano il disagio di bambini rimasti senza genitori o con parenti afflitti da gravi malattie o costretti all’umiliazione della prostituzione per sopravvivere.

I primi ospiti della Good Samaritan Mission sono oggi splendidi adolescenti che frequentano con profitto le scuole superiori e che non fanno mancare a Paul l’aiuto nella gestione dei più piccoli. Altri hanno preferito lavorare una volta terminata la scuola professionale; altre ragazze si sono sposate e sono uscite dalla casa, ritornandovi costantemente proprio come si fa visita ad un genitore dopo avere raggiunto l’autonomia.

La  Good Samaritan Mission (GSM) è al momento supportata dalla Frame Project Onlus, fondazione scambio proficuo tra culture diverse, rendendo protagonisti principalmente i giovani.

Phi Foundation
Mario Rolla

 

Volontario Anch'Io

Volontario anch’io: L’evento che avvicina i cittadini al mondo del volontariato

E’ sempre più crescente la necessità di reclutare nuove risorse umane sul territorio, soprattutto nell’ ambito del volontariato.

La Pat, “Pubblica Assistenza Trinese”, associata Anpas, organizza per sabato 12 marzo 2016 al Teatro Civico di Trino, a partire dalle ore 17.00, l’iniziativa “Volontario anch’io” per ricercare nuovi volontari e avvicinare i cittadini al mondo del volontariato socio sanitario e di protezione civile.

La giornata sarà organizzata in maniera tale che si potrà coniugare da un lato l’aspetto informativo e professionale, relativo all’attività dell’associazione, verranno infatti proiettati filmati e reportage fotografici, inerenti le esperienze di soccorso e protezione civile. Inoltre saranno presentati i nuovi corsi per i futuri volontari che potranno acquisire così l’abilitazione all’utilizzo di strumenti quali il defibrillatore. Dall’altro lato però non si trascurerà l’aspetto ludico e aggregante della manifestazione con divertimento e musica a cura del DJ Ciuffo.

“Volontario anch’io – spiega il presidente della Pubblica Assistenza Trinese, Mauro Bagna – non è solo uno slogan, ma un invito, un augurio, la speranza che alla grande famiglia dei nostri volontari, siano essi impegnati nel soccorso sanitario 118 che nel Nucleo Protezione Civile, si aggiungano nuove forze per garantire che questa bella avventura chiamata Pat – Pubblica Assistenza Trinese, iniziata più di 50 anni fa, possa continuare a garantire solidarietà e aiuto a chi si trova in difficoltà”.

Il programma della serata sarà cosi articolato:

Alle ore 17.00 è previsto l’intervento delle autorità e a seguire la distribuzione del materiale divulgativo e le dimostrazioni pratiche di soccorso sanitario.

Alle ore 19.00 verranno illustrate le attività della Pat sul territorio di Trino e comuni limitrofi e saranno presentati gli istruttori dei corsi.

Alle ore 19.30 si terrà l’aperitivo offerto dalla Pat in collaborazione con il Presidio Soci Coop di Trino.

Infine, a partire dalle ore 21.00 la serata musicale con Dj Ciuffo.

Sono oltre 200 i volontari che ogni anno collaborano con la Pubblica Assistenza Trinese svolgendo circa duemila servizi con una percorrenza di oltre centomila chilometri.

L’Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 81 associazioni di volontariato con 11 sezioni distaccate, 9.327 militi (di cui 3.227 donne) e 359 dipendenti che, con 389 autoambulanze, 138 automezzi per il trasporto disabili, 231 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile, 4 imbarcazioni e 26 unità cinofile svolgono annualmente 406.084 servizi con una percorrenza complessiva di 13,5 milioni di chilometri.

Fare volontariato è sempre più una esigenza personale più che un dovere sociale. Contribuire direttamente e in prima persona al miglioramento delle condizioni ambientali e sociali, aiuta a crescere con un maggiore senso di rispetto civico verso il prossimo e verso l’ambiente che ci ospita.

 

Francesco Fiore

Phi Foundation

Articolo tratto da: insalute news dell’8 Marzo 2016

Portobello: il primo Social-Market italiano

Da Londra a Modena con amore, questa è una bella storia di solidarietà da raccontare.

I tre anni di Portobello, il market anti-crisi di Modena: non si paga in euro ma in ore di volontariato.

Tutti associamo Portobello al suggestivo mercato londinese, invece questa volta Portobello è una realtà tutta “made in Italy” che nasce a Modena nel 2013. Si tratta del primo emporio sociale cui possono accedere le famiglie in difficoltà economica che fanno richiesta al Comune e al Centro Servizi per il Volontariato in cui non si paga in euro, ma in ore di volontariato

La filosofia di Portobello è semplice, ambiziosa e completamente incentrata sulla solidarietà. Ripercorriamo la sua storia, merita di essere raccontata.

Il progetto nasce e si concretizza nel 2013 grazie a diverse associazioni del terzo settore, riunite sotto l’egida del centro Servizi per il Volontariato, che riescono ad ottenere la collaborazione del Comune, di alcuni soggetti privati e ovviamente della Fondazione. Il Comune di Modena decide di concedere i locali di via Divisione Acqui 81, nel comparto ex Amiu. Sono invece alcuni privati (tra cui Nordiconad, Coop Estense, Ccm) a donare arredi, macchinari e ovviamente beni di consumo per i clienti. Prende così vita il mini-market, completamente allestito da volontari, in particolar modo della Protezione Civile.

Ma Portobello, come anticipato, non è un supermercato come gli altri. L’acquisto dei prodotti è riservato infatti alle famiglie in difficoltà economica. “Ci sono infatti specifici requisiti che i Servizi Sociali del Comune devono verificare per poter indirizzare le famiglie richiedenti verso l’acquisto. L’idea è quella di evitare forme assistenzialistiche fine a sé stesse, quanto piuttosto di integrare un servizio di contrasto alla povertà con percorsi di consulenza e reinserimento.“

Come si fa la spesa e come si paga da Portobello?

Sugli scaffali ci sono tutti i prodotti, dalla pasta ai condimenti, dai biscotti, al pane al companatico, dai prodotti per la casa a quelli per la cura della persona, ma non compaiono i prezzi, bensì dei punteggi. In pratica ai compratori viene richiesto un impegno nel volontariato, con una delle associazioni che fanno parte della rete o addirittura nella gestione del mini-market stesso

Portobello ha iniziato nel 2013 con 30 famiglie già riconosciute nel percorso, oggi, a tre anni dalla sua apertura, sono 1.170 le famiglie raggiunte.

La sostenibilità del progetto, che dipende in larga parte dai fornitori e dalle donazioni è la vera sfida che attende i volontari ed i Servizi Sociali, ma le premesse dei primi tre anni sono assolutamente positive.

Per tutte le informazioni è possibile visitare il sito di Portobello. (http://www.portobellomodena.it/)

 

Paola Antifora

Phi Foundation

La Regione Puglia rinuncia al bollo auto per le Onlus

Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha deciso di sostenere le associazioni di volontariato pugliesi attraverso una manovra semplice ma molto efficace: l’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica dei veicoli di proprietà delle associazioni e dei gruppi comunali di volontariato.
“Il volontariato è una componente imprescindibile della protezione civile pugliese”, con questa convinzione il governatore della Regione Puglia e il vicepresidente e assessore alla Protezione civile, Antonio Nunziante – su sollecitazione del presidente del comitato regionale permanente di Protezione civile, Ruggiero Mennea – hanno deciso di supportare le associazioni di volontariato pugliesi attraverso questa attività originale ma sicuramente molto utile allo sviluppo e al sostegno di tutte le Onlus Pugliesi. Il disegno di legge è rivolto, esclusivamente, alle organizzazioni iscritte nell’elenco regionale presso la struttura regionale di protezione civile ai sensi della legge regionale 7/2014. Queste, inoltre, devono risultare proprietarie dei veicoli di cui si chiede l’esenzione del pagamento e devono avere sede nel territorio pugliese. Per poter accedere all’esenzione, associazioni e comitati devono presentare apposita richiesta alla Regione Puglia con l’indicazione della targa del veicolo per il quale si chiede l’esenzione e relativo documento del rappresentante legale dell’organizzazione. Il mancato introito per le casse regionali è stato calcolato in circa 50 mila euro l’anno. «È vero – dice Ruggiero Mennea – che ci sarà un mancato introito per le casse regionali di circa 50 mila euro, ma è altrettanto vero che a questa rinuncia corrisponde un grande beneficio per la collettività verso la quale i nostri volontari non mancano mai di dimostrare disponibilità nei momenti di emergenza e di necessità. Favoriremo sempre più – conclude – l’incremento del volontariato e premieremo chi fa di questa scelta un impegno civile serio e responsabile».

Siamo certi che questa iniziativa possa essere d’esempio per molte altre Regioni d’Italia, affinchè si riesca a contribuire in maniera più efficace al supporto di quanti lavorano nel Sociale e si impegnano quotidianamente ad aiutare il prossimo.

 

Phi Foundation

Il Presepe: Il valore delle tradizioni

In questi giorni in Italia si sta discutendo molto sull’opportunità o meno di seguire le nostre tradizioni secolari relative al Presepe, alla festività natalizia e alla liturgia che da circa due mila anni accompagna questa ricorrenza cosi speciale.

La discussione vede due fronti contrapposti: da un lato chi difende la nostra tradizione, le nostre abitudini e i nostri costumi, dall’altro chi propende per uno Stato più laico, a partire dalle scuole.

Per la cultura cattolica il Natale si fonda sulla nascita di un bambino, in una stalla-grotta, perché non c’era posto per lui e sua madre altrove. Se tutti noi ci ricordassimo questo forse saremmo mossi maggiormente da solidarietà e misericordia, tema cardine del Giubileo.

Lo sanno bene le associazioni di volontariato che lavorano proprio con mamme e bambini, una su tutte Medici Con l’Africa Cuamm che da quattro anni impegna i suoi volontari nel programma “Prima le mamme e i bambini”, volto a ridurre la mortalità materna e neonatale garantendo l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura del neonato, attraverso servizi di qualità. Il progetto è ormai in avanzata fase di realizzazione e interessa 4 ospedali e 22 centri di salute periferici in 4 distretti di 4 Paesi africani: Angola, Etiopia, Tanzania, Uganda. Si rivolge a una popolazione di 1.300.000 abitanti con l’obiettivo di raddoppiare in cinque anni il numero dei parti assistiti, arrivando progressivamente a 125.000 parti negli ospedali e nei distretti di riferimento.

Un bilancio positivo grazie al lavoro di medici, ostetrici e infermieri specializzati, in 4 anni infatti il progetto ha prodotto grandi frutti: 102.147 i parti assistiti nei quattro ospedali interessati dal progetto e nei territori di riferimento, per un totale 204.294 mamme e bambini assistiti nel momento del parto; 236.661 le visite prenatali effettuate, a Chiulo in Angola, a Tosamaganga in Tanzania, a Wolisso in Etiopia e ad Aber in Uganda.

Per queste persone il Natale è prima di tutto una festa, un momento in cui la vita trionfa in tutta la sua meraviglia. La “natività” per eccellenza, quella rappresentata nel Presepe, non vuole essere solo una rievocazione cattolica di un episodio legato alla nascita della cristianità, ma piuttosto la celebrazione di una nuova vita che nonostante tutto riesce a farsi strada, in un contesto difficile, ostico e disagiato. Eppure a dispetto di tutte queste difficoltà il bimbo riesce a nascere e il miracolo della vita illumina la grotta e il paesaggio come una stella cometa.

Dunque, alla luce di quanto detto, non si può ignorare il senso del Natale, non lo si può imbrigliare in luoghi comuni nè burocratizzarlo privandolo del suo significato religioso.

La nostra storia, la nostra cultura, il nostro dna, sono scritti con questo linguaggio, tollerare nuove forme religiose, o rispettare la mancanza stessa della fede, non deve significare snaturare se stessi e cancellare il proprio passato.

Vuol dire convivere con diverse forme religiose e rispettare chi la pensa in modo differente.

Preposizioni semplici per un volontariato di successo in una ONP

Cosa c’entra la grammatica col volontariato?

La preposizione (dal latino “praeponere” = porre davanti) crea legame tra parole e frasi, dando un senso compiuto al discorso. In generale le preposizioni semplici chiariscono la meta di un’azione, il senso di un progetto, l’identità. Applicando tutto questo al mondo no profit, è ben chiaro che esse sono di vitale importanza per un volontariato di successo, per una ONP che sappia chi è e cosa fa. Poniamole davanti ad ogni nostra scelta personale e di gruppo: saranno il motore propulsore del nostro essere per gli altri!

  1. DI. Questa preposizione contiene tutte le tue qualità, i pregi, i difetti, i punti di forza e di debolezza. Più conoscerai te stesso e migliore sarà il mix che farai con tutti questi ingredienti. Sarà quello che offrirai alla ONP e a chi riceverà il tuo aiuto. 
  2. A. chi ti rivolgi? A chi presti aiuto? Questa preposizione è come il navigatore di ogni tua scelta, è il test che ti dice se il tuo progetto sta in piedi o meno. Sì perché se crei un piano di fundraising senza pensare chi sono i beneficiari, è come se vendi ghiaccioli agli eschimesi: faresti solo ridere, e neanche tanto.
  3. DA. Ricordati che qualsiasi azione ha una sua radice in una ONP che si è prefissata una vision (il perché) e una mission (il come). La fedeltà a questi due elementi stabilisce il suo successo. Ecco perché è importante che le fondamenta della onp siano solide e indistruttibili. Tu la sposeresti una persona che non si ricorda come si chiama? Ma la onp non è sufficiente: io non ho mai visto una onp soffiarsi il naso o imprecare per il ritardo di un treno… La onp è fatta di persone, che ci credono, che donano tutte le loro energie fisiche e psichiche. Persone che aiutano altre persone.
  4. CON. È il cuore di tutto: tu con la ONP, tu con i volontari, tu con la gente che aiuti.         Il volontariato è fatto da collaborazioni e integrazioni, a vari livelli. Tu collabori con la ONP, fornendo tempo, energie, competenze, responsabilità. La ONP collabora con te, fornendoti esperienza, campi d’azione, tempi e modalità. La gente che beneficia del tuo aiuto collabora con te, dandoti la possibilità di crescere.
  5. SU. Senza entrare in una dimensione di fede (assolutamente personale e intima), questa preposizione semplice indica che ogni azione di volontariato porta un beneficio verso l’alto, una crescita positiva, non solo in chi aiuti e assisti, ma in te stesso e nella ONP attraverso cui agisci.
  6. PER. Simile alla A, ma con una sfumatura diversa: in questo caso si gioca in perdita, senza guardare a un risultato, senza attendersi un grazie, anzi, magari ricevendo un insulto. Essere per l’altro, favorirlo in tutto senza aspettarsi niente.
  7. TRA. Deriva da intra: dentro, insieme. Non sei solo, mai. E neanche le ONP sono sole: ce ne sono altre millemila che intervengono nei più svariati ambiti sociali educativi, sanitari, culturali, ecc. Questa preposizione invita ad essere capaci di collaborazione e integrazione, certi che come disse John Donne “nessun uomo è un’isola.
  8. FRA. Deriva da infra, sotto, in basso. Sei capace di metterti in secondo piano? Riesci a sacrificare una giornata in cui potevi stare stravaccato sul divano o dedicarti al tuo hobby per un ideale più alto, per dare consolazione a chi sta soffrendo? È la sfida che ti chiede il volontariato: accettala!

Luca Rubin

Se vuoi collaborare con Phi Fondation in qualità di content editor contattaci, saremo felici di prenderti a bordo…

Soft Toys for Education

Nel quadro della campagna Soft Toy 4 Education, che si terrà per la tredicesima volta tra il 9 novembre 2015 e il 2 gennaio 2016, l’IKEA Foundation donerà a UNICEF e a Save the Children €1.00 per ogni giocattolo di pezza e libro di fiabe venduto.

La particolarità di questa edizione sta nel fatto che i bambini di tutto il mondo avevano la possibilità di creare il loro peluche e di sottoporre il disegno all’IKEA. Tra le migliaia di meravigliose idee ricevute, ne sono state selezionate dieci da realizzare.

 

Per maggiori informazioni sulla produzione degli animali di pezza potete cliccare qui.

Il libro di fiabe dedicato a questa nuova edizione della campagna, intitolato «Die Freunde im Traumwald»/«Les Amis de la Forêt enchantée», scritto dall’autore svedese Ulf Stark e illustrato da Sara Nilsson Bergman, racconta la storia di questi dieci piccoli eroi di pezza.

 

Nel mondo, nonostante il diritto fondamentale all’istruzione 58 milioni di bambini non possono andare a scuola.

 

Per questo motivo, l’IKEA Foundation sostiene da oltre dodici anni diversi programmi di UNICEF e Safe the Children, volti a consentire una migliore istruzione scolastica all’infanzia delle regioni povere del mondo.

Dall’inizio della collaborazione, l’IKEA ha donato 77 milioni di euro, dei quali hanno beneficiato undici milioni di bambini in 46 paesi.

Contribuisci anche tu! Acquista per i tuoi bambini un giocattolo di pezza o un libro di fiabe e ne renderai felici molti altri!

A nome di questa infanzia… Grazie!

Per maggiori informazioni clicca qui.

 

12 consigli per vecchi e nuovi volontari

Il volontario ha radicato dentro di sé il desiderio inestinguibile di essere una presenza positiva in un determinato ambito. Spesso però ci si dimentica o si ignora qualche passaggio importante. Cosa c’è di meglio che un appunto veloce magari su un coloratissimo post it?

 

1) Non sei infallibile. Apprezzo il tuo entusiasmo, la tua voglia di fare, sei travolgente, e porti nuove energie… ma non sei onnipotente, quindi sei passibile di errori e incongruenze. In più: se tu hai l’entusiasmo, la onp presso cui doni il tuo tempo ha l’esperienza e la competenza. Confrontati sempre!

 

2) Sii umile. Se ti dicono che non si fa così, avranno i loro buoni motivi. Accogli il consiglio, il suggerimento o l’ammonizione: ne avrai beneficio tu e il tuo lavoro, perché non si finisce mai di imparare.

 

3) Devi vincere l’Oscar della responsabilità. Non sei volontario per noia, o perché non hai di meglio da fare. Ricordati che ogni tuo intervento ha sempre delle conseguenze sulle persone e sulla onp, dipende da te se sono conseguenze positive o negative.

 

4) Sii costante. Il tira e molla non è producente. Ok, ti piace sentirti utile e partecipare, benissimo: stabilisci con i responsabili i tempi del tuo impegno, e sii fedele ad essi, costi quel che costi.

 

5) Mission possibile. Ricordati che la onp con cui collabori non lo fa per passatempo, ma risponde a esigenze primarie di popoli e persone: sentiti parte essenziale della sua mission!

 

6) Documentati. Scava tra le memorie della tua onp, chiedi ai “grandi” la storia e la genesi di quell’istituzione: perché sarà la tua storia e da quei contenuti ne trarrai formazione e saprai essere all’altezza in ogni situazione che incontrerai.

 

7) Formati. Poiché abbiamo stabilito che non sei infallibile, almeno per il momento, è necessaria una formazione, che ti renda pronto, competente e responsabile. Non esitare a richiederla se davvero vuoi metterti a servizio!

 

8) Comunica. Se hai in mente qualcosa di bello da realizzare, dillo ai responsabili, parlane con loro, magari davanti a un caffè. Ricordati che i risultati più belli si realizzano attraverso la condivisione di idee e progetti.

 

9) Mai solo. Qualsiasi cosa tu faccia, non sei mai solo: hai alle spalle gli anni di esperienza della onp di cui fai parte, i progetti studiati e realizzati, i giorni e le notti di lavoro, le sconfitte e i successi. Diventane beneficiario e custode.

 

10) Volontario pro domo tua. Quando dopo una giornata di evento rincasi con tanta stanchezza, pensa che il tuo impegno ha fatto del bene, prima di tutto a te stesso, poi agli altri. E non fermarti al solo ambito economico: c’è di più, molto di più.

 

11) Porta tutto a casa. Tutto ciò che hai vissuto come volontario è un bagaglio prezioso, anche le cose storte, anche i fallimenti. Nessuno è nato “imparato”. Tutti (o meglio, chi lo ha davvero voluto) hanno dovuto imparare. Anche tu, sei migliorabile!

 

12) Misurati la febbre. Sei un volontario felice? La risposta te la dà il numero di amici coinvolti. Uno è già un buon risultato!

 

Come sai, i post it non bastano mai, spesso si accumulano sulle nostre scrivanie. A te il compito di crearne altri che ti supportino nella tua attività di volontariato. Se ne scrivi altri me li regali? Grazie!

Sleep Out. Quando dormire sotto le stelle aiuta i desideri dei senza tetto in UK.

Potresti affrontare il freddo di una notte di novembre con nient’altro che un sacco a pelo e un materasso di cartone?

Questa è la sfida per aiutare a raccogliere fondi a favore dei senzatetto durante l’evento Sleep Out che si terrà a Eden, in Cornovaglia, Giovedì 19 Novembre, 2015.
Per il secondo anno consecutivo, l’Eden sarà una di una serie di locations per l’evento Sleep Out che si svolge in UK, con l’obiettivo di raccogliere più di £ 500.000 a favore di alcune migliaia di persone senzatetto del Regno Unito.
Sleep Out è un evento a livello nazionale organizzato dalla campagna End Youth Homelessness, un’associazione nazionale di enti di beneficenza che fornisce il supporto vitale per giovani senzatetto in tutto il Regno Unito.

La Cornovaglia ha uno dei più alti tassi di persone senza fissa dimora nel Regno Unito. La maggior parte di loro sono della Cornovaglia o hanno vissuto e lavorato nella contea per un tempo significativo. Altri viaggiano nella contea in fuga o in cerca di occupazione e di un nuovo inizio.
L’intrattenimento serale Durante la notte ci sarà musica dal vivo della band locale Clay e laboratori alimentari locali con Tony Trenerry, chef a Eden, e Sanjay Kumar, capo chef del Headland Hotel, Newquay e fondatore della Scuola di Cornish Sardines.
Ci saranno anche i racconti intorno ai falò, cibo, bevande calde ad offerta prima che i partecipanti si preparino per la notte nei loro sacchi a pelo.
La quota minima di partecipazione non rimborsabile è di 10 £.
Per registrarsi accedere al sito.
Al momento della registrazione, viene data la possibilità di scegliere una delle due associazioni di beneficenza di raccolta fondi: St Petroc o Ambra Foundation. Una volta completata la registrazione, verrà inviata un’email di conferma della registrazione.

Eden è collegato localmente a St Petroc e con il partner regionale End Youth Homelessness regional partner di Amber Foundation.

St Petroc esiste per fornire una vasta gamma di servizi al singolo senzatetto, che, il più delle volte, non rientrano nella responsabilità delle autorità regolamentari. La società fornisce servizi di vitto, assistenza, consulenza, formazione e reinsediamento delle singole persone senza tetto in Cornovaglia. Nell’ambito delle risorse disponibili, si sforzano di fornire la migliore qualità di servizio possibile. Il loro scopo primario è quello di fornire questi servizi a persone in età 1665 anni e per i quali non è prevista altra assistenza all’interno della comunità, sia per legge o in altro modo.
Per maggiori informazioni visita il sito.

Amber Foundation offre un ambiente favorevole e provvede a fornire cibo ai giovani, le cui vite hanno preso una brutta piega. Qui possono recuperare la loro autostima e imparare il rispetto per gli altri, così come altre importanti competenze di vita. Ambra aiuta loro residenti a riflettere su ciò che vogliono raggiungere, e fornisce aiuto pratico e consigli su come raggiungere questi obiettivi. Amber Foundation fornisce assistenza 24 ore al giorno e ogni giorno dell’anno.
Per maggiori informazioni visita il sito.

 

Il Volontariato come risposta alla crisi economica

Ecco come il sindaco di una cittadina piemontese, Tigliole, ha pensato di far fronte all’emergenza economica della sua amministrazione e alla sempre maggiore necessità di dover soddisfare i bisogni e le necessità della sua comunità. “Le difficoltà economiche hanno come unica soluzione il volontariato, che in Italia è fortunatamente una risorsa che ogni giorno si mostra capace di supplire alle carenze del pubblico servizio.” Il sindaco Massimo Strocco Merlone ha aggiunto: “Un problema quasi irrisolvibile del Comune è la mancanza del personale necessario a prestare tutti i servizi sinora assicurati alla cittadinanza: inoltre, le incombenze aumentano sempre più, ma non possiamo assumere personale”.

E cosi, è stato rivolto un invito ai cittadini di Tignole: “Ricerchiamo cittadini attivi che vogliano rivestire un ruolo attivo nel proprio paese”.

“In una situazione di crisi come questa, l’unica risorsa possibile è quella di sperare nelle persone di buona volontà, che già sono molte, ma non bastano, per cui abbiamo pensato di rivolgere un invito alla popolazione; ci sono molte persone disponibili, che hanno del tempo a disposizione e magari non sanno delle necessità del Comune. Informandole ci auguriamo che arrivino altri volontari a darci una mano: inoltre, più si è, più il tempo da mettere a disposizione si riduce ed è quindi facile trovarlo”.

Questa dunque la ricetta del primo cittadino Tigliolese per affrontare in modo dignitoso e sociale la crisi economica in cui versa la sua amministrazione.

“I volontari potrebbero essere utilizzati in diverse mansioni, rispondenti a diversi progetti di “cittadinanza attiva”: ad esempio, nel progetto di educazione ambientale i volontari potranno occuparsi della gestione dell’eco-sportello presso la sede municipale, fornendo informazioni nel settore della raccolta e differenziazione dei rifiuti. Si potrà essere utili anche nella vigilanza presso la scuola primaria, assistendo all’entrata ed all’uscita dei bambini che frequentano la scuola di Pratomorone, rivestendo la figura del “nonno civico”; ci si potrà dedicare alla valorizzazione del patrimonio storico ed artistico locale in occasione di aperture straordinarie delle strutture più significative poste sul territorio (es. Chiesa romanica di San Lorenzo), ovvero durante mostre ed avvenimenti di particolare rilievo. Particolare importanza rivestono la cura e custodia degli spazi pubblici, che si potranno ottenere con la manutenzione ordinaria, anche con interventi di pulizia e piccola manutenzione di parchi e giardini pubblici, da effettuarsi in gruppi coordinati ed organizzati; infine, ci si potrà dedicare alla vigilanza ed al monitoraggio del territorio, un’attività di prevenzione che potrà essere realizzata anche con l’utilizzo dei mezzi di proprietà comunale”.

Dunque le idee e le proposte non mancano, e sicuramente altre ancora ne verranno col tempo, se il progetto dovesse cominciare a fornire i primi risultati. “L’impegno richiesto ai volontari potrà essere anche di poche ore mensili, non ci saranno vincoli di alcun genere ed ogni attività sarà organizzata tenendo conto delle esigenze di ognuno. Ai volontari sarà fornito tutto il necessario per la loro maggiore visibilità e saranno tutelati da un’assicurazione contro ogni possibile rischio derivante dalle attività svolte. La domanda di partecipazione a queste attività di volontariato potrà essere presentata al Comune di Tigliole, mentre altre informazioni potranno essere richiese all’Ufficio Tecnico comunale”.

Alle volte le soluzioni più semplici ai problemi più complessi sono a portata di mano, ma spesso manca la volontà per risolverli. Coinvolgere i cittadini direttamente in azioni tese al miglioramento della condizione collettiva, potrebbe diventare un esempio da seguire anche in paesi e città di dimensioni maggiori e potrebbe essere anche un modo per sensibilizzare la comunità verso problemi che riguardano un pò tutti, rendendo i cittadini partecipi, complici e responsabili della prosperità o del degrado del proprio comune.

Notizia tratta da: “La Nuova Provincia – Asti” di Renato Romagnoli

Successo di Orticolario con ABIO Como

Riportiamo con grande piacere una comunicazione ricevuta da ABIO Como relativa alla loro partecipazione a Orticolario, la manifestazione florovivaistica che si è svolta a Villa Erba, a Cernobbio sul lago di Como.

Orticolario è nato 7 anni fa quando un gruppo di amici comaschi, appassionati di giardinaggio, con l’aiuto e il supporto della storica società ortoflorica comasca, decisero di promuovere l’iniziativa di questa manifestazione per offrire al visitatore lo spettacolo del mondo florovivaistico nel parco in riva al lago e all’interno del particolare centro espositivo.

Orticolario ha nelle sua finalità anche devolvere i proventi netti derivanti dalla manifestazione ad associazioni operanti sul territorio lariano.

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Ed ecco che ABIO Como ha deciso di offrire la sua collaborazione ad Orticolario, convinti che fosse un’ottima possibilità di far conoscere ulteriormente l’associazione sul territorio.

A differenza delle altre sette associazioni che hanno “prestato” i loro volontari per compiti diversi, dal supporto alle visite guidate, alla accoglienza degli ospiti, alla organizzazione del torneo di burraco, i volontari ABIO Como si sono occupati della spazio biblioteca “fiori da leggere” che è stato ideato dalla biblioteca di Brunate e creato per intrattenere i piccoli ospiti in attesa di partecipare ai laboratori che, come gli altri anni, hanno coinvolto centinaia di bambini in esperienze, giochi e avventure legate al mondo della natura.

I volontari ABIO Como per una volta hanno avuto a che fare non con piccoli pazienti, ma con bambini dai tre ai 12 anni, che sono riusciti ad intrattenere e a far divertire con pazienza, fantasia e amore.

C’era uno spazio per il materiale illustrativo e così decine di genitori hanno ricevuto informazioni sull’attività di ABIO e sulla nostra presenza in tutti gli ospedali della città.

La collaborazione è stata molto apprezzata dalla organizzazione di Orticolario, ma soprattutto da genitori e bambini e ci auguriamo che l’esperienza si possa ripetere l’anno prossimo.

Per maggiori informazioni e fonte clicca qui.

 

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