La bicicletta
LE DUE BICICLETTE ROSA
Fin da bambina, dall’età di 5 anni, desideravo fortemente imparare ad andare in bicicletta, ma avevo grosse difficoltà a tenermi in equilibrio, contavo sull’appoggio di muri e cancellate per tenermi e chiedevo spesso a mio fratello più grande continue lezioni su come guidare la bicicletta, ma nonostante i suoi consigli non riuscivo lo stesso a stare in equilibrio.
Molto spesso non riuscivo a frenare ed andavo a sbattere contro gli ostacoli che trovavo lungo la strada.
Dopo continui tentativi con la mia caparbietà sono riuscita a stare in equilibrio sul veicolo.
Mio padre, all’età di 8 anni, mi regalò una bicicletta rosa che aveva il campanello posizionato sul manubrio ed io mi divertivo a suonarlo, lo suonavo soltanto per ascoltare il suo suono.
Col passare del tempo imparai benissimo ad andare in bicicletta dopo aver superato le prime difficoltà infantili, mi lanciai in lunghe escursioni e passeggiate.
Abitavo in un condominio e nell’androne del palazzo lasciavo la bicicletta lì senza chiuderla con la catena, capitò un giorno che scesi giù per prenderla e la bici non c’era più perchè era stata rubata.
Ci rimasi molto male e tornai a casa molto dispiaciuta.
Crescendo e vivendo in una grande città mi sono resa conto che la bicicletta è un’oggetto di vitale importanza.
Infatti ne acquistai un’altra sempre di colore rosa, andai in un negozio di biciclette e ne presi una, ci feci montare i cestini sia anteriori che posteriori, i due fanalini anteriore bianco come vuole la normativa sulla sicurezza e quello posteriore rosso e fui molto contenta e soddisfatta di spostarmi in città in bicicletta anzichè con l’automobile.
Insomma scorrazzavo di qua e di là in città senza sosta, andavo al supermercato a fare la spesa, mi recavo in università, andavo in biblioteca a studiare, andavo dappertutto con la mia biciclettina rosa. Ci tenevo moltissimo, la pulivo, la lavavo ed in ogni posto della città dove parcheggiavo la chiudevo con una grossa catena, in modo tale che la potessero difficilmente rubare.
Una sera decisi di andare a vedere un concerto di musica, presi la mia bici ed andai, giunta in piazza la parcheggiai vicino ad un parco, dove lì di fronte c’era un vigile urbano che vi prestava servizio.
Tranquillamente scesi dal mezzo, la legai con la catena ad un’inferriata ed andai al concerto.
Dopo la mezzanotte il concerto terminò e ritornai nel parco per prendere il mio veicolo, ma trovai un’amarissima sorpresa, la mia bici era sparita, era stata portata via da un ladro, nonostante la presenza del vigile urbano e della catena.
Feci 100 metri andai dal vigile urbano a chiedere se lui avesse visto qualcosa ma, nonostante fosse a 100 metri dal veicolo lui era del tutto ignaro di quanto accaduto.
Mi stupì profondamente la sua disattenzione e la sua indifferenza su quanto accaduto sotto i suoi occhi, presi la metropolitana e tornai a casa molto affranta e dispiaciuta.
I furti di biciclette, purtroppo sono in continuo aumento e questo è un altro dei motivi che spinge le persone a non spostarsi con questo veicolo.
Tutto ciò mi fa pensare a come le persone siano disposte a rubare, a fare del male agli altri senza pensarci troppo, agendo secondo il proprio egoismo, e a quanto le nostre città sono invivibili, poco sorvegliate e a quanta noncuranza, trascuratezza, incuria sia presente.
ANDARE IN BICICLETTA: SCELTA «GREEN»
A differenza dell’Italia, in alcuni Stati del Nord Europa come l’Olanda, la Danimarca, la Svezia, la Norvegia andare in bicicletta è un «culto» e le leggi impongono di effettuare spostamenti in bicicletta, dotando le città di attrezzature necessarie allo spostamento sulle due ruote a pedali al fine di ridurre a zero l’inquinamento atmosferico e salvaguardare l’ambiente e quindi anche la salute dei cittadini stessi.
Credo che dobbiamo prendere esempio da queste nazioni ed adottare delle politiche ecologiche a zero impatto ambientale e difendere l’ambiente adesso ed uscire dalla coltre di arretratezza, regresso, «barbarità ambientale» e schiudersi verso una nuova legislazione che difenda il Pianeta e di conseguenza anche noi stessi; ma tutto ciò deve partire dalla politica e non soltanto da un piccolo gruppo di cittadini.
IL BICENTENARIO DELLA BICICLETTA
Ebbene sì, questo straordinario, comodissimo, praticissimo veicolo a due ruote il 12 giugno del 2017 ha spento ben 200 candeline compiendo 200 anni, inventata appunto il 12/06/1817 dall’ aristocratico tedesco Karl Friedrich Christian Ludwig Freiherr Drais von Sauerbronn, noto col nome di Karl Drais, un barone che nelle campagne del Baden-Wüttemberg, sud-ovest della Germania, usava la bicicletta per spostarsi, in sostituzione all’uso del cavallo.
Inventò una Laufmaschine (macchina da corsa) detta draisine (draisina in italiano, che deriva dal cognome dell’ inventore) ossia una bicicletta composta da: due ruote in legno con 8 raggi, un manubrio direzionale, una sella, sprovvista di pedali e freni, i quali furono aggiunti successivamente, e veniva spinta a mano, correndo.
Drais, compì molti viaggi con il suo prototipo di bicicletta, fu un inventore geniale ed aristocratico e ricevette molte riconoscenze per questa sua invenzione.
Spostarsi in bicicletta, oggigiorno è divenuta una scelta molto importante in quanto economizza l’ammorbamento dell’aria cittadina, riducendo inquinamento e traffico ed allo stesso tempo i costi per il trasporto urbano.
Filippelli Giuseppina
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