Il comune di Milano lancia una piattaforma di crowdfunding civico
E’ Stato presentato a Milano il bando per la partecipazione al progetto della piattaforma di crowdfunding civico.
Il comune di Milano infatti, ha stanziato un budget di circa 400 mila euro per finanziare parte dei progetti che riusciranno a raggiungere il 50% del loro budget attraverso la piattaforma di crowdfunding, fino ad un massimo di 50 mila euro.
Il bando è rivolto alle start up che creino, ad esempio, un’applicazione per informazioni su mobilità e offerta culturale in città, oppure un’impresa o una onlus che offrano un servizio di consegna a domicilio di pasti pronti per anziani. Questi sono solo alcuni esempi di progetti che potrebbero trovare posto su questa piattaforma.
L’iniziativa di Palazzo Marino parte con una sperimentazione di 18 mesi.
I progetti da inserire nella piattaforma potranno essere presentati fino a fine anno. Dovranno essere “innovativi” e “ad alto impatto sociale“, si legge nel bando pubblicato sul sito del Comune. Sei i possibili ambiti di intervento: accessibilità e rimozione di barriere, incremento della connettività urbana, riduzione del digital devide (ovvero il divario tra chi ha accesso alle tecnologie dell’informazione e chi non ce l’ha), progetti che favoriscano l’informazione su mobilità e attività culturali, servizi per la cura della persona e la conciliazione famiglia-lavoro, sviluppo di reti sociali all’interno delle comunità. Al bando potranno partecipare imprese profit e non profit, ong, onlus, associazioni di volontariato e promozione sociale.
Una volta terminata la fase di presentazione dei progetti, questi verranno valutati da una commissione. Tra i criteri con maggior peso nell’attribuzione del punteggio c’è la capacità del progetto di autosostenersi una volta esaurito il finanziamento ottenuto, in modo da favorire idee con modelli di business replicabili che abbiano le gambe per proseguire da soli. I migliori progetti saranno ospitati dalla vera e propria piattaforma realizzata in collaborazione con Eppela, uno dei marchi italiani del crowdfunding. È a questo punto che la “folla” (crowd) sceglierà in base al numero e alla consistenza delle offerte le idee meritevoli di essere realizzate, grazie anche al contributo del Comune.
Una volta selezionati, i progetti verranno messi in competizione per aggiudicarsi i contributi privati e pubblici, fino all’esaurimento dei 400mila euro messi a disposizione dal Comune. Chiunque contribuirà con una donazione riceverà in cambio una ricompensa, come possono essere un gadget o lo stesso servizio ideato (modello “reward based” del crowdfunding). Per avere il finanziamento dell’amministrazione, così come per incassare il denaro offerto dalla gente comune, bisognerà raggiungere l’obiettivo di ricevere dai privati almeno il 50% del necessario per partire, secondo la tipologia all or nothing del crowdfunding. Mentre per evitare che qualcuno faccia il furbo, autofinanziandosi in parte allo scopo di ottenere i contributi comunali, è previsto un numero minimo di donatori.
Lo scopo è quello di realizzare progetti di interesse pubblico al di fuori del budget dell’amministrazione. Per questo si parla di crowdfunding civico, una modalità di raccolta fondi che in Italia è stata utilizzata per esempio a Bologna per il restauro dei portici di San Luca. “Nel caso milanese più che il finanziamento dal basso di piccoli o grandi lavori pubblici, vogliamo introdurre un modo diverso rispetto al credito ordinario per finanziare progetti a vocazione sociale di start up e onlus – spiega l’assessore allo Sviluppo economico Cristina Tajani -. Si tratta di un nuovo tassello che si inserisce nel percorso della giunta per promuovere le iniziative di sharing economy“.
Milano si dimostra sempre all’avanguardia per quel che riguarda l’economia e prova a cavalcare il fenomeno del momento ovvero la “Crowd Economy”, un modello che nel mondo anglosassone sta generando milioni di dollari di fatturato permettendo a diverse start up di potersi costituire e finanziare.
L’augurio che noi tutti ci facciamo è che operazioni come queste possano dare il via ad un utilizzo più diffuso e cosciente del sistema crowdfunding, consapevoli che, soprattutto in un momento come questo, lo sviluppo di idee e progetti utili e validi passa anche e soprattutto attraverso la partecipazione collettiva e la condivisione.
Articolo tratto da: “Il Fatto Quotidiano” scritto da Luigi Franco
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