La bicicletta rossa
Cosa ci fa una bicicletta rossa appesa sull’ingresso di un edificio pubblico?
Qualcuno di voi forse l’avrà riconosciuta, per molti altri invece non significa granchè…
Un po’ di anni fa, in uno stato del sud degli Stati Uniti, un ragazzino di famiglia medio borghese, un bel giorno ricevette in regalo dal padre una bicicletta rossa fiammante, bellissima, nuovissima.
Il ragazzo non stava più nella pelle, quasi non riusciva a prendere sonno la notte, fantasticando sui viaggi e le corse che avrebbe fatto con la sua nuova bicicletta rossa. Non vedeva l’ora di mostrarla ai suoi amici e a tutti quelli che lo conoscevano.
E l’occasione si presentò pochi giorni dopo, quando si tenne l’annuale fiera nella sua città.
Il ragazzo, con tutti i suoi amici, si recò in bicicletta alla fiera e lasciò la sua bici, insieme a quelle dei compagni, posteggiate nelle apposite rastrelliere. Ma quando la fiera finì e i ragazzi tornarono alle loro bici, mancava proprio la bicicletta rossa !!!
Potete immaginare la reazione del ragazzo, era disperato, imprecava, piangeva, urlava e chiedeva a gran voce l’intervento della polizia: “datemi un poliziotto, datemi un poliziotto!!” gridava il ragazzo, che voleva sporgere denuncia. E infatti un agente arrivò sul posto, un agente sulla cinquantina, che guardando questo ragazzino disperato e chiedendo cose fosse successo, rimase colpito dalla veemenza e dalla furia del ragazzo: “Agente dovete trovare subito chi mi ha rubato la bici, è meglio per lui che lo trovate voi, perché se lo trovo io lo riempio di pugni, calci, gli spacco la testa…” imprecava come un forsennato il ragazzo. Al che l’agente, con un sorriso sulle labbra rispose: “ma tu ragazzino sai fare a pugni?”. “Certo”, rispose spavaldo il ragazzo. “Ma hai mai fatto a pugni per davvero?” domandò l’agente, “bè qualche volta con i miei amici, ma proprio pugni veri no…”. “Si ma quello non vuol dire saper fare a pugni” incalzò l’agente, “al massimo quello è fare una rissa, ma saper fare a pugni è un’altra cosa. Facciamo cosi, vienimi a trovare domani dopo la scuola nella mia palestra e vediamo che si può fare”.
Si perché l’agente, come hobby, aveva una palestra dove allenava ragazzi e adulti, insegnando loro l’antica arte del pugilato.
Fu cosi che il giorno dopo, il ragazzino si recò in palestra e cominciò ad imparare a usare i pugni non per combattere o per vincere, ma per creare della vera e propria arte. Si perché da quel giorno il ragazzo e la boxe diventeranno un tutt’uno. In quel pomeriggio americano nasceva una legenda, forse la più grande legenda sportiva dei nostri tempi.
Il ragazzo si chiamava Cassius Clay e quella bicicletta rossa è stata appesa proprio sulla palestra nella quale Clay cominciò ad imparare l’arte della boxe, quasi a ricordare come a volte nella vita, sono piccoli episodi a determinare grandi destini.
Col tempo il ragazzo cambierà nome in Mohamed Alì, ma la sua lotta contro le ingiustizie e i soprusi accompagneranno sempre la sua carriera da pugile prima e da uomo dopo, soprattutto quando appese i guantoni al chiodo.
Anzi proprio in quel momento forse, la sua forza e la sua sensibilità verso i problemi sociali ha raggiunto il suo apice.
A Mohamed Alì infatti, è toccato fare i conti con un avversario ben più temibile di quelli incontrati sul ring. Gli fu diagnosticato il morbo di Parkinson. Una malattia neuro degenerativa, che lo ha condotto alla morte nel 2016.
Ma tutto il mondo lo ricorda durante l’inaugurazione dei giochi olimpici di Atlanta, quando tremante per via della malattia, teneva in mano la torcia che avrebbe acceso il braciere olimpico, con la stessa fierezza e spavalderia con la quale ha sfidato le leggi e le persone.
Negli ultimi anni, Mohamed Alì è diventato il simbolo della lotta al Parkinson ed è diventato testimonial della campagna per la cura e la ricerca scientifica sulla malattia.
Insieme ad altri personaggi famosi, tra cui l’attore Michael J. Fox, accomunati dallo stesso triste destino, ha dato vita a diverse campagne sociali e ha aiutato la fondazione Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Disease a trovare fondi per continuare la ricerca.
Oggi celebriamo quello che sarebbe stato il suo 75 esimo compleanno, ricordando un uomo che prima ancora di essere un grande atleta è stato un grandissimo uomo, probabilmente the greatest .
Story by: Federico Buffa – Sky Sport
Francesco Fiore
PHI Foundation