Articoli

Il Presepe: Il valore delle tradizioni

In questi giorni in Italia si sta discutendo molto sull’opportunità o meno di seguire le nostre tradizioni secolari relative al Presepe, alla festività natalizia e alla liturgia che da circa due mila anni accompagna questa ricorrenza cosi speciale.

La discussione vede due fronti contrapposti: da un lato chi difende la nostra tradizione, le nostre abitudini e i nostri costumi, dall’altro chi propende per uno Stato più laico, a partire dalle scuole.

Per la cultura cattolica il Natale si fonda sulla nascita di un bambino, in una stalla-grotta, perché non c’era posto per lui e sua madre altrove. Se tutti noi ci ricordassimo questo forse saremmo mossi maggiormente da solidarietà e misericordia, tema cardine del Giubileo.

Lo sanno bene le associazioni di volontariato che lavorano proprio con mamme e bambini, una su tutte Medici Con l’Africa Cuamm che da quattro anni impegna i suoi volontari nel programma “Prima le mamme e i bambini”, volto a ridurre la mortalità materna e neonatale garantendo l’accesso gratuito al parto sicuro e la cura del neonato, attraverso servizi di qualità. Il progetto è ormai in avanzata fase di realizzazione e interessa 4 ospedali e 22 centri di salute periferici in 4 distretti di 4 Paesi africani: Angola, Etiopia, Tanzania, Uganda. Si rivolge a una popolazione di 1.300.000 abitanti con l’obiettivo di raddoppiare in cinque anni il numero dei parti assistiti, arrivando progressivamente a 125.000 parti negli ospedali e nei distretti di riferimento.

Un bilancio positivo grazie al lavoro di medici, ostetrici e infermieri specializzati, in 4 anni infatti il progetto ha prodotto grandi frutti: 102.147 i parti assistiti nei quattro ospedali interessati dal progetto e nei territori di riferimento, per un totale 204.294 mamme e bambini assistiti nel momento del parto; 236.661 le visite prenatali effettuate, a Chiulo in Angola, a Tosamaganga in Tanzania, a Wolisso in Etiopia e ad Aber in Uganda.

Per queste persone il Natale è prima di tutto una festa, un momento in cui la vita trionfa in tutta la sua meraviglia. La “natività” per eccellenza, quella rappresentata nel Presepe, non vuole essere solo una rievocazione cattolica di un episodio legato alla nascita della cristianità, ma piuttosto la celebrazione di una nuova vita che nonostante tutto riesce a farsi strada, in un contesto difficile, ostico e disagiato. Eppure a dispetto di tutte queste difficoltà il bimbo riesce a nascere e il miracolo della vita illumina la grotta e il paesaggio come una stella cometa.

Dunque, alla luce di quanto detto, non si può ignorare il senso del Natale, non lo si può imbrigliare in luoghi comuni nè burocratizzarlo privandolo del suo significato religioso.

La nostra storia, la nostra cultura, il nostro dna, sono scritti con questo linguaggio, tollerare nuove forme religiose, o rispettare la mancanza stessa della fede, non deve significare snaturare se stessi e cancellare il proprio passato.

Vuol dire convivere con diverse forme religiose e rispettare chi la pensa in modo differente.