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INIZIA UNA STAGIONE PIU’ ATTENTA ALLA SOLIDARIETA’

Inizia una stagione più orientata alla solidarietà e al non profit.

 

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Codice del Terzo settore, sono adesso in vigore tutti e tre gli ultimi decreti legislativi necessari per completare il percorso della riforma del Terzo settore; risale infatti alle scorse settimane la pubblicazione dei decreti dedicati alla revisione in materia di impresa sociale e alla nuova disciplina dell’istituto del 5 per mille.

 

“Questi ultimi provvedimenti, dopo quelli già approvati sul Servizio civile e sulla Fondazione Italia sociale, concludono un complesso percorso che abbiamo avuto l’onore di seguire fin dall’inizio.

 

Arriva così a compimento una riforma lungamente attesa, anche se forse poco conosciuta da parte del grande pubblico.

 

Si tratta di una riforma – dichiara Sebastiano de Falco, Presidente di PHI Foundation – che ha rilevanza costituzionale in quanto ridisegna l’architettura della società civile.

 

Grazie ad essa si garantiscono “gambe più robuste” alla sussidiarietà orizzontale e una nuova alleanza nei territori tra Terzo settore e Pubbliche amministrazioni.

 

In questa nuova stagione più inclusiva e più attenta alla solidarietà la PHI Foundation è pronta a fare la sua parte.

 

La riforma, infatti, vuole dare impulso alla crescita di un Terzo Settore che sia ancor più trasparente, efficace, radicato nelle comunità di riferimento e capace di affrontare sfide ambiziose, temi da sempre cari PHI Foundation“.

 

A circa tre anni dal lancio delle linee guida che l’ex premier Matteo Renzi fece a Lucca in occasione del Festival Italiano del Volontariato, i provvedimenti attuativi giungono così al traguardo.

 

La riforma nel suo complesso non solo offre nuovi strumenti fiscali ma tocca molti aspetti chiave che vanno dalle donazioni ai social bonus, dal 5 per mille ai titoli di solidarietà, fino al sostegno per lo sviluppo di progetti innovativi.

 

“Non stiamo parlando solo di volontariato e associazionismo, che pure sono il cuore del Terzo settore italiano, ma anche di impresa sociale.

 

La gestione dei beni comuni – aggiunge Sebastiano de Falco – può divenire una grande occasione di buona occupazione, giovanile e non solo.

 

Il cammino è stato lungo, ma con questi ultimi provvedimenti si garantisce una risposta normativa organica ad un ambito di attività cruciale per il futuro benessere delle nostre comunità.

 

Stiamo parlando infatti di una riforma che mette a disposizione del Terzo settore risorse pari a 190 milioni, che tocca più di 300.000 organizzazioni associative, cooperative e di volontariato e che coinvolge più di 6 milioni di cittadini che dedicano tempo all’impegno volontario“.

 

 

PHI FOUNDATION SOCIAL INNOVATION COMMUNITY

 

Alessandro Roma

PHI Foundation

Riforma terzo settore

Riforma terzo settore cosa cambia

Riforma terzo settore

Cosa cambia con i decreti attuativi

È da poco entrata ufficialmente in vigore la riforma del Terzo settore, una legge delega pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n° 141 che necessita quindi di decreti attuativi, dei quali se ne occuperà il Governo e soprattutto il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba. Il tutto deve essere pronto entro il termine massimo del 18 maggio 2017: la Legge delega ha, infatti, una scadenza di 12 mesi dall’entrata in vigore ossia il 2 luglio 2017; i decreti attuativi devono essere presentati 45 giorni prima della data di scadenza, ossia il 18 maggio appunto. Solo attraverso le indicazioni dei decreti governativi, la riforma del Terzo settore sarà completa.

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Cosa cambia: l’impresa sociale

Questa legge delega che prevede la riforma del Terzo settore è una norma attesa da anni che oggi rappresenta un vero e proprio punto di svolta per questo settore, fino ad oggi giuridicamente trascurato. Il Governo, grazie alla legge, potrà mettere ordine e semplificare tutto ciò che riguarda questo ambito:

  • Rivedere la normativa sull’impresa sociale;
  • Prevedere un Codice del terzo settore;
  • Prevedere un Registro unico nazionale;
  • Definire il quadro normativo di riferimento;
  • Istituire il servizio civile universale.

In particolare è prevista una revisione delle norme che possa facilitare e semplificare una nuova imprenditoria sociale, nell’ottica della Social Innovation. È, infatti, proprio questa innovazione una delle strategie di crescita per uscire dall’empasse in cui viviamo in questo periodo di crisi economica. L’impresa sociale rientra, grazie alla riforma, ufficialmente nella categoria degli enti del terzo settore e viene definita come una organizzazione privata che fa impresa per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale destinando i propri utili allo svolgimento di queste attività statutarie. L’impresa sociale avrà il compito di impiegare modalità di gestione responsabili favorendo il coinvolgimento dei propri dipendenti ma anche di stakeholders e portatori di interesse in genere.

La Social Innovation di per sé non ha una definizione precisa, nel senso che essa dipende da una serie di caratteri che si manifestano poi nella pratica.

Tuttavia possiamo definire le innovazioni sociali come le nuove idee, in termini di servizi, prodotti e modelli, che appagano bisogni sociali creando nuove relazioni e nuove collaborazioni. In altri termini, innovazioni buone per la società che accrescono al contempo le possibilità di azione per la società stessa.

[Libro bianco sull’innovazione sociale, scritto da Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan].

L’idea è quella di incentivare una impresa sociale che possa generare valore per la società stessa differenziandosi dalle tradizionali pratiche di assistenza sociale grazie alla capacità di finanziarsi grazie ai ricavi generati dall’attività stessa. Caratteristica dell’impresa sociale innovativa incentivata da questa riforma del Terzo settore è proprio quella di fare rete: la cooperazione tra soggetti diversi con interessi comuni verso l’obiettivo del valore sociale e dell’attuazione di una pratica diffusa. In quest’ottica non è ispirtante il risultato nel breve termine, quanto piuttosto il miglioramento sociale in grado di generare nel lungo periodo, portando verso nuovi assetti di governance e creazione indiretta di benessere e valore sociale.

Tempi per i decreti attuativi

La riforma del Terzo settore, come anticipato in apertura, è una legge delega che necessita di decreti governativi per essere realmente applicata. Secondo quanto previsto i primi decreti dovrebbero essere pronti entro l’anno. Ognuno dei singoli decreti dovranno essere vagliati dalla Presidenza del Consiglio, dal ministero del tesoro ed eventualmente da altri dipartimenti interessati. Dopodiché passeranno all’esame della commissione parlamentare (Affari Sociale e Affari costituzionali) che esprimerà un parere non vincolante ma di cui terrà conto il ministero del Lavoro. Il sottosegretario al Welfare Bobba ha previsto una distinzione in due tempi per i decreti: inizialmente 2 o 3 decreti entro l’anno, in merito a servizio civile, impresa sociale e consiglio del terzo settore, oltre che una previsione su di un migliore utilizzo dei fondi previsti dalla legge di stabilità; successivamente il decreto principale grazie al quale prenderà forma il Codice del Terzo Settore.

Secondo quanto previsto dalla riforma del Terzo settore non è più sufficiente avere tra i criteri distintivi il non avere scopo di lucro.

Bisognerà avere altri requisiti, ossia avere finalità civiche, solidaristiche, di utilità sociale e svolgere attività di interesse generale. Tutte le realtà che presenteranno queste specifiche potranno accedere al registro unico del Terzo settore e beneficiare degli aspetti positivi.

Jenny Rizzo

Phi Foundation