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economia verde è messa a dura prova, infatti nelle nostre abitazioni abbiamo la luce, l'acqua

ECONOMIA VERDE: UN PROBLEMA DI TUTTI

ECONOMIA VERDE: UN PROBLEMA DI TUTTI

ECONOMIA ECOLOGICA

Oggigiorno l’ economia verde è messa a dura prova, infatti nelle nostre abitazioni abbiamo la luce, l’acqua, gli elettrodomestici e ci piace usarli perché sono comodi  ma forse spesso se ne fa un uso eccessivo.

Infatti i consumi dell’energia elettrica sono elevati, si stima che una famiglia composta da 4 persone produca un consumo di energia elettrica pari a 1,8 tep (tonnellate equivalenti di petrolio).

Economia Verde

Tanto è vero che ci piace stare col pc e la tv accesi 10 ore al giorno senza mai spegnerli, durante l’estate coi condizionatori accesi dal mattino alla sera per difenderci dal caldo, con le luci accese anche durante le ore diurne quando si può normalmente sfruttare la luce solare proveniente dall’esterno, usare troppo frequentemente lavatrici, lavastoviglie, asciugartici eccetera eccetera.

A questi aspetti ne vanno aggiunti altri come gli spostamenti in automobile per brevi tragitti cittadini quando si può andare tranquillamente in bicicletta o in metropolitana o in tram, lo sperpero di carta, gli sprechi alimentari (in Italia si sprecano 2,2 milioni di tonnellate di cibo ogni anno, ossia 145 kg di cibo pro capite).

Economia Verde

In più in Italia soltanto il 16% della popolazione utilizza il fotovoltaico per la produzione di energia idroelettrica, invece soltanto il 18% dell’energia elettrica proviene dagli aerogeneratori degli impianti eolici.

L’ economia verde promuove l’uso di energie rinnovabili come: le biomasse (ossia la produzione di energia da materiali di scarto di natura vegetale ed animale), l’energia eolica, la mareomotrice (energia ricavata dagli spostamenti d’acqua durante le maree), l’energia solare, l’energia del moto ondoso (che sfrutta l’ energia cinetica delle onde idriche), l’energia idroelettrica e la geotermica che utilizza il calore naturale della Terra, adoperando così fonti energetiche alternative nonché rinnovabili.

Molte aziende si stanno muovendo verso un’ economia verde proprio per ridurre l’inquinamento e  gli sprechi ed utilizzano fonti energetiche rinnovabili per uno sviluppo sostenibile e per la  salvaguardia della biodiversità.

In questo ambito si pone il CiAl (Consorzio Imballaggi Alluminio), ossia un consorzio nazionale che senza fini di lucro stipula coi comuni o con le imprese delegate un contratto per la raccolta, il recupero ed il riciclo degli imballaggi dell’alluminio provenienti dalla raccolta differenziata, conciliando il tutto col totale rispetto dell’ambiente.

ECO-CONSIGLI

L’ambiente in cui viviamo subisce giornalmente livelli d’inquinamento molto alti, tutto ciò nuoce alle persone, quindi dobbiamo iniziare a seguire norme comportamentali sane ad esempio: non sprecare, non inquinare, non nuocere e non danneggiare l’ambiente e solo in questo modo si avranno dei miglioramenti nel Pianeta in cui viviamo.

Altresì in ambito culinario si possono azzerare gli sprechi utilizzando alimenti a kilometro zero, prodotti ittici provenienti da una pesca sostenibile, riducendo i consumi di carni provenienti da allevamenti intensivi, usando tovagliette prodotte da materiali riciclati ed oggetti che abbiano la certificazione FSC.

La FSC è una ONG (Organizzazione non governativa) internazionale senza fini di lucro fondata nel 1993 a Toronto.

FSC è un acronimo che sta per Forest Stewardship Council, ed è il sistema di certificazione più accreditato al mondo per la gestione delle foreste nel rispetto dell’ambiente ed economicamente sostenibile.

La certificazione riguarda sia prodotti di origine forestale come il legno, i mobili, le cornici, il pellet, la carta, il sughero che prodotti  forestali non legnosi come miele, funghi frutti di bosco e resine.

La FSC stipula contratti con i piccoli proprietari forestali per dare loro delle spiegazioni sull’utilizzo di una gestione forestale sostenibile, sulla corretta conservazione delle foreste, sul ripristino del paesaggio, sul taglio del legno e sul suo commercio.

Chi volesse diventare socio di FSC può farlo consultando la pagina internet del sito o contattare la phifoundation.com.

 

www.phifoundation.com

 

 

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Redazione

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Biodistretto Valdera dalla Toscana all’Onu Il boom del Biodistretto Valdera Olio, frutta, vino: ecco come funziona “E ora una cittadella con market e laboratori”

Biodistretto Valdera: Ecco come funziona

Biodistretto Valdera dalla Toscana all’Onu

Il boom del Biodistretto Valdera

Olio, frutta, vino: ecco come funziona

“E ora una cittadella con market e laboratori”

 

Biodistretto Valdera: L’esempio virtuoso di un’iniziativa nata poco prima dello scoppio della pandemia finisce al Food Summit in corso a New York. Tutto nasce dall’alleanza tra associazioni, 10 Comuni e due università. Da qui è nato un meccanismo che permette ai consumatori di risparmiare e ai produttori di guadagnare. “L’obiettivo? Essere autosufficienti su tutti i servizi essenziali”. E per il futuro ecco un centro di eccellenza con supermercato bio, centro conferenze, locali per trasformare le proteine vegetali.

Sarà il Biodistretto Valdera a partecipare al food summit 2021 delle Nazioni Unite che si terrà a New York fino al 24 settembre. Selezionato tra oltre 500 progetti arrivati da ogni continente, il biodistretto si è contraddistinto per la promozione di un principio fondamentale: “Il cibo non deve più essere sfruttamento di risorseumane e ambientali, bensì nutrimento, natura, lavoro, visione di comunità, mercati intelligenti. Per sottolineare e rendere concreta questa istanza, serve una nuova idea di filiera agroalimentare, basata sullo sviluppo di reti locali e di comunità resilienti”. Resilienza e senso di comunità sono alla base dell’idea, sviluppata in collaborazione con l’Università di Pisa e di Torino, che ha portato il biodistretto toscano all’attenzione delle Nazioni Unite.

Biodistretto Valdera

Nato all’inizio del 2020, il progetto è cresciuto con numerose iniziative di autofinanziamento, oltre all’apporto delle associazioni e delle amministrazioni locali. “Il Biodistretto Valdera ha disegnato una Rete di Biodistretti capaci di produrre e scambiare esperienze, conoscenze e, soprattutto, mettere a disposizione alimenti capaci di dare conto del loro contenuto nutritivo, sociale e ambientale perché capaci di narrare, misurare e tracciare con specifici indicatori, la produzione di gas serra, il consumo di acqua ed energia, la produzione di rifiuti inquinanti, il contenuto sociale, il contributo al paesaggio, alla biodiversità e alla rigenerazione del suolo” si legge in una nota. E’ proprio questa capacità di fare rete che lo ha reso un modello su scala internazionale, con sessanta soci e il patrocinio di dieci Comuni: Volterra, Lajatico, Peccioli, Terricciola, Chianni, Casciana Terme-Lari, Capannoli, Palaia, Crespina-Lorenzana, Ponsacco, Pontedera.

Il primo biodistretto italiano risale a circa 20 anni fa, nel parco del Cilento, adesso patrimonio Unesco con 400 aziende, mentre all’estero sono Francia e Austria che hanno maggiormente dato vita a esperienze simili. Oggi, quest’ultima racchiude più di venti biodistretti, promuovendo un esempio di sostenibilità e inclusione sociale. “Il biodistretto Valdera, come ogni altro biodistretto, è organizzato secondo i principi di un’associazione che raggruppa numerose aziende della filiera agroalimentare del territorio insieme a organizzazioni no-profit con la collaborazione delle amministrazioni locali”

L’obiettivo è riuscire a raggiungere l’autosufficienza su tutti i servizi essenziali alla vita. La spinta è data dalla voglia di creare comunità mettendo in rete tutti i biodistretti italiani: un baratto di esperienze, conoscenze e prodotti. Nessun alimento deve essere sprecato: è possibile, infatti, scambiare il surplus tra i distretti ognuno dei quali ha una propria produzione ma anche un’esigenza di acquisto.

All’interno del biodistretto toscano 25 operatori biologici riescono a produrre molte tipologie di alimenti: dall’olio ai formaggigrani antichisalumifruttaverduracastagne fino al vino e alla birra. La vendita avviene sia grazie alle piattaforme online, sia localmente, riuscendo a saltare alcuni passaggi della catena di distribuzione e quindi consentendo margini più alti per i produttori e prezzi più accessibili per i consumatori. Il progetto presentato al summit implica un ulteriore sviluppo del processo di distribuzione: “La vendita in loco dei prodotti avverrà in un centro di eccellenza del biodistretto che al suo interno ospiterà: un supermercato bio, un laboratorio di trasformazione delle proteine vegetali, una gastronomia per la preparazioni di questi prodotti e la vendita a filiera corta, un centro conferenze che ospiterà anche un laboratorio permanente di sostenibilità, curato in collaborazione tra le aziende del biodistretto e gli atenei limitrofi di Pisa e Firenze”.

Biodistretto Valdera

La partecipazione al Summit Food è stata resa possibile anche grazie al supporto dell’università di Pisa che, con il dipartimento di scienze economiche rurali, si è interessata al modello-Valdera, insieme al dipartimento di informatica dell’università di Torino. Il lavoro dei biodistretti, dunque, contribuirà a migliorare anche la dieta mediterranea, oltre ai canoni di produzione e all’attenzione per ogni aspetto: dalla gestione delle consegne alla riduzione di sprechi e spostamenti. “I biodistretti hanno dimostrato di essere luoghi che sanno aggregare le forze migliori del territorio, dal basso, con la consapevolezza che solo attraverso il progressivo miglioramento delle pratiche agricole, le economie circolari locali, l’integrità, la trasparenza e applicando tenacemente una collaborazione inclusiva è possibile contemporaneamente alimentarsi correttamente, creare comunità locali fiorenti e salvare il pianeta”. Inoltre, dopo il summit di settembre, un ulteriore evento sancirà nuovamente l’importanza del biodistretto Valdera a livello internazionale: il 30 ottobre si terrà una conferenza sul concetto di resilienza a cui parteciperanno accademici locali e internazionali, tra cui Molly Scott Cato europarlamentare inglese dei Verdi e docente di Green Economies alla Roehempton University di Londra.

 

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WWF: DIFENDIAMO LA NATURA

IL PIANETA: LUOGO DA PROTEGGERE

Il WWF ci insegna che la natura è un tempio dove l’uomo, le specie vegetali e le specie animali convivono.

Nel Pianeta Terra assistiamo giorno dopo giorno, a fenomeni negativi per quanto concerne l’equilibrio ecologico di questo habitat: cambiamenti climatici, eccessive emissioni di C02, sviluppo di agricolture industriali, animali in via d’estinzione, deforestazione, ecc.

Tutti questi fenomeni non fanno altro che minacciare e devastare gli equilibri ambientali del Pianeta adducendo conseguenze negative sulla biodiversità degli ecosistemi.

Molte specie animali hanno perso i loro habitat vitali e riproduttivi, registrando così una conseguente riduzione del numero di esemplari viventi, inoltre spesso vittime anche di bracconaggio e caccia smisurata dell’uomo.

Proprio per tutelare e salvaguardare le specie più in pericolo di estinzione è nato il WWF , un movimento ambientalista a difesa della flora e della fauna del Pianeta.

IL WWF IN ITALIA

Il WWF (acronimo di World Wide Fund for Nature) fu fondato in Svizzera nel 1961, subito diffuso in tutto il mondo, ed è la più grande organizzazione mondiale per la difesa e conservazione della natura.

Fu scelto dai fondatori come logo dell’associazione un panda gigante disegnato da Peter Scott, cofondatore insieme a Julian Huxley, ai prìncipi Bernhard van Lippe-Biesterfeld e Filippo di Edimburgo ed altri.

Il movimento ecologico ed ambientalista sorse in Italia nel 1966 con lo status di Onlus (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale) e di Ong (Organizzazione non governativa). Ogni anno il WWF sostiene 1.300 progetti per la salvaguardia delle biodiversità.

Il WWF opera a difesa dell’ambiente da più di 50 anni, individuando 238 ecoregioni con inestimabili tesori di biodiversità mondiale da tutelare e da consegnare alle generazioni future.

In Italia gestisce più di 100 oasi naturali in quasi tutte le regioni (ossia aree protette) visitate da 500.000 persone ogni anno.

Sostiene, inoltre, il progetto oneplanetfood volto ad indirizzare i consumatori verso un’ alimentazione sostenibile spingendoli a consumare cibi locali, risorse ittiche facilmente riproduttive, ortaggi a kilometro zero non provenienti dall’agricoltura industriale; a ridurre gli sprechi alimentari, ad utilizzare stoviglie biodegradabili e riciclabili e qualche ricetta green visitabile sul loro sito.

Sostenitori, pertanto, dei princìpi di ecocompatibilità, divulgano 14 ecoconsigli per «vivere green» ed abbassare: i consumi di acqua, degli elettrodomestici e delle automobili. Queste ed altre utilissime informazioni sono consultabili sul sito  www.wwf.it.

IL WWF E IL PROGETTO SCUOLA

Il WWF, attraverso il progetto scuola diffonde i princìpi della sostenibilità per formare ed educare le giovani generazioni al rispetto dell’ambiente; collabora con moltissime aziende per sensibilizzarle la salvaguardia del Pianeta ed Il miglioramento delle politiche ambientali delle aziende stesse.

Chi volesse sostenere l’associazione può diventare socio e/o volontario consultando il sito.

In ogni caso, per aiutare e difendere l’ambiente è sufficiente che tutti noi, quotidianamente facciamo dei piccoli ma significativi gesti, perché se tutti noi ci impegnassimo davvero in questa direzione, otterremmo dei risultati incredibili, senza dover sempre aspettare che le soluzioni arrivino dall’alto…

 

Filippelli Giuseppina

PHI Foundation