E…PER FINIRE: L’ANNO CHE VERRA’

Anche quest’anno è giunto al termine e desideriamo osare onorando la memoria del Grande Lucio Dalla con la sua canzone “l’anno che verrà”.

Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’ e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra, e si sta senza parlare per intere settimane, e a quelli che hanno niente da dire del tempo, ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno, anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l’amore ognuno come gli va, anche i preti potranno sposarsi ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico e come sono contento di essere qui in questo momento, vedi, vedi, vedi, vedi, vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare.

E se quest’anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch’io.

L’anno che sta arrivando tra un anno passerà io mi sto preparando è questa la novità.

Auguriamo a tutti i nostri Followers, un Felice 31 dicembre.

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation

 

Anche Differenza Donna ONG sul portale ilMioDono

UniCredit ha dedicato al Non Profit italiano ilMioDono, una piattaforma online dove varie Onlus presentano i propri progetti e le persone interessate possono votarle scegliendo tra le iniziative preferite.

Oltre al voto, è anche possibile fare una donazione quadruplicando il valore della propria scelta che, in questo caso, invece di uno equiparerebbe a 4 voti.

La campagna è partita il primo dicembre e si concluderà il 16 gennaio. Dopo questa data l’istituto bancario donerà 200.000€ da distribuire tra le Organizzazioni Non Profit più votate.

Anche l’associazione per cui lavoro, Differenza Donna Ong, è presente su ilMioDono con due progetti: “Emergenza Codice Rosa” e “Linea d’ombra: dalla violenza alla disabilità”.

Il progetto Emergenza Codice Rosa accoglie le donne, con i loro figli, che si rivolgono al Pronto Soccorso in seguito a una violenza subita. Prevede uno spazio qualificato dove le operatrici di Differenza Donna Ong lavorano in coordinamento con il personale sanitario e accompagnano la donna in un vero e proprio percorso di uscita dalla violenza assicurando il necessario sostegno psicologico e legale.

Linea d’ombra si occupa di donne con disabilità che hanno subito violenza, ma anche di donne che sono diventate disabili a causa della violenza.

Confidiamo di ricevere più voti possibili per poter partecipare all’assegnazione dei fondi messi a disposizione da Unicredit. Come fundraiser mi chiedo se il pubblico di riferimento sia quello giusto. Il “target online” è un target giovane, estraneo alla cultura del dono, abituato a fruire velocemente, gratis e ogni giorno di tanti e svariati contenuti digitali. Insomma, non proprio il pubblico ideale.

Basta pensare alla campagna dell’associazione Famiglie Sma che ha puntato sul video girato con l’ausilio di un testimonial d’eccellenza: Checco Zalone. Il video, promosso sui social, ha conseguito più di 4 milioni di visualizzazioni, eppure ha portato ad una raccolta fondi da parte solo del 3% degli spettatori (250.000€). Questo probabilmente perché il mezzo di promozione scelto, Youtube, non ha colpito il target giusto, ossia i giovani, poco propensi a donare con l’sms.

Un testimonial forte contribuisce sicuramente ad un ottimo avvio della campagna ma, se l’obiettivo è quello della raccolta fondi e non della sensibilizzazione, ciò che conta è la forza del messaggio e la capacità di creare un legame autentico tra il potenziale donatore e la causa portata avanti dall’associazione.

Rimango fiduciosa che Differenza Donna Ong consegua i voti necessari per poter accedere all’assegnazione dei fondi. Perché in Italia una donna su 3 subisce una qualche forma di violenza, fisica, psicologica o economica. Perché i progetti della Onlus sono innovativi, efficaci ma soprattutto risolutivi, in grado di restituire veramente a migliaia di donne, bambine e bambini una vita dignitosa e libera dalla violenza.

Le donne accolte dai centri che gestiamo entrano sfiduciate in se stesse ed escono con un rinnovato coraggio di guardare al futuro.

Vota anche tu per la Dignità e il Coraggio.

Vota Differenza Donna Ong su ilMioDono.

 

Vanessa Doddi

PHI Foundation

OPERATION SMILE: HAI MAI REGALATO UN SORRISO ?

Il Natale è appena passato e ormai quasi tutti hanno scartato i propri regali, ma quanti hanno mai regalato un sorriso ?

Operation Smile propone la possibilità di regalare qualcosa di apparentemente semplice, come un sorriso,  a bambini nati con malformazioni al volto, aiutandoli con le operazioni chirurgiche e le cure mediche di cui hanno bisogno.

Operation Smile è un’organizzazione medica umanitaria, fondata nel 1982 dai coniugi Magee e composta oggi da migliaia di volontari di oltre 80 nazioni diverse, che opera per aiutare e curare i bambini di più di 60 Paesi del mondo. In Italia è rappresentata dalla Fondazione Operation Smile Italia Onlus, nata nel 2000 grazie ad oltre 100 volontari medici, operatori sanitari ed infermieri, impiegati nelle missioni mediche nel mondo ed in progetti di cura nazionali ed internazionali.

Ad oggi i volontari di Operation Smile hanno già realizzato più di 240 mila interventi chirurgici gratuiti a bambini e ragazzi nati con il labbro leporino ed altri tipi di malformazioni al volto, oltre a fornire l’autosufficienza medica a livello locale dei Paesi in cui operano, sia formando il personale medico locale sia donando varie attrezzature mediche.

Per sostenere l’attività di Operation Smile e regalare una nuova vita a bambini nati con malformazioni invalidanti al volto, si può scegliere uno dei regali del catalogo del sorriso, che comprende ad esempio interventi chirurgici per bambini in Honduras,  in India o nelle Filippine o kit con garze, bendaggi, antidolorifici e pomate o persino coperte per riscaldare i piccoli pazienti in attesa di intervento o anche biberon speciali, indispensabili per nutrire i bambini nati con malformazioni molto gravi ed invalidanti.

Tra i regali del catalogo del sorriso puoi trovare anche quelli corrispondenti al costo del biglietto aereo necessario per permettere ad un volontario medico di Operation Smile di prender parte ad una missione internazionale, nel luogo dove un piccolo paziente lo aspetta.

E tu cosa aspetti? Anche se Natale è già passato, sei ancora in tempo per regalare un sorriso donando la capacità di sorridere ad un bambino che non ha mai potuto farlo.

 

Nicola Minerva

PHI Foundation

SANTO STEFANO: ILLUMINANARSI D’IMMENSO

Con lo sguardo rivolto all’infinito vi dono questo pensiero nel giorno di Santo Stefano.

Rifarei tutto quello che ho fatto, non perché sono convinto che sia stato tutto giusto, ma perché sono certo di averlo fatto con tutto il cuore.

Buone Feste.

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

IL TEAM DI PHI FOUNDATION VI AUGURA UN BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO 

 

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BUONE FESTE

TEAM PHI FOUNDATION

UN PENSIERO PER TE, PER NOI, PER VOI…………

Anche quest’anno è arrivato l’atteso Santo Natale e nessuno potrà privarci del consacrato diritto di solennizzare questa ricorrenza e importante simbolo della tradizione, così integrata nella nostra cultura.

Nonostante gli avversi ultimi eventi non ci faremo defraudare del nostro diritto di socializzare e vivere democraticamente sereni, non cederemo alla paura esasperante, nessuno potrà mai oscurare il nostro futuro poiché siamo nati nella luce e in essa, noi crediamo e viviamo.

Ti faranno buoi intorno.

Ma la luce che hai dentro non la spegneranno Mai!

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation

DEDICATO ALLE VITTIME DI BERLINO

ATTENTATO AL MERCATINO DI NATALE A BERLINO

 

Per tutti noi questo è un giorno molto duro e la lotta senza tregua contro il terrorismo non deve intaccare né i valori, né lo stile di vita scelto dalle democrazie.

Profondo cordoglio, amicizia, nonché solidarietà, sono importanti manifestazioni di sostegno nelle ore buie del lutto che coinvolge tutti i continenti.

Confidiamo che la piena mobilitazione al fine di lottare contro il flagello del terrorismo e l’attuazione delle misure decise a livello europeo riportino la serenità smarrita.

Il crimine commesso contro i cittadini civili sconvolge per la sua crudeltà e cinismo, ma non per questo dobbiamo farci prendere dallo sconforto ponendo in dubbio il futuro.

Gli ultimi eventi fanno desumere che vi è un orripilante disegno che vuole indurci allo sgomento con il fine di far calare l’oscurità sulla civiltà umana.

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation

La maratona televisiva di Telethon e la sua storia

Si è appena conclusa l’annuale maratona televisiva organizzata da Telethon e trasmessa dalle reti RAI per sostenere la raccolta fondi per la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.

Ma lo sapevate che il nome “ Telethon ” deriva dall’unione di due parole inglesi: “Television” e “Marathon”?

Ebbene sì e ve lo rivelo con molta gioia dal momento che è ormai consuetudine abbinare il termine “ televisione ” a momenti di svago tendenzialmente poco educativi e assolutamente disinteressati a soffermarsi sulle good news. Ma dove sono -direte voi- le belle notizie se ogni giorno da domenica 11 a domenica 18 dicembre sui canali RAI arrivano alle nostre orecchie le ormai sempre più numerose storie di persone affette da malattie genetiche rare?

Beh, ad esempio nel fatto stesso che arrivano!

Mi spiego meglio, non è bello sapere che qualcuna delle nostre emittenti televisive da più di vent’anni condivida con il proprio pubblico racconti di vita vera, non sempre fortunata, alle prese con sfide importanti che necessitano d’amore e soprattutto di continue ricerche scientifiche?

E non è soprattutto bello che a smuovere la sensibilità degli spettatori siano proprio coloro che ogni giorno si trovano costretti a convivere con il dolore di una vita segnata da una malattia ignota e lo fanno con il sorriso e la speranza di chi crede che manchi ancora qualcosa e non si arrende?

Ecco, dal 1990 Telethon lavora proprio per loro, coinvolgendoli nella ricerca scientifica di cui queste malattie genetiche rare necessitano quotidianamente e ” #presente ” è la parola chiave scelta quest’anno perché pensandoci bene, è il termine che meglio si adatta alle storie di Federica, Michele, Nina solo per fare alcuni nomi, che vogliono poter decidere fin da OGGI di credere in un futuro senza malattia e lo fanno raccontando le loro paure con la speranza che queste storie possano essere lo stimolo più diretto per sensibilizzare tutti noi su questo mondo ignoto.

Il primo a proporre un’attività di fundraising che, attraverso una non stop televisiva, arrivasse alle orecchie del pubblico e smuovesse in loro il desiderio di donare, fu un americano ma non uno qualsiasi: Jerry Lewis -come dimenticare il celebre sketch della macchina da scrivere!- comico indiscusso degli anni ’60 e la sua idea si rivelò fin da subito di enorme successo.

Nell’arco di vent’anni la maratona televisiva giunge in Europa con l’AFMAssociazione francese contro le Miopatie ma anche in Italia grazie a Susanna Agnelli e all’ Uildm-Unione italiana lotta alla distrofia muscolare che l’aveva contattata per proporle la poltrona da presidentessa.

Scrittrice, politico ma soprattutto donna con un’innata voglia di aiutare gli altri perché -come lei stessa afferma in un video che potete guardare qui: “pensare solo a sé stessi è una forma di vita molto noiosa”- rispose che avrebbe accettato a condizione di poter far diventare quella piccola associazione qualcosa di grande.

Telethon nasce così quindi, nel 1990 quando Susanna Agnelli decide che era arrivato il momento di far conoscere agli italiani le malattie genetiche rare e di chiedere loro un aiuto.

Ad oggi presieduta da Luca Cordero di Montezemolo, la fondazione Telethon, supera i suoi vent’anni di operato grazie alla risposta positiva che ogni anno il suo pubblico gli riserva continuando nel suo cammino infinito volto a garantire una speranza a tutti coloro che vivono nella malattia e nel terrore che questa non possa essere debellata perché come disse la sua fondatrice Susanna Agnelli: “Telethon continuerà ad esistere fino a quando non si scriverà la parola ‘cura’ accanto al nome di ogni malattia genetica”.

 

Federica Pizzi

PHI Foundation

REALIZZIAMO INSIEME LA FAVOLA DEL NATALE

Anche quest’anno è arrivato il Natale e come sempre diveniamo tutti più buoni, altruisti, solidari, e questa volta lo potremo dimostrare cercando di aiutare una famiglia sfortunata che tramite noi più volte si è appellata alla bontà e solidarietà della comunità esponendo il loro drammatico caso.

Un primo appello giunto alla nostra redazione e scritto direttamente da Giorgio D’ambrosio, pubblicato nel nostro blog e nei social media il 12 novembre 2016:

https://phifoundation.com/fundraising-solidale-novembre-2016/

Il secondo appello è stato pubblicato il 20 novembre 2016:

https://phifoundation.com/fundraising-solidale-novembre/

il terzo appello è stato pubblicato il 24 novembre 2016:

https://phifoundation.com/raccolta-fondi-famiglia-disabile/

Appelli che nonostante l’ampia partecipazione non hanno prodotto il sostegno concreto necessario alla famiglia D’Ambrosio e quindi anche per onorare le favole di Natale facciamo emergere il meglio di noi stessi e doniamo con il cuore permettendo alla famiglia D’Ambrosio di non sentirsi abbandonata e anche un po’ per noi stessi al fine di continuare a credere nel miracolo del Natale.

Eventuali donazioni potranno essere eseguite direttamente alla famiglia D’Ambrosio:

POSTEPAY EVOLUTION N.5333 1710  2126 3039 Intestato a Giorgio D’Ambrosio.

Contatto telefonico e WhatsApp +39-328-2174795 Giorgio D’Ambrosio.

Essere buoni fa star bene e sentire meglio dentro, aiutiamo la famiglia D’Ambrosio.

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation

Non sò nuotare ! Non sò nuotare !

Questo racconto è tratto dalla testimonianza di una superstite che ha attraversato lo stretto di Sicilia, in una fredda notte di qualche anno fa e che ci ha “donato” questa sua esperienza affinché ci possa aiutare meglio a comprendere quali rischi e quanta disperazione si nasconde dietro i migliaia di profughi che fuggono dalle loro case per venire da noi in Italia.

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Non sò nuotare !

Con terrore, nella mia testa era l’unica frase che ripetevo. Non sò nuotare. Ed ero in mezzo ad un mare nero, a me sconosciuto, sopra ad un canotto a motore che imbarcava acqua, con tante, troppe persone partite con me dalla Libia. E che non conoscevo. Cercavo di incrociare gli occhi di qualcuno, attorno a me, che mi guardassero. Avevo bisogno di un po’ di conforto. Avevo bisogno di mia mamma che mi abbracciasse e mi dicesse che ne saremmo usciti tutti vivi. Ma tutti erano persi nel proprio terrore e concentrati, come me, a tenersi stretti, per non cadere nell’acqua gelida. Era notte. Si gelava. Ma perché ho accettato i consigli di chi mi diceva di andare in Europa ? Perché mi sono fidata di chi era convinto che in Europa avrei trovato un lavoro, un po’ di fortuna, una vita migliore, anzi, una vita? Mi maledico. Se avessi immaginato di trovarmi alla mercé di questo mare cattivo, non sarei mai e poi mai partita. La mia famiglia ha speso tutti i suoi risparmi per pagarmi il viaggio. Tutti, villaggio e parenti, hanno investito su di me. E tutti ad attendere che io, appena arrivata a destinazione, fossi in grado di inviare loro soldi. Ma arriverò mai io in Italia ?

Non sò nuotare !

E ho freddo. Tremo. Sono fradicia. Le onde si infrangono con violenza contro il barcone. Paura bianca, terrore cieco. C’è un bambino che piange, aggrappato alla sua mamma incinta, che cerca di cantare una canzone, una di quelle che cantava mia madre a me e ai miei fratelli per farci addormentare. Ma le urla di tutti gli altri sono troppo forti per sentirla. Sovrastano la sua flebile voce stremata. Arriva un onda più alta e più forte. Mi accorgo che sto stringendo la mano di qualcuno. Ma di chi? Ma cosa importa, in balia di questo mare, di questo nulla, nel bel mezzo della notte dove nessuno ci può vedere e dove nessuno può sapere quello che sta succedendo, cosa importa di sapere chi è il mio vicino? È una persona che, come me, sta solo cercando di sopravvivere. Teniamoci più stretti ! Urlo.

Non sò nuotare !

Ecco un’onda ancora più grande. Il botto questa volta è troppo violento. Almeno quindici di noi cadono in mare. Mi accorgo che la mia mano non stringe più altre mani. Mi aggrappo a due uomini accanto a me, cerco di non farmi sbalzare fuori dal canotto. Vedo corpi in acqua, vedo anche quella mamma incinta che disperata piange e urla e cerca con gli occhi l’altro figlio. Chissà dov’è ora. Molte braccia si sporgono per cercare di salvare le persone in mare. Qualcuno riesce ad aggrapparsi e a stento a risalire. Altri no, sono troppo stanchi e non hanno più un briciolo di energia e si lasciando andare, trascinati dalle onde. Il mare sarà il loro cimitero, penso. E piango. Silenziosamente. Arriverò mai?  Sopravviverò?

Qui, ora, sembra davvero che ci siamo solo noi al mondo. Noi e il mare. Soli. Non c’è la terra, non c’è il cielo. Vedo solo tutto nero.

Non sò nuotare !

Che qualcuno ci aiuti !

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Associazione Liberazione e speranza Onlus

PHI Foundation

LE LENTICCHIE DELLA SPERANZA PER AIUTARE I TERREMOTATI

Lenticchie della speranza è il nome di un progetto promosso da CVM- Comunità Volontari per il Mondo , un’Organizzazione Non Governativa che dal 1978 lotta contro la povertà e le ingiustizie sociali, promuovendo progetti di autosviluppo nel Sud del Mondo accompagnati da campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica svolte in Italia.

Lenticchie della speranza” ha l’obiettivo, in occasione del Natale, di raccogliere fondi da destinare alle vittime del recente terremoto che ha colpito le provincie di Ascoli, Fermo e Macerata, per aiutarle con percorsi finalizzati alla resilienza (la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, come un terremoto).

Questi corsi saranno destinati a genitori, insegnanti, parroci, operatori socio- assistenziali (OSA) , addetti all’emergenza  ed a tutto il  personale a stretto contatto con bambini ed anziani nelle zone colpite dal terremoto e saranno tenuti dai docenti dell’Unità di ricerca sulla Resilienza dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Fornire agli adulti di riferimento strumenti concreti per sviluppare la resilienza è fondamentale, non solo per aiutarli a restituire il sorriso ai bambini di quelle zone, ma anche per evitare che questi bambini, nel corso del loro percorso di crescita, vadano incontro a fenomeni di insicurezza e vulnerabilità psico-fisica, che potrebbero insorgere a causa del grave trauma subito.

Le lenticchie della speranza saranno disponibili, insieme ad una serie di prodotti tipici delle zone terremotate come vini, formaggi, funghi, miele e confetture marchigiane, in numerose piazze delle Marche e delle zone limitrofe, presso i  banchetti dei doni solidali del Natale CVM.

E’ possibile partecipare al progetto lenticchie della speranza anche con una semplice donazione diretta, un piccolo ma concreto gesto per consentire alle famiglie colpite dal terremoto di guardare con più serenità al proprio futuro.

 

Nicola Minerva

PHI Foundation

Pepe Mujica ai giovani: «La vita è il bene più grande, non sprecatela»

José Pepe Mujica, ex presidente dell’Uruguay, ha attraversato nell’ultimo mese l’Italia per presentare il suo nuovo libro “Una pecora nera al potere”.

Eletto nel 2010, Mujica si è distinto per aver portato avanti  temi come le droghe leggerel’aborto e i diritti degli omosessuali. Sposato con un’ex guerrigliera diventata poi senatrice, abita in una modesta casa di 45 metri quadrati in un quartiere popolare di Montevideo. Non gli interessa far parte di una élite di potere, ma preferisce coltivare la sua quotidianità come una persona comune. Per questo, mentre era in carica, devolveva il 90% dello stipendio in beneficenza.

Mujica ha scelto «di essere povero per essere ricco», perché «il povero non è chi possiede poco, ma chi necessita infinitamente tanto e desidera sempre di più».

Pepe Mujica è un uomo che vede le cose con grande equilibrio; ma la sua eccezionalità è anche l’esempio di come la semplicità possa convivere con il potere.  Durante la dittatura, ha passato più di tredici anni in prigione, di cui 4 in isolamento. Ex guerrigliero e prigioniero politico, sostiene che l’accumulazione di denaro è la grande malattia dell’uomo moderno: «La  società contemporanea è basata sull’idea che se non possiamo consumare soffriamo di povertà. Questo porta le persone in una situazione di perenne competizione, in cui gli individui lavorano costantemente per produrre un plus superfluo. Il modello di sviluppo attuale è quello delle nazioni ricche, improntato al consumo sfrenato. Stiamo puntando verso un progresso  materiale che aggredisce senza sosta il pianeta».

Secondo Mujica è necessario lottare per una cultura rispettosa dell’uomo nella sua dimensione umana e sociale. Per questo, aggiunge, non possiamo permetterci di faci governare dal mercato, ma dobbiamo essere noi a governarlo. Come? Mettendo in discussione il modello di civilizzazione che abbiamo costruito e rivedendo il nostro modo di vivere. Perché «nasciamo per essere felici, e nessun bene vale come la vita. L’obiettivo non deve essere solo quello di lavorare, ma la vita stessa». Il problema della politica, spiega, è di aver abbandonato il campo della filosofia; per gestire la globalizzazione è necessario un pensiero globale. Serve inoltre la capacità di cambiare, adattarsi a nuove dinamiche e regole di gioco. In che modo? «Educando la testa e le mani».

Il contributo più grande di Mujica rimane quello di guardare alla politica e al futuro come a un impegno collettivo, dove si possa far spazio a logiche più umane. Ricordando i tempi di quando era militante, rammenda: «La vita è come una marcia, una lunga camminata; se abbiamo troppi pesi fatichiamo ad andare avanti. Quindi spendete il necessario, e viaggiate con una valigia leggera».

 

Francesca Prandelli

PHI Foundation

Diamo un volto a chi spesso voltiamo le spalle: Associazione Progetto ARCA

Tra le associazioni che ogni giorno, per strada, ci chiedono un aiuto c’è sicuramente anche ARCA, associazione riconosciuta come ONLUS nel 1998 che da più di 20 anni si occupa di aiutare uomini e donne in stato di indigenza o persone spesso affette da problemi di dipendenza di vario genere. Sicuramente, anche ad ARCA, non avremo dato ascolto nonostante il loro invito a fermarci mentre camminavamo verso casa, troppo presi dalla nostra routine quotidiana.

Così, approfittando di questi giorni di festa, mi sono imposta di conoscere meglio questa associazione senza scopo di lucro che mostra dietro al bancone con l’omino azzurro, uomini e donne dallo sguardo sereno che passano il più della giornata a sentirsi dire, spesso pure con voce scocciata, forse la frase più retorica del mondo: “Scusami, sono di fretta!”.

L’Associazione Progetto ARCA nasce nel 1994 grazie al desiderio di un gruppo di amici di aiutare concretamente le persone in stato di indigenza.

Un centro di accoglienza è il primo passo importante per donare a chi vive in balia della propria dipendenza una via di fuga e una possibilità di riscatto così, nel 1994, viene creato il primo Centro di Accoglienza Residenziale. A distanza di neanche 10 anni arriva il secondo Centro di Accoglienza Residenziale questa volta dedicato a uomini e donne tossicodipendenti che per anni hanno legato la loro identità a terribili sostanze stupefacenti.

Con l’arrivo del nuovo millennio il continuo aumentare del flusso migratorio in Italia spinge l’Associazione Progetto ARCA ad intervenire a sostegno dei rifugiati politici con progetti concreti di Prima Accoglienza. Questo è un passo fondamentale che permette agli 84.500 uomini, donne e bambini (questi ultimi 16.700 in soli due anni come riportato qui) che fuggono da paesi in guerra o in piena carestia, di ricevere un primo soccorso medico e un pasto caldo prima del trasferimento allo SPRAR o sistema di protezione per rifugiati politici richiedenti asilo, o di essere indirizzati nel modo più sicuro verso la nuova tappa prevista dal migrante diretto nel Nord Europa.

Un aiuto per i tossicodipendenti e un primo soccorso per i rifugiati politici quindi ma non solo, l’Associazione Progetto ARCA, divenuta nel 2008 una vera e propria fondazione, continua da più di vent’anni il suo cammino verso i più deboli, proponendo soluzioni concrete per altri ambiti dolenti come il sostegno alimentare per le famiglie con minori in gravi condizioni economiche, che prevede pacchi viveri e un centro cottura in giro per il Belpaese (qui la mappa con le città d’Italia coinvolte nel progetto) o il servizio ideato per gli ex pazienti ospedalieri, ricoverati in ospedale in seguito a patologie respiratorie, infezioni della pelle o malattie croniche che si trovano senza una casa, in attesa di essere trasferiti in una struttura sanitaria gratuita che possa continuare a somministrargli le cure indispensabili a una totale guarigione senza ricadute: il Post-Acute.

Last but not the least, come dicono gli inglesi, voglio raccontarvi di quello che, per quanto mi riguarda, è il progetto più innovativo e generoso che questa organizzazione non profit propone da qualche tempo ai senza tetto: l’Housing first. Giunto in Italia grazie alla PSD-Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora ma di origine statunitense, nasce da un’idea di Sam Tsemberis (qui la sua biografia) che vede in questo modello una risposta allo stato di #homelessness a New York, problema molto sentito negli anni ’90.

Il “Pathways to Housing”, questo il nome originale dato dal suo founder nel 1992, proponeva una serie di appartamenti indipendenti per le persone senza dimora croniche con problemi di salute mentale o di disagio sociale evitandogli così il solito e lungo iter fatto di vita da strada, dormitori e centri di accoglienza.

In fase di sperimentazione da poco tempo, ma con ottimi risultati, ancora una volta questa ONLUS non perde un’occasione per donare ai senza tetto una casa che li invogli a ricostruire la loro vita, perché, come si può leggere in una delle pagine del sito Web dell’Associazione Progetto ARCA in merito al progetto Housing First: “L’abitare da subito in una casa, intesa come bene e diritto primario, rappresenta di per sé la condizione migliore perché una persona fragile possa ricominciare a prendersi cura di se stessa”.

 

Federica Pizzi

PHI Foundation

Articoli della settimana 11 dicembre

Il destino della riforma del Terzo settore dopo le dimissioni di Renzi

La riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale ha iniziato il suo iter parlamentare da anni ma, ad oggi, non è ancora stata ultimata, a causa della mancanza dei decreti legislativi di attuazione e, le recenti dimissioni del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, potrebbero complicare le sue ultime tappe.

Soffermandoci sulle fasi principali del suo iter, notiamo che le linee guida per la riforma del terzo settore sono state predisposte dal Governo già da Maggio 2014. In seguito il Governo ha aperto una consultazione pubblica sulle stesse e successivamente, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente e del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, in data 10 Luglio 2014, ha approvato il Disegno di Legge Delega per la riforma del Terzo settore.

Questo Disegno di Legge è stato presentato in prima lettura alla Camera dei Deputati il 22 Agosto 2014. Il suo esame è iniziato il 1 Ottobre 2014 e la sua discussione  in assemblea il 1 Aprile 2015.

Ma è solo nel corso dello scorso mese, a Novembre, che il suo primo decreto legislativo, cioè quello che regola il nuovo Servizio civile universale (chiarendone finalità, ruoli e competenze dei soggetti che vi partecipano e allargandone l’offerta di attività di volontariato a diversi settori di intervento) è stato vagliato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri ed è in attesa dell’approvazione definitiva dopo il parere delle  Camere.

Tuttavia la riforma del Terzo settore, che si compone di 12 articoli, richiede molti altri decreti legislativi di attuazione da vagliare ed approvare, come quello sull’ impresa sociale, sul consiglio del Terzo settore, sul codice unico e sul cinque per mille.

Il termine ultimo per l’approvazione di questi decreti legislativi è Maggio 2017, cioè 45 giorni prima della scadenza di un anno dalla data di pubblicazione della Legge numero 106 sulla Gazzetta Ufficiale.

C’è quindi, almeno in teoria, tempo sufficiente per completare tutti i decreti mancanti ma molto dipenderà dalle intenzioni politiche e dalla natura del nuovo Governo.

Tutto è nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che sceglierà se incaricare un nuovo premier, preferire un governo tecnico oppure optare per lo scioglimento delle Camere con conseguenti elezioni anticipate.

Sarà dunque la scelta di Mattarella a condizionare il destino di questa, a lungo attesa, riforma del Terzo settore.

 

Nicola Minerva

PHI Foundation

La cultura del dono premiata

AMMP Giorgio Valsania, Ai.Bi. e Cesvi vincono il bando “Giorno del Dono 2016”
per la ricostruzione sociale post terremoto

 

Lugano, 7 dicembre 2016PHI FoundationSebastiano de Falco – Si è tenuto il 30 novembre 2016, nella prestigiosa cornice della sede di rappresentanza del Banco Popolare in Roma, l’evento organizzato da Istituto Italiano della Donazione e Banco Popolare per fornire una fotografia dello stato di salute del non profit italiano e comunicare i vincitori del bando “Giorno del Dono 2016” per la ricostruzione post terremoto.

“Sono felice di poter annunciare – sottolinea Edoardo Patriarca, Presidente IID – che il comitato di valutazione ha ritenuto i progetti presentati da Associazione Maria Madre della Provvidenza (AMMP) Giorgio Valsania Onlus, Ai.Bi. Amici dei Bambini e Cesvi Onlus come i più meritevoli di ricevere la sovvenzione di 11.000 Euro ciascuno. Si tratta di tre progetti molto diversi tra loro ma accomunati da un elevato grado di concretezza e dalla capacità di rispondere in tempi brevi alle necessità reali dei territori più colpiti dal terremoto del 24 agosto scorso. I progetti vincitori infatti da un lato danno grande attenzione ai più fragili attraverso un’analisi accurata dei loro bisogni e, dall’altro, favoriscono la cooperazione e la coesione sociale delle persone e degli enti colpiti, senza trascurare la capacità di azione coordinata e di rete di più realtà operative”.

 AMMP Giorgio Valsania con il progetto “Missione Centro Italia 2016” vuole portare sollievo ai cittadini di Cittareale (AQ), di Norcia (PG) e di Posta (RI) che si sono visti togliere tutto dal recente terremoto. Da subito l’associazione ha ritenuto necessario fare qualcosa di concreto per risolvere nell’immeditato l’Posta che ha colpito le popolazioni terremotate, pertanto ha realizzato insieme alla Croce Giallo Azzurra di Torino, l’Associazione l’Accoglienza e la Protezione Civile di Caselle T.se la “Missione Centro Italia 2016”, che è suddivisa in tre step operativi: dotare Cittareale e Norcia di 4 roulotte, fornire Posta di una nuova sede dei Vigili del Fuoco e consegnare alla città di Norcia 60 moduli abitativi destinati alle famiglie sfollate del territorio.

“Un Paese ci vuole” (citazione di Cesare Pavese) è il progetto presentato da Ai.Bi. Amici dei Bambini che punta a contribuire alla ricostruzione del tessuto sociale dei territori colpiti attraverso un’attività di sostegno psicologico e laboratoriale rivolto ai più giovani con il coinvolgimento di tutte le generazioni. Tre gli aspetti su cui puntare: un laboratorio dedicato agli adolescenti e famiglie del territorio di Amatrice (RI) e frazioni, che saranno coinvolti in una riflessione attiva sulla proprie radici, sul proprio presente e sulla visione del futuro; uno sportello psicologico itinerante ad opera di psicoterapeuti con maturata esperienza nel campo della prevenzione e della cura degli effetti psicologici del trauma ed, in fase conclusiva, un’azione mirata alla sensibilizzazione della cittadinanza e delle istituzioni che prevede anche la realizzazione di un corto dedicato.

Cesvi è stata premiata per il progetto “Terremoto in Centro Italia – Supporto urgente agli allevatori delle aree colpite”. L’intervento di Cesvi a sostegno dei produttori agricoli terrà conto della lettura dei bisogni svolta da Coldiretti Rieti a partire dalla zona di Amatrice e si propone di supportare il ripristino delle attività di produzione e vendita diretta, con lo scopo di evitare l’abbandono delle campagne e favorire la ripresa economica nelle aree colpite dal sisma. Ciò sarà possibile attraverso la fornitura di attrezzature che possano permette il ripristino della produzione, come carrelli per la mungitura, impianti di raschiatura, refrigeratori, serbatoi per la lavorazione del latte. Sulla base della lista di necessità fornita da Coldiretti, si darà in una prima fase di intervento la priorità alle aziende che si dedicano alla produzione del latte vaccino e che stanno riscontrando difficoltà nel ripartire.

Per scaricare le schede dei progetti vincitori clicca qui

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Il 26 novembre scorso Differenza Donna, l’associazione di cui faccio parte, ha partecipato alla manifestazione indetta in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne,  che ha visto più di 200.000 donne provenienti da tutta Italia raccogliersi nella capitale.

Un corteo gioioso e colorato, animato da tamburi, canzoni e artisti di strada. Tanti vissuti, uno accanto all’altro, però con un’unica voce perché una sola era la richiesta: più dignità per tutte.  A dimostrazione del fatto che il coraggio delle donne non si ferma dinnanzi a nessun tipo di abuso, maltrattamento o violenza.

Quel giorno Roma non era più Roma. La città eterna, che leggendariamente nacque da uno stupro di gruppo, il ratto delle Sabine, il 26 novembre è diventata la piazza di tutte le donne, che hanno trasformano la violenza delle origini della fondazione in un grido di forza contro la società sessista di ieri e di oggi.

Era il marzo del 1976 quando oltre 2.000 donne appartenenti a 40 paesi diversi diedero vita al Tribunale Internazionale sui crimini contro le donne presso il Palazzo dei Congressi a Bruxelles. E tra i crimini veniva per la prima volta istituito quello del “ femminicidio ” ad indicare l’uccisione della donna in quanto donna, cioè a causa del suo genere.

Sotto questo termine non rientra solo quel terribile centinaio di donne ammazzate, ma anche tutte quelle negazioni di dignità rivolte nella nostra società alle donne in quanto tali. Femminicidio è anche la morte professionale delle donne inflitta attraverso la negazione della parità di salario e di prospettive di crescita. Così come lo è l’assenza di welfare soprattutto in presenza di gravidanze e figli. Non ultimo è femminicidio pure il giudizio estetico sui corpi delle donne usati come oggetti mercificati negli spot pubblicitari per vendere di più.

Differenza Donna nasce nel 1989 per liberare le donne, le loro bambine e bambini dalla discriminazione di genere facendone valere i diritti, qualunque sia la loro cultura, religione o paese d’origine. In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ha lanciato la campagna “ Io non faccio eccezione ” per denunciare il fenomeno della violenza di genere così ampiamente diffuso quanto largamente sommerso.

Io non faccio eccezione ” perché ogni donna sperimenta nel quotidiano una negazione di opportunità, ma “ Io non faccio eccezione ” soprattutto perché ogni donna trova in se anche la forza di dire basta.

Come dimostrano le migliaia di donne che hanno sfilato in corteo nelle strade di Roma con striscioni e cartelli in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: Il nostro desiderio di essere libere può cambiare il mondo.

 

Vanessa Doddi

PHI Foundation

Articoli della settimana 4 dicembre

Lo stato di salute del terzo settore

Tre indagini dedicate al non profit
per raccontare il terzo settore che era, che è e che sarà

Lugano, 3 dicembre 2016 – PHI FoundationSebastiano de Falco – Si è tenuto il 30 novembre 2016, nella prestigiosa cornice della sede di rappresentanza del Banco Popolare in Roma, l’evento organizzato da Istituto Italiano della Donazione (IID) e Banco Popolare per fornire una fotografia dello stato di salute del non profit italiano e comunicare i vincitori del bando “Giorno del Dono 2016” per la ricostruzione post terremoto..

“Fotografando l’attenzione al tema della donazione nell’informazione televisiva lungo tutto un anno – ha spiegato Giovanni Sarani dell’Osservatorio di Pavia – è facile notare come nei telegiornali il tema del dono diventi notiziabile solo quando è trainato da notizie che riguardano questioni sociali più ampie, come emergenze umanitarie, immigrazione e povertà, fatti di cronaca, scienza e salute. In oltre due casi su cinque si è parlato di dono in occasione di campagne sociali mediatiche e maratone televisive, a seguire ogni qual volta un “vip” o un testimonial conosciuto dal grande pubblico fosse coinvolto”.

 Commenta Edoardo Patriarca, Presidente IID: “Dall’indagine dell’Osservatorio di Pavia si evince come in Italia vi sia la tendenza a mostrare prevalentemente notizie di carattere negativo con toni allarmisti, toni che diventano una costante nei racconti relativi a fenomeni che sembrano sfuggire al controllo dell’uomo, tanto per mancanza di volontà o di capacità, quanto per obiettiva impotenza, come nel caso dei terremoti e di altre catastrofi naturali. Queste scelte non contribuiscono a creare una cultura della donazione condivisa e non fanno bene alle donazioni. Il Giorno del Dono nasce anche per invertire questa tendenza”.

“Dalla nostra indagine 2016 “Gli Italiani e le donazioni” – ha aggiunto Paolo Anselmi, Vice Presidente Gfk Eurisko – emerge un calo di donatori di circa 5 milioni di donatori in 10 anni, una flessione parzialmente compensata dalla tenuta dei forti donatori, segno che la crisi ha colpito soprattutto i piccoli, in particolare i giovani, al punto che la donazione media tende a crescere. In questo contesto le associazioni devono porsi l’obiettivo di “stabilizzare” il comportamento di donazione aldilà delle emergenze, come ad esempio in occasione del terremoto, che suscitano ondate emotive di grande portata ma di breve durata, valorizzando anche le piccole donazioni ed, in particolare, i giovani. Non dimentichiamo infatti che i dati sui donatori fedeli sono confortanti perché tengono alta la bandiera della generosità degli italiani”.

 E il fattore fiducia è un aspetto importante su cui si basa tutta l’attività dell’Istituto: “L’IID svolge periodicamente un’indagine dedicata agli indici di efficienza economica dei propri associati. Questa ricerca – conclude Patriarca – ci mostra come i soci dell’Istituto dedichino alla propria missione ben l’80% circa delle proprie risorse ed, in media, spendano solo 20 centesimi per raccogliere un euro. Non va però dimenticato che vi sono importati differenze tra singole realtà e che quindi non è corretto avere come unico benchmark di valutazione la sola percentuale di investimento nella mission. Dall’indagine emerge chiaramente che le raccolte fondi più efficienti risultano essere quelle realizzate da organizzazioni con maggiore esperienza temporale in questa direzione e che possono permettersi un investimento per potenziarne ed innovarne le modalità. La raccolta fondi è un’attività di relazione da curare ogni giorno, anche alla luce del fatto che i privati si confermano essere la fonte di finanziamento principale”.

Per scaricare le indagini clicca qui

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation