Student Programs: un'esperienza di Stage

Student Programs: un’esperienza di Stage

Student Programs: un’esperienza di Stage e volontariato all’estero per arricchire il proprio CV

 

Student Programs: E’ importante che la formazione dei giovani, come investimento per il loro futuro, passi attraverso un’esperienza di stage e volontariato all’estero.

Lo Student Programs è un progetto internazionale di Operation Smile, coinvolge giovani da tutto il mondo in momenti di educazione e formazione volti ad aiutare chi vive in situazioni di difficoltà.

Lo Student Programs (https://www.donazioni.operationsmile.it/student-programs) sensibilizza i giovani studenti al mondo del volontariato offrendo la possibilità di partecipare a laboratori, incontri e conferenze.

Operation Smile è una fondazione internazionale con centri di cura presenti in diversi paesi nel mondo ed offre l’accesso gratuito a cure specialistiche, in particolar modo, ad interventi chirurgici per correggere gravi malformazioni facciali.

Le cure sono rivolte ad adulti e bambini che vivono in paesi poveri dove non potrebbero accedere alle cure necessarie, rischiando l’emarginazione.

Collaborano con Operation Smile oltre 120 volontari di cui medici, infermieri e operatori sanitari per realizzare interventi e cure nei paesi dove sono presenti le missioni della fondazione.

La Conferenza Internazionale

Si tiene annualmente in un’ Università il cui Paese cambia ogni volta. Quest’anno la Conferenza Internazionale degli studenti volontari di Operation Smile si è svolta a San Diego. Nel 2017, l’International Student Leadership Conference (ISLC) si terrà in Italia, a Roma!

In Italia il progetto Student Programs è attivo e coordinato da 2 anni dall’Ambasciatrice di Operation Smile Italia Onlus, Cristina Chiavari.

Quest’anno, il gruppo di studenti italiano ha vinto il premio come “miglior Student Programs Internazionale”.

Il video messaggio di Michela Cerruti – Testimonial Operation Smile Italia Onlus

In alternativa esistono altre organizzazioni che offrono possibilità di stage a livello internazionale come Projects Abroad, un’organizzazione di volontariato la cui sede italiana è presente a Napoli dal 2007.

Student Programs: un’esperienza di Stage

Projects Abroad (www.projects-abroad.it) propone stage in 25 paesi nel mondo. Gli studenti possono scegliere di arricchire il proprio percorso formativo scegliendo tra vari settori:

  • Giornalismo
  • Legge
  • Diritti umani
  • Medicina
  • Veterinaria
  • Biologia
  • Scienze ambientali
  • Microcredito
  • Sviluppo internazionale
  • Economia
  • Assistenza sociale
  • Formazione e insegnamento
  • Psicologia

Projects Abroad ha stipulato convenzioni con diverse università in modo che i crediti formativi conseguiti dagli stagisti vengano riconosciuti formalmente.

Puoi richiedere, o scaricare, la brochure gratuita cliccando qui.

Molti giovani decidono di intraprendere un’esperienza formativa, o lavorativa, all’estero data l’esigenza da parte del mondo del lavoro di una maggiore internazionalizzazione delle proprie competenze.

Combinare l’aspetto della formazione con quello del volontariato, riuscire a gestire ed affrontare situazioni emotivamente faticose quali sono le missioni umanitarie, darà modo di aggiungere punti a proprio favore.

Sicuramente un’esperienza al di fuori dei soliti target.

 

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La terza Milano e il Volontariato

La terza Milano e il Volontariato

La terza Milano: la mostra fotografica virtuale sul volontariato

 

Se pensiamo a Milano, ci viene sicuramente in mente una città caotica, una metropoli brulicante di vita, forse anche un po’ fredda e distaccata. Ma esiste una Milano diversa, generosa e accogliente, quella descritta ne La terza Milano.

La mostra fotografica virtuale sul volontariato a Milano.

La mostra fa parte di un progetto molto più ampio chiamato Milano Sono Io, curato dall’agenzia editoriale Luz. 

La terza Milano con le fotografie di Marco Garofalo 

È il fotografo Marco Garofalo a raccontare con i suoi scatti La terza Milano. Le bellissime fotografie di Garofalo immortalano la realtà del volontariato e le sue diverse sfaccettature.

I racconti di chi esercita il volontariato si intrecciano con quelli di chi lo riceve. Gli sguardi, i sorrisi di questa gente, così diversa, ma così vicina, ci fanno sperare in un cambiamento progressivo verso il rispetto, il confronto e la tolleranza.

Dalla cura del verde all’aiuto ai clochard della città, dai gesti affettuosi negli ospizi milanesi alle premure verso i turisti, Milano scopre le bellezze del capoluogo lombardo e ne fa una esempio da seguire.

Sono molte le Onlus che operano a Milano, l’Italia è, infatti, la prima nazione al mondo per numero di volontari. L’arte del dare è sempre stata patrimonio della nostra cultura. Milano è, quindi, la testimonianza di questo modo di essere, un mettere alla luce, senza fragore o richieste, chi collabora a migliorare le condizioni di vita di coloro che si trovano in difficoltà e di conseguenza aiutano la cittadinanza a fare comunità e a crescere umanamente.

Storie di volontariato 

Ci colpiscono le foto di chi come Mamadou ha lasciato il proprio Paese, il Senegal, e con un barcone è giunto nelle nostre coste e adesso, a distanza di anni e dopo essere stato aiutato dai volontari, ha trovato lavoro come falegname nel centro di Milano, oppure di Roberto, ragazzo affetto dalla sindrome di down, che grazie all’Associazione il Gabbiano – Noi come gli altri, ha potuto fare emergere e sviluppare il suo talento di attore.

E ci sono altre storie di ragazzi che nonostante abbiano infinite capacità, sono tuttavia incompresi o reclusi nel contesto in cui vivono.

Oppure le storie dei volontari dell’Avis che si impegnano quotidianamente a far crescere il numero dei donatori e a marcare l’importanza del donare, perché purtroppo, ancora ai nostri giorni, esistono preconcetti sulla donazione del sangue.

Sono queste le storie, gli sguardi che vorremmo vedere ogni giorno. Racconti di speranze, di viaggi, di amore, di forza di volontà, di generosità e di tolleranza.

Milano di Marco Garofalo è una città da scoprire, una città che contiene il tesoro più bello di tutti: l’amore per gli altri.

Intanto qui potete ammirare alcuni degli scatti presenti nella mostra:

     

 

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Banca del Tempo: Importante Risorsa

Banca del Tempo: Importante Risorsa

Un’importante risorsa: la Banca del Tempo

Lo sai che esiste una banca dove si scambiano favori al posto del denaro?

Si chiama Banca del Tempo ed è un luogo in cui le persone si scambiano delle piccole attività o servizi per aiutarsi reciprocamente. E’ impostata come i normali istituti di credito: aprendo un conto corrente viene consegnato al nuovo correntista un libretto assegni per effettuare i propri “movimenti bancari”. La differenza sostanziale consiste nell’assenza delle transazioni economiche in quanto esiste solo la forma di scambio per le attività richieste, dove l’unità di misura utilizzata è il tempo orario impiegato.

 

Banca del Tempo: Importante Risorsa

L’operatore della Banca del Tempo ha il compito di gestire la transazione dell’attività, si può dedicare un’ora di ripetizione ad una studentessa ed in cambio si può chiedere alla Banca del Tempo una baby-setter per ugual periodo. Gli scambi avvengono attraverso il libretto degli assegni e le ore utilizzate, o accumulate, vengono registrate sul proprio conto corrente.

Cosa sono le Banche del Tempo?

 

Banca del Tempo: Importante Risorsa

Le Banche presenti sul territorio nazionale sono oltre 400, la cui partecipazione è prevalentemente femminile. Tutti possono aprire un conto corrente e impiegare qualche ora nelle attività scelte perché non servono particolari competenze o qualifiche.

La Banca del Tempo è nata nel 1992, diffondendosi nelle scuole medie e superiori negli anni successivi. Con la crisi degli ultimi tempi sono aumentate le iscrizioni per usufruire dello scambio di attività alla pari, soprattutto tra i pensionati, creando un sostegno al volontariato; ad oggi, con l’emergenza dei Richiedenti Asilo (programma di protezione internazionale), queste Banche potrebbero avere un elevato potenziale verso l’inclusione sociale. Valutare e analizzare le possibilità di costruire delle relazioni tra i diversi gruppi di appartenenze culturale, in una forma di collaborazione e sostegno reciproco.

Le organizzazioni non profit interessate ad aprire uno “sportello” sul proprio territorio possono contattare l’Associazione Nazionale Banche del Tempo , la quale metterà a disposizione un software per la gestione della domanda/offerta nonché una formazione adeguata per gli operatori volontari impegnati nelle attività di segreteria.

Per aderire semplicemente alle attività di scambio, occorre compilare la scheda di iscrizione e pagare una quota associativa annuale e la eventuale copertura assicurativa.

Statuto e regolamento della no profit sono consultabili sul sito

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Cane: Come Adottare un Cane

Cane: Come Adottare un Cane

ADOTTARE UN CANE…

Cane: Come Adottare un Cane

CANE: ANIMALI DIVENUTI DOMESTICI…

Cane: Molte persone posseggono animali nelle proprie abitazioni e sono in continuo aumento le adozioni di cuccioli e di animali di diverso tipo.

Infatti se vent’anni fa era normale avere un cucciolo di cane o di gatto, o un criceto o una tartaruga o un pesciolino rosso o un pappagallo, oggigiorno alcune persone sono fiere di avere nella propria abitazione un rettile, un’iguana, una scimmia, un maialino nano, delle oche da giardino, insomma animali di specie particolari che vivono di norma in natura ed allo stato brado.

Alcuni con la passione dei serpenti, li tengono nelle abitazioni in un numero elevato, altri con la passione per i cani instaurano col cane un legame di affetto smodato, scambiandolo talvolta per un figlio, esaltandosi eccessivamente in ciò e trascendendo il concetto che un cane appartiene al genere animale e non al genere umano.

Spesso, contrariamente alle esagerazioni di affetto spropositato e smisurato per gli animali, invece in altri casi, questi ultimi sono vittime di violenze da parte dell’uomo, quando è doveroso avere rispetto per queste dolci creature.

Commettere violenze sugli animali è un reato penale punibile con l’arresto oltre a multe salatissime, ma si registrano nella popolazione episodi di zoosadismo (ossia persone per lo più di sesso maschile, affette da un disturbo psichiatrico che le portano a provare piacere nell’osservare od infliggere sofferenze sugli animali).

Sarebbe opportuno che ci fosse un equilibrio ed un bilanciamento anche in questo aspetto, ossia si passa da un amore materno verso gli animali al commettere su di essi le violenze più orribili e spaventose.

TRE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO ANIMALISTA

Nel 1994 è nata a Roma l’associazione di volontariato ambientale Code Felici con lo scopo di prendersi cura dei cani offrendo loro cure medico-veterinarie, cibo, pulizia, coccole e giochi.

Il canile ospita 50 cani ed ogni giorno hanno le cure e l’affetto dei volontari che si offrono per il loro sostentamento.

Dopo due anni nel 1996 sempre a Roma è stata fondata Io Libero, una Onlus che ha lo scopo di garantire il benessere degli animali ospitati nei canili, migliorandone le loro condizioni di vita.

I volontari si prendono cura dei cani assistendoli sotto l’aspetto sanitario, ricreativo e sponsorizzando le adozioni sui siti animalisti.

Invece ben 7 anni fa, nel 2012 è nata ALFA, una Onlus presente in diverse regioni italiane, con l’obbiettivo di combattere il randagismo e di difendere i diritti degli animali, infatti l’associazione è riuscita a salvare 400 cani abbandonati ed a fare più di 1.000 adozioni.

Chiunque voglia diventare volontario e dare il proprio sostegno alle suddette associazioni può connettersi sui loro siti internet.

CONCLUSIONI

Adottare e possedere un cane è una grande responsabilità per i proprietari dell’animale i quali sono tenuti a comportarsi in modo rispettoso nei confronti delle altre persone ossia devono portare il proprio cane col guinzaglio e la museruola nei luoghi pubblici, stare a debita distanza da bambini e dalle persone in modo tale da non arrecare fastidi agli altri, devono raccogliere le deiezioni canine per non sporcare le aree pubbliche urbane come marciapiedi, parchi, strade etc.

Confido sempre nel senso civico umano, che si ponga attenzione e che si abbia cura e rispetto sia per gli animali che per l’ambiente che ci circonda.

E soprattutto i cani vanno difesi, protetti e tutelati da chi invece li maltratta o li abbandona, perché se è vero che “il cane è il miglior amico dell’uomo” è anche vero che a volte “l’uomo non è il miglior amico del cane“.

 

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Naso Rosso: Conosci la Giornata?

Naso Rosso: Conosci la Giornata?

CONOSCI LA GIORNATA DEL NASO ROSSO?

 

Il naso rosso è  il simbolo per eccellenza dei clown, icone del circo e di sketch comici ma anche soggetti tetri e pericolosi se associati al libro di Stephen King, It.

Ma il naso rosso rappresenta anche il simbolo di tutti quei volontari che con la clownterapia si impegnano a portare un sorriso in ospedali, case di riposo e strutture sanitarie ai malati ed a chi si sente triste e solo.

Tra le associazioni che promuovono e incentivano il volontariato clown non solo in Italia, ma anche nel Terzo Mondo, troviamo VIP Italia Onlus.

Naso Rosso: Conosci la Giornata?

VIP (Viviamo In Positivo) Italia Onlus è la federazione che collega e coordina 57 associazioni VIP sparse in tutto il territorio italiano e nella Repubblica di San Marino con l’obiettivo di: fornire e garantire una formazione costante ai 4400 volontari clown che prestano regolarmente servizio nelle oltre 200 strutture ospedaliere e sanitarie in tutta Italia; promuovere il Vivere in Positivo e il volontariato clown in ogni situazione di disagio fisico o sociale in Italia ed anche nel Terzo Mondo; sensibilizzare al Vivere in Positivo attraverso eventi, pubblicazioni e testimonianze.

La Onlus organizza, ogni 21 maggio, la Giornata del Naso Rosso: una giornata dedicata alla raccolta fondi per i progetti in agenda ed a sensibilizzare l’opinione pubblica diffondendo il pensiero positivo, fondamento dell’associazione.

Quest’anno l’evento vedrà la partecipazione di circa 4 volontari clown Vip (riconoscibili dal camice identificativo della Onlus, con la scritta Viviamo in Positivo sulla schiena, colletto rosso, maniche rigate e tesserino identificativo) e solo loro saranno autorizzati a raccogliere fondi nelle diverse piazze italiane a nome di VIP.

Partecipa anche tu alla Giornata del Naso Rosso per donare un sorriso a chi soffre, puoi trovare maggiori informazioni e l’elenco delle piazze in cui saranno presenti i volontari VIP.

 

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Anffas: Definizione e significato terzo settore

Anffas: Definizione e significato terzo settore

Anffas: Definizione e significato terzo settore

Anffas: Cos’è il terzo settore? Definizione e significato

Anffas: Definizione e significato terzo settore: Il terzo settore viene a costituire un altro ordine o classe rispetto alla sfera dello Stato e della pubblica amministrazione (primo settore) e a quella del mercato e delle imprese (secondo settore). Ecco che il significato del termine terzo settore è lo stesso di ciò che viene indicato come no profit.

Cos’è il terzo settore viene ulteriormente specificato dal fatto che gli enti che lo compongono non perseguono scopo di lucro, al contrario delle imprese tradizionali operanti nel mercato. Il fine ricercato è costituito dall’esercizio di attività con finalità civiche o utilità sociale. 

Anffas: Definizione e significato terzo settore: Enti del terzo settore: quali sono?

Possono essere considerati enti del terzo settore, secondo l’ultima riforma (art. 5, c. 1, D.Lgs. 177/2017), le seguenti realtà no profit:

  • organizzazioni di volontariato,
  • associazioni di promozione sociale,
  • enti filantropici,
  • imprese sociali

Fonte :  informazione fiscale

Fatta chiarezza su cos’è il terzo settore voglio soffermarmi sugli enti che lo promuovono e sulla mia esperienza diretta con essi.

Affans: Definizione e significato terzo settore: La mia esperienza

Ho fatto parte per circa due anni di una onlus che si occupa di ragazzi con disabilità intellettive e relazionali: L’ Anffas.

L’Anffas ,che nasce dall’unione e dall’esigenza di poche famiglie, si pone come obiettivi l’integrazione di questi ragazzi nella società; lo sviluppo, per quanto possibile, delle loro autonomie sino a giungere, nel migliore dei casi all’auto rappresentanza (rappresentazione esatta di se stessi). 

Questa attività viene promossa con l’organizzazione di diverse attività giornaliere volte al raggiungimento di obiettivi personali prestabiliti in base al tipo di disabilità. Si và dal laboratorio di cucina, utile per lo sviluppo della coordinazione Oculo-Manuale, al laboratorio cognitivo utile a sviluppare le capacità cognitive dei ragazzi, all’allestimento di progetti come “Io cittadino” progetto utile a rendere i ragazzi consapevoli della loro “coscienza civica”, elemento fondamentale per la loro inclusione, al laboratorio di teatro e alle escursioni settimanali, utili per promuovere una volta di più la socializzazione tra i ragazzi; Concludendo con il laboratorio “delle autonomie personali” dove i ragazzi si impegnano, opportunamente guidati dagli operatori, nello svolgimento delle faccende domestiche (esercizio “principe” per quanto riguarda lo sviluppo dell’autonomia personale). 

Per quanto riguarda la mia esperienza personale, maturata nei due anni, come volontario, posso dire di aver cambiato radicalmente la mia concezione di società e disabilità, cose che mi hanno portato a guardarmi in modo diverso e raggiungere un livello di maturazione personale sin lì impensabile.

Questa mia maturazione è stata resa possibile dal fatto che ogni attività, proposta ai ragazzi, rappresentava in primis per me un “ostacolo” da superare; ostacolo che io dovevo, necessariamente, superare per essere sicuro di fornire ai ragazzi il sostegno di cui necessitavano. 

In conclusione, per quanto detto sin qui, riguardo la mia sfera personale non posso non archiviare questa esperienza come un esperienza positiva, nella quale la mia partecipazione al terzo settore, si è svolta in maniera attiva, cosa che io consiglio di fare a chiunque.

 

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FIA, Insieme contro l'indifferenza

FIA, Insieme contro l’indifferenza

FIA, Insieme contro l’indifferenza

FIA: C’è una Onlus il cui motto insegna:

“Collaborare con le popolazioni povere e bisognose per favorire il loro progresso sociale e culturale così da poter un giorno lasciare operare in autonomia e piena dignità coloro che hanno beneficiato del nostro sostegno”.
Stiamo parlando della FIA, Farmacisti in aiuto.

FIA: Tutto ha avuto inizio nel 2002, con l’avvento dell’euro, nelle Farmacie Comunali di Fiumicino (Roma) e all’impulso iniziale dettato da un gruppo di amici tra cui il dott. Marco Tortorici promotore, divulgatore e principale ideatore dell’iniziativa.
L’idea primaria era quella di aiutare una missione dei Padri Stimmatini di Verona, a realizzare una piccola farmacia in Tanzania. Posizionando circa 100 salvadanai in diverse attività commerciali del nostro territorio si volevano raccogliere le lire rimanenti in circolazione. Ma passati cento giorni, con grande sorpresa, videro che le donazioni in euro erano di molto superiore alle lire.

La gente aveva condiviso con fiducia il loro progetto!

Così nel 2003 decisero che l’impegno, dimostrato in quell’occasione, potesse trasformarsi da occasionale in uno stile di vita professionale, che caratterizzasse la loro attività quotidiana.

Nel 2003 e nel 2004, in meno di due anni, la FIA è riuscita a far sostenere a distanza ben 100 bambini africani, ai quali se ne sono aggiunti altri 30 indiani, adottati nel Kerala, dove nel frattempo era stato aperto un secondo fronte di aiuti, grazie all’Associazione Namastè.

Nel 2005 poi l’ASSOFARM, la Federazione delle Farmacie Comunali Italiane, ha proposto quest’iniziativa a tutte le altre farmacie comunali italiane. Molte sono state le farmacie che hanno aderito, grazie all’impegno dei farmacisti che hanno voluto condividere quest’esperienza.

Alla fine del 2006 i Farmacisti in aiuto riescono a sostenere quasi trecento bambini con l’aiuto dei Padri Stimmatini in Tanzania e Namastè in India. E grazie agli operatori sul campo indiano di quest’ultima e al sostegno indispensabile della Loacker Remedia di Prato Isarco (BZ), si inizia la costruzione di un villaggio fatto di mattoni a Kattuvila, nell’India del Sud. Ad Agosto 2006 vengono consegnate le prime 10 case. Le altre 18, che saranno costruite nel 2007 e nel 2008, offriranno a decine di persone, che vivono in capanne fatte unicamente da foglie di palma intrecciate, un tetto sicuro ed una vivibilità prima inimmaginabile.

La FIA si è poi ulteriormente attivata per la costituzione di un Banco, cioè di un fondo, realizzato tramite il posizionamento del maggior numero possibile di salvadanai in farmacia, per garantire le necessarie coperture ai molti progetti di intervento che crescevano.

I Farmacisti in aiuto attualmente contano più di 100 adesioni alla causa dell’associazione, tra i professionisti del settore farmaceutico e delle farmacie del territorio italiano.

FIA, Insieme contro l’indifferenza

Sono persone animate da un desiderio comune di solidarietà che hanno fatto propri i principi, la missione e il codice etico di questa straordinaria Onlus.

Grazie al Banco dei farmacisti in aiuto, nel 2006 è stata realizzata la costruzione di un villaggio, composto da 25 abitazioni in muratura, nel Tamil Nadu, in India. A decine di persone, vittime dello Tsunami del 2004, è stato donato un tetto sicuro garantendo una qualità di vita prima inimmaginabile.
Dal 2006 in poi i fondi sono serviti a sostenere a distanza quasi 300 bambini,
garantire l’approvvigionamento alimentare ad un lebbrosario, sponsorizzare l’apertura di due dispensari farmaceutici in India con un bacino di utenza di circa 70.000 persone che riescono a fornire assistenza medica e farmaceutica gratuita, sostenere le spese di gestione annuali per uno dei due dispensari farmaceutici In India, aiutare un ospedale in Tanzania che fornisce assistenza medico-farmaceutica a circa 160.000 persone, costruire pozzi per l’approvvigionamento idrico in zone disagiate, finanziare interventi d’urgenza a pazienti in gravi condizioni di vita che non sarebbero altrimenti riusciti a pagare le spese chirurgiche, finanziare idee di impresa al fine di creare piccoli circuiti di microcredito.

Chi volesse avere maggiori informazioni e donare il proprio contributo in termini di tempo o denaro a questa meravigliosa associazione, può visitare 

 

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ADOLESCENZA OGGI

L’ADOLESCENZA OGGI

L’ADOLESCENZA OGGI

 

L’ ADOLESCENZA: UNA FASE DELICATA DELLO SVILUPPO

L’ adolescenza è un periodo molto importante della vita di ogni persona, è il momento in cui si affrontano cambiamenti fisici, in cui si fanno delle importanti scelte per il proprio futuro.

È il periodo fisiologico che va dai 12 ai 20 anni ed è una fase ampia ed importante della vita.

Durante la mia adolescenza la parola internet non era mai esistita, così come computer, smartphone ed altri strumenti legati alla tecnologia.

Oggi si verificano delle trasformazioni sociali a tratti paradossali, come ad esempio vedere bambini di neppure un anno giocare coi cellulari dei propri genitori e dei propri nonni, tutto ciò ci stupisce e ci fa percepire le abissali differenze tra le varie generazioni che si susseguono.

Molti altri aspetti invece, purtroppo negativi, affliggono bambini ed adolescenti come: il bullismo, il cyberbullismo (o «bullismo on line» ossia un atto molesto tramite sms o tramite il web), la pedofilia, la pedopornografia, le violenze fisiche, psicologiche e sessuali sui minori, la sottrazione di minori nel caso di genitori separati, le fughe ed i rapimenti di minorenni.

Ogni adolescente vorrebbe un appoggio sicuro, una persona su cui contare in caso di bisogno e di cui fidarsi ma a volte queste persone si rivelano sleali, ingannatori e pronti ad approfittarsi di loro, compiendo ogni male.

Sono, anche vittime di mutamenti sociali, di separazioni, di divorzi da parte dei loro genitori, di violenze da parte di adulti e coetanei.

L’ adolescenza è l’età di spensieratezza, della gioia, va vissuta assieme ai propri amici divertendosi.

È un periodo molto complesso nella vita di un individuo in cui si devono fronteggiare cambiamenti fisici e fare delle scelte spesso non facili, data la giovane età e spesso la mancanza di sicurezza presente nei ragazzi adolescenti.

È un ponte tra l’infanzia ed il divenire adulti e la vita che nel frattempo vola via velocemente e non lascia spazio ad errori ed insicurezze.

L’ ATTIVITÀ DI TELEFONO AZZURRO

Telefono azzurro è nato nel 1987 a Bologna per volere del professore di neuropschiatria infantile Ernesto Caffo col fine di tutelare i bambini e gli adolescenti dalle violenze, dagli abusi e per creare un Centro Nazionale di Ascolto, gestito da volontari ed operatori specializzati in grado di fronteggiare le varie situazioni di disagio adolescenziale ed infantile.

Le linee telefoniche, cuore di Telefono Azzurro, sono a disposizione dei minori come il numero telefonico 19696, attivo tutti i giorni 24 ore su 24.

Dal 2010 è stato inaugurato anche il canale internet con una chat di Telefono Azzurro aperta tutti i giorni con orario pomeridiano dalle 16:00 alle 20:00.

Chiunque voglia offrire il proprio contributo come volontario o anche facendo una donazione può farlo consultando la pagina internet www.azzurro.it.

ADOLESCENZA OGGI: CONCLUDENDO

Aiutare i bambini e gli adolescenti  è un compito che spetta ad ognuno, proteggerli e in alcuni casi, difenderli dai rischi che la società presenta, dovrebbe essere il compito principale di genitori e istituzioni. Ma in alcuni casi l’assenza degli uni e degli altri può creare grossi disagi e problemi a questi ragazzi.

Telefono Azzurro e altre associazioni simili intervengono proprio per colmare quella frattura tra famiglia e istituzioni, nella fase più delicata della crescita dell’individuo, l’ adolescenza. Ma per farlo c’è bisogno di sostegno economico e fisico.

Supportare attivamente queste iniziative serve a rendere i ragazzi di oggi degli uomini migliori domani.

 

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VOLONTARIATO INTERNAZIONALE TOGETHER FOR NEPAL

VOLONTARIATO INTERNAZIONALE

VOLONTARIATO INTERNAZIONALE TOGETHER FOR NEPAL

 

La prima volta  ho sentito parlare di Pierangelo Fabbri da un amico, di ritorno da alcuni mesi di volontariato internazionale, con l’Associazione Togheter for Nepal.

In tanti forse non ricordano i terremoti della primavera  2015 in quel paese alle falde dell’Himalaya, ma non Pierangelo Fabbri, missionario e volontario internazionale per vocazione che, destino della sorte, si trovava nel paese himalayano proprio in quei fatidici giorni.

Fabbri è missionario e fa parte del gruppo di volontariato internazionale da decenni e quando ho potuto intervistarlo, ha esordito con una frase piuttosto celebre: Sono come una piccola matita nelle mani di Dio, questo mi ha insegnato Madre Teresa, che ho conosciuto nel lontano 1982 durante un  periodo di volontariato  all’orfanotrofio Shishu Bhavan di Calcutta.

Il pensiero della “Piccola Suora” mi ha accompagnato in tutti gli anni a venire ed in particolare in quel desolato 25 aprile 2015, quando un fortissimo terremoto di magnitudo 7.8 sconvolse il Nepal, causando più di 8000 vittime, oltre a milioni di senzatetto, a soli due mesi dall’arrivo della stagione delle piogge monsoniche. Così decisi che, invece di fuggire, sarei rimasto lì ad aiutare quel popolo afflitto e sofferente. 

I risultati delle Associazioni di Volontariato Internazionale

(Puoi vedere https://www.givingway.com/organization/together-for-nepal)

Mi sistemai in un campo di tende  alla periferia di Kathmandu.

Dalla armonia, che si creò fin da subito tra il popolo nepalese e noi volontari e con lo scopo di coordinare le iniziative umanitarie delle diverse associazioni internazionali, nacque a Kathmandu l’Associazione “TOGETHER FOR NEPAL”.

Grazie ad essa, alla cooperazione ed al sostegno di tanti volontari, onlus e Associazioni Internazionali,  fummo in grado di distribuire tonnellate di cibo, tende, coperte, divise e materiale scolastico nella Valle di Kathmandu e in tanti piccoli sperduti villaggi himalayani. Costruimmo inoltre decine e decine di casette di bambù e lamiera per le famiglie di sfollati e organizzammo diverse librerie ed aule scolastiche temporanee, nei cortili delle  scuole crollate, (quasi 5000 scuole vennero distrutte dal terremoto), organizzammo poi la “sponsorizzazione scolastica” (adozione a distanza) per 12 bambini, alcuni rimasti orfani di entrambi i genitori.

Infine, tra le macerie della storica cittadina semi distrutta di Bungamati, nella Valle di Kathmandu, costruimmo inoltre la nuova sede della Bungamati Foundation, un’Associazione fortemente operativa in quella zona. 

Volontariato Internazionale per il sostegno alle famiglie

Consapevoli  che ricostruire gli edifici  non è sufficiente ad apportare le necessarie migliorie, mentre lo è una buona formazione:

  • Abbiamo istituito incontri formativi e workshop, per insegnanti, studenti, volontari e progettisti di ONG.
  • Tuttora stiamo portando avanti numerosi corsi di formazione: tessitura, taglio e cucito, informatica, corsi per elettricisti, corsi d’igiene, di nutrizione e sana alimentazione.
  • Stiamo anche lavorando a numerosi progetti mirati a ricreare una pur minima autosufficienza economica:

– Costruzione di un laboratorio per la tessitura.

– Costruzione di strutture per allevamento, con l’acquisto di pulcini e di capre.

– Distribuzione macchine da cucire, filtri acqua, medicinali, apparecchiature mediche, carrozzelle, computer, attrezzatura da elettricista, libri e materiale didattico in scuole e orfanotrofi.

Vedi, io credo che solo quello che avremo seminato di positivo nella vita gli uni degli altri sarà ciò che rimarrà di noi quando lasceremo questa vita terrena ed in fondo, diciamocelo, il fare volontariato, il mondo del no profit, la fratellanza e l’interessamento  fra gli esseri umani  sono sicuramente quanto di meglio possiamo offrire al nostro prossimo, vicino e lontano che sia. Così ognuno di noi potrà scoprire quella felicità che deriva dal far felici gli altri”. 

Proposta “viaggio di volontariato internazionale” e raccolta fondi Associazione Together for Nepal

Durante l’intervista, Pierangelo raccontava senza interruzioni, senza posa.

Dedizione e fervore erano palpabili nel resoconto, così come nell’invito col quale ha voluto concludere la sua testimonianza: “Se  ti andasse potresti venire in Nepal con noi volontari a conoscere e a vedere con i tuoi occhi quella realtà. Hanno ancora tanto bisogno di noi e noi di loro,  per rammentare i più antichi e autentici valori della vita!”

L’invito di Pierangelo e della Associazione Together for Nepal è rivolto a tutti. 

L’incontro col dinamico ospitale patriarca

Ho pensato di tenere per ultima quella che per me è stata la foto più dolce che ho recuperato dagli scritti di Pierangelo di quei giorni. Quando lui l’ha rivista qui, dentro l’articolo, si è commosso di nuovo.

“L’uomo ultra-ottantenne con cui scambio il saluto “Namaste”, vive nella casetta di lamiera assieme alla moglie semiparalizzata, ai figli e nipoti, una famiglia di 15 persone. Di fianco a noi ci sono le macerie della loro casa distrutta. Dopo averci offerte delle susine, l’unica cosa che avevano, continuava ad insistere affinché rimanessimo lì a dormire. Poi ci accompagnò al nostro veicolo e appena mi sporsi dal finestrino per salutarlo lui iniziò a correrci dietro. Non potrò mai dimenticare quel momento. Ho pianto e piango ancora nel ricordarlo”. Pierangelo Fabbri

 

 

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Croce Verde: Istituto poco conosciuto

Croce Verde: Istituto poco conosciuto

CROCE VERDE: UN ISTITUTO POCO CONOSCIUTO

COS E’ LA CROCE VERDE?

Chi di voi ha mai sentito parlare della Croce Verde?

Chi sa di cosa si tratta e qual è la sua mission?

Una Associazione Onlus nata verso la fine del XIX secolo, per volontà di alcuni soci fondatori, operativa fin da subito, intervenne durante il primo conflitto mondiale, allestendo un ospedale da campo finalizzato all’accoglienza ed alla cura dei militari feriti.

Dopo la guerra questa associazione sviluppò sempre di più la sua attività ed i volontari diventarono sempre più numerosi. Le sue attività e finalità sono da sempre quelle di soccorrere gli infortunati e gli ammalati.

CROCE VERDE COME E’ ORGANIZZATA?

Un ente di volontariato territoriale e locale, che opera in campo sanitario, è dedita al trasporto urgente e non urgente d’infermi verso la struttura ospedaliera e al trasporto di persone disabili, coopera con la Protezione Civile, offre il suo intervento ad eventi come concerti (ad esempio il concerto di Vasco Rossi a Torino) ed a manifestazioni sportive.

La Croce Verde svolge le sue attività in diverse regioni ed enti locali e a differenza della Croce Rossa Italiana, che è sovvenzionata dallo Stato, la Croce Verde è un’ente locale e dipende dalle A.N.P.A.S. (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), difatti esistono diverse per ogni città o ente locale.

Ad esempio la Croce Verde Torino è composta da circa 500 volontari divisi tra: Milite Volontario (persone maggiorenni), Squadra Giovani (persone minorenni, dai 15 anni in su), Squadra di Montagna (fondata nel 1932, con il compito di assistere gli infortunati sulle piste sciistiche piemontesi) ed il Gruppo Autisti che guidano i mezzi di soccorso.

La Croce Verde Torino dispone di un autoparco composto da ambulanze per il soccorso avanzato e base, ambulanze per trasporti secondari, mezzi attrezzati per il trasporto di disabili ed altri mezzi per interventi di Protezione Civile.

Il Consiglio direttivo della C.V. è composto dal presidente, dal vicepresidente, dal direttore amministrativo, dal direttore dei servizi, dal direttore sanitario e da altri consiglieri.

COME ADERIRE A QUESTA ISTITUZIONE?

Chiunque voglia diventare volontario della sezione torinese può consultare il sito www.croceverde.org e fare un colloquio conoscitivo nella sede centrale di Torino.

La Croce Verde è presente in tutto il territorio nazionale, pertanto se vuoi collaborare con loro, informati su quale sia la sede più vicina a te e prendi contatto con loro, c’è sempre tanto bisogno di volontari e persone che vogliono aiutare il prossimo.

 

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Malattie Mitocondriali: Mitocon

Malattie Mitocondriali: Mitocon

MITOCON: Una famiglia contro le malattie mitocondriali

 

 

Malattie Mitocondriali: A volte la vita ci pone davanti delle sfide, come quelle delle malattie mitocondriali, che ci sembrano insormontabili, poi succede qualcosa e capisci che non solo puoi farcela ma puoi aiutare anche altri a scalare la montagna.

Malattie Mitocondriali

È quello che è successo a Cristina, mamma di una splendida bambina, malata di una patologia incurabile, debilitante, quasi sconosciuta; anzi una malattia che è difficile da individuare, difficile da diagnosticare perché in realtà non è una sola malattia ma (sono) una famiglia di malattie.

Stiamo parlando delle malattie mitocondriali, un gruppo eterogeneo di patologie che possono insorgere sia in età pediatrica che in età adulta, con una notevole variabilità delle manifestazioni cliniche e del loro decorso.

Queste  sono delle malattie che si presentano con dei disturbi dovuti a disfunzioni della catena respiratoria e che possono colpire una molteplicità di organi e di tessuti dell’organismo in maniera imprevedibile e non quantificabile.

Una caratteristica comune in queste patologie è l’intolleranza agli sforzi, la facilità con cui l’individuo si affatica con poco e l’accumulo di acido lattico nei tessuti muscolari.

Ma si sa, l’unione fa la forza e dalle difficoltà di alcune famiglie di comprendere e aiutare i propri cari nasce, nel 2007, MITOCON, un’associazione di volontariato diventata punto di riferimento in Italia per le persone affette da malattie mitocondriali, per le loro famiglie e per l’intera comunità scientifica che si occupa di queste patologie.

Cristina ci parla della sua storia e della necessità di essere messa in contatto con altre famiglie che devono affrontare avversità simili alle sue. Scopre MITOCON e finalmente si sente in famiglia, capita e compresa.

Le avversità possono dividere, ma possono anche unire e in questo caso il collante è forte. Ogni anno l’associazione organizza un Convegno Nazionale e per loro è come se fosse “ Natale ”. Ci si rivede, ci si aiuta, ci si confronta su come superare determinate difficoltà. L’empatia e la forza che si respira in quei tre giorni sono il più grande dono che si riceve durante tutto l’anno.

MITOCON ha lo scopo di essere un punto di aggregazione, sostegno e informazione per i pazienti e le loro famiglie, di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, di supportare la ricerca e raccogliere fondi per mantenersi attivi e dare supporto a tutti i malati che cercano aiuto.

Diagnosticare questa malattia non è per nulla semplice e se oggi, grazie ad una maggiore conoscenza di queste malattie, per i bambini risulta meno complicato identificarla (almeno a livello clinico), quando la malattia compare in età adulta è molto difficile ottenere delle risposte chiare ed esaustive in tempi brevi .

La difficile interpretazione dei sintomi che riconducono a queste patologie è dovuta non solo al fatto che non viene colpito sempre lo stesso gene, ma che se risulta malato il medesimo gene non è detto che i sintomi siano gli stessi da paziente a paziente.

MITOCON è la famiglia dei malati mitocondriali, aiuta, “protegge” e in questo caos, in questa moltitudine di sofferenze è presente per non fare mai sentire solo e abbandonato chi lotta.

Le famiglie si autoalimentano di coraggio, si comprendono e si sostengono a vicenda. Hanno creato una comunità meravigliosa che lavora anche attraverso i social network. Andate a visitare la loro pagina facebook, troverete informazioni utili e aggiornate su tutto ciò che riguarda le malattie mitocondriali e sulle opportunità offerte dall’associazione.

 

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Rifugiati: Refugees Welcome Italia

Rifugiati: Refugees Welcome Italia

Refugees Welcome Italia: nuovo modo accogliere rifugiati vecchio come il mondo

L’associazione “Refugees Welcome Italia”, nata a dicembre 2015, è parte di un network internazionale che promuove la diffusione dell’accoglienza domestica di rifugiati e richiedenti asilo.

 

Rifugiati: Refugees Welcome Italia

La chiamano emergenza migranti e nell’immaginario collettivo è rappresentata da flussi incessanti di rifugiati disperati, in fuga da guerre e fame, che sbarcano nel nostro paese in cerca di un posto sicuro.

La cronaca quotidiana non ci racconta che, una volta terminato il percorso che dalla richiesta di asilo termina nel riconoscimento dello status di rifugiato, coloro che sono stati ritenuti idonei si trovano in una condizione di vulnerabilità dovuta all’uscita degli stessi dai sistemi di protezione offerti dal nostro sistema di accoglienza.

Dal momento in cui si ottengono i documenti decorrono più o meno 6 mesi, durante i quali il rifugiato deve trovarsi una fonte di reddito e terminare i corsi di lingua e l’eventuale tirocinio formativo, offerti dalle associazioni che lo hanno avuto in carico.

In questa fase, la cosiddetta terza accoglienza, spesso i rifugiati non hanno un alloggio sicuro né un lavoro, se non in nero. Ecco perché è necessario evitare che queste persone finiscano nel baratro della vita di strada, con i documenti in regola ma senza prospettive future.

Rifugiati

L’associazione Refugees Welcome Italia, nata a dicembre del 2015, si occupa principalmente di loro. Parte di un network internazionale di 11 organizzazioni gemelle, si sta affermando anche nel nostro paese con l’obiettivo di diffondere una cultura dell’accoglienza domestica, ritagliata sulle esigenze dei singoli protagonisti.

Come funziona?

Mettiamo che io abbia una camera in più: posso iscrivermi al sito web, rispondere a qualche breve domanda e lasciare una mail di contatto. Nel più breve tempo possibile, sarò ricontattata dallo staff di Refugees Welcome, che valuterà se le mie esigenze incontrano quelle dei rifugiati iscritti alla stessa piattaforma.

In sostanza, l’associazione si occupa del matching tra ospite e ospitante, garantendo ad entrambi l’assistenza necessaria in tutte le fasi che dal primo incontro terminano nella convivenza. É previsto un periodo minimo di 3 mesi, per favorire l’avvio di un processo di conoscenza reciproca, solleva il rifugiato dalle incombenze quotidiane e permette di concentrarsi sulla ricerca di un lavoro e un alloggio da cui ripartire. Qualora gli ospitanti lo ritenessero necessario, Refugees Welcome li assiste nella messa online di micro-campagne di crowdfunding, supportandoli nel raggiungimento degli obiettivi di raccolta prefissati.

In generale, c’è un aspetto che più degli altri mi ha stupito nell’approccio di Refugees Welcome e che ho subito apprezzato: non contano tanto i numeri, quanto piuttosto la qualità degli abbinamenti! Dal primo contatto alla convivenza può passare anche più di un mese. Oltre alle necessità pratiche, occorre valutare bene il background personale e le motivazioni di entrambi i soggetti.

Refugees Welcome Italia ha avviato una campagna di comunicazione che permette di far conoscere questo tipo di ospitalità al grande pubblico. Grande risonanza in termini di nuovi iscritti è stata registrata in seguito al servizio de Le Iene andato in onda su Italia 1, a metà aprile scorso.

I rifugiati, invece, vengono raggiunti con modalità diverse. Si tende infatti a lavorare in stretta collaborazione con gli assistenti sociali delle associazioni che si occupano di prima e seconda accoglienza (come l’accoglienza integrata SPRAR). In tal modo, gli abbinamenti vengono triangolati tra aspiranti ospiti, ospitanti e associazioni avendo cura di perseguire il benessere di tutti gli attori in gioco.

A livello territoriale l’associazione è strutturata in gruppi locali, a Milano, Roma, Torino, Bologna. I volontari interessati a costituire gruppi locali in altre città sono in continua crescita.

Eventi di sensibilizzazione e raccolta fondi vengono spesso organizzati al fine di diffondere una cultura dell’accoglienza più partecipativa e diretta.

Una bella occasione per aiutare chi si trova in difficoltà, aprendo semplicemente la porta di casa. In fondo, nulla di nuovo rispetto a quanto fatto dai nostri nonni durante gli anni cupi della guerra!

 

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Curriculum: Essere buoni, paga?

Curriculum: Essere buoni, paga?

Essere buoni, paga (almeno nel curriculum)?

 

Curriculum: Pubblichiamo di seguito, un articolo molto interessante in versione integrale, con l’autorizzazione e il benestare dell’autore Osvaldo Danzi.

Curriculum: Essere buoni, paga?

Curriculum: Il manuale del bravo Responsabile del Personale, al capitolo 3 narrava che se un candidato inseriva nel curriculum alla voce “hobbies” la pallavolo, era evidente che quel candidato avesse evidenti attitudini al lavoro in gruppo e spirito di squadra. Inserire “leggere” o “viaggiare” era fra quelle caratteristiche che denotavano nel candidato una profondità intellettuale sui generis e una mentalità molto aperta. Poco importava alla fine se il viaggio più lungo che avesse fatto fosse stato ai Prati di Tivo con i Boy-Scout e quel “leggere” era circoscritto alla Gazzetta dello Sport o alle istruzioni del cellulare.

Tuttavia, una volta sdoganato anche il golf come sport atto alle dinamiche di team building (terminati i ponti tibetani, l’orienteering, le passeggiate sui fuochi ardenti, la vela, il rugby e lo shanghai), sono caduti anche gli ultimi preconcetti, probabilmente dopo aver sorpreso a rubare in magazzino quei candidati cui il test di calligrafia aveva restituito un “affidabili, coscienziosi, focalizzati sul risultato” (questa è una storia vera. Insieme a quella dello psico – consulente che faceva il pendolo ai curriculum che tuttavia merita un articolo a parte).

Sebbene anche Linkedin adesso preveda la possibilità di inserire sul proprio profilo alcune voci legate al volontariato, alla cause civili e alla donazione di sangue, viene da chiedersi se al di qua della Manica queste attitudini vengano prese in considerazione seriamente da chi seleziona il personale e vengano ritenute strategiche ai fini dell’inserimento di un nuovo candidato in azienda. In questo stesso numero, in maniera sorprendentemente trasparente Simone Sgueo direttore del personale di Save the Children ed una provenienza da Philip Morris ha dato la sua risposta.

Sorprendente, per l’appunto. Andatela a leggere.

La mia esperienza personale (di donatore seriale di sangue con specializzazione in volontariato estremo) mi spinge a dire che una regola di fatto non c’è, ma dipende molto dal reclutatore. Di certo l’organizzazione umanitaria soffre del pregiudizio di non essere considerata “azienda a tutti gli effetti” e quindi vista più come un’entità più o meno auto organizzata che non soffre (e non gode) delle dinamiche tipicamente aziendali.

Dunque, il recruiter potrebbe considerare favorevolmente un candidato proveniente da questo settore se volesse valutarne principalmente le soft – skills legate al carattere e alla sensibilità nei confronti di temi e modalità sociali. Si presume che un candidato di questo genere sia Persona accomodante, che evita i conflitti, disponibile alla mediazione, orientato al lavoro di gruppo, capace di grande empatia, favorevole alla condivisione e creatore di climi favorevoli.

( Fra le altre cose, proprio stamattina ho assistito ad una conversazione telefonica di un Responsabile del Personale che affermava che i gay cucinano bene e i neri hanno un senso innato della musica).

Molto più frequentemente potrebbe incontrare il recruiter di un’azienda molto orientata al business, agli obbiettivi, al focus economico al punto da considerare questo candidato non idoneo ad abitare situazioni complesse, rivelando così un giudizio sfavorevole. Eppure chi conosce approfonditamente il Terzo Settore e il volontariato in generale sa quanto sia importante trovare soluzioni in tempo reale a problemi al cui confronto il ritardo di una fornitura è una bazzeccola. Chi ha lavorato nel volontariato ha dovuto gestire una complessità di modi di vivere e di pensare, microcosmi complessi che in confronto l’atavica diatriba fra commerciali e amministrativi viene derubricata a una lite fra comari.

Allora, come affrontare un colloquio di selezione per un’azienda strutturata se il vostro recruiter di riferimento vi lancia uno sguardo a metà strada fra l’ammirazione e la patetica certezza che uno come voi, vestito ai saldi di AltroMercato, insaziabile fan della farina di avena e dei fiocchi di tapioca, agguerrito nemico dell’olio di palma e dunque di tutte le creme al cioccolato in vasetti di vetro che qui non nomineremo nel rispetto totale della Liturgia No Logo, mai e poi mai potrebbe capire le dinamiche complesse e spesso border line dal punto di vista etico di una grande multinazionale come la nostra?

Certo, anche quella specie di manichino tutto griffato, con un master alla Bocconi in internazionalizzazione d’impresa e teoria e tecnica del parcheggio in seconda fila tanto paga papino, costantemente in vacanza alle isole Lampados, sicuro di sé e del suo Business English, non è poi così rassicurante.

E allora, quello è il momento in cui dovrete fare leva su tutto il coraggio che avete accumulato in 114 sedute di autostima e Yoga Intensivo e ricordarvi degli odori e i dolori che vi ha lasciato la strada, delle corse e le emergenze nel cuore della notte, del senso di pace e di gratitudine nel condividere un pasto alla mensa degli ultimi, della rabbia con cui avete raccolto i resti di un maltrattamento, pacata la paura di un ringhio e disarmata la lama di un coltello, tradotto le parole alcoliche o semplicemente straniere a questa terra, rimboccato le coperte di chi non abita il vostro stesso tetto e provare a chiedere come, quando e dove possano esserci obbiettivi che non possiate essere in grado di raggiungere, una volta vissuto tutto questo.

E provarlo a tradurre sul curriculum.

Articolo pubblicato da Osvaldo Danzi sul blog “Senzafiltro”

 

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Lacor Hospital: Il Calendario

Lacor Hospital: Il Calendario

IL CALENDARIO PER SOSTENERE IL LACOR HOSPITAL

 

Lacor Hospital: Il Calendario

Il Lacor Hospital è un ospedale situato nel Nord dell’Uganda che ogni anno riesce a curare più di 250.000 pazienti ed è la più grande struttura ospedaliera, non a scopo di lucro, dell’Africa equatoriale.

Rappresenta l’unica speranza di salvezza per milioni di abitanti del Nord Uganda perché offre assistenza e cure mediche anche a chi non può permettersi di pagarle, in modo completamente gratuito e senza alcun tipo di discriminazione di razza, religione, stato sociale o sesso.

Questo nobile gesto, una vera e propria missione, può essere realizzato giorno dopo giorno grazie all’aiuto della Fondazione Corti che nasce a Milano nel 1993 proprio con il compito statutario di assicurare sostegno economico ed assistenza tecnico-logistica al St. Mary’s Hospital Lacor.

La Fondazione Corti, creata dai coniugi Piero Corti e Lucille Teasdale, rispettivamente pediatra e chirurgo, è infatti il principale sostenitore del Lacor Hospital e anche dopo la morte dei 2 medici fondatori, persegue l’ obiettivo originale grazie all’impegno della loro figlia Dominique.

E’ possibile sostenere il Lacor Hospital acquistando il calendario 2017 della Fondazione Corti, calendario giunto ormai alla sua dodicesima edizione, che rappresenta un piccolo ma significativo gesto per aiutare uomini, donne e bambini ugandesi malati ma, al tempo stesso, è un modo per conoscere più dettagliatamente la storia di questa preziosa struttura ospedaliera, o farla conoscere ad amici e parenti.

E’ anche possibile aderire alla campagna calendari della fondazione in qualità di volontari, distribuendoli nelle proprie Parrocchie.

Aiuta anche tu il Lacor Hospital: non solo un indispensabile ospedale ma, in un contesto socio-economico difficile come quello dell’Uganda, anche un piccolo centro di sviluppo sociale  per i bambini ugandesi e  le loro povere famiglie.

 

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Musical delle meraviglie

Musical delle meraviglie

Alice: Il Musical delle Meraviglie

 

Musical delle Meraviglie

Per festeggiare i primi 10 anni di attività l’associazione di promozione sociale “Sacro Cuore”, in collaborazione con l’oratorio Sacro Cuore, porta in scena a Foggia, con il patrocinio del Comune ed il contributo dell’assessorato alla Cultura, uno dei suoi spettacoli più belli: “Alice – il musical delle meraviglie”, dedicato, alla spensieratezza, alla creatività del mondo infantile e alla tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Un grande family show  pronto ad emozionare tutti gli spettatori, rendendoli parte di un’avventura che non potranno dimenticare.

Lo spettacolo si terrà nella splendida cornice del teatro Umberto Giordano

Lunedì 29 maggio con ingresso alle  ore 20:30 e  sipario alle ore 21:00

Un sogno che si realizza per i ragazzi del “Sacro Cuore” che per la prima volta debutteranno nel più importante teatro foggiano dedicato al maestro Umberto Giordano, di cui quest’anno ricorre il 150° anniversario dalla sua nascita.

Il cast è composto da oltre 40 giovani dell’oratorio, non professionisti, di diversa età e formazione, associati dal desiderio di costruire assieme un autentico progetto, nato per il piacere di stare insieme nello stile di don Bosco e di mettersi in gioco con gioia ed entusiasmo. Con il ricavato del musical si sosterrà la raccolta di fondi pro-oratorio salesiano.

Liberamente ispirato ad una famosa fiaba il musical accompagnerà lo spettatore in affascinanti atmosfere: con suggestioni di luci, scenografie incantevoli, costumi spettacolari ed effetti visivi di grande impatto, tutti made in oratorio. Attraverso i cambi di scena sembrerà di sfogliare un libro di favole.  In un’alternanza di divertimento, balli e canzoni, realtà e sogno saranno i protagonisti.

Una storia fantastica in cui la piccola protagonista, vive una vita regolare, dedita alla disciplina, ma la sua curiosità la porterà a seguire un coniglio, che la condurrà al magico Paese delle Meraviglie. Presenti stravaganti personaggi,  alcuni un po’ matti o divertenti, altri misteriosi: il Cappellaio Matto, il Brucaliffo, lo Stregatto, PincoPanco e PancoPinco, che guideranno Alice in un viaggio di ricerca interiore, verso nuovi valori, come l’amicizia, la libertà e l’amore; portandola ad ampliare i propri orizzonti e a riscoprire se stessa.

Tutti i personaggi, ma soprattutto Alice, ci insegneranno che è bello poter restare bambini e riuscire a guardare il mondo con ironia e semplicità.

Una storia di fantasia, ma con un messaggio reale, tipico degli ambienti salesiani, d’amore e incoraggiamento verso tutti i ragazzi soprattutto gli ultimi, un invito a impegnarsi per cambiare in positivo il domani, a credere nei sogni, come esperienze di prefigurazione di un futuro migliore. Una missione che ha visto don Bosco spendersi fino ai suoi ultimi giorni, animato da una incrollabile fede, e che continua oggi attraverso i religiosi e laici della congregazione da lui fondata: i salesiani.

Durante il musical gli organizzatori presenteranno la campagna del 5×1000 a favore della Federazione SCS/CONS – Salesiani per il sociale – don Bosco ci ha messo la vita per stare vicino all’infanzia che ha bisogno, TU mettici la firma. “Sostieni Salesiani per il Sociale  con il 5×1000: firma e scrivi il codice fiscale 97099620581″ .

 

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SENSO CIVICO: 50% RISPARMIO SULL'IMPOSTE

Senso Civico: 50% RISPARMIO IMPOSTE

SENSO CIVICO: 50% RISPARMIO SULL’IMPOSTE

 

Senso Civico

Senso Civico: Con i suoi circa 7 milioni di volontari l’Italia è uno dei paesi europei con il più alto ‘tasso’ di volontariato. Ogni anno impiegano al servizio del bene comune circa723 milioni di ore, pari al lavoro che svolgerebbero circa 400 mila individui a tempo pieno. Come ci spiega l’ultimo rapporto ISTAT  sulle organizzazioni non profit, la maggioranza dei volontari, circa 4 milioni, opera per una o più associazioni. Quello italiano, infatti, è un volontariato molto organizzato su base associativa: nel nostro Paese si contano ben 45 mila associazioni, oltre il 32% impegnato in attività nel settore sociale, sanitario e di protezione civile.

 

Senso Civico

A differenza di altri Paesi, come Germania e Gran Bretagna, in Italia è ancora poco sviluppato (e sostenuto) il volontariato civico, urbano o municipale ovvero quel volontariato promosso soprattutto da municipalità ed enti locali che permette a un cittadino di svolgere, in modo gratuito e volontario, attività di pubblica utilità e di cura della città. Tuttavia negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, vuoi per la crisi economica che attanaglia gli enti locali, vuoi perché si va sempre più diffondendo una cultura della cittadinanza attiva e responsabile.

Senso Civico: Sintomi di questo mutamento sono, ad esempio, i movimenti spontanei di cittadini che si mobilitano contro il degrado urbano: soffermandosi su esperienze strutturate, che nascono soprattutto per volontà dell’ente locale e per effetto di precise scelte di politica urbana. Grazie anche a leggi ad hoc regionali e nazionali, sono, infatti, in aumento i Comuni che offrono ai cittadini la possibilità di partecipare in prima persona alla cura dei beni comuni, alla riqualificazione di aree della città, allo sviluppo del decoro urbano.

 

Senso Civico: Sappiamo bene che dentro e fuori il mondo del volontariato ‘organizzato’ non manca chi guarda a questo fenomeno con perplessità e diffidenza. In realtà, crediamo che coinvolgere i cittadini in attività di pubblica utilità contribuisca a migliorare la vita di tutti, abitanti e amministratori locali.

Perché più è partecipata la cura e la gestione degli spazi pubblici, più si diffonde il senso civico e cultura della responsabilità.

 

Ma in che modo e attraverso quali forme i comuni possono attivare iniziative di volontariato civico? Ecco le tipologie più diffuse:

  • Albi comunali dei volontari civici;
  • Amministrazione condivisa;
  • Baratto amministrativo;
  • Convenzioni ad hoc tra ente locale e associazioni del territorio.

 

L’esempio forse più ‘antico’ di volontariato civico è quello dei cosiddetti “nonni civici”. A partire soprattutto dagli anni Novanta, alcuni Comuni hanno cominciato a coinvolgere anziani e pensionati in attività di volontariato civico in collaborazione con la polizia municipale e operatori comunali. Grazie a convenzioni con le associazioni di volontariato o a bandi pubblici, i Comuni ‘reclutano’ cittadini anziani o pensionati che con le loro pettorine colorate svolgono varie attività di volontariato, come pulire le aree verdi, vigilare nei pressi delle scuole per permettere ai bambini di entrare e uscire da scuola in tutta sicurezza oppure svolgere servizi d’ordine in occasione di eventi e manifestazioni sportive.

 

In molte città stanno fiorendo Albi comunali dei volontari civici che prevedono, secondo un regolamento, l’iscrizione dei cittadini disponibili a svolgere attività di pubblica utilità e per il decoro urbano. Ai cittadini, organizzati per aree o gruppi di intervento, il Comune fornisce copertura assicurativa, tesserini e pettorine di riconoscimento, strumenti di lavoro e se necessario anche formazione adeguata.

 

Molti Comuni Italiani hanno adottato la pratica dell’amministrazione condivisa o, per meglio dire il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Si tratta di un’esperienza molto innovativa che offre ad amministrazioni locali e cittadini i lineamenti essenziali di un modo di partecipare alla cura della città “che supera la casualità del volontariato individuale e diventa metodo”. Grazie al Regolamento, infatti, i Comuni possono attivare sul territorio un vero e proprio “patto di cittadinanza” per amministrare in modo condiviso i beni comuni della città.

 

Un altro strumento innovativo che si sta sviluppando proprio in questi ultimi anni è il “baratto amministrativo”, introdotto nel 2014 con il decreto legge n.133 (“Sblocca Italia”). Questa particolare forma di impegno civico prevede riduzioni o esenzioni dal pagamento delle tasse comunali per i cittadini attivi nella riqualificazione degli spazi in cui vivono. Il primo ad inaugurare questa pratica è stato il Comune di Massarosa, in provincia di Lucca, che ha varato il “Regolamento per l’istituzione e la gestione del Servizio Volontario Civico” e quindi pubblicato un bando che offriva uno sconto del 50% sull’imposta dei rifiuti in cambio di alcune attività di pubblica utilità: taglio dell’erba nei giardini pubblici, imbiancatura di aule scolastiche, attività di pre-scuola e sorveglianza all’entrata e all’uscita delle scuole, piccoli lavori di falegnameria e manutenzione dei cigli delle strade. L’iniziativa ha conseguito un grande successo: oltre 100 cittadini e 10 associazioni si sono proposte e altri Comuni hanno chiesto di conoscere e replicare l’esperienza, tanto che a Massarosa (nel seguire la corrente filosofica della Social Innovation) si svolgerà il primo convegno nazionale sul baratto amministrativo.

 

In alcune città esistono, infine, gruppi, associazioni o enti non profit nati proprio per coinvolgere i cittadini in attività di riqualificazione e decoro urbano. I più antichi sono senz’altro i gruppi di Guerrillia Gardening che, nati negli Usa a metà degli anni Settanta all’interno dell’attivismo ambientalista, promuovono anche nel nostro Paese “incursioni” contro il degrado urbano e l’incuria delle aree verdi.

 

Più recentemente a Roma si è sviluppato il movimento Retake. Formalmente sono associazioni ma nella pratica assomigliano più ai Guerrillia Gardening: organizzati in gruppi divisi per quartiere, si attivano periodicamente per i cosiddetti “clean up”, azioni collettive per ripristinare la bellezza originaria di una piazza o di una strada oggetto del “retake”. Parte del retake è anche lo speak up, in altre parole il parlare e lo spiegare ad abitanti e commercianti il fine di questi clean up (risanamento ambientale).

 

Alla pratica dei Guerrillia Gardening si ispira apertamente l’associazione CleaNap di Napoli, fondata da alcuni giovani che vogliono creare azioni dimostrative per migliorare piazze e monumenti del centro storico di Napoli, “ormai lasciati al degrado e all’incuria del tempo, nonché sopraffatti dall’invasione perenne dei rifiuti”. Alla questione rifiuti e pulizia del territorio si dedica anche il movimento Let’s do it! Si tratta di un movimento internazionale nato nel 2008 in Estonia in occasione di una gigantesca operazione di pulizia del Paese: in un solo giorno 50mila persone, in sole cinque ore, liberarono strade, città e foreste da 10mila tonnellate di rifiuti illegali. Ad oggi l’associazione è presente in 96 paesi, tra cui l’Italia, dove ha organizzato una pulizia di massa delle coste e delle spiagge campane e sarde coinvolgendo 12mila volontari provenienti da tutta Europa.

 

Altra esperienza interessante è quella fiorentina. A Firenze sono attivi i volontari della Fondazione Angeli del Bello. Si tratta di una fondazione di partecipazione nata su iniziativa di Quadrifoglio Spa, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, e dell’associazione Partners Palazzo Strozzi. A oggi la fondazione può contare sull’impegno di 1500 volontari che più volte la settimana e in diversi gruppi di intervento portano avanti progetti e azioni di volontariato urbano, come la rimozione di scritte vandaliche dai muri dei palazzi fiorentini e la pulizia di giardini e spazi di verde pubblico. Alle attività possono partecipare sia cittadini sia associazioni, l’importante è raggiungere lo scopo: migliorare il decoro e la bellezza di Firenze.

 

Per concludere questa panoramica sul volontariato civico e municipale, desidereremmo accennare ad un’esperienza che sta maturando in alcune regioni, in particolare in Toscana. Qui, infatti, Comuni come quelli di Scandicci e Sesto Fiorentino, in collaborazione con le associazioni del territorio, hanno coinvolto gruppi di rifugiati e richiedenti asilo in attività di pubblica attività.

 

Ospiti sul territorio toscano in appartamenti e piccole strutture gestite da enti del terzo settore (la cosiddetta “accoglienza diffusa”), i migranti possono attendere anche un anno prima che le richieste di asilo siano esaminate e in questo periodo non possono svolgere nessun lavoro retribuito. Ecco che allora lo scorso maggio la Regione Toscana, in accordo con prefetture ed enti locali, ha pensato di costituire un fondo a copertura delle spese assicurative per quei Comuni che intendono coinvolgere rifugiati e richiedenti asilo in attività gratuite e volontarie di pubblica utilità.

 

Ad oggi sono oltre una decina, le amministrazioni comunali che hanno aderito all’iniziativa stipulando convenzioni ad hoc con le associazioni locali. I migranti, oltre a partecipare a corsi di lingua e varie attività promosse dalle associazioni di volontariato, svolgono alcune ore di volontariato occupandosi di piccole opere di riqualificazione urbana. L’esempio forse più eclatante di questa forma di volontariato civico si è avuta a Firenze in occasione dell’ondata di maltempo che ha distrutto un’importante area verde della città. Qui due gruppi di profughi hanno lavorato a gomito a gomito con i volontari della protezione civile per ripristinare la viabilità e alcune aree verdi della città.

 

Al di là di ogni polemica, crediamo si tratti di un’esperienza interessante che meriti di essere conosciuta e sviluppata, a patto però che si rispettino almeno due ‘regole base’. Come tutte le attività di volontariato, è una scelta che i migranti devono prendere consapevolmente e liberamente. Inoltre, se lo scopo principale è offrire opportunità di integrazione e cittadinanza, è senz’altro un’esperienza che i migranti devono poter condividere e svolgere insieme con altri cittadini, perché è il prendersi cura ‘insieme’ del luogo dove si vive, anche solo di passaggio, che crea occasioni di scambio e conoscenza, che ci rende cittadini responsabili non solo della cosa pubblica ma anche e soprattutto l’uno dell’altro.

 

L’innovazione sociale è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali che siamo sempre più in grado di affrontare, la responsabilizzazione dei gruppi e degli individui, e la volontà di cambiare le relazioni sociali.

 

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Sebastiano de Falco

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MI ALLATTI TU? IL PROGETTO DI ALEIMAR

AleiMar: il Progetto Mi Allatti Tu?

MI ALLATTI TU? IL PROGETTO DI ALEIMAR

 

Aleimar

Mi  allatti tu? ” è il nome di uno dei  progetti promossi dall’organizzazione di volontariato  Aleimar  per fornire latte in polvere ai neonati rimasti orfani in due regioni a rischio del Benin, lo Zou e l’Atacora;

in queste due aree  la situazione sanitaria è allarmante, a causa di un tasso di mortalità per parto elevatissimo e di un gran numero di neonati sottopeso.

L’associazione Aleimar , da oltre 30 anni, si occupa di minori in stato di abbandono o emarginazione (orfani o bambini di strada) con l’obiettivo di ricostruire loro un ambiente familiare dove possano ritrovare un contesto adatto alla loro crescita.

Il nome Aleimar è stato scelto in ricordo di uno dei primi bambini aiutati dall’associazione in Brasile , ma in seguito ucciso dalla polizia locale.

Aleimar opera in Africa (dal Benin al Congo), Asia (India, Palestina e Libano) , Sud America (Brasile e Colombia) ed in Italia con ben 410 collaboratori e durante la sua lunga attività ha già aiutato più di 38 mila  bambini in difficoltà ed ha  realizzato oltre 300 progetti a favore della promozione delle loro comunità locali di appartenenza.

Il progetto “ Mi allatti tu? ” nasce dall’esigenza di aiutare i 130 neonati ospiti di 3 centri di accoglienza di Aleimar situati in Benin,  attraverso l’acquisto di latte in polvere con l’obiettivo di prevenire la loro morte prematura causata dall’impossibilità di essere allattati al seno.

Ogni neonato ha bisogno di circa 3 chilogrammi di latte in polvere al mese per sopravvivere e, ad  oggi, sono già state  raccolte donazioni sufficienti per nutrire  poco più della metà dei 130 bambini destinatari del progetto.

Basta un piccolo gesto per salvare questi neonati, promuovi  il loro diritto alla vita e alla salute sostenendo Aleimar ed il suo progetto!

 

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VOLONTARIO: VIAGGIARE FACENDO VOLONTARIATO

VOLONTARIO FACENDO IL VIAGGIO

VOLONTARIO: VIAGGIARE FACENDO VOLONTARIATO

 

VOLONTARIO: ORIGINI DEL VOLONTARIATO

Volontario: Agli inizi del Novecento nascono le prime associazioni di volontariato e nel corso del tempo ci sono stati molti mutamenti in questo ambito.

In principio queste associazioni erano legate al territorio dove erano sorte mentre con gli anni, alcune operano a livello internazionale, altre a livello nazionale ed altre a livello regionale.

Chi decide di fare il volontario sa che deve operare in situazioni di emergenza, portare il suo aiuto in aree sottosviluppate, lì dove mancano i beni di prima necessità, l’assistenza sanitaria, le abitazioni e fronteggiare varie situazioni disagiate.

Nell’ ultimo trentennio del Novecento nascono delle associazioni capaci di promuovere scambi culturali, educativi e linguistici nel mondo ma restando sempre legati all’ambito dell’ associazionismo.

 

VOLONTARIO: ASSOCIAZIONI CHE ORGANIZZANO I WORKCAMPS

Lunaria è un’ associazione di promozione sociale con sede a Roma e promuove dei campi di volontariato dal 1992. Ogni anno circa 20 mila volontari partecipano ai progetti di cooperazione internazionale, svolgendo attività senza fini di lucro ed autofinanziandosi i workcamps (progetti di volontariato a breve termine in tutto il mondo).

Lunaria propone 2000 progetti in 65 Paesi, consultabili dal proprio sito.

Anche Wep (world education programm) organizza da 30 anni  viaggi solidali  in molte zone del mondo, chi decide di partire deve finanziarsi il viaggio, studiare la lingua dello stato dove svolgerà il servizio e sostenere un colloquio conoscitivo-valutativo.

Dispone di 15 formule che variano dal progetto construction, ai progetti eco (manutenzione dei parchi e salvaguardia della flora e della fauna in Canada, cura e pulizia dei templi in Cambogia), al progetto ranch per vivere nella savana guyanese, ai progetti sea life in Indonesia e Sud Africa.

Chiunque voglia fare un’ esperienza di volontariato unita al desiderio di conoscere e scoprire la cultura e la storia di un altro Paese può consultare.

Un ruolo molto importante in questo ambito lo sta svolgendo recentemente anche l‘Associazione Informagiovani che ha stretto accordi di collaborazione bilaterale con 100 organizzazioni di 55 Paesi.

Promozione del volontariato locale ed internazionale, tutela dei diritti civili dei giovani, partecipazione attiva di minori, questi gli obiettivi dello sportello Informagiovani di Palermo.

Nel 2011, nasce Volontariato al Volo, dall’Associazione di volontariato Cantiere Giovane in partenariato con altri enti del terzo settore.

L’obiettivo attuale è quello di promuovere il volontariato attraverso il coinvolgimento dei giovani in attività sociali, culturali ed ambientali, organizzando workcamps e progetti europei.

Tutti coloro che amano viaggiare possono unire questa passione ad un’ esperienza  formativa di volontariato, incontrando nuove culture, imparando una lingua ed al contempo promuovendo la pace, gli stili di vita sostenibili, la tutela dell’ambiente ed i diritti umani e civili.

 

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Epifania Natale: Raccolta Fondi Solidale

Natale Epifania: Raccolta Fondi Solidale

Solidarietà sotto l’albero: la raccolta fondi a Natale Epifania

 

Natale Epifania: Raccolta Fondi Solidale

Natale Epifania: Raccolta Fondi Solidale. A Natale, si sa, siamo tutti più buoni. La maggior propensione a donare in questo periodo è confermata anche dalle statistiche che ci dicono che il 30% della raccolta fondi avviene in questo periodo (Fonte: digital giving index). Avete già iniziato a pensare cosa farete per la vostra raccolta fondi natalizia? Immagino di sì, anzi sarete sicuramente in pieno fermento da diffusione delle vostre iniziative. Nel periodo che precede il Natale le iniziative si moltiplicano e le campagne attivate dalle varie associazioni sono veramente migliaia: mailing, gadgets solidali, prodotti del mercato equo solidale o provenienti dai progetti delle associazioni, servizi impacchettamento presso negozi e centri commerciali, aperitivi e cene, panettoni e molto altro ancora.

Le grandi associazioni strutturate iniziano ad organizzarsi con le campagne molto prima del Natale: accordi con centri commerciali o grandi catene di distribuzione per garantire il servizio di confezionamento dei regali, ricerca dei responsabili dei diversi progetti, mailing alle aziende per la promozione di biglietti e prodotti per dipendenti e clienti. Una delle prime campagne avviate è stata quella proposta da Unicef Italia, che ha iniziato a proporre regali solidali; molto originale è anche la campagna proposta da Oxfam, che propone non solo per l’occasione natalizia. Queste iniziative oltre che essere opportunità di raccolta fondi, offrono un servizio a catene e negozi, ne migliorano l’immagine e sono opportunità di lavoro per giovani e non solo.

E le piccole associazioni? Anche loro hanno certamente le loro carte da giocare. Se non possono competere con i grandi in quanto a numeri, capacità organizzativa e copertura del territorio nazionale, hanno sicuramente altri punti a loro favore. La presenza sul territorio è vero, è meno estesa, ma solitamente sono più radicate e vicine ai donatori della loro zona. La conoscenza personale, la presenza radicata sul territorio e la conoscenze personale della comunità sono tutti punti a proprio vantaggio da poter sfruttare. Diventa importante, ad esempio, il contatto con l’azienda locale alla quale possiamo proporre idee per Natale per i propri dipendenti o con la quale possiamo avviare collaborazione: possiamo proporre pacchi solidali a km 0 che valorizzino le aziende del territorio e sostengano progetti. Quando si è così radicati nella comunità i volontari possono assumere un ruolo ancora più centrale, diventando soggetti attivi per la promozione e la diffusione di queste iniziative. Conoscete un bravo artista? Avete dei lavori fatti assieme ai ragazzi delle scuole con cui collaborate? Perché non valorizzarli creando un biglietto di auguri originale?

Insomma questo può essere un periodo d’oro per la raccolta fondi della vostra associazione. Date libero sfogo alla vostra fantasia, un’iniziativa originale potrebbe essere un buon modo per distinguersi nella massa. L’importante è pianificare con precisione le diverse fasi della campagna, cercando di capire quali sono i canali più adatti alla diffusione, il tema su cui puntare e come comunicarlo e promuoverlo, il budget da destinare a questa raccolta fondi e ringraziare i donatori.

 

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Tende solidali per i profughi

Profughi: Tende Solidali per i Profughi

Profughi: Tende Solidali per i Profughi

Profughi

Di seguito, un articolo pubblicato nel sito della Onlus Progetto Arca, che assiste persone in estrema difficoltà. Da PHI Foundation invitiamo tutti a sostenere le iniziative di Progetto Arca, sempre in favore di chi si trova in situazione di emergenza.

 

Tende solidali per i migranti dell’HUB di Milano

C’è anche l’HUB di Milano per la prima accoglienza dei migranti tra i sei progetti che possiamo sostenere con la Campagna Tende di Fondazione AVSI. Il tema della campagna di quest’anno è i “Profughi e Noi” e i progetti selezionati rispondono all’obiettivo comune di sostenere il cammino di chi è stato costretto a lasciare tutto, in cerca di una seconda opportunità di vita.

Milano, lungo questo cammino, è una delle tappe cruciali. Da ottobre 2013 a oggi sono transitate dalla città 84.500 persone, di cui 16.700 bambini, in larga parte di nazionalità siriana ed eritrea. Tutti migranti forzati, arrivati in Stazione Centrale dopo aver attraversato il deserto, il mare, l’Italia, rischiando la propria vita.
All’HUB di via Tonale trovano un indispensabile punto di riferimento, in attesa di essere accompagnati nelle strutture di accoglienza temporanea del territorio.

Luogo di orientamento, prima accoglienza e assistenza sanitaria delle migliaia di cittadini stranieri di passaggio a Milano. L’HUB della Stazione Centrale è tra i progetti che la Campagna Tende di AVSI ha scelto quest’anno di sostenere. #TendeAvsi

 

Professionisti dell’accoglienza, sette giorni su sette.

Non c’è giorno della settimana che l’HUB rimanga chiuso.
Sette giorni su sette, operatori specializzati e volontari, che parlano inglese, francese, arabo e tigrino, accolgono e registrano i migranti, danno informazioni sulle opportunità messe loro a disposizione, rilevano le problematiche più emergenziali e offrono assistenza sanitaria. Nell’arco di poche ore, gli operatori di Progetto Arca organizzano il loro trasferimento in una delle sette strutture del Comune di Milano, dove saranno accolti per il tempo loro necessario a recuperare le forze per riprendere il viaggio.

 

Pc in wi-fi, area piccoli, docce, sala medica. L’HUb diventa grande

Grazie al contributo di istituzioni e imprese e alla straordinaria risposta del terzo settore (25 le organizzazioni coinvolte), abbiamo potuto attrezzare gli spazi dell’HUB per rispondere ai bisogni più urgenti delle persone in arrivo, con un’attenzione in più per donne e bambini.

In un ambulatorio il personale medico esegue visite di screening generale e, al bisogno, dispensa le prime cure. Un’area gioco rende più leggero il tempo dell’attesa dei più piccoli.
Postazioni pc in wi-fi permettono di comunicare con i familiari lontani, pianificare le prossime tappe del viaggio o scambiare informazioni con chi già è arrivato a destinazione.
Servizi igienici, docce e un punto ristoro danno la possibilità di levarsi di dosso un po’ della paura e della fatica di un viaggio lungo mesi, che ancora non è finito.

 

A Milano un modello di solidarietà diffusa

I milanesi hanno donato e continuano a donare beni di prima necessità, soprattutto vestiti, scarpe, biancheria intima, pannolini e materiale igienico.

Le necessità di aiuto continuano, però, anche nella stagione invernale e oltre.
Per questo è importante che l’HUB di Milano, da progetto sperimentale, possa diventare un servizio stabile del sistema di accoglienza cittadino.
Non ci sono soluzioni facili all’emergenza profughi, ma risposte concrete si.

Sostieni l’Hub con una donazione!

 

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