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Volontariato d’impresa: un fenomeno italiano

Volontariato d’impresa: un fenomeno italiano

Volontariato d’impresa: un fenomeno in crescita in Italia

 

Volontariato d’impresa: un fenomeno italiano

Cresce sempre di più il numero di aziende che da forma al volontariato dando ai dipendenti la possibilità di svolgere attività a favore del bene comune. Si tratta, certo, di una strategia di Responsabilità sociale d’impresa (CSR) che concede ai dipendenti almeno 3 giorni per svolgere volontariato d’impresa per il benessere del proprio territorio ma anche per acquisire nuove competenze. E’ lo stesso rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia ad affermare questo dato in crescita; rapporto stilato dall’Osservatorio Socialis di Errepi Comunicazione, in collaborazione con Ixè.

Che tipo di attività?

Innanzitutto il volontariato d’impresa si rivolge al territorio: molte le iniziative di volontariato sociale sia promosse dalle stesse aziende che coinvolgono i dipendenti, sia organizzate in orario di lavoro. Ma sono molto numerosi i campi di azione su cui stanno mostrando interesse le aziende. Tali attività da una parte costituiscono un arricchimento professionale del dipendente coinvolto, mentre dall’altra arricchiscono e migliorano l’immagine dell’impresa stessa. In questo modo stringono legami più forti con la comunità locale e con le associazioni del no profit. Il tutto verso la creazione di nuove soft skill, ossia competenze emotive e sociali dei dipendenti esercitate indossando i panni del lavoratore. Competenze affatto fini a se stesse: entrano a pieno titolo a far parte del curriculum professionale, arricchendolo ed ampliandolo.

 

Volontariato

I numeri in crescita

Parlavamo di un fenomeno in crescita, quello del volontariato d’impresa. Ma la strada è ancora lunga. Per l’istituto Ixè solo l’11% delle aziende scegli il volontariato vero e proprio per sviluppare al meglio la CSR (Corporate Social Responsability). A questo dato vanno aggiunti, tuttavia, altri numeri sulle iniziative affini come ad esempio rendere disponibile il proprio personale a favore del no profit per accelerare verso la vera Social Innovation. Parliamo del 15% delle imprese. Altre imprese si prodigano, invece, per iniziative di filantropia, almeno il 24% circa. SI parla, comunque, di numeri in crescita; di un trend che tende a maturare con il tempo e a influenzare un numero sempre maggiore di protagonisti e attori. Un esempio è quello di Fondazione Sodalitas che coinvolge 250 imprese e 278 organizzazioni no profit. Sodalitas non fa altro che mettere in contatto tra loro il mondo profit con quello no profit. Spesso mettendo a disposizione il loro knowhow a favore delle piccole associazioni no profit del territorio, poco preparate professionalmente ad una social innovation. Tornando ai numeri di riferimento, parliamo in genere di 3 giornate lavorative da dedicare allo sviluppo della CSR, quindi al volontariato d’impresa. Un valore economico annuale di circa 155 mila euro e con un coinvolgimento di circa 120 persone per impresa in programmi che durano, di norma, 5 anni. L’Europa stessa ha puntato gli occhi sul fenomeno: in arrivo i risultati di una indagine lanciata sul tema, che serviranno a disegnare i contorni delle indicazioni su come questi programmi possano entrare a fra parte del Corpo volontariato di aiuti umanitari dell’UE.

Alcuni esempi?

Facendo esempi concreti di quanto stiamo dicendo, prendiamo UBI Banca. 1.245 dipendenti hanno aderito a “Un giorno in dono” nel corso del 2016. I dipendenti o hanno potuto dedicare attività di volontariato in tutti i territori di riferimento del gruppo UBI Banca. 70 le organizzazioni no profit che hanno accolto e ricevuto l’aiuto e il sostegno di questi dipendenti. In pratica ognuno di loro ha trascorso un giorno di ferie presso una associazione del territorio di riferimento, donando tempo e competenze. In base al numero dei dipendenti partecipanti, la somma che UBI Banca riconoscerà per il 2016 alle organizzazioni no profit è ari a 124.500, ossia 100 euro per ogni giornata di volontariato.

Altro grande esempio concreto di volontariato d’impresa è quello del Progetto Attitude di Milano, un progetto di volontariato per accrescere competenze e capacità trasversali. Le aziende coinvolte in questo caso sono piccole, medie e grandi imprese con sede sul territorio milanese, nelle quali il concetto di volontariato è già ben radicato tra i dipendenti, sia a titolo personale che in maniera riconosciuta dall’impresa stessa.

Possiamo quindi sostenere con fermezza che anche in Italia sta diventando un affare importante e serio quello del volontariato in genere: utile ai giovani, per trovare lavoro una volta usciti dal mondo scolastico. Utile, altresì, alle imprese per dare un forte segnale di presenza nella comunità di riferimento ed n ottimo modo per stringere legami con il terzo settore, fonte inestimabile di benessere sociale.

 

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50.000 protagonisti del Giorno del Dono

50.000 protagonisti del Giorno del Dono

I 50.000 protagonisti del Giorno del Dono

 

50.000 protagonisti del Giorno del Dono: dono da sempre significa relazione, creazione di legami tra la persone.
Ottima l’iniziativa di IID, perché coinvolge tutti i soggetti della società.
Mattarella: donare non è privarsi ma arricchirsi in termini di qualità, coesione e sviluppo. Complimenti a chi verrà premiato oggi e a chi opera per il bene comune

50.000 protagonisti del Giorno del Dono – Sebastiano de Falco della PHI Foundation – Si è chiusa oggi, con la voce degli oltre 200 studenti che hanno riempito la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari a Montecitorio l’edizione del Giorno del Dono. Ma le due settimane di iniziative hanno coinvolto direttamente più di 50.000 persone in tutta Italia: tante sono le persone che hanno partecipato agli oltre 100 eventi organizzati in tutta Italia. E inoltre  50 le scuole che hanno gareggiato per il video-contest, più di 100 i Comuni, 70 le associazioni e 14 le imprese che hanno dedicato un’iniziativa al Giorno del Dono. “Senza considerare -racconta con soddisfazione il presidente dell’Istituto Italiano della Donazione Edoardo Patriarcaquanto il messaggio del Giorno del Dono sia giunto nelle case degli italiani grazie ai passaggi televisivi nei più importanti programmi Rai e non solo, ma anche il pensiero che Papa Francesco dedicherà domani in Piazza San Pietro al Giorno del Dono. Il 1° Giro dell’Italia che dona ha portato il dono nelle nostre case e, ne sono certo, anche nel nostro cuore. E questo non è che il primo passo per costruire una vera e condivisa cultura del dono”.

Gli studenti hanno gremito la sala dell’evento ed interagito con i relatori presenti: da Giuliano Poletti a Piero Fassino, da Francesco Profumo a Stefano Zamagni. La giornata si è aperta con il ricordo commosso di Patriarca dedicato al Presidente Emerito Carlo Azeglio Ciampi, primo firmatario della Legge Giorno del dono, e con la lettura del messaggio augurale che egli dedicò all’Istituto Italiano della Donazione (IID) in occasione dell’approvazione della legge stessa: “L’operare dell’Istituto Italiano della Donazione, con la concretezza delle scelte, con l’incisività delle prassi, mira a dare alle parole pienezza di significato. Concretezza e incisività connotano anche l’istituzione della giornata del dono, segnando sul calendario a partire da quello scolastico una data in cui iniziative, eventi e manifestazioni di diverso contenuto siano altrettanti modi di declinare la parola dono”.

Il dibattito è stato animato anche dalla premiazione del contest video “Donare, molto più di un semplice dare” realizzato in collaborazione con il MIUR: il Liceo Artistico “Bruno Munari” di Vittorio Veneto (Treviso) si è aggiudicato il premio Giuria Tecnica con il video “Colora la vita – passa parola”; al   Liceo Statale “Galileo Galilei” di Dolo (Venezia) sono andate le preferenze della Giuria Popolare per il cortometraggio “In social catena”, mentre l’Istituto Comprensivo Statale “Goffredo Parise” di Arzignano (Vicenza) ha vinto il Premio IID con il video “Doniamoci le nostre reciproche differenze”. A questi ragazzi è dedicato il pensiero del Ministro Stefania Giannini, che ha voluto essere presente attraverso un messaggio a loro dedicato: “Voglio, innanzitutto, complimentarmi con le ragazze e i ragazzi che saranno premiati e con tutti coloro che hanno partecipato, condividendo con un video le proprie esperienze, le proprie visioni. L’alleanza con il mondo della scuola è una scelta precisa nella consapevolezza che proprio a scuola, in classe le nostre ragazze, i nostri ragazzi diventano adulti e maturi e, scoprendo l’altro, acquisiscono umanità, oltre che conoscenze e competenze”.

50.000 protagonisti del Giorno del Dono

Novità, il contest dedicato alle amministrazioni comunali dal titolo “Un dono in comune” realizzato in collaborazione con ANCI per valorizzare azioni ed iniziative concrete legate al tema: hanno vinto i Comuni di Terre d’argine (Campogalliano, Carpi, Novi di Modena e Soliera  in provincia di Modena) in qualità di miglior evento di sensibilizzazione della cittadinanza sul tema del dono, Lanzo Torinese (Torino) e Pavia rispettivamente sui temi della raccolta di fondi e della raccolta di beni, Sarezzo (Brescia) nella categoria valorizzazione del volontariato. A premiare il presidente ANCI Piero Fassino: “La forza di welfare e azione sociale si deve sia alle politiche delle istituzioni che al ricchissimo tessuto di imprese sociali, volontariato e terzo settore, che fonda il proprio operare sul dono. E tutto questo è possibile grazie a persone che mettono a disposizione tempo, competenze, risorse economiche e passione per sostenere gli altri. Il dono non solo è prezioso ma è anche essenziale perché nella crisi la domanda di tutela cresce. La possibilità di mantenere un’offerta alta e diffusa dipende ancor più dal congiungersi di sforzi ed energie tra pubblico e privato, tra istituzioni e società civile in tutte le sue forme, proprio come queste belle iniziative territoriali ci hanno dimostrato”.

Un bilancio molto positivo quello della prima edizione del Giro dell’Italia che dona. “Tanto è stato fatto –aggiunge Patriarca– ma c’è ancora tanto da fare per costruire un’autentica cultura del dono e cambiare non solo la percezione sul tema, ma anche il nostro comportamento e le nostre coscienze: ce lo ricordano in questa intensa mattinata di lavori i risultati delle indagini che abbiamo voluto condividere con i presenti”. I risultati delle indagini dell’Osservatorio di Pavia e di Gfk Eurisko lo dimostrano.

50.000 protagonisti del Giorno del Dono

“Abbiamo fotografato l’attenzione al tema della donazione nell’informazione televisiva lungo tutto un anno-ha spiegato Giovanni Sarani dell’Osservatorio di Pavia-. Ci è subito parso chiaro come nei telegiornali il tema del dono diventi notiziabile solo quando è trainato da notizie che riguardano questioni sociali più ampie, come immigrazione e povertà, fatti di cronaca, scienza e salute. Delle 198 volte in cui si è parlato di dono in questo ultimo anno, nel 41% è stato in occasioni di campagne sociali mediatiche e maratone televisive, a seguire ogni qual volta a parlarne fosse un “vip” o un testimonial conosciuto dal grande pubblico. Nel 10% dei casi il  dono viene associato a fatti di cronaca negativi. Risulta invece molto debole il dono nella sua accezione di scelta individuale, consapevole e meditata, così come non ottiene visibilità il dibattito sulla legislazione legata al tema dei lasciti e delle donazioni”.

“Dalla nostra indagine 2016 “Gli Italiani e le donazioni” -ha aggiunto Paolo Anselmi, Vice Presidente Gfk Euriskoemerge un ulteriore calo di donatori di circa mezzo milione di cittadini, una flessione parzialmente compensata dalla tenuta dei forti donatori, segno che la crisi ha colpito soprattutto i piccoli, in particolare i giovani, al punto che la donazione media tende a crescere. In questo contesto le associazioni devono porsi l’obiettivo di “stabilizzare” il comportamento di donazione aldilà delle emergenze, che suscitano ondate emotive di grande portata ma di breve durata, valorizzando anche le piccole donazioni ed, in particolare, i giovani. Non dimentichiamo infatti che i dati sui donatori fedeli sono confortanti perché tengono alta la bandiera della generosità degli italiani”.

“Continueremo a lavorare -ha sottolineato Patriarca rilanciando l’iniziativa per il 2017- facendo tesoro di queste esperienze e cercando di valorizzare le piccole e grandi innovazioni sociali orientate alla cultura del dono. Come abbiamo visto dai dati presentati oggi, c’è ancora molto da lavorare per arrivare ad una cultura del dono condivisa e far si che anche l’agenda del Paese metta al centro le azioni positive, gli slanci di generosità di cui sono capaci gli Italiani. E’ anche per questo che Il Giorno del dono è stato istituito, per dare maggiore dignità ad un tema troppo trascurato dai media nazionali, affinché i donatori possano sentirsi rassicurati nei loro atti di donazione.”

Con l’app YouPay Mobile in queste settimane si può continuare a contribuire alla raccolta fondi realizzata da IID e Banco Popolare a sostegno della ricostruzione sociale dei comuni del Centro Italia colpiti dal terremoto. Scaricando l’app è possibile donare direttamente dal proprio telefono attraverso carta di credito, senza essere clienti della banca stessa. Basta scegliere l’opzione Giorno del Dono e, con un click, decidere l’importo da devolvere. Tra i successi conseguiti da #DonoDay anche il riconoscimento alla campagna “Donare rende felici” dell’IID che ha vinto il riconoscimento di Fondazione Cariplo – comunicazione sociale del Premio Aretè come migliore campagna sociale.

 

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SENSO CIVICO: 50% RISPARMIO SULL'IMPOSTE

Senso Civico: 50% RISPARMIO IMPOSTE

SENSO CIVICO: 50% RISPARMIO SULL’IMPOSTE

 

Senso Civico

Senso Civico: Con i suoi circa 7 milioni di volontari l’Italia è uno dei paesi europei con il più alto ‘tasso’ di volontariato. Ogni anno impiegano al servizio del bene comune circa723 milioni di ore, pari al lavoro che svolgerebbero circa 400 mila individui a tempo pieno. Come ci spiega l’ultimo rapporto ISTAT  sulle organizzazioni non profit, la maggioranza dei volontari, circa 4 milioni, opera per una o più associazioni. Quello italiano, infatti, è un volontariato molto organizzato su base associativa: nel nostro Paese si contano ben 45 mila associazioni, oltre il 32% impegnato in attività nel settore sociale, sanitario e di protezione civile.

 

Senso Civico

A differenza di altri Paesi, come Germania e Gran Bretagna, in Italia è ancora poco sviluppato (e sostenuto) il volontariato civico, urbano o municipale ovvero quel volontariato promosso soprattutto da municipalità ed enti locali che permette a un cittadino di svolgere, in modo gratuito e volontario, attività di pubblica utilità e di cura della città. Tuttavia negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, vuoi per la crisi economica che attanaglia gli enti locali, vuoi perché si va sempre più diffondendo una cultura della cittadinanza attiva e responsabile.

Senso Civico: Sintomi di questo mutamento sono, ad esempio, i movimenti spontanei di cittadini che si mobilitano contro il degrado urbano: soffermandosi su esperienze strutturate, che nascono soprattutto per volontà dell’ente locale e per effetto di precise scelte di politica urbana. Grazie anche a leggi ad hoc regionali e nazionali, sono, infatti, in aumento i Comuni che offrono ai cittadini la possibilità di partecipare in prima persona alla cura dei beni comuni, alla riqualificazione di aree della città, allo sviluppo del decoro urbano.

 

Senso Civico: Sappiamo bene che dentro e fuori il mondo del volontariato ‘organizzato’ non manca chi guarda a questo fenomeno con perplessità e diffidenza. In realtà, crediamo che coinvolgere i cittadini in attività di pubblica utilità contribuisca a migliorare la vita di tutti, abitanti e amministratori locali.

Perché più è partecipata la cura e la gestione degli spazi pubblici, più si diffonde il senso civico e cultura della responsabilità.

 

Ma in che modo e attraverso quali forme i comuni possono attivare iniziative di volontariato civico? Ecco le tipologie più diffuse:

  • Albi comunali dei volontari civici;
  • Amministrazione condivisa;
  • Baratto amministrativo;
  • Convenzioni ad hoc tra ente locale e associazioni del territorio.

 

L’esempio forse più ‘antico’ di volontariato civico è quello dei cosiddetti “nonni civici”. A partire soprattutto dagli anni Novanta, alcuni Comuni hanno cominciato a coinvolgere anziani e pensionati in attività di volontariato civico in collaborazione con la polizia municipale e operatori comunali. Grazie a convenzioni con le associazioni di volontariato o a bandi pubblici, i Comuni ‘reclutano’ cittadini anziani o pensionati che con le loro pettorine colorate svolgono varie attività di volontariato, come pulire le aree verdi, vigilare nei pressi delle scuole per permettere ai bambini di entrare e uscire da scuola in tutta sicurezza oppure svolgere servizi d’ordine in occasione di eventi e manifestazioni sportive.

 

In molte città stanno fiorendo Albi comunali dei volontari civici che prevedono, secondo un regolamento, l’iscrizione dei cittadini disponibili a svolgere attività di pubblica utilità e per il decoro urbano. Ai cittadini, organizzati per aree o gruppi di intervento, il Comune fornisce copertura assicurativa, tesserini e pettorine di riconoscimento, strumenti di lavoro e se necessario anche formazione adeguata.

 

Molti Comuni Italiani hanno adottato la pratica dell’amministrazione condivisa o, per meglio dire il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Si tratta di un’esperienza molto innovativa che offre ad amministrazioni locali e cittadini i lineamenti essenziali di un modo di partecipare alla cura della città “che supera la casualità del volontariato individuale e diventa metodo”. Grazie al Regolamento, infatti, i Comuni possono attivare sul territorio un vero e proprio “patto di cittadinanza” per amministrare in modo condiviso i beni comuni della città.

 

Un altro strumento innovativo che si sta sviluppando proprio in questi ultimi anni è il “baratto amministrativo”, introdotto nel 2014 con il decreto legge n.133 (“Sblocca Italia”). Questa particolare forma di impegno civico prevede riduzioni o esenzioni dal pagamento delle tasse comunali per i cittadini attivi nella riqualificazione degli spazi in cui vivono. Il primo ad inaugurare questa pratica è stato il Comune di Massarosa, in provincia di Lucca, che ha varato il “Regolamento per l’istituzione e la gestione del Servizio Volontario Civico” e quindi pubblicato un bando che offriva uno sconto del 50% sull’imposta dei rifiuti in cambio di alcune attività di pubblica utilità: taglio dell’erba nei giardini pubblici, imbiancatura di aule scolastiche, attività di pre-scuola e sorveglianza all’entrata e all’uscita delle scuole, piccoli lavori di falegnameria e manutenzione dei cigli delle strade. L’iniziativa ha conseguito un grande successo: oltre 100 cittadini e 10 associazioni si sono proposte e altri Comuni hanno chiesto di conoscere e replicare l’esperienza, tanto che a Massarosa (nel seguire la corrente filosofica della Social Innovation) si svolgerà il primo convegno nazionale sul baratto amministrativo.

 

In alcune città esistono, infine, gruppi, associazioni o enti non profit nati proprio per coinvolgere i cittadini in attività di riqualificazione e decoro urbano. I più antichi sono senz’altro i gruppi di Guerrillia Gardening che, nati negli Usa a metà degli anni Settanta all’interno dell’attivismo ambientalista, promuovono anche nel nostro Paese “incursioni” contro il degrado urbano e l’incuria delle aree verdi.

 

Più recentemente a Roma si è sviluppato il movimento Retake. Formalmente sono associazioni ma nella pratica assomigliano più ai Guerrillia Gardening: organizzati in gruppi divisi per quartiere, si attivano periodicamente per i cosiddetti “clean up”, azioni collettive per ripristinare la bellezza originaria di una piazza o di una strada oggetto del “retake”. Parte del retake è anche lo speak up, in altre parole il parlare e lo spiegare ad abitanti e commercianti il fine di questi clean up (risanamento ambientale).

 

Alla pratica dei Guerrillia Gardening si ispira apertamente l’associazione CleaNap di Napoli, fondata da alcuni giovani che vogliono creare azioni dimostrative per migliorare piazze e monumenti del centro storico di Napoli, “ormai lasciati al degrado e all’incuria del tempo, nonché sopraffatti dall’invasione perenne dei rifiuti”. Alla questione rifiuti e pulizia del territorio si dedica anche il movimento Let’s do it! Si tratta di un movimento internazionale nato nel 2008 in Estonia in occasione di una gigantesca operazione di pulizia del Paese: in un solo giorno 50mila persone, in sole cinque ore, liberarono strade, città e foreste da 10mila tonnellate di rifiuti illegali. Ad oggi l’associazione è presente in 96 paesi, tra cui l’Italia, dove ha organizzato una pulizia di massa delle coste e delle spiagge campane e sarde coinvolgendo 12mila volontari provenienti da tutta Europa.

 

Altra esperienza interessante è quella fiorentina. A Firenze sono attivi i volontari della Fondazione Angeli del Bello. Si tratta di una fondazione di partecipazione nata su iniziativa di Quadrifoglio Spa, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, e dell’associazione Partners Palazzo Strozzi. A oggi la fondazione può contare sull’impegno di 1500 volontari che più volte la settimana e in diversi gruppi di intervento portano avanti progetti e azioni di volontariato urbano, come la rimozione di scritte vandaliche dai muri dei palazzi fiorentini e la pulizia di giardini e spazi di verde pubblico. Alle attività possono partecipare sia cittadini sia associazioni, l’importante è raggiungere lo scopo: migliorare il decoro e la bellezza di Firenze.

 

Per concludere questa panoramica sul volontariato civico e municipale, desidereremmo accennare ad un’esperienza che sta maturando in alcune regioni, in particolare in Toscana. Qui, infatti, Comuni come quelli di Scandicci e Sesto Fiorentino, in collaborazione con le associazioni del territorio, hanno coinvolto gruppi di rifugiati e richiedenti asilo in attività di pubblica attività.

 

Ospiti sul territorio toscano in appartamenti e piccole strutture gestite da enti del terzo settore (la cosiddetta “accoglienza diffusa”), i migranti possono attendere anche un anno prima che le richieste di asilo siano esaminate e in questo periodo non possono svolgere nessun lavoro retribuito. Ecco che allora lo scorso maggio la Regione Toscana, in accordo con prefetture ed enti locali, ha pensato di costituire un fondo a copertura delle spese assicurative per quei Comuni che intendono coinvolgere rifugiati e richiedenti asilo in attività gratuite e volontarie di pubblica utilità.

 

Ad oggi sono oltre una decina, le amministrazioni comunali che hanno aderito all’iniziativa stipulando convenzioni ad hoc con le associazioni locali. I migranti, oltre a partecipare a corsi di lingua e varie attività promosse dalle associazioni di volontariato, svolgono alcune ore di volontariato occupandosi di piccole opere di riqualificazione urbana. L’esempio forse più eclatante di questa forma di volontariato civico si è avuta a Firenze in occasione dell’ondata di maltempo che ha distrutto un’importante area verde della città. Qui due gruppi di profughi hanno lavorato a gomito a gomito con i volontari della protezione civile per ripristinare la viabilità e alcune aree verdi della città.

 

Al di là di ogni polemica, crediamo si tratti di un’esperienza interessante che meriti di essere conosciuta e sviluppata, a patto però che si rispettino almeno due ‘regole base’. Come tutte le attività di volontariato, è una scelta che i migranti devono prendere consapevolmente e liberamente. Inoltre, se lo scopo principale è offrire opportunità di integrazione e cittadinanza, è senz’altro un’esperienza che i migranti devono poter condividere e svolgere insieme con altri cittadini, perché è il prendersi cura ‘insieme’ del luogo dove si vive, anche solo di passaggio, che crea occasioni di scambio e conoscenza, che ci rende cittadini responsabili non solo della cosa pubblica ma anche e soprattutto l’uno dell’altro.

 

L’innovazione sociale è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali che siamo sempre più in grado di affrontare, la responsabilizzazione dei gruppi e degli individui, e la volontà di cambiare le relazioni sociali.

 

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Sebastiano de Falco

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Verità a Nudo: Colori della Verità a Nudo

Verità a Nudo: Colori della Verità a Nudo

 

VERITÀ A NUDO

I COLORI DI UNA VERITÀ’ A NUDO

 

VERITÀ A NUDO: I COLORI DI UNA VERITÀ’ A NUDO

 

Verità a Nudo: Amici miei,

 

Intenzionalmente è stata scelta un’immagine non usuale per l’argomento, proponendo in ogni caso una rappresentazione notevole non a colori di alto livello artistico.

 

Tutto questo al fine di distrarre per un attimo la vostra attenzione da tutte le provocazioni suggerite nei social network indirizzando il vostro sguardo alla laboriosa PHI Foundation www.phifoundation.com

 

Un immenso desiderio è portare alla vostra attenzione le attività svolte da PHI Foundation insieme al suo working team https://phifoundation.com/phi/chi-siamo/, operosità orientata a sostenere tutte le organizzazioni non profit nel loro digital development,  aumento visibilità, incremento raccolta fondi,  https://phifoundation.com/onp-ong/

 

Offrendo a tutti coloro che hanno a cuore lo sviluppo del terzo settore e il bene comune, l’opportunità di partecipazione attiva come Ambassador https://phifoundation.com/phi-ambassador/, diventare Member https://phifoundation.com/member/, divenire Partner https://phifoundation.com/phi-strategic-partners/,

 

Invitiamo tutti voi a gratificare questo meraviglioso team che presta opera con tutta l’anima donando il meglio di se stessi, decretando il successo di quest’ardua impresa, perciò facciamo un piccolo grande gesto mettendo “MI PIACE” alla pagina o diventando un follower:

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Potrebbe scaturire interesse e coinvolgimento visitando questa sezione del sito web di PHI Foundation https://phifoundation.com/campaigns/phi-foundation/

 

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Redazione

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INIZIA UNA STAGIONE PIU’ ATTENTA ALLA SOLIDARIETA’

Inizia una stagione più orientata alla solidarietà e al non profit.

 

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Codice del Terzo settore, sono adesso in vigore tutti e tre gli ultimi decreti legislativi necessari per completare il percorso della riforma del Terzo settore; risale infatti alle scorse settimane la pubblicazione dei decreti dedicati alla revisione in materia di impresa sociale e alla nuova disciplina dell’istituto del 5 per mille.

 

“Questi ultimi provvedimenti, dopo quelli già approvati sul Servizio civile e sulla Fondazione Italia sociale, concludono un complesso percorso che abbiamo avuto l’onore di seguire fin dall’inizio.

 

Arriva così a compimento una riforma lungamente attesa, anche se forse poco conosciuta da parte del grande pubblico.

 

Si tratta di una riforma – dichiara Sebastiano de Falco, Presidente di PHI Foundation – che ha rilevanza costituzionale in quanto ridisegna l’architettura della società civile.

 

Grazie ad essa si garantiscono “gambe più robuste” alla sussidiarietà orizzontale e una nuova alleanza nei territori tra Terzo settore e Pubbliche amministrazioni.

 

In questa nuova stagione più inclusiva e più attenta alla solidarietà la PHI Foundation è pronta a fare la sua parte.

 

La riforma, infatti, vuole dare impulso alla crescita di un Terzo Settore che sia ancor più trasparente, efficace, radicato nelle comunità di riferimento e capace di affrontare sfide ambiziose, temi da sempre cari PHI Foundation“.

 

A circa tre anni dal lancio delle linee guida che l’ex premier Matteo Renzi fece a Lucca in occasione del Festival Italiano del Volontariato, i provvedimenti attuativi giungono così al traguardo.

 

La riforma nel suo complesso non solo offre nuovi strumenti fiscali ma tocca molti aspetti chiave che vanno dalle donazioni ai social bonus, dal 5 per mille ai titoli di solidarietà, fino al sostegno per lo sviluppo di progetti innovativi.

 

“Non stiamo parlando solo di volontariato e associazionismo, che pure sono il cuore del Terzo settore italiano, ma anche di impresa sociale.

 

La gestione dei beni comuni – aggiunge Sebastiano de Falco – può divenire una grande occasione di buona occupazione, giovanile e non solo.

 

Il cammino è stato lungo, ma con questi ultimi provvedimenti si garantisce una risposta normativa organica ad un ambito di attività cruciale per il futuro benessere delle nostre comunità.

 

Stiamo parlando infatti di una riforma che mette a disposizione del Terzo settore risorse pari a 190 milioni, che tocca più di 300.000 organizzazioni associative, cooperative e di volontariato e che coinvolge più di 6 milioni di cittadini che dedicano tempo all’impegno volontario“.

 

 

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Alessandro Roma

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INNOVAZIONE SOCIALE: LA PAROLA MAGICA

INNOVAZIONE SOCIALE: LA PAROLA MAGICA

INNOVAZIONE SOCIALE: LA PAROLA MAGICA

 

Innovazione Sociale è una corrente filosofica che si concentra sull’evoluzione concettuale delle persone, sulle idee e le soluzioni che creano valore sociale a beneficio della comunità sia nel profit sia nel non profit volgendosi ad un welfare sostenibile.

 

Esaminiamo i processi attraverso i quali sono generate le innovative rivoluzioni ideologiche e tecnologiche, osserviamo la fecondazione intersettoriale alla base dei tre meccanismi fondamentali che stanno guidando la contemporanea Social Innovation:

  • Scambio di idee e valori;
  • Rigenerazione dei ruoli e relazioni;
  • L’integrazione del capitale privato a sostegno degli investimenti pubblici e la filantropia.

In definitiva, i problemi più difficili e importanti non possono essere compresi, e tanto meno risolti, senza il coinvolgimento del terzo settore, organizzazioni non profit, investimenti pubblici e privati.

 

Innovazioni Sociali, nuove strategie, concetti idee, organizzazioni che soddisfano esigenze sociali in diversi settori dal lavoro, l’educazione, la salute, al fine di sviluppare e rafforzare le comunità. Nella Social Innovation vi sono compresi i processi sociali innovativi e partecipativi, quali per esempio le tecniche e software open source, innovazioni orientate a scopi ed utilizzi sociali come microcredito, il volontariato e l’apprendimento a distanza, e molto altro ancora.

 

La Social Innovation si concentra sul processo di innovazione e cambiamento che prende forma favorendo l’organizzazione interna delle imprese al servizio della produttività e del bene comune (Corporate Social Responsibility) responsabilità sociale d’impresa con link diretto l’enciclopedia digitale Wikipedia simbolo della Social Innovation Partecipativa e dei concetti intrinseci.   https://it.wikipedia.org/wiki/Responsabilit%C3%A0_sociale_d’impresa

La Social Innovation si concentra sulle nuove tipologie di lavoro e avanzate forme di cooperazione (modelli di business o capitalismo Etico), in particolare attività sostenibili.

 

L’innovazione sociale è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali che la politica tradizionale sembra sempre più in grado di affrontare, (vedi quanto affermato da Matteo Renzi), la responsabilizzazione dei gruppi e degli individui, e la volontà di cambiare le relazioni sociali.

 

Quindi, l’innovazione sociale è spesso presentata come un modo per aumentare la qualità dei servizi sociali e la loro economicità, offrendo equivalente, se non superiore, i risultati nonostante i notevoli vincoli di bilancio.

 

“Insieme siamo in grado di nutrire il seme di altruismo che è insito in ognuno di noi”.

 

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Sebastiano de Falco

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UN BELLISSIMO FILM AL CINEMA

UN BELLISSIMO FILM AL CINEMA

UN BELLISSIMO FILM AL CINEMA

UN BELLISSIMO FILM AL CINEMA:

Mercoledì scorso, ho voluto anch’io beneficiare della grande opportunità offerta in questo periodo, e cioè, andare al cinema a vedere un ottimo film al costo di soli due euro.

Tutto ben organizzato, cena romantica con la mia incantevole dolce metà in ristorantino tipico, dopodiché ci siamo avviati al cinema, dove alla cassa abbiamo ritirato i biglietti prenotati con posti in ottima posizione, tutto procedeva come pianificato.

Il desiderio di trascorrere una tranquilla serata, ambita da molto tempo, sembrava esaudirsi, tutto era andato perfettamente come aspiravamo, se non fosse stato per quel piccolo inconveniente e cioè: una volta entrati nella sala cinematografica e seduti ai posti assegnati abbiamo costatato che nella fila di poltrone antecedente alla nostra sedevano tre giovani ragazzi di circa dieci anni non accompagnati, i quali infastidivano la platea circostante con schiamazzi abbastanza fastidiosi e impropri.

I ragazzi sono stati più volti gentilmente invitati ad evitare atteggiamenti inopportuni ma essi continuavano liberamente con i loro chiassi ignorando qualsiasi rispetto verso gli altri e niente è valso informare la direzione del cinema di quanto stava accadendo, e alla richiesta di silenzio con un tono di voce più alto, i giovani ragazzi hanno infierito dicendo: altrimenti cosa fate?

Nel guardare i volti turbati (forse disperati) delle persone intorno, in quel preciso momento, mi è apparso in mente l’ottavo libro de “La Repubblica” di Platone, e desidero farvi partecipi trascrivendo questi brevi versi poiché vi trovo molte analogie con i tempi che stiamo vivendo e più che un testo di 2.500 anni fa sembra scritto ieri.

 

Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistano alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, son dichiarati tiranni.

E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo;

che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani.

In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo e rispetto per nessuno.

IN MEZZO A TANTA LICENZA NASCE E SI SVILUPPA UNA MALA PIANTA:

LA TIRANNIA.

 

Forse è arrivato il tempo di cessare di perseverare una strada che conduce solo, esclusivamente, a ripetere i medesimi errori di sempre cercando l’evoluzione orientata alla Social Innovation, un cambiamento reale in un mondo migliore più solidale, più equo, più sostenibile, volgendosi verso il rispetto delle persone e la tutela del bene comune.

 

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Sebastiano de Falco

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DONARE CON FIDUCIA E’ UN DIRITTO delle comunità solidali

DONARE CON FIDUCIA UN DIRITTO

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DONARE CON FIDUCIA UN DIRITTO

DONARE CON FIDUCIA UN DIRITTO – PHI Foundation – Il terremoto che ha colpito l’Italia centrale (aggravato dalle avversità climatiche), ha messo in ginocchio il cuore del Paese ma è stato anche occasione, ancora una volta, per rendere evidente la generosità di cui sono capaci gli italiani. Il mondo del volontariato in prima linea, le organizzazioni, i territori e i singoli cittadini in modo anche spontaneo, si sono attivati e continuano a farlo anche in queste ore in cui l’emergenza sembra essere un amaro pane quotidiano. Per questo tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo, anche se piccolo.

Amareggia molto quindi apprendere di quanto riescano ad essere virali notizie circa “problematiche” sui fondi raccolti tramite sms solidale. Informazioni come queste sono in grado di minare la fiducia, radice stessa del verbo donare, poiché creano un clima di disfattismo che non fa bene a chi lavora per il bene comune.

È, infatti, di pochi giorni fa la notizia, alimentata soprattutto dal dibattito via social, in merito alla destinazione dei fondi raccolti tramite sms solidale subito dopo il terremoto, informazioni che hanno richiesto l’intervento diretto del Dipartimento della Protezione Civile: i soldi non sono spariti, né sono stati sottratti da nessun altro soggetto, né tantomeno dalle compagnie telefoniche stesse, che hanno già versato alla Protezione Civile la maggior parte dei fondi raccolti.

Si specifica: “La cifra raccolta, che supera i 25 milioni di euro, è, infatti, destinata alla fase di ricostruzione post emergenza, quella sulla quale si spengono i riflettori, quella in cui non si fanno le maratone televisive o le dirette tv, quelle però più preziose per chi vive nei territori colpiti“. Al contrario, come riportato nella nota del Dipartimento, per la fase di gestione dell’emergenza sono destinate tutte le necessarie risorse attraverso i fondi pubblici.

PHI Foundation da sempre lavora su temi come fiducia e trasparenza, poiché donare con fiducia e in tutta sicurezza, è un diritto di ognuno di noi. Le sensibilità espressa tramite le donazioni devono essere gratificate e incoraggiate, al tempo stesso, al donatore, devono essere dati gli strumenti giusti per potersi orientare e proteggere, tanto dalle notizie fuorvianti quanto da appelli non veritieri.

Per questo la PHI Foundation ha ideato “Certified” al fine di mantenere il donatore costantemente informato sullo stato di sviluppo dei singoli progetti con l’opportunità di interagire e partecipare attivamente, farsi coinvolgere, nello spirito della Social Innovation Community.

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Sebastiano de Falco

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Social Innovation Community: La Sete di libertà

15 ottobre 2016 – Sebastiano de Falco – Ultimamente non comprendo cosa stia accadendo ma la mia mente continua a viaggiare in pensieri reconditi alla ricerca del giusto modello di Social Innovation facendo emergere dalla memoria antiche riflessioni come l’ottavo libro della “Repubblica di Platone”.

Ho voluto trascrivere questo brevi versi poiché si trovano molte analogie con i tempi che stiamo vivendo e più che un testo di circa 2.500 anni fa sembra quasi scritto ieri.

A voi il giudizio leggete queste brevi righe e sappiatemi dire se non avete la mia stessa sensazione (non cambiamo mai ripetiamo continuamente le stesse cose), vogliamo distruggere tutto invece di orientarci verso la tutela del bene comune.

Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. 

E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo;

che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. 

In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo e rispetto per nessuno. 

In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.

Forse è arrivato il tempo di cessare di perseverare una strada che conduce solo, esclusivamente, a ripetere i medesimi errori di sempre cercando l’evoluzione verso un cambiamento reale e un mondo migliore più solidale orientandoci verso una Social Innovation Community.

 

Sebastiano de Falco

PHI Foundation