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Social Street: Italia Prima

Social Street: Italia Prima

Social Street: La Prima in Italia

 

Social Street: Italia Prima

1 La prima  Social Street in Italia è nata a Bologna;

Cari lettori, il fenomeno mondiale delle «Social Street» è esploso anche in Italia, in ben 17 città. La prima Social Street in Italia è sorta a Bologna dove i residenti si sono ritrovati online e si sono riappropriati del proprio quartiere: «Insieme per aiutarsi a migliorare il luogo in cui viviamo»

In via Fondazza, a Bologna, alle differenze non si dà peso.

C’è una cassetta degli attrezzi, affissa ad un muro. Più avanti un’altra: chiunque può aprirla (la chiave non c’è) e tirarne fuori cacciaviti, cavi dell’auto, una pompa per bici, a disposizione dei passanti. Studiosi da tutto il mondo esaminano la via che si snoda tra i portici del capoluogo emiliano, per capire cosa è successo qui negli ultimi quattro anni.

Tutto è iniziato con una pagina Facebook. I “residenti di via Fondazza” (così si chiama ancora oggi) hanno cominciato a conoscersi online, poi di persona. Dal 2013 s’impegnano, giorno per giorno, per migliorare il luogo in cui vivono. È nata così la prima Social Street in Italia: altre 453 ne sono seguite negli anni, da Napoli a Trento fino alla Nuova Zelanda. Diffondendo pratiche di buon vicinato. Per capire la mission, c’è da porsi prima  quanto sia cambiata nel frattempo la Social Street nel centro di Bologna.

Palazzi storici, ben 1.800 residenti, botteghe e studenti: come nelle vie vicine. Il fruttivendolo e la libreria sono al loro posto. La novità è «qualcosa che ha a che fare con i rapporti tra le persone» spiega chi ci vive: non si vede a occhio nudo. «Quando sono arrivato qui la gente a malapena si salutava. Ora tutti si conoscono, dai manager ai senzatetto. E si aiutano a vicenda» racconta Luigi Nardacchione.

Social Street: Italia Prima

2 La nascita del progetto Social Street: le persone che si aiutano;

Il primo “gruppo” è nato così: «Piano piano ci siamo riappropriati della zona, con iniziative che hanno coinvolto sempre più residenti: dalle feste in strada al bike sharing, dalla portineria di quartiere alle pulizie della via» racconta Nardacchione. La voce si è sparsa. Dai social media a quelli tradizionali – fino al New York Times – la fama ha generato emulazioni (per fortuna) e non poche: 454 social street sono sorte in Italia ed all’estero tra il 2013 e il 2016. Ma nell’anno appena concluso il boom ha segnato una prima battuta d’arresto. A monitorare i numeri è un osservatorio ad hoc attivato (l’unico finora) dall’Università Cattolica di Milano: la sociologa Cristina Pasqualini e il suo team hanno analizzato centinaia di dati e realizzato decine d’interviste, ora convogliate in un e-book gratuito pubblicato da Fondazione Feltrinelli (“Vicini connessi”, disponibile su FondazioneFeltrinelli.it).

La novità sta nel fatto che le strade condivise sono “esseri viventi”, prima di tutto e in quanto tali non solo nascono, ma muoiono. Negli ultimi 12 mesi il numero complessivo è passato da 454 a 428, un calo «fisiologico» secondo Pasqualini, ma anche il segno di una svolta. «Dopo l’entusiasmo iniziale su Facebook molti gruppi si sono spenti da soli. Alcuni esistono ormai solo formalmente, e sono di fatto inattivi. Quelli che si costituiscono ora, però, lo fanno con una nuova consapevolezza» osserva la docente.

I picchi sono nelle città: Bologna e Milano in primis.

Certo, non è facile come un “clic” sulla tastiera; «Ci vuole impegno e tempo» conferma Nardacchione «ma alla fine i risultati rimangono». In via Fondazza hanno creato, così un aiuto importante come il comitato che pulisce regolarmente la prima  Social Street italiana.  Un altro, in cui si organizzano feste. E qualcuno ha installato cassette degli attrezzi ad uso pubblico lungo la prima  Social Street in Italia, e c’è persino chi si è inventato un bike sharing tra vicini. E funziona – incredibile – senza nemmeno essere sui social per aiutare i residenti !

 

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Live-streaming: uno strumento che non può mancare nella social media strategy di una No Profit

Live-streaming: social media strategy

Live-streaming: uno strumento che non può mancare nella social media strategy di una No Profit

 

Live-streaming: Cos’è il live-streaming?

Live-streaming: Per una No Profit la classica lettera di direct marketing non è sufficiente per mantenere l’engagement del target di riferimento e sempre più è divenuta fondamentale l’integrazione di strumenti di promozione sia offline che online. La multicanalità, di conseguenza, prevede la prassi di comunicare in modo diversificato a seconda del canale scelto allo scopo di catturare l’attenzione al momento giusto e con il messaggio giusto.

Ad esempio, uno degli strumenti messi a disposizione dalla piattaforma Facebook per consentire un’interazione più coinvolgente, è il servizio Live-streaming. Questo può fare la differenza per trasformare la relazione con i propri utenti in una esperienza unica. Per varie ragioni:

1)      il Live-streaming ha un’immediatezza che i video registrati non hanno. Pensiamo alla potenza evocativa che potrebbe avere una ripresa live di un medico di Emergency mentre sta operando in sala o un video di Action Aid che riprende in diretta la somministrazione a un bimbo malnutrito di cibo altamente proteico, oppure alla capacità di coinvolgimento emotivo che susciterebbe una intervista live rilasciata ad Amnesty International da un condannato alla pena di morte;

2)      gli utenti possono interagire istantaneamente con la diretta e commentare quello che stanno vedendo. L’interazione live dà la possibilità alla tua campagna di sensibilizzazione o di raccolta fondi, di ricevere feedback immediati, capire quali sono le eventuali criticità e quindi le aree di miglioramento;

3)      il Live-streaming permette di aumentare la audience a ogni sessione. Attraverso l’email marketing puoi raggiungere gli utenti che sono già nella tua lista o, se anche acquisti “contatti freddi”, non è detto che questi siano veramente interessati alla tua attività. Mentre il Live-streaming può aprirti a segmenti nuovi e interessati, a cui prima non avevi pensato. Eventi, dibattiti o campagne: qualsiasi momento può essere trasformato dalla tua No Profit in un’occasione per intrattenere dal vivo più users.

4)       il Live-streaming trasforma il tuo content in “dialogante” e “vivente”. Immaginate una campagna per il 5×1000 come ne potrebbe essere avvantaggiata. L’utente sarà più favorevole a firmare nella dichiarazione dei redditi a favore della tua associazione No Profit dopo che lo hai fatto entrare nella “umanità” del brand avvicinandolo ai tuoi valori e alla tua missione con un linguaggio comune e accessibile a tutti.

Infine c’è una novità: Facebook ha annunciato l’aggiornamento dell’algoritmo che porterà alla riorganizzazione della classificazione dei video sulla bacheca degli utenti privilegiando quelli di maggiore durata, a differenza di quanto avveniva prima.

Allora che aspetti? Trasmettere in diretta da Facebook è molto semplice: basta un clic sull’icona Live.

Il tuo pubblico sarà più gratificato nel seguire in diretta le attività della tua No Profit perché gli starai dando un pezzettino di te, della tua vita di tutti i giorni.

La vita è possibilità, è valorizzare le esperienze di ciascuno e interrogarsi sugli eventi che accadono, il live-streaming può facilitare proprio questo percorso.

PHI Foundation è un’associazione che si occupa di sostenere ed aiutare tutti gli operatori che si muovono nell’ambito del Terzo Settore, attraverso l’informazione e la promozione di raccolte fondi.

Se vuoi aiutarci in questo compito, sostienici attraverso un contributo cliccando su questo link.

 

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Famiglie Monogenitoriali: Geometria Variabile

Famiglie Monogenitoriali: Geometria Variabile

Famiglie a geometria variabile: le famiglie monogenitoriali

 

Famiglie Monogenitoriali: Geometria Variabile

In Italia oltre quattro milioni di famiglie sono composte da uno o più figli che vivono prevalentemente con uno dei due genitori, sono famiglie monogenitoriali, una realtà complessa e sempre più diffusa che non può essere ignorata.

UN VALIDO AIUTO

Smallfamilies è un’associazione di promozione sociale, costituitasi il 14 febbraio 2014, che attraverso un portale di eventi, a campagne di sensibilizzazione e ad una collana editoriale, è in prima linea sul fronte dell’impegno politico e sociale a favore delle famiglie monogenitoriali più esposte a condizioni di fragilità economica e relazionale.

Le sue basi si fondano già nel 2012, quando a Gisella, architetto, ricercatrice e madre single, viene l’idea, condivisa con altri due genitori single, Michele ed Erika, di creare un punto di riferimento per le famiglie monoparentali o come loro preferiscono chiamarle “smallfamilies”, “famiglie a geometria variabile”.

Insieme ad altri volontari, i tre promotori si documentano, prendono spunto da siti internet di paesi esteri più avanzati su questi temi e iniziano creando un portale, un osservatorio sulle famiglie monogenitoriali in Italia e nello stesso tempo un sito di informazione e orientamento per genitori soli, alle prese con tutte le difficoltà pratiche ed emotive ma anche con le soddisfazioni e desideri che comporta questa condizione.

SERVIZI E ASSISTENZA

Uno dei primi servizi istituiti è la consulenza e l’assistenza legale, una “selezione” di professionisti specializzati in materia per aiutare a trovare una soluzione il più possibile pacifica. E poi incontri, consulenze e punti di ascolto per aiutare ad affrontare gli aspetti psicologici legati a una separazione.

Un’ampia parte del lavoro dei volontari di Smallfamilies è dedicato alla ricerca, alla promozione di sondaggi e alle azioni di sensibilizzazione delle Istituzioni. Da sempre l’associazione denuncia la carenza di attenzione e di welfare dedicato alle famiglie costituite da un unico genitore. Eppure è evidente che anche in Italia, nell’eterogenea composizione delle famiglie, tra coppie sposate e coppie di fatto, con o senza figli, una buona percentuale è composta da genitori single, separati o divorziati, genitori unici o vedovi con figli a carico.

DATI SOMMERSI

Da una ricerca effettuata per fotografare la situazione in Lombardia si è messo in evidenza che ben il 12,8% delle famiglie è costituita da famiglie monogenitoriali e che solo il 4% è composto da famiglie numerose. La richiesta che Smallfamilies continua a fare alle Istituzioni è di prendere atto di questa trasformazione demografica e sociale e di programmare un welfare adeguato alle esigenze di queste nuove realtà familiari.

Uno dei problemi più grossi che si devono affrontare dopo una separazione è quello della casa e serve aiuto da parte delle Istituzioni. Un aiuto che riconosca pari diritti a tutte le famiglie monogenitoriali. Oggi in Lombardia i contributi sono destinati solo a situazioni di fragilità economica derivanti dalla rottura di una coppia sposata.

Smallfamilies è alla ricerca, anche fuori dal territorio di Milano, di realtà simili alla sua, o che si occupano più in generale della “famiglia che cambia”, per far rete e promuovere insieme progetti e azioni che sviluppino queste tematiche e individuino soluzioni adeguate. Ampliare la rete è importante per ottenere risultati concreti.

Gisella e gli altri volontari cercano anche mani che abbiano voglia di scrivere articoli sul loro sito, raccontare le loro storie, anche anonime, condividere le loro esperienze; persone che abbiano voglia di condividere il loro tempo e di dare luce ai genitori single. Se avete bisogno di loro, se volete aiutarli e sostenerli andate sul sito.

 

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LA LEUCEMIA: UNA MALATTIA RARA

LA LEUCEMIA: UNA MALATTIA RARA

LA LEUCEMIA: UNA MALATTIA RARA

LEUCEMIA: LA PATOLOGIA

La leucemia è un tipo di tumore caratterizzato dalla proliferazione neoplastica delle cellule staminali ematopoietiche con il conseguente aumento anomalo dei globuli bianchi detti blasti patologici, che si accumulano nel midollo osseo compromettendo la differenziazione e proliferazione della normale filiera emopoietica (ossia i leucociti vanno a bloccare la crescita delle altre cellule della filiera).

Nel midollo osseo si trovano i blasti sani che danno origine a tre filiere ematopoietiche: i mieloblasti, i linfoblasti ed i megacarioblasti.

La leucemia è una neoplasia che colpisce il sangue, il  midollo osseo ed il sistema linfatico ed a seconda della linea cellulare verso cui evolve il clone leucemico si avrà una leucemia di tipo linfoblastica o mieloide distinte a loro volta tra una fase acuta ed una fase cronica in base alla velocità di progressione della malattia: nel primo caso il numero delle cellule tumorali aumenta velocemente mentre nel secondo caso proliferano più lentamente.

La diagnosi viene fatta tramite approfondite analisi del sangue o tramite un esame citologico del midollo osseo.

Questa malattia ha una maggior diffusione nei Paesi sviluppati, da un punto di vista eziologico si ipotizza che può essere causata da: una predisposizione familiare, dall’esposizione all’aria inquinata, dal fumo attivo e dal fumo passivo, dall’herpes virale.

Tuttavia ogni anno si registrano 265.000 decessi per leucemia.

La leucemia colpisce anche i bambini (leucemia pediatrica) con un incidenza del 30% nella popolazione italiana.

LEUCEMIA: IL SOSTEGNO E L’AIUTO DELL’AIL

L’AIL (Associazione Italiana contro le leucemie-linfoma e mieloma) è una ONP (Organizzazione no profit) costituita a Roma nel 1969 con lo scopo di assistere i pazienti leucemici, sostenere la ricerca scientifica, promuovere la formazione e l’aggiornamento di medici, biologi e tecnici di laboratori.

L’Ail è presente in ogni regione italiana col compito di: finanziare la ricerca contro la leucemia, organizzare seminari dedicati alle principali malattie ematologiche, offrire cure domiciliari, dare alloggi per i malati e per le loro famiglie.

L’Ail organizza giornate di raccolta fondi durante il periodo natalizio e pasquale destinati alla ricerca.

Si può sostenere questa associazione con una donazione, o attraverso il 5×1000, o con lasciti, diventando donatore di sangue e/o di cellule staminali.

Il sostegno da parte di tutti è molto importante nella cura di questa patologia, per ottenere la sopravvivenza e la guarigione del malato.

Grazie alle recenti cure mediche come i trapianti di midollo osseo, di cellule staminali ed alle trasfusioni circa il 20% dei pazienti malati è riuscito ad ottenere una guarigione definitiva.

Chiunque volesse sostenere l’Ail, offrendo il proprio aiuto e supporto verso chi soffre di leucemia, può diventare volontario consultando il sito web o la pagina Facebook.

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Instagram: potenziare brand organizzazione no profit

Instagram: potenziare brand organizzazione no profit

Instagram: potenziare brand organizzazione no profit

 

Instagram: potenziare brand organizzazione no profit

Instagram per la sua popolarità può essere un utile canale di social network per accrescere la portata sociale di una organizzazione non profit.

Il suo vantaggio è quello di catturare, con foto o video, momenti in tempo reale trasmettendo emozioni e sensazioni reali rispetto ad altri tipi di contenuti che rimarrebbero anonimi.

Quando si vuole promuovere una campagna no profit, è necessario sfruttare ogni strumento che Instagram mette a disposizione. Vediamone alcuni:

Copygram: permette di stampare le foto che vengono condivise per poter poi essere successivamente distribuite in formato cartaceo ad esempio in occasione di eventi della organizzazione non profit.

Programmi di editing: consentono di correggere eventuali imperfezioni e rendere le immagini più appealing. E’ importante che foto e video siano di ottima qualità e che vengano postate una o al massimo due volte al giorno, possibilmente nello stesso orario.

Regram: permette di condividere su Instagram i vari contenuti che vengono postati negli altri social network con il vantaggio di dare risalto ai contributi che hanno ottenuto più successo negli altri canali risparmiando tempo.

Se si vuole creare la propria cover di presentazione su Facebook con una delle foto scattate dal profilo Instagram, c’è Instacover che consente di collegare i due social networks in modo semplice e di creare velocemente l’immagine di presentazione.

Tramite InstaBG è possibile integrare Twitter ed Instagram in modo da avere come sfondo della propria pagina Twitter le varie immagini del profilo Instagram.

Poi c’è  Instalbums che permette di creare degli albums da Instagram utilizzando le ultime foto postate e poi creare dei links da poter condividere con i vari followers.

È vero che una foto vale più di mille parole, ma  utilizzare la didascalia, come fa Medici Senza Frontiere, permette di accrescere l’effetto dell’immagine raccontando una storia che un follower non avrebbe mai potuto apprendere guardando solo la foto.

Anche se non si possono inserire link attivi nella didascalia, ciò non significa che si debba rinunciare a chiedere alle persone di agire. Save the Children, Progetto Arca e tante altre organizzazioni no profit includono sempre nei loro post un richiamo alla call to action. 

Instagram Stories: questo strumento, ispirato a Snapchat, ha rappresentato un grande cambiamento.

Il meccanismo è semplice: è possibile rendere i video o le foto disponibili sui canali ufficiali per una durata di 24 ore. Poiché i post sono destinati a scomparire non sono commentabili dagli utenti ne soggetti a like.

Infine c’è la possibilità della Diretta Live, strumento che sicuramente può  accresce l’impatto sul proprio target.

Una volta Istagram era il social network delle immagini quadrate sul quale non si potevano pubblicare troppe foto né tantomeno tutte insieme. Tale limite comportava che quell’una o due immagini che si postavano al giorno, modificate con vari filtri dal tono retrò, esprimevano “il meglio” dell’Associazione.

La possibilità ora di inserire modifiche su una maggiore e variegata quantità di contenuti (dirette, video, messaggi) rappresenta da una parte una evoluzione, dall’altra però anche una perdita di quella essenza per cui Instagram era nato ossia quella di essere un social network focalizzato sul bello ed esclusivo.

Per questo raccomandiamo di non abbassare mai la qualità dei contenuti da postare certi che, con Instagram, non sbaglierai mai se mostrerai il lavoro che la tua organizzazione no profit compie ogni giorno per raggiungere lo scopo sociale per cui è nata.

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Aleppo: le donne preferiscono il suicidio

Aleppo: le donne preferiscono il suicidio…

Aleppo: le donne preferiscono il suicidio al loro triste destino

 

Aleppo: La decisione coraggiosa di almeno venti donne siriane che hanno scelto di suicidarsi pur di non finire nelle mani dei soldati e diventare oggetto di violenze e di abusi sessuali. O delle figlie che domandano ai propri padri di ottenere il permesso per essere uccise prima di essere catturate e stuprate dai miliziani. Questo è quanto riportava il New York Times qualche giorno fa.

Aleppo: Quando la morte diventa preferibile alla guerra vuol dire che è opportuno fermarsi almeno per un momento. Tutto il mondo, nessuno escluso, si deve fermare, anche per un solo momento  e pensare a come porre fine all’orrore che sta accadendo ad Aleppo. Una città, definita patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ora devastata dal conflitto iniziato quattro anni fa e dalle gravi violazioni dei diritti umani che questo ha comportato per i civili e i ribelli catturati. Città dove è diventato impossibile far arrivare medicinali e convogli alimentari.

Aleppo: Gli ospedali, avverte l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, sono affollati all’inverosimile di persone con ferite gravissime. Nella zona ancora controllata dai ribelli anti-Assad, ospedali da campo e cliniche mobili non sono più operativi, messi fuori uso dai ripetuti bombardamenti governativi siriani sulla parte est della città. Lo annuncia sempre l’Oms.

Se oggi stai uscendo di casa per andare a comprare i regali natalizi, non uscire. Se stai ridendo non ridere. Se sei triste oggi almeno smetti di esserlo. Se stai piangendo smetti di piangere. Se odi smetti di odiare. Se ami smetti di amare… Perché questo è il momento di non fare niente se non di pensare che non si può stare più  fermi a guardare i crimini che si stanno commettendo in Siria.

20 donne si sono suicidate perché hanno preferito morire invece che essere rapite, torturate o stuprate. E tutto questo perché?  Per una insensata guerra che è mossa puramente da interessi economici e geografici.

La storia ci insegna che gli uomini si sono sempre uccisi unicamente e solo per il denaro infiocchettando questa vile realtà con orpelli di valore come la religione o l’unita di un popolo, di una etnia, ecc. Ma ora fermiamoci un attimo a pensare a un’altra verità e cioè che il denaro per cui si compiono gli orrori più grandi solo una cosa non può comprare: il tuo tempo. Ogni giorno abbiamo a disposizione 24 ore, 1.440 minuti e 86.400 secondi . E non possiamo fare in un giorno tutto ciò che vorremmo fare perché abbiamo solo 24 ore. Tutto il denaro del mondo non è sufficiente a comprarci un minuto di più. E una volta che un minuto è perduto, è perduto definitivamente. Per sempre.

Allora è importante chiedersi: stiamo utilizzando bene il limitato tempo che abbiamo a disposizione? Il mondo sta utilizzando bene il tempo che ha a disposizione? Me lo chiedo perché in Siria sono rimaste solo le Ong, come MSF, Oxfam, Croce Rossa Internazionale ad aiutare i civili, lasciate completamente sole dal resto della Comunità Internazionale, ONU compresa. Allora dobbiamo pensare di investire bene ogni minuto del nostro tempo.

Oggi voglio smettere di fare tutto ciò che sto facendo e pensare a come apportare cambiamenti positivi nella mia vita e in quella degli altri. Oggi fermiamoci tutti e chiediamoci  se ci stiamo focalizzando sulle cose importanti, quelle che contano veramente per la nostra vita e per quella degli altri.

Malala, premio Nobel per la Pace, in un appello lanciato su Facebook per porre fine alle disumanità che si stanno consumando in Aleppo dice “…. La storia non cade dal cielo, siamo noi che la facciamo” .

Perché la differenza è che io, tu, tutti noi, nelle 24 ore che abbiamo a disposizione ogni giorno, possiamo scegliere di fare la differenza nel mondo oppure no.

 

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Sociale: Raccolta fondi per il sociale attraverso i social network

Sociale: Raccolta fondi attraverso i social network

Sociale: Raccolta fondi per il sociale attraverso i social network

 

Il mondo del sociale è un settore fondamentale per il nostro Paese, soprattutto considerando la crisi economica in cui versa negli ultimi anni. Fondamentale soprattutto per dare risposte ai problemi del tessuto sociale che non possono essere affrontati in maniera celere dagli Istituti preposti. Manca però, in tutto ciò, un piano strategico ed un protocollo di azioni combinate che possano dettare le linee guida della raccolta fondi. Tale attività ad oggi è disciplinata soltanto per gli aspetti fiscali; manca totalmente un’azione condivisa dalle molteplici associazioni non profit nel muoversi e gestire la raccolta fondi. Operazione fondamentale per una efficace attività di fundraising.

Fundraising attraverso i social network

Fundraising attraverso i social network

L’importanza delle ONP

Come anticipato, il settore del non profit riveste un ruolo fondamentale per la nostra realtà italiana; molto spesso è una delle attività produttive principali, come lo è ad esempio per le attività artistiche, sportive o di intrattenimento dove le realtà non profit superano le imprese tradizionali, impiegando un numero di circa quasi 700 mila lavoratori retribuiti. Questo aspetto dovrebbe suscitare in ognuno di noi delle domande in merito al nostro futuro, prendendo in considerazione la possibilità e la fattibilità di investire maggiormente in attività legate al non profit. Tale pensiero oggi sopraggiunge grazie anche alla considerazione della Responsabilità Sociale d’impresa; pensiero secondo il quale l’aspetto meramente economico di una attività imprenditoriale non deve tralasciare un aspetto più sociale, nell’interesse del benessere comune dei dipendenti dell’azienda, ma soprattutto della società intera. Come non portare il pensiero ad Adriano Olivetti, che fece del benessere dei propri dipendenti il motore produttivo della sua azienda. Da lui tutti noi dovremmo apprendere e riproporre in un’ottica di innovazione sociale le sue lungimiranti azioni.

Una rete per il sociale

Mancando un piano di azione condiviso, è opportuno fare in modo che il mondo del sociale possa aggregarsi, unirsi in una rete in  cui mezzi e strumenti siano condivisi per aiutare le diverse associazioni nella campagna di promozione online della loro attività. Il tutto con il fine ultimo di incentivare e agevolare la raccolta fondi. Penso soprattutto a quelle piccole ONP, costituite da personale per lo più volontario, molto spesso in pensione, che non sono in grado di gestire, in termini di risorse, azioni concentrate sulla raccolta fondi. Una rete di supporto, con strumenti dedicati e a basso costo o meglio ancora gratuiti, potrebbe colmare questa mancanza e sollevare le sorti di una piccola realtà che per la comunità di appartenenza risulta fondamentale.

Una rete per il sociale

Una rete per il sociale

I social network per il sociale

Laddove pecca il sociale, arriva il web con i suoi social network. L’uso delle piattaforme social e dei social network possono migliorare l’efficacia dell’operato del terzo settore nelle diverse loro attività, dal fundraising al dialogo con le istituzioni e la società civile. Il web offre alle ONP una vasta gamma di strumenti per promuovere la propria attività e per fare raccolta fondi in maniera immediata e soprattutto innovativa. Lo stesso Google ha realizzato una sezione dedicata al non profit, Google for non profit appunto, che offre vantaggi e strumenti precisi alle ONP beneficiarie. Si tenga presente che ben il 76% delle persone che intendono fare una donazione ad una associazione non profit, cerca online informazioni: sia tramite i motori di ricerca ma anche attraverso i social network, dove i video sono gli strumenti che maggiormente attirano l’attenzione dei potenziali donatori, stimolando l’engagement. Si stima che il 57% degli utenti, effettui una donazione dopo aver visto un video in cui si racconta l’ONP.

Anche Linkedin, così come Google, offre un servizio apposito per le Onlus:

  • accesso gratuito all’account “Talent Finder”, per un valore di circa mille dollari l’anno;
  • accesso al gruppo dedicato “Non profit Board Connect”;
  • accesso esclusivo alle guide tutorial di Linkedin.

Twitter offre una serie di informazioni e strumenti dedicati alle ONP per coadiuvarle nel diffondere il loro messaggio ottenendo al contempo il maggior numero di followers ed una maggiore interazione con il pubblico degli stakeholders. Lo stesso Facebook ha inserito il tasto “DONA ORA” per le associazioni non profit, per unire il fundraising alla comunicazione digitale nell’ottica di un social marketing innovativo.

Concludendo…

Il punto fondamentale da tenere presente in una campagna di raccolta fondi online è il target verso il quale ci si indirizza. È cosa nota, ormai, che tutti noi viviamo con lo smartphone sempre a portata di mano. Innovare in questo senso il fundraising è un passo necessario da compiere, anche per le piccole realtà locali che rispondono ai bisogni della comunità. Semplificare le modalità di donazione, rendendole fruibili in ogni modo e in ogni dove, è il primo passo verso un protocollo di azione condiviso tra le molteplici ONP. Dall’altra parte, offrire alle ONP un elenco costantemente aggiornato del panorama web e delle diverse possibilità offerte in merito al social marketing e al fundraising, potrebbe essere un ulteriore passo verso un’azione condivisa non solo dalle ONP, ma dagli stessi donors che decidono di sostenere le singole attività del mondo non profit.

 

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PHI Foundation media partner del Mashable SMDayItaly 2018

Anche quest’anno PHI Foundation è lieta di essere stata scelta come media partner del Mashable Social Media Day Italy che si svolgerà presso lo IULM Open Space di Milano dal 18 al 20 Ottobre.

L’evento è uno degli appuntamenti più importanti in Italia per tutto il mondo digital e per la comunicazione.

Suddiviso in 3 giornate, il Social Media Day Italy prevederà la presenza di numerosi relatori, selezionati tra i migliori esperti del settore, tutti professionisti con un importante bagaglio di esperienze italiane e internazionali e che ricoprono posizioni di rilievo all’interno di importanti realtà aziendali e imprenditoriali.

Giunto ormai alla sua 5^ edizione, l’evento è organizzato dalla talentuosa Eleonora Rocca, che ha accettato la sfida propostagli 5 anni fa da Mashable per lanciare anche in Italia un appuntamento annuale, come già avveniva in altre nazioni.

I numeri dell’ultima edizione, quella del 2017, testimoniano il grande successo che l’evento ormai riscuote: quasi 1.200 partecipanti, 90 relatori, quasi mezzo milione di visualizzazioni ottenute sulla pagina Facebook e quasi 2 milioni di visualizzazioni sul sito web e con una crescita del fatturato del 75% rispetto all’edizione 2016.

L’obiettivo principale del Social Media Day Italy è quello di aggiornare e formare il pubblico presente attraverso strategie concrete e case study di successo presentate dai migliori professionisti del settore.

Inoltre, permettere ad aziende, consulenti, imprenditori ed addetti ai lavori di confrontarsi, conoscersi e spesso, far nascere nuove collaborazioni o sviluppare progetti comuni.

PHI Foundation da sempre promuove la Social Innovation come uno dei driver che possono guidare il nostro futuro economico e sociale, pertanto ha accolto con molto piacere la richiesta del Social Media Day Italy di affiancare e sostenere l’evento attraverso il suo sito e i suoi canali social.

All’interno del sito di Phi Foundation è presente uno spazio dedicato all’evento dove è possibile anche acquistare i biglietti ad un prezzo promozionato. (acquistare i biglietti)

Fare parte di una comunità significa anche aggiornarsi e confrontarsi con gli altri, il Social Media Day Italy è un’ottima occasione per poter fare formazione curando le relazioni personali.

Noi saremo presenti durante tutti i 3 giorni, speriamo di vedervi li.

 

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#SOCIALMEDIA: SUGGERIMENTI PER INDIVIDUARE LE NOTIZIE FALSE

Vogliamo fermare la diffusione di notizie false su Facebook  e gli altri social media. Ci stiamo impegnando per limitarne la diffusione e ti vogliamo fornire alcuni suggerimenti che ti aiuteranno a capire a cosa fare attenzione:

 

  1. Non ti fidare dei titoli:le notizie false spesso hanno titoli altisonanti scritti tutti in maiuscolo e con ampio uso di punti esclamativi. Se le affermazioni contenute in un titolo ti sembrano esagerate, probabilmente sono false.
  2. Guarda bene l’URL:un URL fasullo o molto simile a quello di una fonte attendibile potrebbe indicare che la notizia è falsa. Molti siti di notizie false si fingono siti autentici effettuando cambiamenti minimi agli URL di questi siti. Puoi accedere al sito per confrontare l’URL con quello della fonte attendibile.
  3. Fai ricerche sulla fonte:assicurati che la notizia sia scritta da una fonte di cui ti fidi e che ha la reputazione di essere attendibile. Se la notizia proviene da un’organizzazione che non conosci, controlla la sezione “Informazioni” della sua Pagina per scoprire di più.
  4. Fai attenzione alla formattazione:su molti siti di notizie false, l’impaginazione è strana o il testo contiene errori di battitura. Se vedi che ha queste caratteristiche, leggi la notizia con prudenza.
  5. Fai attenzione alle foto:le notizie false spesso contengono immagini e video ritoccati. A volte, le immagini potrebbero essere autentiche, ma prese fuori contesto. Puoi fare una ricerca dell’immagine o della foto per verificarne l’origine.
  6. Controlla le date:le date degli avvenimenti contenuti nelle notizie false potrebbero essere errate e la loro cronologia potrebbe non avere senso.
  7. Verifica le testimonianze:controlla le fonti dell’autore per assicurarti che siano attendibili. La mancanza di prove o il riferimento a esperti di cui non viene fatto il nome potrebbe indicare che la notizia è falsa.
  8. Controlla se altre fonti hanno riportato la stessa notizia:se gli stessi avvenimenti non vengono riportati da nessun’altra fonte, la notizia potrebbe essere falsa. Se la notizia viene proposta da fonti che ritieni attendibili, è più probabile che sia vera.
  9. La notizia potrebbe essere uno scherzo:a volte può essere difficile distinguere le notizie false da quelle satiriche o scritte per divertire. Controlla se la fonte è nota per le sue parodie e se i dettagli e il tono della notizia ne rivelano lo scopo umoristico.
  10. Alcune notizie sono intenzionalmente false:usa le tue capacità critiche quando leggi le notizie online e condividile solo se non hai dubbi sulla loro veridicità.

 

PHI Foundation Social Innovation Community

È il nuovo modo di concepire l’engagement sociale al servizio della collettività

 

La Social Innovation (Innovazione Sociale) è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali della comunità mediante la responsabilizzazione degli individui e la volontà di cambiare le relazioni sociali.

 

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Sebastiano de Falco

PHI Foundation

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PHI Foundation

LA NOSTRA GENERAZIONE

Siamo nella generazione in cui usciamo con gli amici mentre si chatta con altri su Whatsapp.

Siamo nella generazione in cui andiamo a cenare fuori e invece di catapultarsi sul piatto, si fa la foto della pietanza per condividerla in Instagram.

Siamo nella generazione in cui se incontriamo una persona interessante la cerchiamo il giorno dopo su Facebook, invece di parlarle immediatamente.

Siamo nella generazione in cui ci innamoriamo con un cuoricino rosa in chat e non davanti ad un tramonto.

Siamo una generazione che non mi appartiene e non so come uscirne, dove sono finiti gli abbracci?

 

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È il nuovo modo di concepire l’engagement sociale al servizio della collettività

 

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Sebastiano de Falco

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YouTube

Con YouTube maggiore visibilità, umanità e trasparenza al proprio brand No Profit

YouTube, secondo motore di ricerca dopo Google, è un social media dalle grandi potenzialità in quanto, oltre ad essere gratuito, consente di incorporare i contenuti sul sito e sui propri social senza sovraccaricare il server e la loro visualizzazione in HD.

Pertanto per le Associazioni non profit può essere un ottimo canale di raccolta fondi, per reclutare volontari e conferire maggiore visibilità e trasparenza al brand. Le no profit possono accedere all’utilizzo di funzioni speciali come il link diretto al proprio sito più un supporto tecnico dedicato e comunque, se non hanno molti followers del canale, possono sempre condividere i propri video sulla pagina Facebook oppure nella newsletter periodica che inviano alle proprie liste.

I contenuti su YouTube accrescono senza dubbio il tasso di engagement: basti pensare al maggior impatto che uno storytelling visivo può avere rispetto a un contenuto esclusivamente testuale. Lo spot di Unicef Un giorno qualcuno parlerà di te sui lasciti ne è un esempio così come quello, dal tono brillantemente ironico, del Cesvi La sua Africa – Il Terzo Segreto di Satira.

Infatti la metrica che permette di verificare l’efficacia di una campagna YouTube non è il numero di visualizzazioni bensì il grado di interazione che questa riesce a generare. Fra l’altro, un utente attivo che commenta, condivide o partecipa alle conversazioni tramite hashtag è sicuramente più arricchito dall’esperienza visiva e più facilmente potrà diventare attivista o donatore della nostra Associazione no profit.

Come per gli altri social media, anche per YouTube vale la regola di condividere e sottoscrivere canali di altre Onlus per poter a propria volta essere seguite e aumentare il traffico sulla propria pagina.

Più tecnicamente parlando, l’uso del canale Youtube è semplice, pure se non siamo videomaker professionisti. Per girare si può usare uno smartphone di buona qualità e un microfono. Ci sono vari siti creative commons, dove scaricare brani gratuitamente senza violare i diritti di autore, e software di movie maker low cost, come Kizoa, per il montaggio.

Per invitare gli utenti a interagire con l’Associazione si possono inserire nei video le annotazioni anche quelle con link ad altri propri video correlati e promuovere così i contenuti in maniera incrociata.  Tuttavia, per non interrompere la user experience, meglio ridurre al minimo il numero di inviti all’azione (iscriviti, aggiungi ai preferiti, ecc.) e aggiungerli verso la fine.

Anche se il pulsante di donazione all’interno del canale YouTube al momento è disponibile solo negli Stati Uniti e nel Regno Unito, è possibile compensare questa mancanza con l’inserimento, nella scheda “Informazioni”, di link ancorati ad una call to action efficace che indirizzino lo spettatore direttamente su una pagina di raccolta fondi. Il primo di questi link sarà sempre in evidenza sulla copertina del canale.

Per quanto riguarda la reportistica, tramite YouTube Analytics è possibile analizzare le caratteristiche degli utenti e le loro preferenze per meglio pianificare la content strategy. Altri metodi per studiare il nostro target e supportare la creazione di un valido piano editoriale sono Google Trends per YouTube, usato per analizzare i contenuti più ricercati, e lo strumento per le parole chiave di YouTube, usato per la keyword research.

In conclusione YouTube contribuirà sicuramente a dare un’immagine umana e trasparente della tua Associazione, mai dimenticare però che i contenuti video, per quanto realizzati con mezzi semplici e low cost, devono sempre essere creati con cura di scrittura, ripresa e editing per garantire una user experience di qualità.

PHI Foundation è un’associazione che si occupa di sostenere ed aiutare tutti gli operatori che si muovono nell’ambito del Terzo Settore, attraverso l’informazione e la promozione di raccolte fondi.

Se vuoi aiutarci in questo compito, sostienici attraverso un contributo cliccando su questo link

 

Vanessa Doddi

PHI Foundation

PHI Foundation: #Donoday2016 è di tutti

Scopri come essere protagonista del Giorno del Dono 2016
Cosa aspetti? “Donare rende felici”

Info da Sebastiano de Falco della PHI Foundation, 26 settembre 2016 –Il 4 ottobre si avvicina a grandi passi e tutto è pronto per celebrare il Giorno del dono 2016 con oltre 100 eventi in tutt’Italia ed un grande appuntamento a Roma presso la Camera dei Deputati dedicato ai ragazzi delle scuole. Sottolinea Edoardo Patriarca, Presidente dell’Istituto Italiano della Donazione (IID): “Il vero successo dell’iniziativa sarà decretato da quanto ognuno di noi saprà fare proprio questo progetto, sia con azioni concrete nel proprio quotidiano sia con la propria partecipazione in prima persona a quanto è stato preparato lungo tutto un anno“. Molti i modi per dare il proprio contributo a #DonoDay2016.

Dona responsabilmente
In seguito al terremoto che ha colpito il Centro Italia, IID ha lanciato la campagna #le7regole, principi semplici ma fondamentali per fare donazioni in tutta sicurezza.

Diventa protagonista del 1° Giro dell’Italia che dona
Con il lancio del video “Donare rende felici” IID invita tutti a scoprire l’iniziativa sul territorio più vicina tra quelle presenti nel fitto calendario del 1° Giro dell’Italia che dona, oltre 100 tappe animate da associazioni, imprese e comuni che stanno avendo luogo dal 23 settembre al 7 ottobre e che uniscono la penisola da nord a sud in un unico grande appuntamento di solidarietà e reciprocità.

Dona grazie a Banco Popolare
Per la prima volta IID insieme a Banco Popolare lanciano una raccolta fondi dedicata #DonoDay2016 che quest’anno sarà interamente devoluta alla ricostruzione “sociale” e territoriale dei comuni colpiti dal sisma del 24 agosto. Chiunque lo desidera può fare una donazione.

Scegli il tuo video preferito
Guarda i video delle 50 scuole in concorso per la seconda edizione del video contest “Donare, molto più di un semplice dare”, brevissimi cortometraggi che hanno ottenuto più di 80 mila visualizzazioni e circa 20.000 preferenze. Il 4 ottobre a Roma verranno premiati i video vincitori delle tre categorie: Premio Giuria Tecnica, Premio Giuria Popolare, Premio IID.

Scatta un foto #IlDonoXme
Partecipa alla seconda edizione della campagna social #ilDonoXme. Contribuire è semplice e gratuito: basta scattare una foto che rappresenti la propria idea di dono e postarla con l’hashtag #ilDonoXme e con il tag a Istituto Italiano Donazione sui propri profili social. Per rendere ancora più creative le proprie foto da quest’anno è possibile richiedere il braccialetto ufficiale del Giorno del Dono. Tutte le foto saranno condivise sui canali Facebook, Twitter e (nuovo arrivato) Instagram IID, nonché all’interno della pagina #ilDonoXme del sito.

La Gazza

Come prevenire e contrastare la violenza sulle donne?

Una donna in difficoltà a chi può rivolgersi? Cosa può fare e a chi può chiedere aiuto? Per il bene di tutte le donne: leggete e divulgate per contrastare la violenza sulle donne.

L’organizzazione mondiale della sanità ha definito la violenza sulle donne “forse la più vergognosa e pervasiva violazione dei diritti umani“.

Dall’inizio dell’anno sono morte 58 donne, uccise da compagni, mariti, fidanzati che dicevano di amarle. Ma allora come si può prevenire e contrastare questo allarmante fenomeno? Io, donna, moglie e mamma, me lo chiedo sempre più spesso.

Una donna in difficoltà può rivolgersi al Telefono Rosa, contattare un centro antiviolenza, oppure, scaricare un App.

S.H.A.W è una App gratuita per aiutare le vittime di violenza a chiedere aiuto nella maniera più semplice e diretta possibile; questa App è disponibile in 12 lingue e scaricabile da App Store e Google Play Market collegandosi direttamente dal seguente mini sito appshaw, una volta scaricata è possibile inoltrare chiamate di emergenza diretta ai numeri 112 e 1522.

Violenza sulle donne

Il Telefono Rosa attivo tutti i giorni – 24 ore su 24 al numero 1522, può dare sostegno pratico alle donne vittime di stalking o informativo riguardante la legge 119/2013 sul femminicidio.

I centri antiviolenza presenti sul territorio nazionale sono completamente gratuiti e accessibili a tutte le donne, italiane e straniere. Potete trovare un elenco con le città sul sito vitadidonna.

Vi invito a condividere queste informazioni, anche attraverso Facebook, nella speranza che più donne possibili ne vengano a conoscenza perché potrebbe salvare la vita a qualcuna di loro, e a partecipare alla “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” che si celebra il 25 novembre di ogni anno, con lo scopo di richiamare attenzione sul femminicidio.

Bene. Sappiamo a chi rivolgerci. Occorre però trovare il modo di debellare la cultura della violenza sulle donne, del dominio e della prevaricazione.

Manuela Mussa

Phi Foundation

SE IL TUO EVENTO NO PROFIT E’ UN FLOP…

Hai organizzato un evento no profit (una cena solidale, un banchetto, un qualsiasi evento di raccolta fondi), ed è andata male. Scarsa partecipazione, poco rendimento, morale a terra. Eppure eri così entusiasta! Hai condiviso sui social network, hai creato l’evento, forse avevi stampato inviti e locandine, avevi cercato di coinvolgere parenti e amici, ma niente, non è andata.

 

Cosa fare davanti a un fallimento? Essenzialmente tre cose: cogliere il lato positivo, annotare le magagne e ripartire!

 

Il positivo c’è sempre!

1) Non sei più quello di prima: l’organizzazione di questo evento ti ha formato, ti ha messo sul campo, hai capito “praticamente” come funzionano alcune cose, (per esempio come “funziona” un comunicato stampa”, ti sembra niente?). Il prossimo evento no profit ti troverà più pronto, puoi scommetterci!

 

2) Sai nuotare? Se in questa occasione hai improvvisato, hai detto “ma sì, poi vediamo”, hai delegato a chissà chi, chissà che cosa, bene, ora sai che questo atteggiamento è deleterio, perché se è vero che ci sono sempre gli imprevisti, non puoi fondare un evento su un mare di imprevisti: affondi subito!

 

3) Creare rete. E’ vero, hai ricevuto poche risposte, ma hai contattato molte persone, creato nuove relazioni di amicizia, potenziali collaborazioni: la prossima volta sai già da dove ripartire, chi contattare, con chi collaborare: niente è perduto!

 

 

Qualche rattoppo…

Dopo esserti un pò rincuorato e colto tutto il positivo, passa a vedere i punti deboli del tuo evento, gli ambiti che non hai curato, che hai lasciato al caso, o che hai gestito male.

 

Non c’è solo Facebook. Crei l’evento su Facebook, inviti i tuoi millemila contatti, anche quelli a 2000 km, dopodiché ti fermi a vedere se qualcuno “abbocca”. No, non funziona così. O non solo così. Esistono altri social network, esiste il giornale, la radio, la tv, una locandina… Esiste una stretta di mano e un sorriso, una pacca sulla spalla, un invito personale, senza pixel in mezzo: hai provato?

 

In quanti eravate? È vero che si possono raggiungere buoni risultati anche in solitaria, ma ti esponi a più rischi: tu sei uno e là fuori centomila, la tua energia non è infinita. Abbiamo sempre bisogno di confrontarci, di dire: “che ne pensi tu?” magari anche di scontrarci, per poi trovare una quadra. Lo stesso fallimento è vissuto in modo diverso se lo condividi con altri.

 

Con quale impegno? Penso che ormai tu lo abbia capito: le cose non si fanno da sole. Allora chiediti quanto ci hai creduto, quante energie hai investito, quanto tempo hai riservato (c’è stata almeno una notte insonne?) Operare nel no profit è come innamorarsi: se non senti le farfalle nello stomaco, stai coltivando un’amicizia tiepida, non un amore passionale!

 

 

È ora di rifare lo zaino e ripartire!

Abbiamo colto il positivo, abbiamo annotato le magagne. Ora ti do un consiglio spassionato: se ti fermi dopo un flop, confermi e timbri a fuoco che sei un buono a nulla, ma sai bene che non è per niente così! Riparti subito, rimettiti in gioco, centra un obiettivo e vai. Non da solo, ma vai. Come ti dicevo all’inizio, non sei più la stessa persona, il tuo zaino è più gonfio, di esperienze, di relazioni e competenze: riprendi la strada e vai: farai nuove esperienze, nuovi incontri e questa volta andrà sicuramente meglio. Buon viaggio!

 

PS: Se ritieni che manchi qualcosa, non avere timore, integra quanto ho scritto!

Phi Foundation