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ABIO: AIUTO E SOSTEGNO AI PICCOLI RICOVERATI

ABIO: AIUTO E SOSTEGNO AI PICCOLI RICOVERATI

ABIO: AIUTO E SOSTEGNO AI PICCOLI RICOVERATI

LA NASCITA E L’OPERATO DI ABIO

Dall’idea del prof. Zaffaroni, allora Primario del reparto di Chirurgia Pediatrica del Policlinico, nasce ABIO (Associazione per il Bambino in Ospedale), una onlus che da 40 anni a Milano e in seguito in molte altre città italiane, sta accanto ai bambini ricoverati in ospedale.

In collaborazione con il personale medico e infermieristico, che ha il compito di “curarli”, i volontari ABIO “si prendono cura” di questi piccoli e delle loro famiglie, accogliendoli già al momento in cui varcano la soglia dell’Ospedale con un sorriso, un gioco e cercando di essere un sostegno concreto ai genitori con informazioni utili per vivere la traumatica esperienza del ricovero.

Da qui nasce l’evidente necessità di mitigare le paure e il disagio nell’affrontare la malattia di un minore, e il conseguente impatto sul lavoro del pediatra e sulla vita in reparto.

ABIO ha questa finalità e opera con volontari che, prima di iniziare il loro servizio nei reparti, frequentano un corso di formazione che l’Associazione propone a tutti coloro che si avvicinano a questa onlus.

Il corso di formazione proposto da ABIO prevede incontri informativi e formativi ed è seguito da un periodo di tirocinio in Ospedale, dove ogni tirocinante è seguito da un tutor.

Il volontario ABIO accoglie il bimbo in ospedale, offre un sorriso e cerca in ogni modo di alleggerire la tensione e la preoccupazione di quei momenti. Le famiglie trovano nel volontario una persona con cui parlare, a cui poter chiedere anche semplici informazioni: dove è ubicata la mensa o dove poter prendere un caffè.

L’ESPERIENZA DEI VOLONTARI ABIO

Ho parlato con una volontaria ABIO che presta il suo servizio nel reparto di patologia neonatale della Clinica Mangiagalli, dove si trovano i bambini nati prematuri o affetti da varie patologie. Qui il sostegno più “grande” lo si dà ai genitori che, per vari motivi, non sempre riescono a stare tutto il giorno in ospedale con il proprio figlio. Le volontarie, nei momenti di assenza dei genitori, si occupano di stare vicino e “coccolare” i neonati, come farebbero il loro papà o la loro mamma.

Diverso è il compito dei volontari negli Ospedali pediatrici dove sono ricoverati i bambini un po’ più grandi. Qui sono presenti “aree gioco”, zone nelle quali i bambini possono fare insieme giochi di società o disegnare seguiti dai volontari. Ai bimbi costretti a letto, il volontario può portare un giochino in camera e fermarsi un po’ di tempo per distrarli.

STAR VICINO AI PICCOLI RICOVERATI

Se vuoi avvicinarti al volontariato al fianco di questi fantastici bambini chiama ABIO allo 02.5691034 o scrivi a segreteria@abiomilano.org; ti accoglieranno a braccia aperte e ti spiegheranno tutto ciò che devi fare. Ricordati che a settembre anche tu puoi aiutare ABIO acquistando un cestino di pere, seguili sulla loro pagina facebook  e sarai sempre aggiornato.

 

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Tumori Pediatrici

Tumori Pediatrici

«IO, domani…»: una Onlus contro i tumori pediatrici

Tumori Pediatrici

Tumori in età infantile

Fin dagli anni ’70 quando si sono verificati i primi casi di tumori pediatrici ad oggi, la ricerca scientifica ha effettuato notevoli progressi in questo ambito, diminuendo il tasso di mortalità e sviluppando terapie mediche sempre più efficaci e meno tossiche per il bambino.

Nella maggior parte dei casi, i tumori pediatrici non sono causati da stili di vita come errate abitudini alimentari o come conseguenza dell’esposizione ad ambienti inquinati, ma da fattori non del tutto noti sui quali è difficile effettuare azioni di prevenzione.

Le forme più diffuse di tumori pediatrici sono: leucemie, tumori del rene, della tiroide, delle ossa e del sistema nervoso centrale e vengono curati con la chemioterapia secondo schemi ben definiti, la radioterapia ed una terapia farmacologica con cortisonici ed antibiotici, unici mezzi attraverso i quali ottenere maggiori successi per la sopravvivenza dei malati.

La ricerca oncologica pediatrica sta mettendo a punto dei farmaci antitumorali meno tossici in modo da garantire al paziente in età adulta nessuna conseguenza negativa sul proprio stato di salute.

Il numero dei bambini affetti da queste malattie purtroppo ogni anno cresce sempre di più con un incremento del 2%.

Tumori Pediatrici

Il ruolo di «IO, domani…»

L’ associazione IO, domani… nasce nel 1984 grazie all’iniziativa del Professor Manuel Castello e di alcuni genitori di bambini ricoverati nel reparto di Oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma, con lo scopo di rendere più confortevoli gli spazi del reparto, dare assistenza e sostegno ai bambini malati, diffondere i temi dell’oncologia pediatrica promuovendo convegni e seminari, favorendo e finanziando la ricerca clinica.

Nel 1995 diventa una Onlus e nel 1997 viene inaugurata a Roma la prima casa di accoglienza per le famiglie dei piccoli ospiti del suddetto reparto.

Esperienza dei volontari di «IO, domani…»

Molti giovani hanno offerto il loro impegno e dato la propria disponibilità a sostegno dei bambini affetti da queste malattie, standogli accanto, sostenendoli psicologicamente attraverso il dialogo e le attività ludiche. D’altro canto anche i volontari hanno ricevuto molte gratificazioni, dando sostegno ai bambini ed alle loro famiglie in un momento di sofferenza e dolore nella  lotta ai tumori in età infantile. Il lavoro dei volontari, coadiuvato con quello del personale medico e paramedico, è fondamentale durante il percorso terapeutico di guarigione del giovane paziente.

Molti bambini che sono riusciti a superare la fase critica della malattia hanno conservato un dolce ricordo dell’ attività dei volontari, dei medici e della loro degenza nel reparto oncologico dell’ ospedale.

Tumori Pediatrici

Chiunque volesse offrire il proprio concreto contributo per aiutare la lotta contro i tumori pediatrici può diventare volontario/a, collegandosi al sito www.phifoundation.com

 

 

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Siria: I bambini e storia della guerra

Siria: I bambini e storia della guerra

I bambini della Siria e la storia di un conflitto

 

Siria: I bambini e storia della guerra

Siria: Il mio articolo di oggi sarà breve. L’ho appena iniziato, ma sono già certo del fatto che non sarò in grado di aggiungere niente di particolarmente rilevante o utile ad una realtà drammatica e fatale che spesso non vogliamo guardare.

Non sarà facile scrivere questo articolo. Ancora meno, esprimere qualcosa di valido al di là di quanto mostra il primo dei due video, quello che ho appena visto. Non mi riferisco solo alle lacrime che annebbiano i miei occhi e mi impediscono di completare frasi comprensibili. Lo sappiamo bene, il cuore sa di grammatica meno che la nostra mente e l’emozione non deve essere mai imprigionata nella gabbia delle forme. Dal punto di vista letterario, sappiate quindi scusare il mio sfogo disordinato.

In effetti sono pochissime le parole che si possano aggiungere al primo dei due video che oggi vi presento e che vi prego di guardare con molta attenzione. Non vi risulterà facile e, probabilmente, troverete anche particolare la mia richiesta.

È inevitabile immedesimarsi nel devastante dolore della distruzione della guerra, nella ferita inguaribile di figli che supplicano i genitori appena assassinati di svegliarsi oppure nei bambini agonizzanti che somigliano tanti i nostri propri figli.

Siria: Il mio è un avvertimento per prendere consapevolezza attraverso l’autocritica. Quella coscienza che prima di vedere il video io non avevo e ingenuamente credevo o speravo di avere. Gli attentati recenti, ci hanno toccato da vicino e, anche se sappiamo che nessuna forma di violenza è giustificata, esistono dolori che sembrano farci più male di altri. Occidente non sempre guarda i danni che provoca in uno, o in un altro modo. Nonostante il dolore che ci hanno provocato poco fa quelle giovani e innocenti vite sottratte dal terrore, per evitare tragedie come questa in futuro, dobbiamo osservare la realtà in modo più ampio.

La guerra provoca terrore in ogni caso ed ad ogni modo. Intendo riferirmi a che a prescindere della confusione di responsabilità di terroristi e di coalizioni militari in nome della civiltà occidentale, come singoli cittadini, come singoli essere umani, abbiamo il dovere di tentare di osservare la realtà in modo completo.

La violenza è sempre un atto compiuto ai danni di tutti. Uomini incappucciati che gridano frasi senza apparente senso oppure uomini che ordinano attacchi con aerei e bombe da milioni e milioni di euro, distruggono ugualmente.

Le anime innocenti strappate alla vita supplicano la nostra attenzione. Il terrorismo è un’unica realtà inscindibile, sia per le strade di una metropoli sia in un villaggio fatto di case di fango, è uguale.

Siria: Il terrore è identico, la distruzione è identica, combattere il terrorismo seminando terrore è una follia, degna di chi ha iniziato questa mattanza di civili pacifici, siriani non fa differenza gli unici a morire sono sempre e soltanto civili pacifici.

È ora di combattere con pace e con amore come armi ogni forma di violenza illegale e combatterla con le armi giuste, cioè la prosperità e l’abbondanza che caratterizzano questo pianeta.
La scarsità genera violenza e odio, chi controlla la nostra società lo sa bene, e per tenerci impegnati ci mette gli uni contro gli altri. Di risorse ne abbiamo, fermiamoci a riflettere per un attimo e capiremo che, qua ce n’è per tutti: abbiamo fonti di energia infinita e praticamente a costo zero, tantissime altre fonti rinnovabili, idrogeno, eolico, idroelettrico, geotermico e solare.

Eppure ci siamo fatti convincere che dobbiamo usare ancora carbone e petrolio. E ogni giorno muoiono uomini, donne e bambini perché il potente di turno deve fare soldi, soldi e soldi! E con questi soldi ha in mano i media che ci raccontano in TV tutto quello che vogliono mostrarci e non quello che succede veramente!

Ci dicono che bisogna combattere l’ISIS, ed è giusto! Ma perché uccidere i civili?!
Non dobbiamo farci ingannare, la guerra è guerra, e per i potenti le nostre vite non valgono nulla. Ci metteranno tutti contro tutti, ma per un solo scopo: soldi e potere. Sono loro che dobbiamo fermare! I primi passi consistono nell’aprire gli occhi e sostenere le associazioni che sostengono e accolgono la popolazione siriana, ovunque essa sia.

 

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FIA, Insieme contro l'indifferenza

FIA, Insieme contro l’indifferenza

FIA, Insieme contro l’indifferenza

FIA: C’è una Onlus il cui motto insegna:

“Collaborare con le popolazioni povere e bisognose per favorire il loro progresso sociale e culturale così da poter un giorno lasciare operare in autonomia e piena dignità coloro che hanno beneficiato del nostro sostegno”.
Stiamo parlando della FIA, Farmacisti in aiuto.

FIA: Tutto ha avuto inizio nel 2002, con l’avvento dell’euro, nelle Farmacie Comunali di Fiumicino (Roma) e all’impulso iniziale dettato da un gruppo di amici tra cui il dott. Marco Tortorici promotore, divulgatore e principale ideatore dell’iniziativa.
L’idea primaria era quella di aiutare una missione dei Padri Stimmatini di Verona, a realizzare una piccola farmacia in Tanzania. Posizionando circa 100 salvadanai in diverse attività commerciali del nostro territorio si volevano raccogliere le lire rimanenti in circolazione. Ma passati cento giorni, con grande sorpresa, videro che le donazioni in euro erano di molto superiore alle lire.

La gente aveva condiviso con fiducia il loro progetto!

Così nel 2003 decisero che l’impegno, dimostrato in quell’occasione, potesse trasformarsi da occasionale in uno stile di vita professionale, che caratterizzasse la loro attività quotidiana.

Nel 2003 e nel 2004, in meno di due anni, la FIA è riuscita a far sostenere a distanza ben 100 bambini africani, ai quali se ne sono aggiunti altri 30 indiani, adottati nel Kerala, dove nel frattempo era stato aperto un secondo fronte di aiuti, grazie all’Associazione Namastè.

Nel 2005 poi l’ASSOFARM, la Federazione delle Farmacie Comunali Italiane, ha proposto quest’iniziativa a tutte le altre farmacie comunali italiane. Molte sono state le farmacie che hanno aderito, grazie all’impegno dei farmacisti che hanno voluto condividere quest’esperienza.

Alla fine del 2006 i Farmacisti in aiuto riescono a sostenere quasi trecento bambini con l’aiuto dei Padri Stimmatini in Tanzania e Namastè in India. E grazie agli operatori sul campo indiano di quest’ultima e al sostegno indispensabile della Loacker Remedia di Prato Isarco (BZ), si inizia la costruzione di un villaggio fatto di mattoni a Kattuvila, nell’India del Sud. Ad Agosto 2006 vengono consegnate le prime 10 case. Le altre 18, che saranno costruite nel 2007 e nel 2008, offriranno a decine di persone, che vivono in capanne fatte unicamente da foglie di palma intrecciate, un tetto sicuro ed una vivibilità prima inimmaginabile.

La FIA si è poi ulteriormente attivata per la costituzione di un Banco, cioè di un fondo, realizzato tramite il posizionamento del maggior numero possibile di salvadanai in farmacia, per garantire le necessarie coperture ai molti progetti di intervento che crescevano.

I Farmacisti in aiuto attualmente contano più di 100 adesioni alla causa dell’associazione, tra i professionisti del settore farmaceutico e delle farmacie del territorio italiano.

FIA, Insieme contro l’indifferenza

Sono persone animate da un desiderio comune di solidarietà che hanno fatto propri i principi, la missione e il codice etico di questa straordinaria Onlus.

Grazie al Banco dei farmacisti in aiuto, nel 2006 è stata realizzata la costruzione di un villaggio, composto da 25 abitazioni in muratura, nel Tamil Nadu, in India. A decine di persone, vittime dello Tsunami del 2004, è stato donato un tetto sicuro garantendo una qualità di vita prima inimmaginabile.
Dal 2006 in poi i fondi sono serviti a sostenere a distanza quasi 300 bambini,
garantire l’approvvigionamento alimentare ad un lebbrosario, sponsorizzare l’apertura di due dispensari farmaceutici in India con un bacino di utenza di circa 70.000 persone che riescono a fornire assistenza medica e farmaceutica gratuita, sostenere le spese di gestione annuali per uno dei due dispensari farmaceutici In India, aiutare un ospedale in Tanzania che fornisce assistenza medico-farmaceutica a circa 160.000 persone, costruire pozzi per l’approvvigionamento idrico in zone disagiate, finanziare interventi d’urgenza a pazienti in gravi condizioni di vita che non sarebbero altrimenti riusciti a pagare le spese chirurgiche, finanziare idee di impresa al fine di creare piccoli circuiti di microcredito.

Chi volesse avere maggiori informazioni e donare il proprio contributo in termini di tempo o denaro a questa meravigliosa associazione, può visitare 

 

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ADOLESCENZA OGGI

L’ADOLESCENZA OGGI

L’ADOLESCENZA OGGI

 

L’ ADOLESCENZA: UNA FASE DELICATA DELLO SVILUPPO

L’ adolescenza è un periodo molto importante della vita di ogni persona, è il momento in cui si affrontano cambiamenti fisici, in cui si fanno delle importanti scelte per il proprio futuro.

È il periodo fisiologico che va dai 12 ai 20 anni ed è una fase ampia ed importante della vita.

Durante la mia adolescenza la parola internet non era mai esistita, così come computer, smartphone ed altri strumenti legati alla tecnologia.

Oggi si verificano delle trasformazioni sociali a tratti paradossali, come ad esempio vedere bambini di neppure un anno giocare coi cellulari dei propri genitori e dei propri nonni, tutto ciò ci stupisce e ci fa percepire le abissali differenze tra le varie generazioni che si susseguono.

Molti altri aspetti invece, purtroppo negativi, affliggono bambini ed adolescenti come: il bullismo, il cyberbullismo (o «bullismo on line» ossia un atto molesto tramite sms o tramite il web), la pedofilia, la pedopornografia, le violenze fisiche, psicologiche e sessuali sui minori, la sottrazione di minori nel caso di genitori separati, le fughe ed i rapimenti di minorenni.

Ogni adolescente vorrebbe un appoggio sicuro, una persona su cui contare in caso di bisogno e di cui fidarsi ma a volte queste persone si rivelano sleali, ingannatori e pronti ad approfittarsi di loro, compiendo ogni male.

Sono, anche vittime di mutamenti sociali, di separazioni, di divorzi da parte dei loro genitori, di violenze da parte di adulti e coetanei.

L’ adolescenza è l’età di spensieratezza, della gioia, va vissuta assieme ai propri amici divertendosi.

È un periodo molto complesso nella vita di un individuo in cui si devono fronteggiare cambiamenti fisici e fare delle scelte spesso non facili, data la giovane età e spesso la mancanza di sicurezza presente nei ragazzi adolescenti.

È un ponte tra l’infanzia ed il divenire adulti e la vita che nel frattempo vola via velocemente e non lascia spazio ad errori ed insicurezze.

L’ ATTIVITÀ DI TELEFONO AZZURRO

Telefono azzurro è nato nel 1987 a Bologna per volere del professore di neuropschiatria infantile Ernesto Caffo col fine di tutelare i bambini e gli adolescenti dalle violenze, dagli abusi e per creare un Centro Nazionale di Ascolto, gestito da volontari ed operatori specializzati in grado di fronteggiare le varie situazioni di disagio adolescenziale ed infantile.

Le linee telefoniche, cuore di Telefono Azzurro, sono a disposizione dei minori come il numero telefonico 19696, attivo tutti i giorni 24 ore su 24.

Dal 2010 è stato inaugurato anche il canale internet con una chat di Telefono Azzurro aperta tutti i giorni con orario pomeridiano dalle 16:00 alle 20:00.

Chiunque voglia offrire il proprio contributo come volontario o anche facendo una donazione può farlo consultando la pagina internet www.azzurro.it.

ADOLESCENZA OGGI: CONCLUDENDO

Aiutare i bambini e gli adolescenti  è un compito che spetta ad ognuno, proteggerli e in alcuni casi, difenderli dai rischi che la società presenta, dovrebbe essere il compito principale di genitori e istituzioni. Ma in alcuni casi l’assenza degli uni e degli altri può creare grossi disagi e problemi a questi ragazzi.

Telefono Azzurro e altre associazioni simili intervengono proprio per colmare quella frattura tra famiglia e istituzioni, nella fase più delicata della crescita dell’individuo, l’ adolescenza. Ma per farlo c’è bisogno di sostegno economico e fisico.

Supportare attivamente queste iniziative serve a rendere i ragazzi di oggi degli uomini migliori domani.

 

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Fedez e Chiara Ferragni aiutano i bimbi

Fedez e Chiara Ferragni aiutano i bimbi

Fedez e Chiara Ferragni aiutano i bimbi del Policlinico di Pavia

 

1 Fedez e Chiara Ferragni per i bambini ricoverati:

Il cantante milanese Fedez e la fashion blogger Chiara Ferragni hanno fatto visita ai bambini ricoverati nel reparto di Onco-ematologia. Per tutto dicembre Chiara Ferragni devolverà il ricavato degli accessori del suo sito alla Fondazione Soleterre

Una visita a sorpresa. La coppia più «in» del momento, Fedez e Chiara Ferragni – futuri genitori di Leone (che porterà il doppio cognome Lucia Ferragni) ha visitato il reparto di Onco ematologia pediatrica del Policlinico San Matteo di Pavia.

Ed è così che si sono scattate foto, selfie, autografi e ci sono stati  tanti sorrisi per i bambini e le circa duecento persone, tra visitatori e degenti, che erano in ospedale in occasione della festa di Natale.

2 Natalent: Pediatria’s got Talent

Il Natalent: Pediatria’s got Talent, così è stato soprannominato l’incontro, è avvenuto sabato 16 dicembre alle 11. Il cantante milanese Fedez  e la compagna  Chiara Ferragni si sono prestati per uno show tutto da ridere che faceva la parodia di due programmi molto noti X Factor e Italia’s Got Talent.

Durante l’evento di beneficenza la coppia, ha raccolto una consistente somma per la Fondazione Soleterre che collabora con il San Matteo. Una somma che si va ad aggiungere al denaro promesso dalla blogger che aveva annunciato su Instagram il proprio sostegno alla Fondazione a cui destinerà il ricavato della vendita degli accessori presenti sul suo account Depop per tutto il mese di dicembre.

La Fondazione Soleterre interviene all’interno del Policlinico San Matteo di Pavia attraverso attività di supporto psicologico ai bambini ricoverati nei reparti di oncologia pediatrica e alle loro famiglie attraverso una supervisione psicologica del personale medico e dei volontari, l’attività di mediazione linguistica e culturale e lavori di ristrutturazione e riqualificazione degli spazi ospedalieri.

L’iniziativa di Fedez e Chiara Ferragni ha sicuramente reso felice  i tanti bambini ricoverati ed ha  fatto onore alla Fondazione Soleterre che collabora con la pediatria del Policlinico San Matteo a Pavia in occasione della la festa di Natale.

 

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CUORE DI MAGLIA: MANI DI MAMMA PER BIMBI PICCINI

Cuore di Maglia: Mani di Mamma

CUORE DI MAGLIA: MANI DI MAMMA PER BIMBI PICCINI

 

Cuore di maglia è un’organizzazione poco conosciuta, forse perché non costruisce scuole o ospedali, non aiuta i bambini di continenti poveri e lontani, ma si adopera per dare conforto a delle piccole, piccolissime vite.

Cuore di maglia nasce nel 2008 da un gruppo di amiche appassionate di lavoro a maglia che decidono di creare minuscole scarpine, capellini e coperte per i bambini nati troppo presto ed attualmente è presente in 55 Ospedali Italiani e in 6 Centri di Aiuto alla Vita.

IL NEONATO PREMATURO E L’IPOTERMIA

I neonati sono estremamente sensibili alle variazioni termiche e per il prematuro la questione si fa decisamente più seria. Il feto abituato ai 37 gradi della pancia della mamma, si trova di colpo e troppo presto catapultato in un ambiente esterno e freddo, entra a questo punto in gioco il meccanismo della termoregolazione che nel bambino prematuro non è ancora funzionante.

L’ipotermia aumenta in maniera significativa il consumo di ossigeno e l’attività metabolica. Ciò è causa di ipossiemia, acidosi, apnea, distress respiratorio, tutti fattori che possono mettere seriamente a rischio la vita stessa del neonato.

Per sopperire alla mancanza della termoregolazione il neonato prematuro viene posto nella culla termica e più avanti nel lettino riscaldato, che ne mantengono la temperatura stabile.

LA MARSUPIO TERAPIA

La marsupioterapia (KMC) nasce in Colombia da due medici, Rey e Martinez, che avendo carenza di incubatrici pensarono, una volta stabilizzato il bambino, di utilizzare la madre come culla termica.

La marsupio terapia è una branchia della puericultura ed è stata oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche, soprattutto negli Stati Uniti dove è largamente utilizzata.

Nella pratica il bambino viene posto nudo sulla pelle nuda del seno della madre, tenendone comunque sotto controllo i parametri vitali, per dei tempi ben stabiliti che non stressino il prematuro.

In quel momento il bambino che è passato dal caldo accogliente del grembo materno a una culla termica piena di fili, tubi e fastidiosi suoni, finalmente ritorna al suo universo: l’odore della mamma, il suo caldo naturale, il rumore del cuore, creano un rapporto con la madre troppo rapidamente interrotto. I vantaggi nello sviluppo del prematuro sono davvero tanti.

L’AIUTO DI CUORE DI MAGLIA

Mentre il bambino e la sua mamma sono insieme bisogna stare attenti che il bambino stia al caldo, questo calore è garantito dall’abbraccio della mamma e da tanti piccoli, minuscoli accessori fatti a mano. I cappellini, grossi come una mela, le scarpine, grandi ½ pavesino, le copertine o i sacchi nanna dei piccolini sono tutti realizzati solo con filati pregiati, lana purissima, cashmere e merinos.

Inoltre il vedere il bambino prematuro, così piccolo, con cavi e tubicini attaccati, ma “vestito” (per questo vengono messi anche i body), porta al piccolo e alla famiglia una parvenza di normalità molto importante a livello psicologico e dello sviluppo.

CONTRIBUIRE A CUORE DI MAGLIA

Cuore di Maglia organizza nelle maggiori città Italiane incontri per coinvolgere chi vuole partecipare. Basta consultare sul sito i luoghi e gli incontri nella pagina “trova il knit caffè più vicino a te”.

Sul sito si possono trovare anche dei modelli di creazioni in maglia da poter scaricare con una piccola offerta.

 

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Giornata Mondiale dell'Acqua

GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA

GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA

AQUALOOP – IL BRACCIALETTO DI LEGAMBIENTE PER LA GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA

 

 

GIORNATA MONDIALE DELL’ ACQUA: Si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, per sensibilizzare  l’opinione pubblica sulla critica questione dell’acqua: un bene molto prezioso ma che nella nostra quotidianità diamo per scontato.

Proprio per combattere gli sprechi e sensibilizzare i bambini sull’importanza dell’acqua , Legambiente e Ogilvy Change hanno lanciato la campagna #giuilrubinetto.

Legambiente è una Onlus nata nel 1980 ed erede dei primi nuclei ecologisti e del movimento antinucleare degli anni settanta. L’associazione basa la sua attività sull’ ambientalismo scientifico, cioè la scelta di fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici ed  in oltre 30 anni di attività ha, ad esempio, promosso e fatto crescere la mobilitazione contro lo smog ed i referendum contro il nucleare ed ha combattuto contro l’abusivismo edilizio e le  discariche abusive di rifiuti.

Attualmente ha oltre 115.000 tra soci e sostenitori, 1.000 gruppi locali, 30.000 classi che partecipano a programmi di educazione ambientale ed oltre 60 aree naturali gestite direttamente o in collaborazione con altre realtà locali.

La campagna #giuilrubinetto sarà realizzata attraverso un braccialetto azzurro di gomma, Aqualoop, che i bambini delle scuole elementari di 13 città, tra cui Roma, Milano, Napoli, Genova, Verona e Vicenza, riceveranno e dovranno avvolgere attorno alla leva del rubinetto ogni volta che si laveranno i denti.

L’elasticità del braccialetto chiuderà automaticamente il rubinetto subito dopo, bloccando il flusso d’acqua e impedendo così lo spreco.

Il braccialetto avrà quindi una funzione ludica e didattica, evitando di lasciar scorrere l’acqua quando non viene effettivamente utilizzata, e sarà facile da indossare, fungendo da vero e proprio promemoria portatile anche per i bambini più distratti.

Celebra anche tu la Giornata Mondiale dell’Acqua con Legambiente, attraverso un piccolo gesto quotidiano come lavare i denti senza sprechi, e sostieni l’associazione in tutte le sue battaglie ambientaliste attraverso il sito.

 

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UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

Una Casa – Accoglienza per i Bambini in Uganda

 

UGANDA: CASA-ACCOGLIENZA PER BAMBINI

L’ Uganda è un Paese dell’Africa Orientale, con circa 35 milioni di abitanti, la cui economia si basa prevalentemente sull’agricoltura e, in misura minore, sull’allevamento.

Uno Stato tendenzialmente povero in cui molti minori, tra i 4 e i 17 anni, vivono in totale stato di abbandono ed emarginazione sociale, costretti a vivere in strada o per fuggire dagli abusi domestici o perché orfani.

Per questo motivo l’associazione Il Caprifoglio Onlus AICO ha avviato, in collaborazione con la Missione Francescana di Rushooka  ed i missionari laici Giorgio Scarpioni e Marta Novati, il progetto Miriam, incentrato sulla costruzione di una casa-accoglienza dove ospitare ed accudire i bambini abbandonati di Kabale, una città dell’ Uganda.

AICO, fondata nel 2007, è un’ associazione indipendente e laica creata per aiutare minori, adolescenti e persone adulte che siano in condizioni di svantaggio.

Nel corso della sua attività ha già svolto con successo progetti di cooperazione, assistenza sanitaria e sostegno non solo in Italia, ma anche in diversi altri Stati, tra cui Camerun, Kenya e nella stessa Uganda.

Il progetto Miriam è stato avviato nel Giugno del 2016 e nello scorso Settembre i volontari di AICO hanno posato la prima pietra di quella struttura che presto potrebbe diventare una casa-accoglienza in grado di offrire non solo ospitalità, ma anche assistenza alimentare e sanitaria ai bambini abbandonati dell’ Uganda.

L’obiettivo di AICO , infatti, è quello di inaugurare il centro ed avviare l’accoglienza già nel primo semestre del 2017, ma il lavoro non è semplice.

Sostieni anche tu AICO ed il progetto Miriam con una donazione, riceverai costanti aggiornamenti sugli sviluppi della costruzione, l’apertura e la gestione della casa-accoglienza in Uganda e potrai salvare la vita di tanti bambini in difficoltà.

 

PHI Foundation è una Fondazione che si occupa di aiutare tutte le Associazioni operanti nel Terzo Settore, attraverso campagne di informazione e raccolta fondi.

Aiutaci ad aiutare con una piccola donazione, visita la nostra pagina qui.

 

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minori stranieri non accompagnati

Minori stranieri non accompagnati

Ci vorrebbe Popobawa per farci aprire gli occhi sulle vite invisibili dei minori stranieri non accompagnati

 

Minori stranieri non accompagnati

Il vero dramma dei minori stranieri non accompagnati è che sono completamente soli. Hanno affrontato da soli il lungo viaggio per scappare da povertà e guerre dei paesi di origine e rimangono soli anche ora che sono sbarcati in Europa. Senza alcun adulto che si occupi e preoccupi per loro. Le associazioni umanitarie come Unicef e UNHCR che soccorrono i profughi in Grecia e in Italia denunciano la presenza di migliaia di minori stranieri non accompagnati. Anche se entrati irregolarmente in Italia, i minori migranti sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia con legge n. 176/91. Il diritto alla protezione, alla salute, all’istruzione, all’unità familiare, alla tutela dallo sfruttamento, alla partecipazione.

 

Minori stranieri non accompagnati

Eppure tantissimi bambini e ragazzi marciano smarriti per cercare una terra che li accolga. Si ritrovano esposti al rischio di finire nella rete criminale che fa affari con la tratta di schiavi sessuali e di organi o nella rete dello spaccio di stupefacenti. L’Europol, l’Agenzia per la Sicurezza Europea, lo scorso anno denunciava più di 10 mila minori non accompagnati giunti in Europa e scomparsi nel nulla.

Per questo è necessario elaborare una strategia di lungo periodo che miri non solo a tutelare i diritti umani dei soggetti più vulnerabili ma anche ad aumentare le risorse per il capacity building nei paesi di origine dei migranti, costruendo infrastrutture e facilitando l’accesso di tali stati ai mercati finanziari. Questa potrebbe essere una strada da percorrere in cambio di un maggior controllo alle frontiere e di una più proficua cooperazione sui rimpatri.

 

Minori stranieri non accompagnati

La sorte incerta dei minori stranieri non accompagnati dovrebbe scuotere il senso di umanità della comunità internazionale. E invece nessuno si preoccupa del destino di queste vite invisibili. Al contrario, molti Stati Europei chiudono le frontiere e irrigidiscono le regole di entrata con la conseguenza che le politiche di cooperazione internazionale vengono utilizzate sempre più per fini di controllo dei flussi migratori piuttosto che per progetti di sviluppo.

Mi ha sempre impressionato la leggenda del demone nano Pocobawa. In Zanzibar, quando la situazione politica è conflittuale per le elezioni o per problemi economici, si fa vivo Popobawa. Ha un occhio solo, ali di pipistrello, orecchie a punta e coglie di sorpresa la notte violentando uomini e donne. La vera natura di Popobawa è legata all’inconscio collettivo e al passato culturale della gente di Zanzibar, caratterizzato da violenze e soprusi.

Mi piacerebbe un giorno svegliarmi e scoprire che è venuto Popobawa anche da noi, in Europa. Per far aprire gli occhi a tutti i governanti dei nostri paesi perbenisti sulle tante violazioni dei diritti umani che continuiamo a tollerare, soprattutto quelle nei confronti dei minori stranieri non accompagnati.

Popobawa non esiste, è solo una leggenda. Io però non voglio smettere di sognare una “Mamma Europa” che sappia ascoltare, accogliere e proteggere tutti i bambini invece che abbandonarli alla mercé di criminali e sfruttatori.

Perché un bambino è un bambino ovunque.

 

PHI Foundation è una Fondazione che si occupa di aiutare tutte le Associazioni operanti nel Terzo Settore, attraverso campagne di informazione e raccolta fondi.

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Una parrucca per le donne malate

Una parrucca per le donne malate

Una parrucca per le donne malate

 

1 Una parrucca per le donne malate che si curano con la chemioterapia:

Cari lettori, vorrei scrivere di un iniziativa intrapresa dall’Istituto Oncologico Romagnolo che ha lanciato una raccolta fondi per donare una parrucca  per le donne malate in chemioterapia.

Il peso che ci si porta dentro: ammalarsi, seguire le terapia e poi a causa della chemioterapia perdere i capelli. Avere cura dell’aspetto estetico è un fattore chiave per le donne malate, ma anche per i loro familiari e in particolare i bambini, spiega la psiconcologa Elisa Ruggeri, che collabora con l’Istituto Oncologico Romagnolo: «Per una madre, impegnata quotidianamente nella cura dei figli, la malattia oncologica e gli aspetti conseguenti tendono a intrappolare il suo ruolo familiare, fino a quel momento centrale per tutta la famiglia. In particolare i soggetti più esposti sono i bambini. I figli si mostrano spesso estremamente partecipi a ciò che sta accadendo e reagiscono in maniera molto diretta agli avvenimenti legati alla malattia del genitore. I bambini possono avere una serie di paure circa la malattia della madre: paura di ciò che non conoscono, percependo dolore e tristezza intorno a loro».

Quindi, qual è esattamente il consiglio per affrontare questo timore? «In generale, un approccio aperto e sincero può rappresentare la soluzione migliore. Aiutare il proprio figlio quando si vive la malattia oncologica significa anche informarlo in modo adeguato e delicato, ma anche “impegnarsi” in prima linea a un miglior adattamento alla malattia e alle conseguenze che porta con sé. Per la donna stessa favorire l’integrazione del corpo cambiato all’interno di un’immagine positiva di sé, assume un’importanza fondamentale durante il percorso di cura: migliorare il proprio aspetto, oltre a rappresentare un’attività piacevole, ha in sé una forte valenza terapeutica».

2 Una parrucca di qualità per le donne malate:

Il Progetto Margherita dello Ior, che con la campagna «La mia mamma è bellissima» dona gratuitamente una parrucca di qualità alle donne malate, rappresenta un aiuto concreto e fondamentale.

E così  è possibile  ristabilizzare al meglio il proprio aspetto, favorendo sentimenti di accettazione che permettono di superare l’angoscia che il cambiamento radicale della propria immagine corporea produce; attraverso l’aiuto di esperti parrucchieri volontari, che sono stati formati specificamente per stare accanto a chi sta affrontando la malattia oncologica con la chemioterapia, mettendo in campo tutta la professionalità necessaria, aiutando moralmente e donando una parrucca per le donne malate.

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Femminicidio: l’altra faccia del caso

Femminicidio: l’altra faccia del caso

Bambini orfani di femminicidio senza diritti

Dal 2000 al 2013 sono stati millecinquecento i bambini orfani di femminicidio, dato stimato dal Dipartimento di psicologia dell’Università di Napoli rilevato durante il progetto europeo Switch-off.

Negli ultimi dieci anni sono 1.628, di cui 417 nel corso degli ultimi 3 anni. 52 sono stati testimoni dell’omicidio della madre da parte del padre, ben 18 figli sono stati uccisi insieme con la madre.
Anna Costanzo Baldry nel corso del progetto Switch-off ha intervistato 143 bambini orfani di femminicidio. Dati e numeri spaventosi, che rende il fenomeno del femminicidio ancora più macabro di quanto già non sia naturalmente. Un aspetto spesso sconosciuto e sottovalutato dai media quello dei figli delle donne uccise, che restano orfani di una madre uccisa dall’uomo che avrebbe dovuto proteggere entrambi dal grigiore e dalla violenza del mondo.
Approfondiamo insieme il progetto Switch-off.

Switch-off

Il gruppo di professionisti che ha elaborato i dati comprende otto persone, tra le quali la coordinatrice Anna Costanza Baldry, ed è sostenuto dalla Associazione nazionale donne in Rete Dire che vede 65 centri antiviolenza in tutta Italia. I dati raccolti dagli esperti in merito agli orfani di femminicidio verranno presentati alla Camera durante i prossimi giorni e andranno a contribuire alla creazione di una serie di Linee guida d’intervento che verranno messe a disposizione dei soggetti sociali preposti al trattamento di questo tipo di problematiche.

Servizi sociali, magistrati, insegnanti, associazioni non profit, forze dell’ordine, tutti avranno a disposizione queste linne guida che daranno dei termini comuni per intervenire in caso di orfani di femminicidio, mettendo in atto un protocollo condiviso. Il tutto nell’ottica di comprendere che queste piccole grandi vittime necessitano di attenzione e cure particolari, tutti diritti che spesso le istituzioni negano.

Ad oggi nemmeno il 15% delle vittime inconsapevoli è stato monitorato e seguito attraverso un percorso di psicoterapia. Per quanto concerne, incvece, il sostegno da parte dei servizi sociali, obbligatori in questi casi, molto raramente si protrae nel tempo oltre l’affidamento del minore. I dati dello studio rilevano che questi orfani di femminicidio vengono dimenticati e abbandonati a se stessi e nel migliore dei casi sono i nonni ad occuparsi del difficile periodo di osservazione di un anno dopo il fatto criminoso; il periodo di tempo decisivo secondo quanto stabilito dai manuali di psicologia per evitare che i soggetti decidano di suicidarsi o che diventino esso stessi violenti.

Bambini affidati ai nonni oppure ancora alla famiglia del padre omicida, perché dicono sia giusto non recidere i legami con quella parte di parentela. Nonni comunque devastati dalla perdita di una figlia oppure dal dover riconoscere un mostro nel proprio figlio. Persone anziane, che spesso non sono in grado di elaborare il lutto per sé stessi, figuriamoci per l’orfano di femminicidio.

Orfani di femminicidio

Orfani inconsapevoli

Le vittime di femminicidio inconsapevoli spesso chiedono che fine abbia fatto il padre. Chi non ha assistito all’omicidio, chi non sa cosa sia successo, chiede del padre. Perché il papà non si può cancellare. Spesso si tagliano i rapporti, perché troppo difficili da gestire da parte degli affidatari.

Altre volte le famiglie affidatarie fanno decidere ai figli, una volta maggiorenni, come procedere e quale tipo di rapporto instaurare col padre omicida. Un’infanzia costruita sulle mancanze di affetti, sulle supposizioni, sulle indecisioni.

Le ferite che restano, più che psicopatologiche sono ferite di vergogna. Molti di loro si sentono diversi dagli altri e spesso non possono trovare conforto in chi ha vissuto il lutto prima di loro, le nuove persone di riferimento. Spesso i figli maschi vivono poi un senso di colpa per non essere riusciti a proteggere e salvare la loro mamma. Ed è pressoché impossibile far capire che un bambino di 6 anni non può fermare la mano del padre omicida.
Vittime e orfani di femminicidio, orfani due volte: orfani di madre; orfani di padre.

Orfani di femminicidio

Cosa può fare il non profit

E’ necessario, a mio avviso, investire in maniera mirata per sostenere le “seconde” vittime del femminicidio, spettatori casuali di ménage familiari non convenzionali.

Perché, come sostiene la dottoressa Baldry: “Non vorrei sembrare troppo dura, ma viene da pensare che questi ragazzi siano orfani tre volte, perché pure lo Stato li ha abbandonati nel momento in cui ha ignorato le denunce di violenza presentate dalle vittime”.

Le istituzioni, le organizzazioni non profit, i servizi sociali possono essere di aiuto in questo delicato momento della vita di queste vittime. Il mondo associativo deve adottare le linee guida che verranno emesse e attuare un protocollo comune e condiviso che possa essere realmente di aiuto a questi orfani, le vittime del femminicidio che restano vive ma muoiono dentro se non seguite adeguatamente. Perché il terzo settore è nato per intervenire laddove le Istituzioni non riescono ad agire.

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d’Agome Kpodzi Istruzione e pari opportunità per tutti i bambini

D’Agome Kpodzi: Una Scuola

D’Agome Kpodzi: Una Scuola

D’Agome Kpodzi: Istruzione e pari opportunità per tutti i bambini

D’Agome Kpodzi: Nel piccolo villaggio di d’Agome Kpodzi, nel distretto di Kpalimè a 120km dalla capitale togolese Lomè, la scuola non è per tutti i bambini.

La richiesta di istruzione cresce ogni giorno, e non tutti i bambini riescono ad avervi accesso.

La piccola scuola pubblica del villaggio è composta da un agglomerato di 6 capanne di paglia e fango, senza luce ed acqua corrente, dove una classe con 20 banchi viene stipata fino a contenere 40/50 bambini che studiano e scrivono in condizioni difficili.

L’unica altra alternativa di istruzione che si trova nei dintorni è una scuola privata, che richiede il pagamento di una retta e l’acquisto di materiali scolastici, condizione impossibile per la popolazione estremamente povera di d’Agome Kpodzi che vive esclusivamente di agricoltura.

L’impegno delle associazioni

L’associazione Vite Intorno Onlus nata a Milano e composta esclusivamente da volontari, che attraverso aiuti immediati, assistenza e sostegno, aiuta a migliorare le condizioni di vita di bambini e famiglie che vivono nella povertà, sia in Italia che all’estero.

Da qui nasce il progetto “ una scuola per i bambini d’Agome Kpodzi ”, che raccogliendo l’esigenza delle famiglie del villaggio, di veder istruiti i propri figli ha previsto la costruzione (suddivisa nell’arco di due anni) di 6 classi aggiuntive, alla piccola scuola pubblica presente nel villaggio, dotata di elettricità e toilette con acqua (ad oggi inesistenti).

L’associazione in accordo con il governo togolese ha cosi dato il via alla ricerca di fondi per il finanziamento dell’impresa. Al progetto umanitario, che dovrebbe concludersi nel 2020, prenderanno parte volontari e coordinatori che si occuperanno inoltre della divulgazione dell’opera tramite campagne, raccolte fondi, donazioni ma anche adozioni a distanza.

D’Agome Kpodzi

Il progetto

A oggi sono stati raccolti oltre 30.000 euro che serviranno a finanziare la prima parte del progetto che coprirà la costruzione delle prime tre aule aggiuntive e che si concluderà nell’arco di un anno.

La seconda parte del progetto nel dettaglio prevede:

. costruzione di un nuovo edificio che conterrà 3 nuove classi.

. attrezzature e componenti di arredo.

. materiale scolastico.

Questa fase del progetto, al momento, attende ancora il raggiungimento del budget previsto (30.000 euro)

Questo ulteriore ampliamento, consentirà anche alle famiglie più povere di poter dare un’istruzione ai propri figli, nonché di aumentare le assunzioni e i servizi (corrente ed acqua) che saranno utilizzabili dall’intero villaggio, favorendo cosi anche l’economia generale del paese.

La progettazione del nuovo edificio è stata affidata ai volontari dello studio di architettura Yuman di Milano che insieme all’associazione Vite Intorno Onlus hanno iniziato i lavori in loco su terreno donato dal governo togolese.

Per ulteriori informazioni sui lavori in corso di svolgimento potete consultare il link del progetto.

È possibile contribuire al raggiungimento della quota andando sul sito di Vite Intorno Onlus tramite RID, bonifico bancario, o unendosi alla squadra di volontari richiedendo il modulo di adesione all’indirizzo email viteintorno@gmail.com, perché l’istruzione e la scuola sono un bene pubblico al quale ogni bambino dovrebbe avere diritto, a d’Agome Kpodzicome in tutto il mondo.

 

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NODO COOPERAZIONE: UN LAVORO VUOL DIRE DIGNITÀ, INDIPENDENZA E FELICITÀ

Nodo Cooperazione Vuol Dire Dignità

NODO COOPERAZIONE:

UN LAVORO VUOL DIRE DIGNITÀ, INDIPENDENZA E FELICITÀ

 

Nodo Cooperazione Internazionale, lasciando alle spalle l’assistenzialismo, ha optato per diffondere la cultura del lavoro con un progetto innovativo di auto sviluppo, una scuola che supporta le capacità artigianali della Cambogia, dove la manualità non è stata ancora soffocata dall’uso delle macchine.

Una nazione che vuole guardare al futuro deve prima di tutto pensare ai bambini e ai giovani, alla loro educazione e alla loro istruzione perché loro sono il bene primario della società, i cittadini del domani che dovranno poter lavorare, produrre e contribuire allo sviluppo del proprio paese.

Uno degli obiettivi del Nodo è quello di aiutare i giovani della Cambogia a superare ignoranza e povertà, trasferendo conoscenze e metodologie, dando valore all’individuo e stimolando le capacità di gestire attraverso il lavoro, il loro futuro e quello delle loro famiglie.

La Bottega dell’Arte di Phnom Penh è una scuola di design sociale dove 25 ragazzi e ragazze imparano a lavorare l’argento. La maggior parte di loro arriva da una zona poverissima della periferia della città, sono giovani con scarsa istruzione, con difficili situazioni familiari, alcuni sono orfani appena usciti dall’orfanotrofio o portatori di handicap. Per loro la Bottega non è solo un luogo dove imparare una professione ma anche una casa e una protezione.

Ogni anno un designer italiano trascorre un mese in Bottega per insegnare ai ragazzi a produrre oggetti innovativi. Nella scuola non si tengono solo corsi di disegno e lavorazione del metallo, ma anche corsi di contabilità e gestione d’impresa, nonché corsi di alfabetizzazione per gli studenti che non hanno potuto completare gli studi di base. Alla fine del percorso, i più bravi possono rimanere in Bottega ad insegnare, i più intraprendenti aprono una loro attività, sostenuti dal Nodo con un piccolo prestito, gli altri vengono aiutati a trovare un lavoro in imprese esistenti.

Un altro grosso problema che affligge la Cambogia e di cui Il Nodo ha voluto occuparsi è quello dell’acqua. L’acqua è causa di allagamenti e disastri naturali, ma qui è anche una delle maggiori cause di mortalità infantile. Per questo Il Nodo distribuisce filtri per la potabilizzazione dell’acqua, ma interviene anche organizzando corsi di igiene e manutenzione del filtro. In quattro anni sono stati distribuiti più di 600 filtri ed ha istruito i bambini e le loro famiglie per il loro uso e manutenzione.

Il Nodo collabora, inoltre, con alcuni orfanotrofi locali, fornendo ai bambini e ragazzi ospiti, tutto il necessario per nutrirsi adeguatamente, vestirsi e andare a scuola. Offre loro corsi complementari di inglese e computer utili a qualificarli per un futuro lavoro, corsi di musica e di danza per fornire interessi e stimoli che li aiutino a formarsi un’identità positiva e corsi di tessitura ed intreccio di ceste e stuoie per insegnare attività generatrici di reddito ai ragazzi prossimi all’uscita dall’Istituto.

Questi sono solo alcuni dei progetti che Il Nodo Cooperazione Internazionale Onlus ha in corso in Cambogia. Se volete conoscere meglio questa bellissima realtà, se volete aiutarli o entrare a far parte di questa associazione, potete scrivere a info@ilnodoonlus.org  o telefonare allo 02.66801806 e sarete sempre ben accolti.

 

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PHI Foundation

PROGETTO

PROGETTO COSTRUZIONE ORFANOTROFIO

BAMBINI: PROGETTO COSTRUZIONE ORFANOTROFIO

 

 

Ciao a tutti,

con grande gioia vi annuncio che oggi parte ufficialmente la Campagna di Raccolta Fondi per Fondazione Minerva ed in particolare per la costruzione di un Orfanotrofio nel remoto villaggio di Dhading in Nepal. Di seguito trovate la descrizione in dettaglio del progetto oltre alla sua filosofia ed al budget necessario per la realizzazione.

 

Inoltre, per chi si fosse perso qualcuno dei mie 7 articoli dedicati a questa iniziativa e che ho pubblicato sul blog di Phi Foundation, vi allego anche i link per approfondire e vivere insieme a me questa bella ed importante iniziativa.

 

 

Un rinnovato e sentito ringraziamento a Phi Foundation per il sostegno e la visibilità che mi ha sempre dato durante questi mesi.

Progetto per la costruzione di un Orfanotrofio (Fondazione Minerva)

Introduzione:

La casa verrà costruita nella remota parte occidentale del Nepal, Nilkantha – 12, Sankosh, Dhading. Sarà una organizzazione non-profit e ospiterà 30 bambini orfani. 

Questi bambini, che hanno perso i genitori nel terremoto del 2015 e nelle successive alluvioni che hanno colpito il paese, sono privi di istruzione, cure adeguate e supporto e sono spesso coinvolti nella raccolta di stracci o in altre attività antisociali per sopravvivere.

 

 

Mission del progetto:

Abbiamo iniziato  la costruzione di una casa di accoglienza che mira a fornire educazione, assistenza, supporto e protezione a 30 bambini orfani del remoto distretto di Dhading in Nepal. La costruzione di questa casa è fondamentale per allontanare questi bambini dalla strada e ridarli una vita e possibilmente un futuro.

 

 

La nostra mission in 4 punti:

  1. Supportare i bambini del Nepal occidentale che sono orfani, abbandonati o non supportati dai loro genitori.
  2. Fornire i bisogni di base (cibo, alloggio e abbigliamento, nonché istruzione e assistenza sanitaria.
  3. Gestire i loro bisogni emotivi (amore e compassione) permettendo loro di crescere in un ambiente familiare.
  4. Permettere ai bambini di sviluppare e realizzare il loro potenziale per superare la loro condizione di povertà nel lungo temine.

 

Sintesi del progetto:

La casa che verrà costruita sarà adeguata ad ospitare 30 bambini con ambienti comodi ed accoglienti per vivere dignitosamente e svolgere le varie attività previste per loro.

Questa casa avrà un tutor, un istruttore professionale, un cuoco, un account e un guardiano. Un medico e un dottore effettueranno regolari controlli sanitari e forniranno medicinali. Tutti i bambini riceveranno cibo nutriente  3 volte al giorno, articoli fissi inclusi libri, uniformi e vestiti regolari. Ogni bambino avrà l’opportunità di svolgere attività ricreative come sport, arte e varie attività all’aperto.

Oltre alle attività svolte all’interno della casa, i bambini verranno iscritti alla vicina scuola del villaggio per avere un’istruzione adeguata e apprendere la lingua inglese.

Fra le attività all’aperto è prevista una serie di gite di trekking durante il fine settimana.

 

 

Analisi d’impatto:

Il progetto sarà monitorato e valutato a intervalli regolari da un comitato consultivo di progetto costituito dal presidente dell’organizzazione. Le autorità dell’Agenzia di finanziamento e dell’amministrazione distrettuale locale saranno nominati membri del comitato consultivo del progetto. Tale comitato si riunirà periodicamente una volta ogni 3 mesi e fornirà consulenza su vari aspetti riguardanti l’attuazione del progetto e la revisione dei programmi ovvero le attività intraprese. Il comitato consultivo del progetto esaminerà anche i conti e le dichiarazioni verificate del domicilio dell’orfanotrofio.

 

 

Budget:

  1. Costo dell’installazione (una tantum)  

      Acquisizione di terreni = $ 20,000

      B. Costruzione dell’edificio (una tantum):

       

       Cemento                       = $ 4,000

       Giti/mattoni.                  = $ 2,000

       Canne.                          = $ 3,000

       Elettricità.                      = $ 2,000

       WC, bagno.                   = $ 2,000

       Salari.                            = $ 4,000 

       Pittura/decorazioni        = $ 2,000

       Porte/Finestre               = $ 1,000

      Totale.                            =  $20,000

  1. Costi annuali:

      Stipendi personale.         = $6,000

      Pasti giornalieri.               = $5,000

      Costi dell’istruzione          = $4,800

      Salute/Medicina               = $1,200

      Sport/Cancelleria             = $2,000

      Varie                                = $1,000

       Totale.                              = $20,000

Gran Totale (A+B+C)              = $60,000

 

 

Il vostro contributo è molto importante per la realizzazione di questo progetto!

Grazie!

Alessandro Vitaloni

Coordinate Bancarie Fondazione Minerva:

Citizens Bank International Ltd.

IBAN

0150000360CA

SWIFT

CTZNNPKA

 

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PICCOLE PER POI GIUNGERE ALLE GRANDI

PICCOLE PER POI GIUNGERE ALLE GRANDI

 

Piccole per poi giungere alle grandi cose:

Piccole cose ma grande giornata di festa all’orfanotrofio di Dhading 

leggi anche: https://phifoundation.com/giornata-festa-orfanotrofio-dhading/

 

Piccole cose ma grande anche:

 durante la quale abbiamo distribuito ai bambini materiale didattico e vestiti

guarda anche il video: https://www.youtube.com/watch?v=G5YO1CM1yYY

non è stata solo e semplicemente un momento di condivisione e di gioia…ha rappresentato qualcosa di molto più importante. 

 

Noi non vogliamo che qualcuno ci racconti le cose!

Non vogliamo capire e agire attraverso le parole degli altri!

 

Vogliamo esserci e toccare con mano come stanno realmente le cose!

La nostra presenza all’interno delle strutture ed il confronto con gli educatori su base regolare permette di comprendere al meglio le necessità ed i bisogni dei bambini.

 

Solo stando a stretto contatto con l’ambiente si possono capire come stanno le cose veramente ed agire di conseguenza.

Grazie ed in seguito a queste visite riusciamo poi in maniera naturale a ideare una serie di iniziative di sostegno ed assistenza sempre più importanti e di ampio respiro che stiamo portando avanti da qualche anno.

 

 

LA SCUOLA E’ PER TUTTI!

 

Una di queste riguarda la scuola!

Noi crediamo profondamente che la scuola sia un diritto fondamentale per ogni bambino e che rappresenti un elemento essenziale per un’adeguata educazione, integrazione e realizzazione all’interno della nostra società.

 

Piccoli ma importanti gesti:

Ecco quindi perché abbiamo realizzato ormai da due anni un progetto di sostegno per la scuola ShreeChakreshwori Basi School situata in un area molto remota del villaggio di Dhading; in particolare abbiamo fornito una borsa di studio per otto studenti e distribuito zaini, libri e penne.

 

Sempre nella stessa area:

abbiamo ideato e sviluppato un programma di sostegno a favore di bambini orfani, disabili e poveri che non avrebbero avuto alcuna possibilità di seguire un percorso educativo.

 

Un altro aspetto che da sempre curiamo molto

è quello psicologico/pedagogico; quindi oltre al sostegno materiale ed economico, ci siamo dedicati anche a incentivare e motivare i bambini a perseguire e finalizzare il loro percorso educativo.

 

E’ necessario spiegare l’importanza

di una adeguata educazione e successivamente formazione lavorativa come garanzia di un futuro migliore per ognuno di loro.

 

Nel prossimo articolo approfondiremo insieme un altro aspetto della nostra filosofia di pensiero e un’altra attività ad essa associata…

 

nel frattempo BUONA ESTATE A TUTTI

 

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Alessandro Vitaloni 

PHI Foundation

GIORNATA DI FESTA ORFANOTROFIO DHADING

GIORNATA DI FESTA ORFANOTROFIO DHADING

 

UNA GIORNATA DI FESTA ALL’ORFANOTROFIO DHADING

GIORNATA DI FESTA ORFANOTROFIO DHADING: Lasciamo l’orfanotrofio con sentimenti contrastanti che vanno da una grande preoccupazione e tristezza per le condizioni precarie in cui vivono i bambini ad un grande ottimismo e fiduciosi di poter risollevare, grazie al supporto di Fondazione Minerva e sostegno PHI Foundation, le loro condizioni e le loro sorti.

L’idea di Milan, peraltro subito condivisa da me, è stata quella di non pensare subito alle grandi cose, ai grandi piani di assistenza e sostegno da sviluppare, che richiedono organizzazione e tempo, ma di regalare una giornata di gioia e divertimento ai bambini.

DISTRIBUZIONE DI VESTITI E MATERIALE DIDATTICO

Vogliamo partire con la distribuzione di vestiti e materiale didattico e soprattutto con l’organizzare un pranzo speciale che consiste semplicemente nel cucinare del pollo in aggiunta al consueto pasto quotidiano fatto di riso, lenticchie e cavolfiore.

Si anche io ho fatto fatica, come forse voi, a capire l’eccezionalità di questo pasto ma poi Milan mi ha spiegato che i bambini mangiano la carne una volta al mese ed allora tutto mi si è schiarito in testa…noi cucineremo per loro il pollo e sarà una grande festa oltre che una bellissima sorpresa.

Ci ritroviamo immediatamente davanti ai fornelli ad aiutare le 3 fantastiche educatrici che preparano un pasto succulento e pieno di spezie nepalesi…davvero buono.

bambini sono già seduti in cerchio sul pavimento del terrazzo dell’orfanotrofio e attendono curiosi ed affamati il loro piatto.

LAVAGGIO MANI E DISTRIBUZIONE PASTO

Un rapido lavaggio di mani anticipa di lì a poco la distribuzione del pasto che i bambini consumano con le mani, come tradizione vuole e la festa può cominciare…la giornata è soleggiata, i sorrisi dei bambini rendono tutto più luminoso e gioviale…si percepisce una grande atmosfera di felicità e positività.

Di li a poco i bambini vengono chiamati uno ad uno per la consegna dei vestiti e del materiale didattico…è un rito bellissimo perché ognuno di loro reagisce in maniera diversa alla consegna…chi è timido, chi è esuberante, chi balla, chi ride ma in ogni caso è un momento di grande gioia ed eccitazione per tutti loro.

Un breve discorso di Milan, sottolinea l’impegno dei membri della fondazione così come il supporto di PHI Foundation e dei tanti volontari che da diversi paesi spendono tempo, energie e risorse a favore dell’orfanotrofio.

Anche il mio concerto improvvisato è stato bellissimo… mi sono messo a suonare le percussioni circondato dai bambini che hanno iniziato a cantare e ballare senza sosta…è stato un momento di grande condivisione ed unione che ci ha fatto ulteriormente conoscere, rispettare ed amare.

È stata una giornata di festa piena di felicità ed energia positiva ma soprattutto ha rappresentato l’inizio di qualcosa di più grande ovvero di un rapporto diretto e di fiducia tra noi e i bambini, tra noi e gli educatori, che prelude a programmi di sostegno e assistenza ben più importanti e di ampio respiro.

 

PHI FOUNDATION SOCIAL INNOVATION COMMUNITY

 

Alessandro Vitaloni

PHI Foundation

ORFANI DHADING: VISITIAMO LA STRUTTURA

ORFANI DHADING: Visitiamo la struttura

ORFANI DHADING: Visitiamo attentamente la struttura dell’orfanotrofio

 

 

Orfani Dhading: È una delle tre educatrici a farci iniziare la visita della struttura che, vista da fuori, non sembrava particolarmente spaziosa e che, percorrendo un breve e stretto corridoio, si conferma ancora più piccola.

 

Il primo ambiente visitato è la classe dove ogni giorno si svolgono le attività didattiche e dove ad attenderci ci sono tutti i 25 bambini seduti ai loro “banchi” che attendono ansiosi il nostro arrivo.

 

Sin dall’inizio resto totalmente sconcertato dalla ristrettezza e dall’oscurità dell’ambiente, dalla povertà dei materiali, dalle sedie ai banchi, alla lavagna, alla cancelleria.

 

 

ORFANOTROFIO DHADING

 

Ma sopratutto mi colpisce il fatto che quella classe ha la capienza massima di 10 bambini e invece ne contiene 25.

 

I bambini non hanno spazio per sedersi, per lavorare o banalmente per muoversi liberamente…sono uno sopra l’altro, scrivono uno sopra l’altro, giocano uno sopra l’altro e respirano uno sopra l’altro.

 

Ma per questi bambini, che prima di avere una classe in cui stare non avevano nulla, la cosa è assolutamente normale e ci ricevono con un immenso sorriso e mostrandoci con grande orgoglio e dignità il loro ambiente comune.

 

Le sorprese negative sono solo all’inizio visto che quando mi ritrovo a contare le stanze da letto le mie dita si fermano a 3 e di pochi metri quadri ciascuna, dotate di un solo letto matrimoniale, 2 letti singoli e senza riscaldamento…ricordo che ci troviamo in Nepal e non ai Caraibi.

 

Ora se la matematica non è opinione io ho contato 12 posti letto e una dozzina di coperte quando i bambini sono 25…potete trarre voi le facili e tristi conclusioni.

 

Arrivando alle note più dolenti ho visto un orinatoio (e se dico orinatoio intendo un bagno di 1 metro quadro con solo una turca) che deve bastare per tutti e una cucina con un fornellino a gas che serve a sfamare due squadre di calcio.

 

La penuria di qualsiasi tipo di materiale, dagli utensili da cucina, alla biancheria per la notte, ai vestiti, dal materiale scolastico all’assenza totale di una zona bagno mi hanno veramente colpito e lasciato senza parole e il mio unico pensiero è stato questo: “qui hanno bisogno veramente di tutto”.

 

ORFANOTROFIO DHADING

 

Certo stiamo parlando di bambini orfani a cui è stato donato un terreno su cui costruire la struttura, un tetto, un piatto caldo, un programma di educazione che prevede un lento e graduale inserimento nel mondo del lavoro.

 

La mia impressione però è che le carenze di cui soffrono sono enormi e sono sempre più convinto che Fondazione Minerva (con l’aiuto della PHI Foundation) possa svolgere una funzione fondamentale nell’attività di supporto, rifornimento ed assistenza di questo piccolo ma grande posto.

 

Nel buio e nella ristrettezza degli ambienti risplende la luce e la grandezza dei loro sorrisi che ci avvolgono, ci riempiono di energia e voglia di fare tutto il possibile per migliorare le loro condizioni di vita… ci invitano ad unirci a loro e combattere insieme per un futuro migliore.

 

L’intesa con Milan è totale ed immediata…non ci resta altro che chiuderci in ufficio per fare un inventario delle cose primarie che mancano….per poi passare a cose e programmi più grandi.

 

PHI FOUNDATION SOCIAL INNOVATION COMMUNITY

 

Alessandro Vitaloni

PHI Foundation

PANE: IL PREZZO DEL GRANO IN ITALIA

PANE: IL PREZZO DEL GRANO IN ITALIA

PANE: Il prezzo del grano in Italia è fermo al 1987, ma il pane costa il 1450% in più. Non trovate che c’è qualcosa che non quadra?

PANE: Lucio Battisti, uno dei più apprezzati cantautori italiani, in “Pensieri e Parole” chiedeva appunto “Che ne sai tu di un campo di grano…”.  Infatti i passaggi oscuri dalla terra alla tavola sono sconosciuti a milioni di comuni mortali.

In effetti il prezzo del grano in Italia è paralizzato al 1987, ma il pane dal fornaio costa il 1450 per cento in più. 
Eppure il consumatore non se ne accorge: oggi ci vogliono trenta chili di grano per arrivare alla quotazione di un chilo di pane. Questa è la situazione denunciata pubblicamente e in più occasioni da Coldiretti, ma non solo.A livello nazionale gli ettari coltivati sono 600 mila per 30 milioni di quintali. Se invece si passa al grano duro, quello per la pasta, coltivato soprattutto nelle regioni meridionali (Puglia, Sicilia, Basilicata, Molise), gli ettari sono 1,3 milioni e i quintali 49 milioni.Tanti? No, pochi se si pensa che importiamo 23 milioni di quintali di grano duro e ben 48 di quello tenero: gli arrivi dall’Ucraina sono quadruplicati, raddoppiati dalla Turchia. Ma allora perché esportiamo frumento in Nord Africa?Comunque, la pasta è la terza voce del nostro export commerciale (vale 2,4 miliardi di euro all’anno), mentre di prodotti da forno ne esportiamo per 1,7 miliardi. A fronte di tutte queste cifre da capogiro e di crescita percentuale, resta quella misera del prezzo pagato ai coltivatori, che fra l’altro è crollato nell’ultimo periodo quasi del 30 per cento.

Sarà l’effetto perverso della globalizzazione, ma qui ci confrontiamo con concorrenti che non hanno i nostri obblighi fiscali e soprattutto sanitari. Certo, ci sono controlli a campione nei porti, ma non è che facciano da seria barriera. Insomma, rari controlli, legislazione carente, speculazione dilagante, import selvaggio. Solo a Manfredonia – dove un privato spadroneggia nel porto, un’area demaniale dello Stato – dall’inizio del 2017 ad oggi sono approdate una mezza dozzina di navi portarinfuse ricolme di grano straniero (Ucraina, Russia, Bulgaria, Canada), poi scaricato in camion che trasportano di tutto.

E l’igiene?
Ma la salute pubblica conta qualcosa – in uno Stato di diritto almeno sulla carta – o vale e prevale soltanto il profitto economico a scapito della vita umana?E poi la speculazione: il grano si può stoccare anche per due o tre anni e quindi immetterlo sui mercati a seconda delle quotazioni. Un giochetto che riesce molto bene alle «5 sorelle» dei cereali (il colosso Usa, Adm; la Cargill di Minneapolis; i franco-statunitensi della Louis Dreyfus; gli argentini della Bunge Y Borne e gli svizzeri senza scrupoli della Glencore) con speculazioni finanziarie che prima o poi metteranno in ginocchio l’agricoltura reale.

Che si mette nel piatto?
C’è anche un problema di tracciabilità:  il consumatore deve poter scegliere, per questo è opportuno, oltre al rafforzamento dei controlli sul grano importato, anche l’etichettatura trasparente per i prodotti da forno, pane e pasta. Quanti vedono il simbolo del tricolore e pensano di mangiare «italiano», quando invece la farina arriva magari da Kiev?

Secondo la CIA «Risulta che enormi quantità di grano italiano sono state esportate nel Nord Africa, insieme all’arrivo, in contemporanea con i raccolti di navi piene di frumento provenienti da Paesi terzi», e questo,  «ha determinato questa ‘guerra del grano’, con prezzi insostenibili.

Venticinque anni fa il frumento valeva 30 mila lire, più o meno le stesse quotazioni di oggi».

Rilievi ai quali risponde Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia, in un’audizione in Commissione agricoltura alla Camera.  «Il raccolto 2016 di frumento duro – ha precisato Ivano Vacondio, Presidente Italmopa – è caratterizzato da livelli produttivi particolarmente elevati, ma anche da carenze qualitative riconducibili alle condizioni meteo sfavorevoli verificatesi nel corso del raccolto, in particolare in Puglia, principale zona di produzione nazionale di frumento duro».

(…)La produzione di grano in Italia è a un bivio.
Sono cambiate le esigenze dell’industria del pane e della pasta, il prezzo viene definito da un mercato globale in un contesto internazionale instabile e i produttori di cereali italiani si ritrovano (da soli e senza garanzie) a fare i conti con le importazioni massicce di grano dall’estero, la mancanza di norme che regolino il mercato mondiale e limiti notevoli nella capacità di stoccaggio.

Ecco la cornice che fa da contorno alla crisi del grano in Italia, diventata ormai guerra tra i produttori di frumento e l’industria. Anche il Codacons è intervenuto con un esposto. Come uscire dalla crisi? «Sfatiamo il mito che il nostro grano non è di qualità –  spiega il responsabile dell’area Produzioni cerealicole di Confagricoltura, Mario Salvi – Il punto è che spesso quello ad alto contenuto proteico viene mescolato con frumento più scadente dal punto di vista delle caratteristiche organolettiche».

(…)«L’anno scorso sono state acquistate all’estero 2,3 milioni di tonnellate di frumento – denuncia Saverio de Bonis, presidente di Granosalus – A scapito della sicurezza alimentare.

Anche perché in Italia i limiti alle sostanze contaminanti sono più alti che nella maggior parte del mondo: in Canada quella materia prima non si usa neanche per gli animali»…

Gli industriali rispondono che il grano straniero, che ha più glutine, migliora la qualità della pasta. Ma spesso il frumento proviene da paesi come l’Ucraina, dove secondo i rilievi scientifici dell’IAEA, la radioattività ha contaminato i terreni per migliaia di anni.

Non è tutto:

«In Italia può essere consumato anche dai bambini ciò che in Canada non va bene neppure per gli animali».

È la denuncia di Coldiretti, che segnala la mancanza di trasparenza sull’etichetta.  «Una cosa è l’alta quantità di glutine – dichiara il portavoce di Granosalus – un’altra è l’assenza di sostanze tossiche». I vuoti sono da ricercare anche nelle leggi comunitarie, non tarate sugli interessi del consumatore.

E’ sufficiente aggirarsi in una dozzina di porti italiani per rendersi conto delle nostre frontiere colabrodo.

Sono due i principali nodi: il lungo periodo di navigazione che può alterare il prodotto e la mancanza di indicazione sull’etichetta circa l’origine. «Ci preoccupa – aggiunge De Bonis – anche la presenza di Deossinivalenolo (Don o vomitossina)”. Questo perché i parametri europei sui limiti di Don nei cereali utilizzati per l’alimentazione umana sono quasi il doppio rispetto a quelli imposti in Canada. In Italia è considerato commestibile ciò che i canadesi non darebbero neppure agli animali».

I dati dell’Agenzia delle Dogane attestano che da luglio 2015 a febbraio 2016 al porto di Bari è stato scaricato un milione di tonnellate di grano. «Arriva da Canada, Turchia, Argentina, Singapore, Hong Kong, Marocco, Olanda, Antigua, Sierra Leone, Cipro – spiega il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e spesso passa da porti inglesi, francesi, da Malta e Gibilterra». E tutto ciò non accade solo a Bari: navi cariche di grano duro arrivano a Napoli, Ravenna, Palermo e in altre città».

Chi controlla tir e silos? 
Nessuno. 

Ho avuto modo di verificarlo costantemente dal 2 gennaio 2017 ad oggi. E della tutela della salute parla anche il presidente di Confagricoltura Puglia, Donato Rossi: «Tutti i tir, container e silos devono essere controllati». E non accade.“Chi verifica il ciclo della pasta? Sempre nessuno”, attesta Slow Food, che aveva lanciato il primo allarme nel 2010. Per capire se la pasta è di qualità bisogna analizzare alcuni fattori: la presenza di micotossine nel grano duro (estero o italiano), eventuali deterioramenti del prodotto durante i trasporti, i limiti imposti dall’Ue che pare non accorgersi che un italiano medio consuma più pasta (27 chilogrammi all’anno) di un norvegese.
Il Regolamento Comunitario 1881/2006 è calibrato su un consumatore medio europeo e non mediterraneo, che storicamente consuma più pasta, pane e cereali. Su questa base l’Europa ha dettato i valori massimi di alcuni contaminanti nel grano. Si parla di piombo, cadmio, mercurio e micotossine (come aflatossine e Don). Per la maggior parte dei Paesi al mondo, ad esempio, i valori del Don sono allineati tra 750 e 1000 ng/g nei cereali, mentre in Italia il limite è fissato a 1750, come nel nord Europa (dove si mangia molta meno pasta).Sempre lo stesso regolamento riconosce per pasta e pane una quantità di Don che scende miracolosamente a 750 e 500. Com’è possibile? E dato che quel limite scende a 200 ng/g negli alimenti a base di cereali o comunque destinati a lattanti e bambini sotto i 3 anni bisogna chiarire che al di sotto dei 6 anni non si può mangiare la stessa pasta degli adulti. Questi i limiti delle norme. Poi c’è un mondo che si muove al di fuori delle regole. Importiamo cereali a uso zootecnico: non è legale, ma c’è chi lo fa proprio per mancanza di controlli. E, una volta nel silos, il grano diventa per miracolo tutto italiano.

Esattamente sulla vomitossina un progetto delle Politiche agricole (Micocer 2006-2008) ha definito “la minore incidenza nei grani del Sud, rispetto a quelli del Nord Italia”.

Questo perché il clima umido e le piogge favoriscono la presenza di micotossine, mentre il grano del Mezzogiorno viene raccolto a temperature molto elevate (tra i 28 e i 48 gradi) che non ne permettono la proliferazione.

Ma in Canada il clima è umido e spesso si miete con la neve. 
A ciò bisogna aggiungere gli effetti di lunghi viaggi transoceanici a bordo di navi cargo: scarsa aerazione, umidità ed escursioni termiche. Altra fase: la miscela. Il regolamento 1881 vieta di miscelare frumenti in norma con quelli che superano i valori massimi, con lo scopo di  stemperarne il carico di tossina. Vietato il taglio insomma. Che pur riducendo i valori, non li rende idonei all’alimentazione dei bambini.

 

RIPRESO DAL BLOG ZAPPING

 

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DHADING: SURREALE DANZA TRA LUCI E OMBRE

DHADING: SURREALE DANZA TRA LUCI E OMBRE

DHADING: SURREALE DANZA TRA LUCI E OMBRE INTRODUZIONE DI FONDAZIONE MINERVA

 

 

DHADING: SURREALE DANZA TRA LUCI E OMBRE INTRODUZIONE DI FONDAZIONE MINERVA. Io e Milan eravamo appena sbarcati a Dhading dopo un lungo viaggio della speranza a bordo di un autobus pubblico che non poteva introdurre in maniera migliore quello che avremmo trovato al nostro arrivo: un remoto villaggio dell’entroterra nepalese dove la precarietà della vita è all’ordine del giorno.

 

Un black out quasi giornaliero dalle 18 alle 22 viene vissuto dalla popolazione locale come un evento normale, addirittura una festa e una surreale danza tra luci e ombre. Lo stesso Milan, che scopro essere nato proprio a Dhading, mi guarda con un sorriso smagliante e mi dice che da 31 anni lui vive, gioca e danza serenamente col suo caro e vecchio amico “black out”.

 

Il buio totale non ci ha permesso di fare visita all’Orfanotrofio che si trova alla fine di un percorso ripido e tortuoso appena fuori dal centro abitato ma il contatto con gli abitanti locali, impegnati di notte come luminose ombre nelle loro attività, e soprattutto i loro sorrisi di benvenuto mi hanno fatto capire chiaramente che qui non si scherza, che qui si lavora per sopravvivere con qualsiasi mezzo, che qui il senso di comunità è alla base dei valori di ognuno, che qui ci si aiuta tutti e soprattutto che qui si aiutano i più poveri e bisognosi…ero già praticamente proiettato all’interno della vita di quella gente e soprattutto dell’orfanotrofio e durante il mio sonno ne percepivo già chiari i rumori, gli odori, i colori ed il calore.

 

La mattina veniamo svegliati dal rumore di un piccolo tuc tuc con a bordo la moglie di Milan, nonché vice presidente di Fondazione Minerva, che da Katmandu era partita all’alba con tutto il materiale didattico, i vestiti ed un magnifico striscione in onore dell’iniziativa, realizzato in piena notte, che quel giorno avrebbero reso felici molti bambini.

 

 

Osservando Milan e sua moglie all’opera ho percepito immediatamente un grande gioco di squadra, un’energia e una determinazione tali che mi hanno totalmente coinvolto! Senza rendermene conto Milan e sua moglie in maniera naturale, mi avevano già immerso nei valori e nei principi fondamentali della Fondazione Minerva impegnata e determinata in una battaglia non solo a favore ed in aiuto dei più deboli ma anche a favore di un’ampia attività di sensibilizzazione al senso di appartenenza ad un’unica comunità e contro l’indifferenza e l’individualismo che oggi dilagano.

 

La notte era alle spalle e il sole si faceva largo tra una nuvola e l’altra quasi a richiamare la nostra attenzione, quasi a proporsi come quarto passeggero del tuc tuc in partenza per l’orfanotrofio, quasi a offrirci di aprire la strada con la sua magica luce e illuminare vaste zone d’ombra che da lì a poco avremmo inevitabilmente incontrato ed affrontato insieme.

 

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Alessandro Vitaloni

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