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Promotore Associativo: Nasce il primo Corso

Promotore Associativo: Nasce il primo Corso

Nasce il primo corso di promotore associativo

 

Hai mai pensato che fare il promotore associativo potesse essere una professione? E che addirittura esistesse un corso che ti insegna a farlo?

Il mondo dell’associazionismo e del terzo settore è da sempre, per l’Italia e per tante nazioni, una miniera di idee, di servizi e di opportunità; un mondo in continua evoluzione quello del volontariato, affascinante e complesso, che sempre più necessita di figure qualificate in grado di conoscere le norme e le opportunità per operare con successo nel settore del no profit.

Sono queste le riflessioni che hanno portato il centro studi autorizzato DICHE di Foggia insieme all’ AICS Associazione Italiana Cultura e Sport – Associazione nazionale riconosciuta dal Ministero degli Interni ed al Coni ad ideare il primo corso in Italia dedicato ad una nuova figura nel panorama nazionale del volontariato il promotore associativo, colmando di fatto il bisogno da parte di molti volontari, gruppi e realtà di avere un interlocutore competente capace di guidare, di indirizzare, di offrire una consulenza specifica per chi desidera creare un’associazione o necessita di consigli per gestirla al meglio.

Promotore Associativo: Nasce il primo Corso

Una figura pensata per sostenere l’operato delle piccole e grandi associazioni no profit che in tutto il Bel Paese, svolgono un ruolo insostituibile e fondamentale per la società, a volte non pienamente riconosciuto e valorizzato.

Oggi più che mai le associazioni in Italia e nel mondo forniscono un concreto apporto, una risposta efficace ai bisogni e ai sogni della gente, attraverso la ricerca e l’impegno costante nel tentativo di fare rete con le agenzie educative presenti sul territorio, offrendo servizi alla persona e molteplici attività e progetti per il bene comune, il più delle volte dedicati alla fasce più deboli della società, agli ultimi, ai più bisognosi.

Il corso di promotore associativo, unico nel suo genere, alla sua prima edizione ha già riscosso un grande successo, come testimonia il  sold out delle iscrizioni e le numerose richieste di nuovi corsi.

Il corso che inizierà a maggio e avrà una durata complessiva di 20 ore e permetterà ai partecipanti di:

Acquisire conoscenze nell’ ambito di associazioni sportive, di promozione sociale, volontariato e onlus;  Scoprire come ottenere finanziamenti;  Conoscere e interpretare gli aspetti fiscali e amministrativi degli enti no profit;  Conoscere la legge n. 106/2016 e la relativa riforma dell’impresa sociale (Decreto Bobba)  Apprendere tutte le tecniche del Fundraising e del Crowdfunding.

(*Al termine verrà rilasciato un attestato di partecipazione dell’ AICS) Sede del corso: Centro studi autorizzato DICHE.

Per maggiori informazioni sul corso di promotore associativo:

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Strumenti finanziari per il non profit

Strumenti finanziari per il non profit

Strumenti finanziari per il non profit

Welfare e benessere sociale

La crisi economica che ha colpito i nostro Paese negli ultimi anni ha fatto si che il mondo non profit percorresse nuove strade verso la raccolta fondi, cercando e trovando nuovi strumenti finanziari che potessero sostenere e supportare gli importanti progetti a sfondo sociale che da sempre portano avanti. In passato i bisogni sociali riguardavano la sola famiglia interessata, o al massimo si allargavano alla comunità di appartenenza. Il reale cambiamento arriva quando personaggi come Adriano Olivetti introducono il concetto di benessere sociale basato sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito per il bene della comunità. L’imprenditore credeva nell’idea di comunità e il suo sogno era quello di creare una fondazione composta da classi sociali disparate, enti pubblici, università, così da eliminare ogni differenza economica, ideologica e politica.

Oggi il problema principale del welfare è l’invecchiamento inesorabile della popolazione. In quest’ottica aumenta la richiesta di assistenza da parte degli anziani da un lato, mentre diminuiscono le risorse, umane in primis, per contribuire alla spesa sociale dall’altro. E’ proprio in questo contesto che prende piede una proposta di Shared Social Responsability, con in fine di unire e coordinare diversi attori: Pubblica Amministrazione, organizzazioni non profit, imprese sociali, organizzazioni for profit, volontariato, imprese. In questo senso l’Italia ebbe un primato di best practice, grazie alla Lee istitutiva delle cooperative sociali. Oggi si è un po’ perso l’entusiasmo a causa del pesante scenario fiscale al quale sono sottoposte questo tipo di imprese non profit.

Raccolta fondi oggi

Ecco che in uno scenario simile la nostra popolazione da il meglio, cercando e proponendo nuovi strumenti finanziari per sopperire alla carenza di intervento da parte dello Stato e per smuovere gli animi degli addetti ai lavori nella ricerca di soluzioni alternative.

Il non profit oggi può contare su molteplici tipologie di fundrasing, che spaziano dai bandi nazionali a quelli europei, dalle donazioni private ai social bond. Un ampio scenario al quale attingere, scegliendo di volta in volta la soluzione più adatta a sostenere il progetto.

Di ultima generazione è il crowdfunding, strumento innovativo per le ONP di raccolta fondi che permette di creare un maggior coinvolgimento dei propri stakeholders.

Il crowdfunding ha radici ben radicate nel tempo, dove crowd sta per folla e funding sta per finanziamento. Oggi è stato reinterpretato come raccolta fondi dell’era digitale. La sua rapida diffusione odierna è dovuta, soprattutto, all’espansione del fenomeno dei social media, utilizzati appunto per la raccolta di capitali. In altre parole le piattaforme digitali sono uno spazio di condivisione, nel quale vengono scambiate idee e progetti con capitali da parte di un gruppo di persone accomunati da valori simili. L’aspetto positivo dei social media è proprio la capacità di coinvolgere il maggior numero possibile di persone e sostenitori, in grado di raggiungere ogni luogo: elemento fondamentale per la buona riuscita di un progetto.

Oltre al crowdfunding esistono altri strumenti finanziari, molto simili a quelli utilizzabili da persone fisiche.

Tra questi i social bond, obbligazioni tradizionali che vanno a sostenere economicamente iniziative non profit. Il meccanismo è molto simile a quelli dei bond tradizionali, ossia hanno un limite prestabilito per il rimborso, prevedono un pagamento periodico degli interessi, possono avere tasso fisso o variabile. Il concetto che sta alla base è mutuato dal social impact bond anglosassone, dove la matrice è però un ente pubblico. Per noi, con una impostazione banco-centrica, l’ente di riferimento resta la banca. Oggi la potenzialità dei social bond non è ancora stata misurata.

Accanto a questi i mini-bond, ovvero obbligazioni emesse da un’impresa non quotata con l’obiettivo di raccogliere nuove risorse economiche grazie ad una diversificazione delle fonti di finanziamento, diminuendo la relativa dipendenza dagli istituti di credito. Si tratta, in altre parole, di uno strumento complementare al finanziamento bancario tradizionale, al quale molte cooperative sociali sono interessate, soprattutto quelle legate al settore agroalimentare.

Restano validi i tradizionali bandi, nazionali ed europei, ai quali partecipare con le idee progettuali. In pratica sono questi gli strumenti maggiormente utilizzati dalle ONP, che predispongono un ufficio apposito per la ricerca bandi. Sono fondamentalmente le fondazioni bancarie ad offrire il maggior numero di bandi ai quali partecipare, una su tutti è la Fondazione Cariplo, che da anni si prodiga affinché il mondo del non profit possa avere gli strumenti necessari per intervenire in maniera profonda sui bisogni della collettività. Diversi gli ambiti di intervento, dai servizi ala persona alla cultura. Un ampio scenario nel quale intervenire con idee progettuali vincenti e, soprattutto, un network sostanzioso.

Accanto ai bandi nazionali vi sono i bandi europei, ai quali è complesso partecipare per i numerosi requisiti richiesti. Tra questi vi è la presenza di un network internazionale consistente. Possiamo dire che è difficile ottenere finanziamenti europei, ma non impossibile. Se avete un’idea degna di attenzione, vincente e siete attorniati da un network di persone e realtà con le quali condividete i valori e vision, andate a prendervi il vostro posto al sole in Europa e date valore alle vostre idee.

Gli strumenti finanziari sono diversi, la raccolta fondi ha molteplici possibilità di intervento. Non vi resta che provare e riprovare, per fare del bene attraverso il non profit, mettendo sempre il bene comune al centro delle vostre idee.

 

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Festival italiano del Volontariato

Festival Italiano del Volontariato

Festival Italiano del Volontariato

Giunto ormai all’ottava edizione, il Festival italiano del Volontariato, rappresenta uno degli eventi più importanti dedicati alla solidarietà e al vivere civile.

La storia del Centro Nazionale per il Volontariato

Fino a quarant’anni fa, il volontariato era un qualcosa di completamente sconosciuto dalla cultura, dalla politica e dalle istituzioni, non solo a Lucca, ma quasi in tutta Italia. Negli anni ’80, però, nella città toscana, ci furono i primi segnali di una svolta da parte di alcuni Centri culturali e sociali (Caritas, Fondazione Agnelli, Censis) e soprattutto ad opera dei Convegni biennali di Lucca.

È, invece, dal 1984 che Lucca viene definita la Città del Volontariato. Nel mese di novembre di quell’anno, infatti, dall’incontro di personalità come Maria Eletta Martini, Luciano Tavazza, Giuseppe Bicocchi, Giovanni Nervo e Achille Ardigò nacque il Centro Nazionale per il Volontariato. La finalità primaria del Centro era quella di promuovere una nuova cultura nei rapporti tra società e Stato, tra volontariato e pubbliche istituzioni, ma nonostante siano già passati più di trent’anni, gli ideali che hanno segnato la nascita del Centro Nazionale per il Volontariato, sono tutt’altro che superati.

Festival italiano del Volontariato 2018: Mettiamoci scomodi

Il titolo di questa edizione è Mettiamoci scomodi e vuole sottolineare quanto scomodo venga percepito il volontariato e il ruolo del volontario, che denuncia, ma non solo, agisce e crea situazioni migliori per la società. Ma Mettiamoci scomodi è soprattutto un invito alle istituzioni a lasciare da parte le loro comodità, a prendersi le proprie responsabilità e mettersi finalmente scomodi.

È infatti proprio per questo motivo che l’edizione di quest’anno si svolgerà quasi interamente in piazza, a contatto con la gente e le loro esigenze.

Sarà la piazza centrale di Lucca, Piazza Napoleone, ad essere totalmente invasa. Un’invasione positiva e che sicuramente non passerà inosservata, lasciando un segno indelebile in quanti parteciperanno.

Tra i temi che verranno affrontati al Festival del Volontariato c’è la cura dei giovani dimenticati. I migranti minorenni, le vittime di tratta, la povertà educativa, il degrado, storie di chi non si rassegna, di chi vuole venirne a capo, di chi va all’azione senza se e senza ma, perché il volontariato è proprio questo. 

Festival Italiano del Volontariato: Tre giorni di eventi all’insegna della solidarietà 

Ma non ci sarà solo denuncia, saranno tre giorni di eventi, di dialogo e confronti a cui è possibile partecipare seguendo gli hashtag social #scomodi e #fdv2018. Una buona iniziativa che consentirà a tutti di poter esprimere la propria opinione sul tema del civile, della solidarietà, dare dei suggerimenti, delle idee che sicuramente saranno di incoraggiamento e da sprone per fare sempre meglio e rendere il Festival italiano del Volontariato una realtà che può racchiudere e raccontare il mondo solidale italiano.

È proprio per questo che la presenza conta molto, negli scorsi anni sono state coinvolte più di 20 mila persone provenienti da tutta Italia; più di 300 volontari si sono impegnati con costanza e hanno reso possibile la realizzazione del Festival italiano del Volontariato e si spera che quest’anno tali presenze possano essere raddoppiate.

Mettiamoci scomodi e partecipiamo.

 

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MORE THAN PINK

MORE THAN PINK

MORE THAN PINK: SOSTIENI LA CAMPAGNA

A NATALE DIVENTA PIU’ ROSA: SOSTIENI LA CAMPAGNA “ MORE THAN PINK ”

 

More than pink  è il nome della campagna promossa dalla Susan G. Komen for the Cure, organizzazione internazionale senza scopo di lucro impegnata dal 1982 nella lotta ai tumori del seno, le neoplasie maligne più frequenti fra le donne di tutte le età.

Affiliata alla Susan G. Komen for the Cure ed operante sul territorio nazionale italiano  troviamo la Susan G. Komen Italia, che nasce nel 2000 e si basa sul volontariato.

Gli obiettivi della  Susan G. Komen non si limitano alla promozione della prevenzione e della diagnosi precoce di questa diffusa forma di tumore, ma vertono anche sul sostegno alle donne che sviluppano  questa grave patologia. Un sostegno indirizzato all’aumento delle loro possibilità di guarigione e al miglioramento di qualità di vita e cure, tramite la generazione di risorse economiche per  realizzare progetti mirati.

Il nome della campagna “ More than pink ” non è casuale. Pink è infatti il colore del caratteristico  nastro rosa, da decenni simbolo della prevenzione del tumore del seno.

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Diventare  “ More than pink ” , significa sostenere attivamente la Susan G. Komen con piccoli o grandi gesti, basati su azioni, donazioni e partecipazione.

E quale migliore occasione del Natale per impegnarsi in prima persona come volontari dell’organizzazione o per eseguire donazioni,  disporre un lascito, devolvere il 5×1000, iscriversi alla Race for the Cure o magari organizzare eventi per la Susan G.Komen ?

E’ anche possibile, proprio in vista dell’imminente Natale, scegliere di omaggiare i propri parenti ed amici con uno dei regali solidali proposti dalla Susan G. Komen . Un concreto gesto di solidarietà ma allo stesso tempo un utile strumento per sensibilizzare anche il destinatario del regalo e chi  lo circonda.

E’ infatti fondamentale  imparare a conoscere questa neoplasia maligna che, nonostante i progressi raggiunti negli ultimi anni, rappresenta ancora la principale causa di morte nelle donne sopra i 35 anni e, seppur con frequenza nettamente inferiore, può colpire anche gli uomini.

In molti casi basterebbe svolgere una corretta prevenzione (accurata, costante e incentrata su uno stile di vita sano) per scongiurare l’insorgenza di questa patologia.

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City Angels: la città dove vi sono gli angeli

City Angels: la città dove vi sono gli angeli

City Angels: la città dove vi sono gli angeli

 

City Angels: Il volto che non tutti conoscono.

Una decina di anni fa, Daniele Rocca venne invitato da una ragazza, sua amica, a partecipare come ospite alla serata inaugurale della sede di Torino dei City Angels.

I City Angels, con Mario Furlan presidente, sono degli operatori umanitari che aiutano principalmente i senza fissa dimora ed i senza tetto, portando loro ogni sera coperte, vestiti, sacchi a pelo e cibo, in molte città d’Italia.

Colpito dal fatto che la ragazza fosse diversamente abile e facesse la volontaria, Daniele Rocca decide di farne parte e inizia un’esperienza di volontariato presso i City Angels di Roma.

Nella mente c’era l’intenzione di fare qualcosa per le numerose persone che gli capitava di vedere durante i suoi viaggi di lavoro, alle stazioni e agli aeroporti, bisognose e spesso normali, senza per forza avere patologie psichiche o fisiche.

Osservandole, Daniele Rocca si rende conto che queste persone spesso si sono trovate all’improvviso senza niente o a seguito di un divorzio o perché hanno perso la famiglia.

Qualcuno ha scelto la vita di un senza fissa dimora liberamente ma sono in numero molto esiguo.

Il fatto di essere fortunato ha convinto Daniele Rocca a tornare a fare volontariato, come da giovanissimo aveva fatto guidando le ambulanze della Corce Rossa e Croce Verde.

E da una decina di anni è stato insignito del riconoscimento di socio onorario dei City Angels.

Come altri colleghi e colleghe del mondo dell’arte è contento di farlo. Purtroppo per il suo lavoro non può esser d’aiuto ogni giorno ma contribuisce a “fare rumore” e dare voce a queste persone.

Il più delle volte si tratta semplicemente, dice lui, di servire a tavola il giorno di Natale, in ristoranti che mettono a disposizione il loro locale.

L’episodio più emozionante che ricorda Daniele Rocca, vede come protagonisti due anziani signori, marito e moglie, e il loro sorriso. Lui portava un piatto a tavola e l’anziana signora non vedeva l’ora di potergli donare una caramella, unica cosa che avesse da regalargli… in realtà entrambi gli anziani, donarono a Daniele Rocca un sorriso ed un ringraziamento preziosi. Il sorriso può capitare tutti i giorni di riceverlo ma spesso è finto; quello della coppia di senza fissa dimora fu sincero!

Il sorriso, il regalo più bello in giornate difficile come può essere il Natale. Un momento in cui la solitudine si fa sentire graffiante e la malinconia arriva all’improvviso.

Le emozioni che negli anni di volontariato Daniele Rocca ha collezionato sono di gioia e soddisfazione, pienezza. Il fatto di fare poco e strappare tanto come un sorriso. Un grazie che vale molto di più di tanti altri.

Daniele Rocca, non crede di essere veramente d’aiuto; gli attori singolarmente danno una mano e fanno rumore, focalizzando l’attenzione generale su di loro, i più bisognosi.

I City Angels che realmente fanno qualcosa, sono coloro che si mettono in gioco tutti i giorni scendendo in mezzo alla strada, incontrando nelle vie i senza fissa dimora e diventando i loro Angeli.

 

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DONODAY è partito: Italia che Dona

DONODAY è partito: Italia che Dona

DONODAY è partito: Italia che Dona

 

Con la legge n. 110 del 14 luglio 2015, Il Parlamento ha istituito di celebrare il 4 ottobre il DONODAY, ovvero, la giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra culture e religioni diverse, con l’obiettivo di creare una maggiore consapevolezza e solidarietà da parte dei cittadini sul mondo del volontariato e delle sue varie forme di supporto a cui ciascuno di noi, anche nel proprio piccolo, può contribuire a sostenere.

DONODAY è partito: Italia che Dona. I protagonisti del DONODAY saranno gli studenti delle scuole medie di primo e secondo grado, invitati a partecipare all’iniziativa in programma quest’anno attraverso la realizzazione di un video contest “Donare, molto più di un semplice dare”.

Cliccando sul seguente potrete vedere i video caricati dagli studenti sino ad oggi e votare il vostro preferito.

Proprio il 4 ottobre si terrà a Roma la premiazione dei primi 3 video, realizzati dagli studenti delle scuole che hanno aderito alla campagna social su invito del MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca).

Oltre alle scuole possono aderire anche i comuni; per partecipare dovranno organizzare eventi di raccolta fondi o di sensibilizzazione con il contest “UN DONO IN COMUNE”, coinvolgendo le associazioni di volontariato del proprio territorio. Si possono consultare i regolamenti per l’iscrizione da parte delle scuole o dei comuni.

DONODAY è partito: Italia che Dona. L’iniziativa DONODAY è nata dall’ Istituto Italiano della Donazione per valorizzare il GIORNO DEL DONO e sensibilizzare la cultura del donare.

Tutte le organizzazioni che parteciperanno alla giornata del DONODAY verranno inserite sulla piattaforma online dell’Istituto della Donazione e segnalata la presenza sulla cartina dell’Italia con i seguenti colori:

ROSA: Comuni che hanno aderito al Giorno del Dono
AZZURRO: Scuole che hanno partecipato al video contest “Donare, molto più di un semplice dare”
GIALLO: Iniziative delle Associazioni che partecipano al 1° Giro dell’Italia che dona.

DONODAY è per tutti, chiunque voglia partecipare e contribuire a divulgare le informazione sul GIORNO DEL DONO può farlo richiedendo i braccialetti dell’iniziativa e pubblicando una foto sui vari social.
Potete trovare tutte le informazioni al seguente

 

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Amici di Joaquim Gomes

Amici di Joaquim Gomes

Amici di Joaquim Gomes

Gomes: L’articolo di oggi parla di un gruppo di solidarietà internazionale gli “Amici di Joaquim Gomes” e dei suoi progetti di donazioni e adozioni.

Gomes: Adottare un progetto di solidarietà internazionale in Brasile: una scelta importante se credi che la beneficenza possa portare allo sviluppo a lungo termine di singoli bambini e di intere comunità di persone.

Siamo una Associazione piccola, ma vorremmo il tuo aiuto per fare qualcosa di grande: migliorare le condizioni di vita di bambini e famiglie in gravissima crisi e dare una mano a risolvere in modo duraturo problemi come la fame, lo sfruttamento della prostituzione e la mancanza di istruzione.

Il Brasile è un Paese teoricamente in via di sviluppo, ma con aree molto povere in cui le condizioni sono drammatiche.
Come ci ha spiegato il delegato di Terra Madre, Elinho, in un articolo, alcune parti del Brasile ed in particolare il Nordest non sono toccate dal benessere economico che cresce nel Sud, ma anzi ne sono state svantaggiate.

Le condizioni di vita non sono migliorate ma peggiorate a causa dello sfruttamento del lavoro, a gestito iun regime di vera e propria schiavitù e della droga, una piaga sociale sempre più diffusa e difficile da debellare.
L’inflazione ha peggiorato la situazione di tutti, tanto che i soldi raccolti fino agli anni passati dalla nostra Associazione ora non bastano più per sostenere tutte le nostre attività. Anche per questo il tuo aiuto ci occorre più che mai.

Puoi darci una mano da subito con una donazione una tantum effettuata con bonifico al conto corrente ONLUS Amici di Joaquim Gomes

Prima che tu effettui la donazione, ci piacerebbe che conoscessi i nostri progetti.

Se vuoi, scrivici a info@amicojg.it ti ricontatteremo via mail o se preferisci via telefono e ti parleremo dei progetti, aiutandoti a capire come funzionano e quale scegliere per la donazione, oltre a darti garanzie su come verranno utilizzati i tuoi soldi.

I nostri referenti sono alcune missioni in Brasile, ed i nostri volontari visitano periodicamente il territorio che aiutiamo: questo ci garantisce che tutto l’ammontare che viene donato ai nostri progetti sia effettivamente speso per chi è in difficoltà. Questo per noi è molto importante e crediamo lo sia anche per te.

 

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ABIO: AIUTO E SOSTEGNO AI PICCOLI RICOVERATI

ABIO: AIUTO E SOSTEGNO AI PICCOLI RICOVERATI

ABIO: AIUTO E SOSTEGNO AI PICCOLI RICOVERATI

LA NASCITA E L’OPERATO DI ABIO

Dall’idea del prof. Zaffaroni, allora Primario del reparto di Chirurgia Pediatrica del Policlinico, nasce ABIO (Associazione per il Bambino in Ospedale), una onlus che da 40 anni a Milano e in seguito in molte altre città italiane, sta accanto ai bambini ricoverati in ospedale.

In collaborazione con il personale medico e infermieristico, che ha il compito di “curarli”, i volontari ABIO “si prendono cura” di questi piccoli e delle loro famiglie, accogliendoli già al momento in cui varcano la soglia dell’Ospedale con un sorriso, un gioco e cercando di essere un sostegno concreto ai genitori con informazioni utili per vivere la traumatica esperienza del ricovero.

Da qui nasce l’evidente necessità di mitigare le paure e il disagio nell’affrontare la malattia di un minore, e il conseguente impatto sul lavoro del pediatra e sulla vita in reparto.

ABIO ha questa finalità e opera con volontari che, prima di iniziare il loro servizio nei reparti, frequentano un corso di formazione che l’Associazione propone a tutti coloro che si avvicinano a questa onlus.

Il corso di formazione proposto da ABIO prevede incontri informativi e formativi ed è seguito da un periodo di tirocinio in Ospedale, dove ogni tirocinante è seguito da un tutor.

Il volontario ABIO accoglie il bimbo in ospedale, offre un sorriso e cerca in ogni modo di alleggerire la tensione e la preoccupazione di quei momenti. Le famiglie trovano nel volontario una persona con cui parlare, a cui poter chiedere anche semplici informazioni: dove è ubicata la mensa o dove poter prendere un caffè.

L’ESPERIENZA DEI VOLONTARI ABIO

Ho parlato con una volontaria ABIO che presta il suo servizio nel reparto di patologia neonatale della Clinica Mangiagalli, dove si trovano i bambini nati prematuri o affetti da varie patologie. Qui il sostegno più “grande” lo si dà ai genitori che, per vari motivi, non sempre riescono a stare tutto il giorno in ospedale con il proprio figlio. Le volontarie, nei momenti di assenza dei genitori, si occupano di stare vicino e “coccolare” i neonati, come farebbero il loro papà o la loro mamma.

Diverso è il compito dei volontari negli Ospedali pediatrici dove sono ricoverati i bambini un po’ più grandi. Qui sono presenti “aree gioco”, zone nelle quali i bambini possono fare insieme giochi di società o disegnare seguiti dai volontari. Ai bimbi costretti a letto, il volontario può portare un giochino in camera e fermarsi un po’ di tempo per distrarli.

STAR VICINO AI PICCOLI RICOVERATI

Se vuoi avvicinarti al volontariato al fianco di questi fantastici bambini chiama ABIO allo 02.5691034 o scrivi a segreteria@abiomilano.org; ti accoglieranno a braccia aperte e ti spiegheranno tutto ciò che devi fare. Ricordati che a settembre anche tu puoi aiutare ABIO acquistando un cestino di pere, seguili sulla loro pagina facebook  e sarai sempre aggiornato.

 

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Volontariato d’impresa: un fenomeno italiano

Volontariato d’impresa: un fenomeno italiano

Volontariato d’impresa: un fenomeno in crescita in Italia

 

Volontariato d’impresa: un fenomeno italiano

Cresce sempre di più il numero di aziende che da forma al volontariato dando ai dipendenti la possibilità di svolgere attività a favore del bene comune. Si tratta, certo, di una strategia di Responsabilità sociale d’impresa (CSR) che concede ai dipendenti almeno 3 giorni per svolgere volontariato d’impresa per il benessere del proprio territorio ma anche per acquisire nuove competenze. E’ lo stesso rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia ad affermare questo dato in crescita; rapporto stilato dall’Osservatorio Socialis di Errepi Comunicazione, in collaborazione con Ixè.

Che tipo di attività?

Innanzitutto il volontariato d’impresa si rivolge al territorio: molte le iniziative di volontariato sociale sia promosse dalle stesse aziende che coinvolgono i dipendenti, sia organizzate in orario di lavoro. Ma sono molto numerosi i campi di azione su cui stanno mostrando interesse le aziende. Tali attività da una parte costituiscono un arricchimento professionale del dipendente coinvolto, mentre dall’altra arricchiscono e migliorano l’immagine dell’impresa stessa. In questo modo stringono legami più forti con la comunità locale e con le associazioni del no profit. Il tutto verso la creazione di nuove soft skill, ossia competenze emotive e sociali dei dipendenti esercitate indossando i panni del lavoratore. Competenze affatto fini a se stesse: entrano a pieno titolo a far parte del curriculum professionale, arricchendolo ed ampliandolo.

 

Volontariato

I numeri in crescita

Parlavamo di un fenomeno in crescita, quello del volontariato d’impresa. Ma la strada è ancora lunga. Per l’istituto Ixè solo l’11% delle aziende scegli il volontariato vero e proprio per sviluppare al meglio la CSR (Corporate Social Responsability). A questo dato vanno aggiunti, tuttavia, altri numeri sulle iniziative affini come ad esempio rendere disponibile il proprio personale a favore del no profit per accelerare verso la vera Social Innovation. Parliamo del 15% delle imprese. Altre imprese si prodigano, invece, per iniziative di filantropia, almeno il 24% circa. SI parla, comunque, di numeri in crescita; di un trend che tende a maturare con il tempo e a influenzare un numero sempre maggiore di protagonisti e attori. Un esempio è quello di Fondazione Sodalitas che coinvolge 250 imprese e 278 organizzazioni no profit. Sodalitas non fa altro che mettere in contatto tra loro il mondo profit con quello no profit. Spesso mettendo a disposizione il loro knowhow a favore delle piccole associazioni no profit del territorio, poco preparate professionalmente ad una social innovation. Tornando ai numeri di riferimento, parliamo in genere di 3 giornate lavorative da dedicare allo sviluppo della CSR, quindi al volontariato d’impresa. Un valore economico annuale di circa 155 mila euro e con un coinvolgimento di circa 120 persone per impresa in programmi che durano, di norma, 5 anni. L’Europa stessa ha puntato gli occhi sul fenomeno: in arrivo i risultati di una indagine lanciata sul tema, che serviranno a disegnare i contorni delle indicazioni su come questi programmi possano entrare a fra parte del Corpo volontariato di aiuti umanitari dell’UE.

Alcuni esempi?

Facendo esempi concreti di quanto stiamo dicendo, prendiamo UBI Banca. 1.245 dipendenti hanno aderito a “Un giorno in dono” nel corso del 2016. I dipendenti o hanno potuto dedicare attività di volontariato in tutti i territori di riferimento del gruppo UBI Banca. 70 le organizzazioni no profit che hanno accolto e ricevuto l’aiuto e il sostegno di questi dipendenti. In pratica ognuno di loro ha trascorso un giorno di ferie presso una associazione del territorio di riferimento, donando tempo e competenze. In base al numero dei dipendenti partecipanti, la somma che UBI Banca riconoscerà per il 2016 alle organizzazioni no profit è ari a 124.500, ossia 100 euro per ogni giornata di volontariato.

Altro grande esempio concreto di volontariato d’impresa è quello del Progetto Attitude di Milano, un progetto di volontariato per accrescere competenze e capacità trasversali. Le aziende coinvolte in questo caso sono piccole, medie e grandi imprese con sede sul territorio milanese, nelle quali il concetto di volontariato è già ben radicato tra i dipendenti, sia a titolo personale che in maniera riconosciuta dall’impresa stessa.

Possiamo quindi sostenere con fermezza che anche in Italia sta diventando un affare importante e serio quello del volontariato in genere: utile ai giovani, per trovare lavoro una volta usciti dal mondo scolastico. Utile, altresì, alle imprese per dare un forte segnale di presenza nella comunità di riferimento ed n ottimo modo per stringere legami con il terzo settore, fonte inestimabile di benessere sociale.

 

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Volontario Socio-Sanitario: Riparte Avulss

Volontario Socio-Sanitario: Riparte Avulss

Diventare volontario socio-sanitario: A Fermo riparte il corso dell’Avulss

 

Volontario Socio-Sanitario: Riparte Avulss

Il prossimo sabato 12 marzo, alle ore 16,30 presso la sala riunioni dell’Ospedale Geriatrico Inrca di Fermo, comincia il XXVI Corso base per volontario socio-sanitario, organizzato dall’Avulss (Associazione per il volontariato nelle unità locali dei sevizi socio-sanitari), dall’Oari (associazione per una pastorale di comunione e speranza dell’uomo che soffre) e dalla Caritas Diocesana di Fermo.

L’obiettivo del corso è di offrire una preparazione di base per l’esercizio del volontariato organizzato in campo sociale e sanitario. Per info: www.avulssfermo.it – 331.8210781 – 0734.227287.

La modalità dello svolgimento del corso prevede che ogni sabato dalla ore 16,30 alle 18,30 e ogni mercoledì dalle ore 21 alle 23 (eccetto le due giornate residenziali del 12 marzo e 21 maggio, in cui le lezioni si terranno dalle ore 16 alle 20) si terranno le lezioni e gli incontri secondo il seguente calendario tematico:

La mappa dei bisogni del territorio, elementi di primo soccorso, la terapia del sorriso, l’emarginazione, l’Aids, l’Alzheimer, la sofferenza alla luce della fede cristiana, con un’attenzione particolare alla psicologia e ai diritti del malato, al ruolo del volontario a contatto con i pazienti, con i familiari e gli operatori sanitari.

Al termine del corso sarà rilasciato un attestato di frequenza, ma solo per coloro che avranno frequentato almeno tre quarti delle lezioni, inoltre a chi dimostrerà sufficienti attitudini al servizio di volontariato, verrà consegnato un attestato di Idoneità.

Il corso è tenuto da validi professionisti quali psicologi, medici, sacerdoti e volontari: Rosalba Chessa, presidente dell’associazione, Marina Verdecchia, vicepresidente, Andrea Vesprini, responsabile culturale, consigliere nazionale e delegato di zona, Don Pompeo Santese, responsabile spirituale e direttore della Pastorale della salute, Vittorio Capriccioni, responsabile Oari.

“Un percorso formativo aperto a tutti coloro che vivono una situazione di disagio accanto a persone anziane, malate e disabili e intendono trovare aiuto e conforto attraverso uno scambio di esperienze, e a tutti coloro che desiderano semplicemente arricchire la propria cultura nel campo della solidarietà”

Volontario Socio-Sanitario: Riparte Avulss

Per tutti coloro che fossero interessati possono consultare il sito www.avulssfermo.it dove sono indicate in maniera completa ed esaustiva tutte le procedure per l’iscrizione e il programma completo del corso.

 

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Tumori Pediatrici

Tumori Pediatrici

«IO, domani…»: una Onlus contro i tumori pediatrici

Tumori Pediatrici

Tumori in età infantile

Fin dagli anni ’70 quando si sono verificati i primi casi di tumori pediatrici ad oggi, la ricerca scientifica ha effettuato notevoli progressi in questo ambito, diminuendo il tasso di mortalità e sviluppando terapie mediche sempre più efficaci e meno tossiche per il bambino.

Nella maggior parte dei casi, i tumori pediatrici non sono causati da stili di vita come errate abitudini alimentari o come conseguenza dell’esposizione ad ambienti inquinati, ma da fattori non del tutto noti sui quali è difficile effettuare azioni di prevenzione.

Le forme più diffuse di tumori pediatrici sono: leucemie, tumori del rene, della tiroide, delle ossa e del sistema nervoso centrale e vengono curati con la chemioterapia secondo schemi ben definiti, la radioterapia ed una terapia farmacologica con cortisonici ed antibiotici, unici mezzi attraverso i quali ottenere maggiori successi per la sopravvivenza dei malati.

La ricerca oncologica pediatrica sta mettendo a punto dei farmaci antitumorali meno tossici in modo da garantire al paziente in età adulta nessuna conseguenza negativa sul proprio stato di salute.

Il numero dei bambini affetti da queste malattie purtroppo ogni anno cresce sempre di più con un incremento del 2%.

Tumori Pediatrici

Il ruolo di «IO, domani…»

L’ associazione IO, domani… nasce nel 1984 grazie all’iniziativa del Professor Manuel Castello e di alcuni genitori di bambini ricoverati nel reparto di Oncologia pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma, con lo scopo di rendere più confortevoli gli spazi del reparto, dare assistenza e sostegno ai bambini malati, diffondere i temi dell’oncologia pediatrica promuovendo convegni e seminari, favorendo e finanziando la ricerca clinica.

Nel 1995 diventa una Onlus e nel 1997 viene inaugurata a Roma la prima casa di accoglienza per le famiglie dei piccoli ospiti del suddetto reparto.

Esperienza dei volontari di «IO, domani…»

Molti giovani hanno offerto il loro impegno e dato la propria disponibilità a sostegno dei bambini affetti da queste malattie, standogli accanto, sostenendoli psicologicamente attraverso il dialogo e le attività ludiche. D’altro canto anche i volontari hanno ricevuto molte gratificazioni, dando sostegno ai bambini ed alle loro famiglie in un momento di sofferenza e dolore nella  lotta ai tumori in età infantile. Il lavoro dei volontari, coadiuvato con quello del personale medico e paramedico, è fondamentale durante il percorso terapeutico di guarigione del giovane paziente.

Molti bambini che sono riusciti a superare la fase critica della malattia hanno conservato un dolce ricordo dell’ attività dei volontari, dei medici e della loro degenza nel reparto oncologico dell’ ospedale.

Tumori Pediatrici

Chiunque volesse offrire il proprio concreto contributo per aiutare la lotta contro i tumori pediatrici può diventare volontario/a, collegandosi al sito www.phifoundation.com

 

 

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Student Programs: un'esperienza di Stage

Student Programs: un’esperienza di Stage

Student Programs: un’esperienza di Stage e volontariato all’estero per arricchire il proprio CV

 

Student Programs: E’ importante che la formazione dei giovani, come investimento per il loro futuro, passi attraverso un’esperienza di stage e volontariato all’estero.

Lo Student Programs è un progetto internazionale di Operation Smile, coinvolge giovani da tutto il mondo in momenti di educazione e formazione volti ad aiutare chi vive in situazioni di difficoltà.

Lo Student Programs (https://www.donazioni.operationsmile.it/student-programs) sensibilizza i giovani studenti al mondo del volontariato offrendo la possibilità di partecipare a laboratori, incontri e conferenze.

Operation Smile è una fondazione internazionale con centri di cura presenti in diversi paesi nel mondo ed offre l’accesso gratuito a cure specialistiche, in particolar modo, ad interventi chirurgici per correggere gravi malformazioni facciali.

Le cure sono rivolte ad adulti e bambini che vivono in paesi poveri dove non potrebbero accedere alle cure necessarie, rischiando l’emarginazione.

Collaborano con Operation Smile oltre 120 volontari di cui medici, infermieri e operatori sanitari per realizzare interventi e cure nei paesi dove sono presenti le missioni della fondazione.

La Conferenza Internazionale

Si tiene annualmente in un’ Università il cui Paese cambia ogni volta. Quest’anno la Conferenza Internazionale degli studenti volontari di Operation Smile si è svolta a San Diego. Nel 2017, l’International Student Leadership Conference (ISLC) si terrà in Italia, a Roma!

In Italia il progetto Student Programs è attivo e coordinato da 2 anni dall’Ambasciatrice di Operation Smile Italia Onlus, Cristina Chiavari.

Quest’anno, il gruppo di studenti italiano ha vinto il premio come “miglior Student Programs Internazionale”.

Il video messaggio di Michela Cerruti – Testimonial Operation Smile Italia Onlus

In alternativa esistono altre organizzazioni che offrono possibilità di stage a livello internazionale come Projects Abroad, un’organizzazione di volontariato la cui sede italiana è presente a Napoli dal 2007.

Student Programs: un’esperienza di Stage

Projects Abroad (www.projects-abroad.it) propone stage in 25 paesi nel mondo. Gli studenti possono scegliere di arricchire il proprio percorso formativo scegliendo tra vari settori:

  • Giornalismo
  • Legge
  • Diritti umani
  • Medicina
  • Veterinaria
  • Biologia
  • Scienze ambientali
  • Microcredito
  • Sviluppo internazionale
  • Economia
  • Assistenza sociale
  • Formazione e insegnamento
  • Psicologia

Projects Abroad ha stipulato convenzioni con diverse università in modo che i crediti formativi conseguiti dagli stagisti vengano riconosciuti formalmente.

Puoi richiedere, o scaricare, la brochure gratuita cliccando qui.

Molti giovani decidono di intraprendere un’esperienza formativa, o lavorativa, all’estero data l’esigenza da parte del mondo del lavoro di una maggiore internazionalizzazione delle proprie competenze.

Combinare l’aspetto della formazione con quello del volontariato, riuscire a gestire ed affrontare situazioni emotivamente faticose quali sono le missioni umanitarie, darà modo di aggiungere punti a proprio favore.

Sicuramente un’esperienza al di fuori dei soliti target.

 

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La terza Milano e il Volontariato

La terza Milano e il Volontariato

La terza Milano: la mostra fotografica virtuale sul volontariato

 

Se pensiamo a Milano, ci viene sicuramente in mente una città caotica, una metropoli brulicante di vita, forse anche un po’ fredda e distaccata. Ma esiste una Milano diversa, generosa e accogliente, quella descritta ne La terza Milano.

La mostra fotografica virtuale sul volontariato a Milano.

La mostra fa parte di un progetto molto più ampio chiamato Milano Sono Io, curato dall’agenzia editoriale Luz. 

La terza Milano con le fotografie di Marco Garofalo 

È il fotografo Marco Garofalo a raccontare con i suoi scatti La terza Milano. Le bellissime fotografie di Garofalo immortalano la realtà del volontariato e le sue diverse sfaccettature.

I racconti di chi esercita il volontariato si intrecciano con quelli di chi lo riceve. Gli sguardi, i sorrisi di questa gente, così diversa, ma così vicina, ci fanno sperare in un cambiamento progressivo verso il rispetto, il confronto e la tolleranza.

Dalla cura del verde all’aiuto ai clochard della città, dai gesti affettuosi negli ospizi milanesi alle premure verso i turisti, Milano scopre le bellezze del capoluogo lombardo e ne fa una esempio da seguire.

Sono molte le Onlus che operano a Milano, l’Italia è, infatti, la prima nazione al mondo per numero di volontari. L’arte del dare è sempre stata patrimonio della nostra cultura. Milano è, quindi, la testimonianza di questo modo di essere, un mettere alla luce, senza fragore o richieste, chi collabora a migliorare le condizioni di vita di coloro che si trovano in difficoltà e di conseguenza aiutano la cittadinanza a fare comunità e a crescere umanamente.

Storie di volontariato 

Ci colpiscono le foto di chi come Mamadou ha lasciato il proprio Paese, il Senegal, e con un barcone è giunto nelle nostre coste e adesso, a distanza di anni e dopo essere stato aiutato dai volontari, ha trovato lavoro come falegname nel centro di Milano, oppure di Roberto, ragazzo affetto dalla sindrome di down, che grazie all’Associazione il Gabbiano – Noi come gli altri, ha potuto fare emergere e sviluppare il suo talento di attore.

E ci sono altre storie di ragazzi che nonostante abbiano infinite capacità, sono tuttavia incompresi o reclusi nel contesto in cui vivono.

Oppure le storie dei volontari dell’Avis che si impegnano quotidianamente a far crescere il numero dei donatori e a marcare l’importanza del donare, perché purtroppo, ancora ai nostri giorni, esistono preconcetti sulla donazione del sangue.

Sono queste le storie, gli sguardi che vorremmo vedere ogni giorno. Racconti di speranze, di viaggi, di amore, di forza di volontà, di generosità e di tolleranza.

Milano di Marco Garofalo è una città da scoprire, una città che contiene il tesoro più bello di tutti: l’amore per gli altri.

Intanto qui potete ammirare alcuni degli scatti presenti nella mostra:

     

 

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Banca del Tempo: Importante Risorsa

Banca del Tempo: Importante Risorsa

Un’importante risorsa: la Banca del Tempo

Lo sai che esiste una banca dove si scambiano favori al posto del denaro?

Si chiama Banca del Tempo ed è un luogo in cui le persone si scambiano delle piccole attività o servizi per aiutarsi reciprocamente. E’ impostata come i normali istituti di credito: aprendo un conto corrente viene consegnato al nuovo correntista un libretto assegni per effettuare i propri “movimenti bancari”. La differenza sostanziale consiste nell’assenza delle transazioni economiche in quanto esiste solo la forma di scambio per le attività richieste, dove l’unità di misura utilizzata è il tempo orario impiegato.

 

Banca del Tempo: Importante Risorsa

L’operatore della Banca del Tempo ha il compito di gestire la transazione dell’attività, si può dedicare un’ora di ripetizione ad una studentessa ed in cambio si può chiedere alla Banca del Tempo una baby-setter per ugual periodo. Gli scambi avvengono attraverso il libretto degli assegni e le ore utilizzate, o accumulate, vengono registrate sul proprio conto corrente.

Cosa sono le Banche del Tempo?

 

Banca del Tempo: Importante Risorsa

Le Banche presenti sul territorio nazionale sono oltre 400, la cui partecipazione è prevalentemente femminile. Tutti possono aprire un conto corrente e impiegare qualche ora nelle attività scelte perché non servono particolari competenze o qualifiche.

La Banca del Tempo è nata nel 1992, diffondendosi nelle scuole medie e superiori negli anni successivi. Con la crisi degli ultimi tempi sono aumentate le iscrizioni per usufruire dello scambio di attività alla pari, soprattutto tra i pensionati, creando un sostegno al volontariato; ad oggi, con l’emergenza dei Richiedenti Asilo (programma di protezione internazionale), queste Banche potrebbero avere un elevato potenziale verso l’inclusione sociale. Valutare e analizzare le possibilità di costruire delle relazioni tra i diversi gruppi di appartenenze culturale, in una forma di collaborazione e sostegno reciproco.

Le organizzazioni non profit interessate ad aprire uno “sportello” sul proprio territorio possono contattare l’Associazione Nazionale Banche del Tempo , la quale metterà a disposizione un software per la gestione della domanda/offerta nonché una formazione adeguata per gli operatori volontari impegnati nelle attività di segreteria.

Per aderire semplicemente alle attività di scambio, occorre compilare la scheda di iscrizione e pagare una quota associativa annuale e la eventuale copertura assicurativa.

Statuto e regolamento della no profit sono consultabili sul sito

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Anffas: Definizione e significato terzo settore

Anffas: Definizione e significato terzo settore

Anffas: Definizione e significato terzo settore

Anffas: Cos’è il terzo settore? Definizione e significato

Anffas: Definizione e significato terzo settore: Il terzo settore viene a costituire un altro ordine o classe rispetto alla sfera dello Stato e della pubblica amministrazione (primo settore) e a quella del mercato e delle imprese (secondo settore). Ecco che il significato del termine terzo settore è lo stesso di ciò che viene indicato come no profit.

Cos’è il terzo settore viene ulteriormente specificato dal fatto che gli enti che lo compongono non perseguono scopo di lucro, al contrario delle imprese tradizionali operanti nel mercato. Il fine ricercato è costituito dall’esercizio di attività con finalità civiche o utilità sociale. 

Anffas: Definizione e significato terzo settore: Enti del terzo settore: quali sono?

Possono essere considerati enti del terzo settore, secondo l’ultima riforma (art. 5, c. 1, D.Lgs. 177/2017), le seguenti realtà no profit:

  • organizzazioni di volontariato,
  • associazioni di promozione sociale,
  • enti filantropici,
  • imprese sociali

Fonte :  informazione fiscale

Fatta chiarezza su cos’è il terzo settore voglio soffermarmi sugli enti che lo promuovono e sulla mia esperienza diretta con essi.

Affans: Definizione e significato terzo settore: La mia esperienza

Ho fatto parte per circa due anni di una onlus che si occupa di ragazzi con disabilità intellettive e relazionali: L’ Anffas.

L’Anffas ,che nasce dall’unione e dall’esigenza di poche famiglie, si pone come obiettivi l’integrazione di questi ragazzi nella società; lo sviluppo, per quanto possibile, delle loro autonomie sino a giungere, nel migliore dei casi all’auto rappresentanza (rappresentazione esatta di se stessi). 

Questa attività viene promossa con l’organizzazione di diverse attività giornaliere volte al raggiungimento di obiettivi personali prestabiliti in base al tipo di disabilità. Si và dal laboratorio di cucina, utile per lo sviluppo della coordinazione Oculo-Manuale, al laboratorio cognitivo utile a sviluppare le capacità cognitive dei ragazzi, all’allestimento di progetti come “Io cittadino” progetto utile a rendere i ragazzi consapevoli della loro “coscienza civica”, elemento fondamentale per la loro inclusione, al laboratorio di teatro e alle escursioni settimanali, utili per promuovere una volta di più la socializzazione tra i ragazzi; Concludendo con il laboratorio “delle autonomie personali” dove i ragazzi si impegnano, opportunamente guidati dagli operatori, nello svolgimento delle faccende domestiche (esercizio “principe” per quanto riguarda lo sviluppo dell’autonomia personale). 

Per quanto riguarda la mia esperienza personale, maturata nei due anni, come volontario, posso dire di aver cambiato radicalmente la mia concezione di società e disabilità, cose che mi hanno portato a guardarmi in modo diverso e raggiungere un livello di maturazione personale sin lì impensabile.

Questa mia maturazione è stata resa possibile dal fatto che ogni attività, proposta ai ragazzi, rappresentava in primis per me un “ostacolo” da superare; ostacolo che io dovevo, necessariamente, superare per essere sicuro di fornire ai ragazzi il sostegno di cui necessitavano. 

In conclusione, per quanto detto sin qui, riguardo la mia sfera personale non posso non archiviare questa esperienza come un esperienza positiva, nella quale la mia partecipazione al terzo settore, si è svolta in maniera attiva, cosa che io consiglio di fare a chiunque.

 

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Croce Verde: Istituto poco conosciuto

Croce Verde: Istituto poco conosciuto

CROCE VERDE: UN ISTITUTO POCO CONOSCIUTO

COS E’ LA CROCE VERDE?

Chi di voi ha mai sentito parlare della Croce Verde?

Chi sa di cosa si tratta e qual è la sua mission?

Una Associazione Onlus nata verso la fine del XIX secolo, per volontà di alcuni soci fondatori, operativa fin da subito, intervenne durante il primo conflitto mondiale, allestendo un ospedale da campo finalizzato all’accoglienza ed alla cura dei militari feriti.

Dopo la guerra questa associazione sviluppò sempre di più la sua attività ed i volontari diventarono sempre più numerosi. Le sue attività e finalità sono da sempre quelle di soccorrere gli infortunati e gli ammalati.

CROCE VERDE COME E’ ORGANIZZATA?

Un ente di volontariato territoriale e locale, che opera in campo sanitario, è dedita al trasporto urgente e non urgente d’infermi verso la struttura ospedaliera e al trasporto di persone disabili, coopera con la Protezione Civile, offre il suo intervento ad eventi come concerti (ad esempio il concerto di Vasco Rossi a Torino) ed a manifestazioni sportive.

La Croce Verde svolge le sue attività in diverse regioni ed enti locali e a differenza della Croce Rossa Italiana, che è sovvenzionata dallo Stato, la Croce Verde è un’ente locale e dipende dalle A.N.P.A.S. (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), difatti esistono diverse per ogni città o ente locale.

Ad esempio la Croce Verde Torino è composta da circa 500 volontari divisi tra: Milite Volontario (persone maggiorenni), Squadra Giovani (persone minorenni, dai 15 anni in su), Squadra di Montagna (fondata nel 1932, con il compito di assistere gli infortunati sulle piste sciistiche piemontesi) ed il Gruppo Autisti che guidano i mezzi di soccorso.

La Croce Verde Torino dispone di un autoparco composto da ambulanze per il soccorso avanzato e base, ambulanze per trasporti secondari, mezzi attrezzati per il trasporto di disabili ed altri mezzi per interventi di Protezione Civile.

Il Consiglio direttivo della C.V. è composto dal presidente, dal vicepresidente, dal direttore amministrativo, dal direttore dei servizi, dal direttore sanitario e da altri consiglieri.

COME ADERIRE A QUESTA ISTITUZIONE?

Chiunque voglia diventare volontario della sezione torinese può consultare il sito www.croceverde.org e fare un colloquio conoscitivo nella sede centrale di Torino.

La Croce Verde è presente in tutto il territorio nazionale, pertanto se vuoi collaborare con loro, informati su quale sia la sede più vicina a te e prendi contatto con loro, c’è sempre tanto bisogno di volontari e persone che vogliono aiutare il prossimo.

 

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Vivi Down: La Sindrome

Vivi Down: La Sindrome

VIVI DOWN: E LA SINDROME DI DOWN

Vivi Down: La Sindrome. La Rete, una Soluzione

Più esco, più incontro persone e più mi rendo conto della grande capacità che ha l’uomo di fare rete, di aiutare e sostenere chi vive situazioni difficili, come coloro che soffrono della Sindrome di Down.

Durante un aperitivo conosco Giuseppe: fa parte di un’Associazione bellissima, Vivi Down, dove le famiglie che hanno in seno un proprio caro con la Sindrome di Down possono trovare non solo solidarietà e aiuto, ma possono anche imparare a vivere serenamente.

L’Associazione è nata negli anni Ottanta per necessità di alcuni genitori di sostenersi e avere un rapporto più stretto con i medici che curano questa trisomia; un aiuto concreto nella quotidianità per affrontare i disagi che questa sindrome può presentare.

Vivi Down: La Sindrome

I PROGETTI

Vivi Down è una fucina di progetti e iniziative, come  “Progetto Salute”, una rete di solidarietà tra medici e famiglie per affrontare e prevenire le patologie associate alla Sindrome di Down, oppure il progetto “Ti ascolto”, che offre appoggio psicologico da parte di un professionista, e “Progettiamo la mia Vita”  che da quest’anno è finanziato da Fondazione Cariplo e si prefigge il difficilissimo compito di seguire con più figure professionali (psicologi, dirigenti scolastici, insegnanti di sostegno, allenatori sportivi) il bambino/adolescente/giovane con Sindrome di Down per condurlo verso l’età adulta. Il team verifica quali sono le sue caratteristiche, le sue abilità e soprattutto quali sono i suoi desideri, per capire come accompagnarlo e sostenerlo. La solidarietà, la capacità di fare rete sono in questo caso fondamentali. Si guarda non solo all’aspetto salute ma anche e soprattutto all’autonomia della persona con Sindrome di Down.

Ci sono anche progetti di Danza Terapia e Arte Terapia che nascono di anno in anno a seconda delle esigenze delle famiglie e dei fondi a disposizione; uno tra questi è quello svolto in collaborazione con AVS Associazione di Veronica Sacchi per insegnare Clowneria alle persone con Sindrome di Down che hanno più di 35 anni.

Attraverso la Clowneria gli adulti con Sindrome di Down diventano più attivi e proattivi, vengono poi impiegati per animare feste di associazioni, feste per anziani o per gli oratori. Molte persone con Sindrome di Down fanno volontariato, aiutano nelle mense dei poveri, nelle case di riposo, nelle associazioni che si occupano di animali; perfino la Croce Viola li impiega come aiuto nel ripulire le autoambulanze. Come tutte le persone devono avere un’occupazione per sentirsi parte della società e individui produttivi, utili e fondamentali.

Tra i vari progetti c’è Un volontario per amico, iniziativa che permette di affiancare un ragazzo con Sindrome di Down a un volontario per trascorrere insieme del tempo libero e fare le attività che più interessano.

Un’altra bella iniziativa è la Milano Marathon che si terrà l’8 aprile per coinvolgere tutti in una gara sportiva tra le vie della città, i cui ricavati andranno a finanziare progetti dell’associazione. 

Vivi Down: La Sindrome

A CHI RIVOLGERSI

Vivi Down fa rete con molte associazioni sparse sul territorio nazionale, la loro sede è a Milano ma li puoi trovare su www.vividown.org, contattarli via email  info@vividown.org e seguire tutto ciò che fanno sulla loro pagina Facebook vividownonlus.

La solidarietà è importante e se hai voglia di dare una mano, dedicare un po’ di tempo a chi è colpito dalla Sindrome di Down, aiutarli nella gestione del loro sito o delle pagine Social, raccogliere fondi o sostenerli, allora contattali pure, ne saranno felici e ti doneranno il loro affetto e la loro gratitudine.

 

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Impronte Diverse: Progetto Inclusione Sociale

Impronte Diverse: Progetto Inclusione Sociale

IMPRONTE DIVERSE: UN PROGETTO DI INCLUSIONE SOCIALE

 

 

Impronte Diverse è una piccola ma bellissima realtà di volontariato a Cernusco sul Naviglio che riunisce piccoli e grandi in un progetto di inclusione sociale, attraverso laboratori di arte, musica, danza, teatro, cucina e tanta, tanta voglia di divertirsi e stare bene insieme.

L’idea di questa associazione nasce dall’esigenza delle famiglie dei ragazzi con disabilità di trovare uno spazio, extra scolastico o extra istituto, dove queste persone abbiano la possibilità di incontrare degli amici e vivere con qualità il loro tempo libero.

Questa esigenza è stata raccolta da Roberta e alcune amiche, che grazie al supporto del Comune di Cernusco e soprattutto alla disponibilità di tanti volontari, hanno dato vita a Impronte Diverse.

Impronte Diverse: Progetto Inclusione Sociale

L’associazione, completamente gratuita, comprende famiglie e singoli che mettono a disposizione le loro capacità e competenze per creare una serie di attività adatte a coinvolgere sia ragazzi con disabilità che normodotati. C’è un’insegnate di arte in pensione che si occupa di tutto ciò che riguarda l’ambito artistico, una mamma che organizza laboratori di cucina, persone specializzate in regia teatrale che coinvolgono i ragazzi nella preparazione di spettacoli.

Ciò che accomuna le svariate persone che fanno parte di Impronte Diverse è il credere nel diritto-dovere della comunità di garantire ad ogni individuo, abile e non, la possibilità di crescere insieme ad altri, di rinforzare la percezione di sé nella relazione con gli altri e il piacere di sentirsi amato, accettato, capito e protagonista. Valorizzare il “tempo libero” per le persone più fragili rappresenta un sostegno per una buona qualità della vita e contribuisce ad un progetto di vita autonoma e indipendente.

Il punto di forza di questa associazione è di essere ben collegata al territorio, in modo da trovare ambiti sempre più ampi per coinvolgere i ragazzi e farli sentire parte della comunità. Ad esempio, in collaborazione con un grosso centro sportivo di Cernusco, che ha al suo interno una bocciofila gestita da alcuni anziani, è stato possibile creare uno spazio settimanale per insegnare ai ragazzi a giocare a bocce.

E poi c’è la partecipazione agli eventi più grandi, organizzati dalle varie realtà territoriali. Come la grande festa cittadina che si terrà il 31 ottobre per Halloween, dove Impronte Diverse, insieme a La Filanda, progetto di alcune associazioni e cooperative sociali di Cernusco e alla Pro Loco, con il Patrocinio del Comune, sta organizzando una grande caccia al tesoro nelle vie pedonali della città. E nell’attesa dell’evento i ragazzi dell’associazione dipingono cartelloni per la serata, creano maschere di zucca e preparano la danza di Halloween.

Non occorre essere grandi o fare grandi cose per dare un contributo a migliorare la realtà sociale in cui si vive, bastano un po’ di tempo, di entusiasmo e di voglia di condividere qualcosa con gli altri. Tante piccole impronte fanno una grande mano.

 

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Curriculum: Essere buoni, paga?

Curriculum: Essere buoni, paga?

Essere buoni, paga (almeno nel curriculum)?

 

Curriculum: Pubblichiamo di seguito, un articolo molto interessante in versione integrale, con l’autorizzazione e il benestare dell’autore Osvaldo Danzi.

Curriculum: Essere buoni, paga?

Curriculum: Il manuale del bravo Responsabile del Personale, al capitolo 3 narrava che se un candidato inseriva nel curriculum alla voce “hobbies” la pallavolo, era evidente che quel candidato avesse evidenti attitudini al lavoro in gruppo e spirito di squadra. Inserire “leggere” o “viaggiare” era fra quelle caratteristiche che denotavano nel candidato una profondità intellettuale sui generis e una mentalità molto aperta. Poco importava alla fine se il viaggio più lungo che avesse fatto fosse stato ai Prati di Tivo con i Boy-Scout e quel “leggere” era circoscritto alla Gazzetta dello Sport o alle istruzioni del cellulare.

Tuttavia, una volta sdoganato anche il golf come sport atto alle dinamiche di team building (terminati i ponti tibetani, l’orienteering, le passeggiate sui fuochi ardenti, la vela, il rugby e lo shanghai), sono caduti anche gli ultimi preconcetti, probabilmente dopo aver sorpreso a rubare in magazzino quei candidati cui il test di calligrafia aveva restituito un “affidabili, coscienziosi, focalizzati sul risultato” (questa è una storia vera. Insieme a quella dello psico – consulente che faceva il pendolo ai curriculum che tuttavia merita un articolo a parte).

Sebbene anche Linkedin adesso preveda la possibilità di inserire sul proprio profilo alcune voci legate al volontariato, alla cause civili e alla donazione di sangue, viene da chiedersi se al di qua della Manica queste attitudini vengano prese in considerazione seriamente da chi seleziona il personale e vengano ritenute strategiche ai fini dell’inserimento di un nuovo candidato in azienda. In questo stesso numero, in maniera sorprendentemente trasparente Simone Sgueo direttore del personale di Save the Children ed una provenienza da Philip Morris ha dato la sua risposta.

Sorprendente, per l’appunto. Andatela a leggere.

La mia esperienza personale (di donatore seriale di sangue con specializzazione in volontariato estremo) mi spinge a dire che una regola di fatto non c’è, ma dipende molto dal reclutatore. Di certo l’organizzazione umanitaria soffre del pregiudizio di non essere considerata “azienda a tutti gli effetti” e quindi vista più come un’entità più o meno auto organizzata che non soffre (e non gode) delle dinamiche tipicamente aziendali.

Dunque, il recruiter potrebbe considerare favorevolmente un candidato proveniente da questo settore se volesse valutarne principalmente le soft – skills legate al carattere e alla sensibilità nei confronti di temi e modalità sociali. Si presume che un candidato di questo genere sia Persona accomodante, che evita i conflitti, disponibile alla mediazione, orientato al lavoro di gruppo, capace di grande empatia, favorevole alla condivisione e creatore di climi favorevoli.

( Fra le altre cose, proprio stamattina ho assistito ad una conversazione telefonica di un Responsabile del Personale che affermava che i gay cucinano bene e i neri hanno un senso innato della musica).

Molto più frequentemente potrebbe incontrare il recruiter di un’azienda molto orientata al business, agli obbiettivi, al focus economico al punto da considerare questo candidato non idoneo ad abitare situazioni complesse, rivelando così un giudizio sfavorevole. Eppure chi conosce approfonditamente il Terzo Settore e il volontariato in generale sa quanto sia importante trovare soluzioni in tempo reale a problemi al cui confronto il ritardo di una fornitura è una bazzeccola. Chi ha lavorato nel volontariato ha dovuto gestire una complessità di modi di vivere e di pensare, microcosmi complessi che in confronto l’atavica diatriba fra commerciali e amministrativi viene derubricata a una lite fra comari.

Allora, come affrontare un colloquio di selezione per un’azienda strutturata se il vostro recruiter di riferimento vi lancia uno sguardo a metà strada fra l’ammirazione e la patetica certezza che uno come voi, vestito ai saldi di AltroMercato, insaziabile fan della farina di avena e dei fiocchi di tapioca, agguerrito nemico dell’olio di palma e dunque di tutte le creme al cioccolato in vasetti di vetro che qui non nomineremo nel rispetto totale della Liturgia No Logo, mai e poi mai potrebbe capire le dinamiche complesse e spesso border line dal punto di vista etico di una grande multinazionale come la nostra?

Certo, anche quella specie di manichino tutto griffato, con un master alla Bocconi in internazionalizzazione d’impresa e teoria e tecnica del parcheggio in seconda fila tanto paga papino, costantemente in vacanza alle isole Lampados, sicuro di sé e del suo Business English, non è poi così rassicurante.

E allora, quello è il momento in cui dovrete fare leva su tutto il coraggio che avete accumulato in 114 sedute di autostima e Yoga Intensivo e ricordarvi degli odori e i dolori che vi ha lasciato la strada, delle corse e le emergenze nel cuore della notte, del senso di pace e di gratitudine nel condividere un pasto alla mensa degli ultimi, della rabbia con cui avete raccolto i resti di un maltrattamento, pacata la paura di un ringhio e disarmata la lama di un coltello, tradotto le parole alcoliche o semplicemente straniere a questa terra, rimboccato le coperte di chi non abita il vostro stesso tetto e provare a chiedere come, quando e dove possano esserci obbiettivi che non possiate essere in grado di raggiungere, una volta vissuto tutto questo.

E provarlo a tradurre sul curriculum.

Articolo pubblicato da Osvaldo Danzi sul blog “Senzafiltro”

 

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Fotografia: Emozioni, Mondo Giovenzana

Fotografia: Emozioni, Mondo Giovenzana

EMOZIONI, NON SOLO FOTOGRAFIA: QUESTO IL MONDO DI GIOVENZANA

 

Fotografia: Emozioni, Mondo Giovenzana

Da Aprile e fino alla fine di Giugno a Milano si tiene un importante evento della fotografia il Photofestival, rassegna dedicata alla fotografia d’autore promossa da AIF (Associazione Italiana Foto-Digital Imaging).

La storia

Nato nel 2007 è il principale evento milanese del mondo della fotografia. Attualmente il Photofestival coinvolge 171 gallerie private, 34 spazi istituzionali, 11 musei e 75 aree espositive, dando vita a 1.040 mostre di 720 autori di cui oltre un centinaio stranieri.

All’interno di questo bellissimo evento, il 17 maggio si inaugura a Palazzo Giureconsulti di Milano la mostra intitolata “Omaggio a Peppino Giovenzana”, curata da Angelo Golizia.

Peppino Giovenzana

Ma chi era Peppino Giovenzana?

Per chi era a Milano negli anni ’70 non può non saperlo. Sito in centro – zona San Babila – è stato uno dei negozi di fotografia più importanti di Milano e non solo. Peppino era un uomo generoso e amante delle belle foto; non si risparmiava mai nell’aiutare i fotografi per farli conoscere e per far emergere le loro opere artistiche. Una forma di volontariato verso i giovani fotografi meno fortunati, quelli ricchi di passione e arte ma privi di mezzi.

Giovenzana è stato il precursore in Italia dell’“Image on the road” quando, venendo a conoscenza dell’esposizione per strada di Andy Warhol, un giorno decise di togliere dalla vetrina tutte le macchine fotografiche rimpiazzandole con fotografie non solo di artisti affermati ma anche di quelli emergenti, dando la possibilità alle persone di conoscere la vera fotografia. Quella bella, quella in grado di emozionarti, di farti conoscere altre realtà, di trasportarti in mondi diversi, di portarti a casa un pezzo di mondo.

Peppino era una persona onesta, piena di vita e di amore per la fotografia, nel suo negozio accoglieva tutti con entusiasmo, soprattutto i giovani appassionati alla sua arte cercando in ogni modo di aiutarli.

Le vetrine di Giovenzana erano diventate ormai un punto di incontro per le proposte culturali legate alla fotografia.

Organizzò corsi di fotografia offrendoli a ragazzi talentuosi che non se lo potevano permettere insegnando loro una professione.

L’attività di Giovenzana

Assieme a fotografi famosi come Maurizio Rebuzzini, creò corsi di discussione e di ripresa fotografica, con Lanfranco Colombo uno spazio aperto per dare la possibilità agli autori di sottoporre il loro portfolio, con il circolo della Fotografia Milanese un’iniziativa volta a fotografare Milano; in poche parole un vulcano di idee. Peppino dava una possibilità a tutti.

Angelo Golizia, nella sua mostra all’interno del Photofestival, che verrà inaugurata il 17 maggio 2018 alle ore 18 a Palazzo Giureconsulti di Milano, lo vuole ricordare così, come una persona generosa, appassionata della fotografia e della bellezza di quest’arte, pronta ad aiutare i giovani emergenti.

Il suo spirito sempre pronto ad aiutare il prossimo ha coinvolto anche Angelo che da anni grazie alla fotografia sostiene il CAF (Centro Aiuto Minori e Famiglia), un’associazione che dedica le sue energie ad aiutare minori in difficoltà. Ragazzi che hanno subito abusi e violenze e hanno bisogno di sostegno. Insieme ad Angelo molti fotografi che arrivano dal “modus operandi” di Giovenzana donano le loro opere all’Associazione che ogni anno organizza un’asta riuscendo a raccogliere fondi per continuare la loro opera.

La mostra è aperta a tutti, se volete vedere foto meravigliose di artisti che hanno donato alcune delle loro opere per ricordare Peppino Giovenzana, non dimenticate di fare un giro a Palazzo Giureconsulti per immergervi in un mondo fotografico davvero emozionante.

 

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