DIGITAL STORY LUNGA UN CURRICULUM

DIGITAL STORY LUNGA UN CURRICULUM

UNA DIGITAL STORY LUNGA UN CURRICULUM

 

Digital Story: Tutte le esperienze compongono il nostro curriculum che parla di noi con lo scopo di trasmettere la nostra formazione e professionalità facendo trapelare anche alcuni aspetti della nostra vita.  Chi siamo, a cosa aspiriamo, quali sono le nostre priorità, ciò che si legge nel curriculum coincide? Molti individui prestano la loro opera per “buone cause” per acquisire esperienza e fare pratica, specializzarsi, ma non solo, anche al fine di legittimare la loro professionalità tramite certificazioni o attestati di riconoscimento dell’opera “pro bono” compiuta.

DIGITAL STORY

A proposito di curriculum desideriamo mettere in evidenza due nostri nuovi “Volontari Digitali” nelle persone di Giorgio D’ambrosio  e sua moglie Sabina Santucci  (la quale in questi giorno ha festeggiato il suo compleanno, anche in formula digitale, pubblicando su facebook tutte le foto del lieto evento).

Giorgio e Sabina due nuovi che riscuotono molto successo espandendo anche la propria visibilità (online – offline) e ampliando la cerchia delle amicizie ma soprattutto sostenendo la causa della PHI Foundation nel divulgare il verbo della Social Innovation.

Cos’è la Social Innovation e cosa si intende con questa espressione?

La Social Innovation è un cambiamento nel modo di fare le cose, un elemento innovativo nel contesto della collettività. Un’interruzione rispetto alle soluzioni generalmente utilizzate e presenta una risposta costruttiva a problemi di ordine economico e sociale.

DIGITAL STORY

La Social Innovation contribuisce così al miglioramento degli individui e delle comunità.

Nel più lungo termine e qualora operata da movimenti sociali sufficientemente autorevoli, la Social Innovation può essere fonte di trasformazione sociale e motrice di cambiamento.

La Social Innovation deve essere considerata una risorsa strategica per tutti i Paesi che vogliono pensare allo sviluppo della società in modo nuovo.

Possiamo dire che orientarsi alla Social Innovation oggi è un modo concreto per rispondere alle difficoltà del momento e cercare di risolvere alcuni problemi della nostra società.

La Social Innovation è fatta di idee, creatività, metodologie innovative per trasformare principi teorici e ricerca nella prosperità della comunità sempre più attenta alla sostenibilità e allo sviluppo.

Possiamo dire che per Social Innovation si intende un modo più pragmatico e si può parlare di una tipologia di innovazione capace di creare nuovi saperi, tecnologie, strumenti e forme organizzative con finalità di natura Etica.

Social Innovation è creazione di nuove idee, prodotti, servizi che soddisfano bisogni sociali e nello stesso tempo creano nuove collaborazioni e relazioni.

Il termine Social Innovation esprime, infatti, un doppio significato: innovazione intesa come utilizzo di tecnologie e innovazione realizzata da una comunità e non da un unico individuo o un organismo. Diventa così un risultato collettivo che richiede accordi, condivisioni co-adaptation e dialogo. Si ha, infatti, innovazione sociale solo quando persone e organizzazioni svolgono un ruolo attivo e collaborativo nella realizzazione concreta dei processi innovativi, attraverso la creazione di reti sociali (soddisfare i bisogni della collettività e affrontare le nuove sfide per lo sviluppo). Le nuove comunità dovranno avere una grande capacità di vivere i cambiamenti derivanti: dall’evoluzione scientifica e tecnologica, dal confronto culturale sociale ed economico con le altre comunità con cui bisogna cooperare e competere, dalle incertezze e dai rischi presenti nei piani per garantire un benessere minimo o una cittadinanza inclusiva. Tutto questo può essere gestito al meglio solo attraverso la bussola della Social Innovation, che implica una strategia per la formazione di smart-people, i quali devono vivere secondo i principi dello smart-living in delle smart-communities o smart-cities. Queste ultime da intendere come città dove gli investimenti nel capitale umano e sociale, nei processi di partecipazione, nell’istruzione, nella cultura, nelle infrastrutture per le nuove comunicazioni, alimentano uno sviluppo economico sostenibile, garantendo un’alta qualità di vita per tutti i cittadini e prevedendo una gestione responsabile delle risorse naturali e sociali, attraverso una governance partecipata.

Tutto questo spinge a puntare prioritariamente sulla smart-education (sviluppo di piattaforme territoriali di e-learning, di public digital library, ecc.), cittadinanza attiva (strumenti di open-government, legalità, uso responsabile del territorio, ecc), capacità di vivere il cambiamento (strumenti e azioni che agevolino il cambiamento delle regole sociali e la capacità di realizzare e utilizzare le innovazioni). In tutte queste azioni è certamente rilevante il ruolo dell’ingegneria e in particolar modo di quella legata all’ICT (Information & Communication Technology).

Sabina e Giorgio insieme agli altri membri della comunità PHI Foundation sostengono il divulgarsi del pensiero della Social Innovation e con il loro supporto digitale contribuiscono allo sviluppo della nuova Entità Partecipativa e di condivisione, certificata con il prezioso Attestato redatto in carta pergamena  a riconoscimento della loro efficace opera.

L’innovazione sociale è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali che la volontà delle persone sembra sempre più in grado di affrontare con la responsabilizzazione degli individui, e la volontà di cambiare le relazioni sociale.

 

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Progetto MEET: Cultura Digitale

Progetto MEET: Cultura Digitale

Milano: nasce il progetto MEET, il centro internazionale per la cultura digitale

 

Da un’idea della Fondazione Cariplo nasce nel capoluogo lombardo il progetto MEET, una costola dell’esistente progetto di Maria Grazia Mattei chiamato Meet the Media Guru.
E’ grazie alla Fondazione Cariplo, attiva da ben 26 anni nel supporto del terzo settore, che il progetto MEET può potenziarsi e può finalmente approdare nell’ex Spazio Oberdan di Milano, vinto con bando comunale dalla Fondazione per 8,5 milioni di euro e destinato integralmente alla causa, impostando così il capoluogo della regione Lombardia al centro della cultura digitale nell’epoca del 2.0 .

Progetto MEET: Cultura Digitale. Uno spazio dove cultura, digitalizzazione e futuro s’incontrano

Digitalizzazione e cultura in un unico ed innovativo progetto tutto italiano.
Maria Grazia Mattei, di formazione umanista e da sempre affascinata al rapporto uomo-macchina, avanguardista e proiettata nel futuro in digitale, ha ben pensato di integrare nel progetto MEET la componente culturale e artistica che la contraddistingue, contrapponendo digitale e tecnologia con il suo opposto: arte e cultura.
Ma in cosa consiste il progetto? Quello di raccontare come la tecnologia abbia modificato ogni settore ed impegnare i giovani e non, a comprendere e padroneggiare il mercato di domani, che si serve della tecnologia e del digitale per essere altamente innovativa, presente e competitiva.

Il progetto Meet avrà 4 linee di intervento multidisciplinari: la content zone sarà un laboratorio creativo per format e prodotti multimediali, la research and innovation zone sarà un laboratorio che indagherà sull’impatto della cultura digitale sulla comunità, l’education zone tratterà corsi, workshop, ed infine la showcase zone riprenderà quanto già visto nel progetto di Meet the Media Guru ovvero progetterà e realizzerà eventi.

Le prossime iniziative del MEET

In attesa che l’ex Spazio Oberdan di Milano verrà inaugurato (si presume entro fine dell’anno), gli organizzatori del progetto MEET hanno già iniziato ad avviare iniziative e appuntamenti che riguardano temi come l’intelligenza artificiale, l’health innovation, la blockchain e l’innovazione tecnologica.
Ecco tutti gli appuntamenti:

  • 9 marzo: incontro con Eddie Newquist branded entertainment ospitato da Tempi di Libri presso il MiCo– sala Brown 1 alle ore 19
  • 9 aprile: lecture immersiva con il guru dell’intelligenza artificiale applicata al giornalismo Francesco Paulo Marconi presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano alle ore 19:30
  • 16 maggio:incontro con Corey Timpson Vicepresidente del Museum of Human Rights di Win-nipeg alle ore 19:30

È possibile iscriversi e partecipare agli incontri del progetto MEET visitando l’agenda digitale al link https://www.meetthemediaguru.org/it/agenda/.

Perché se il futuro è in digitale, formarsi non può che dare una spinta a tutti quei settori sofferenti.
Già da anni, si sta verificando un profondo cambiamento e restare indietro significa perdere opportunità, occorre invece una rivoluzione digitale ed apertura mentale per carpire ciò che le varie figure internazionali possono insegnare e cogliere ciò che il digitale stesso può prospettare, integrando e arricchendo realtà preesistenti per allineare la nazione ai già alti livelli internazionali.

 

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No Prtofit E-Commerce

No Profit E-Commerce

Dubli: Quando l’e-commerce incontra il mondo del no profit

 

 

No Profit E-Commerce

No Profit E-Commerce: Sono già tante le associazioni che anche in Italia hanno aderito con entusiasmo al programma per il mondo no profit  offerto da DubLI, un programma che offre gratuitamente alle realtà senza scopo di lucro la possibilità di autofinanziarsi “in modo innovativo” offrendo ai propri associati (e non) l’accesso al servizio del portale shopping.

Un beneficio economico reale per le realtà no profit utilizzabile per il compimento del proprio oggetto sociale.

Un programma che permette agli amanti degli acquisti on-line e alle associazioni no profit iscritte al programma di guadagnare dagli acquisti on-line, un mercato in continua crescita nel mondo e in Italia.

Sono sempre più infatti gli italiani che acquistano online, basti pensare che dal 2014 al 2016 il numero degli acquirenti è cresciuto del 26% come dichiarato da Roberto Liscia, presidente di Netcomm ed Executive board member di Ecommerce Europe. Uno sviluppo del comparto previsto anche per quest’anno, dove giocherà un ruolo sempre più forte lo sviluppo di modelli di interazione tra negozio fisico e canali digitali.

No Prtofit E-Commerce

DubLi è una società americana leader mondiale nel settore del cashback, è la più esaustiva piattaforma online di Cashback Shopping al mondo che offre l’accesso esclusivo alla vendita al dettaglio online e offerte di viaggio, sconti e soprattutto, Cashback su tutti gli acquisti.

Cos’è il cashback? Cashback significa “ritorno di denaro ad ogni acquisto” e corrisponde all’accredito di una parte dell’importo speso sui negozi online (internet) presenti su DubLi.

No Profit E-Commerce

Questo è possibile perché per ogni acquisto effettuato DubLi riceve una commissione dai vari negozi e ne versa una parte al cliente finale. Oltre 10.000 i negozi del portale Dubli presenti in tutto il mondo e molti altri se ne aggiungono ogni giorno.

Tra le tante associazioni che hanno aderito al programma vi segnaliamo l’ associazione di promozione sociale “Sacro Cuore” che, come tutte le realtà del terzo settore  partner di Dubli, ha a disposizione un portale personalizzato che permette a tutti di  registrarsi in modo  semplice e gratuito, senza impegni di nessun genere!

Per aderire al programma  bastano pochi passaggi: Inserite  e-mail e password ed iniziate a fare i vostri acquisti.

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Una doppia opportunità dal mondo del web che permette di acquistare risparmiando e di fare beneficenza sostenendo le associazioni no profit.

 

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SENSO CIVICO: 50% RISPARMIO SULL'IMPOSTE

Senso Civico: 50% RISPARMIO IMPOSTE

SENSO CIVICO: 50% RISPARMIO SULL’IMPOSTE

 

Senso Civico

Senso Civico: Con i suoi circa 7 milioni di volontari l’Italia è uno dei paesi europei con il più alto ‘tasso’ di volontariato. Ogni anno impiegano al servizio del bene comune circa723 milioni di ore, pari al lavoro che svolgerebbero circa 400 mila individui a tempo pieno. Come ci spiega l’ultimo rapporto ISTAT  sulle organizzazioni non profit, la maggioranza dei volontari, circa 4 milioni, opera per una o più associazioni. Quello italiano, infatti, è un volontariato molto organizzato su base associativa: nel nostro Paese si contano ben 45 mila associazioni, oltre il 32% impegnato in attività nel settore sociale, sanitario e di protezione civile.

 

Senso Civico

A differenza di altri Paesi, come Germania e Gran Bretagna, in Italia è ancora poco sviluppato (e sostenuto) il volontariato civico, urbano o municipale ovvero quel volontariato promosso soprattutto da municipalità ed enti locali che permette a un cittadino di svolgere, in modo gratuito e volontario, attività di pubblica utilità e di cura della città. Tuttavia negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, vuoi per la crisi economica che attanaglia gli enti locali, vuoi perché si va sempre più diffondendo una cultura della cittadinanza attiva e responsabile.

Senso Civico: Sintomi di questo mutamento sono, ad esempio, i movimenti spontanei di cittadini che si mobilitano contro il degrado urbano: soffermandosi su esperienze strutturate, che nascono soprattutto per volontà dell’ente locale e per effetto di precise scelte di politica urbana. Grazie anche a leggi ad hoc regionali e nazionali, sono, infatti, in aumento i Comuni che offrono ai cittadini la possibilità di partecipare in prima persona alla cura dei beni comuni, alla riqualificazione di aree della città, allo sviluppo del decoro urbano.

 

Senso Civico: Sappiamo bene che dentro e fuori il mondo del volontariato ‘organizzato’ non manca chi guarda a questo fenomeno con perplessità e diffidenza. In realtà, crediamo che coinvolgere i cittadini in attività di pubblica utilità contribuisca a migliorare la vita di tutti, abitanti e amministratori locali.

Perché più è partecipata la cura e la gestione degli spazi pubblici, più si diffonde il senso civico e cultura della responsabilità.

 

Ma in che modo e attraverso quali forme i comuni possono attivare iniziative di volontariato civico? Ecco le tipologie più diffuse:

  • Albi comunali dei volontari civici;
  • Amministrazione condivisa;
  • Baratto amministrativo;
  • Convenzioni ad hoc tra ente locale e associazioni del territorio.

 

L’esempio forse più ‘antico’ di volontariato civico è quello dei cosiddetti “nonni civici”. A partire soprattutto dagli anni Novanta, alcuni Comuni hanno cominciato a coinvolgere anziani e pensionati in attività di volontariato civico in collaborazione con la polizia municipale e operatori comunali. Grazie a convenzioni con le associazioni di volontariato o a bandi pubblici, i Comuni ‘reclutano’ cittadini anziani o pensionati che con le loro pettorine colorate svolgono varie attività di volontariato, come pulire le aree verdi, vigilare nei pressi delle scuole per permettere ai bambini di entrare e uscire da scuola in tutta sicurezza oppure svolgere servizi d’ordine in occasione di eventi e manifestazioni sportive.

 

In molte città stanno fiorendo Albi comunali dei volontari civici che prevedono, secondo un regolamento, l’iscrizione dei cittadini disponibili a svolgere attività di pubblica utilità e per il decoro urbano. Ai cittadini, organizzati per aree o gruppi di intervento, il Comune fornisce copertura assicurativa, tesserini e pettorine di riconoscimento, strumenti di lavoro e se necessario anche formazione adeguata.

 

Molti Comuni Italiani hanno adottato la pratica dell’amministrazione condivisa o, per meglio dire il “Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani”. Si tratta di un’esperienza molto innovativa che offre ad amministrazioni locali e cittadini i lineamenti essenziali di un modo di partecipare alla cura della città “che supera la casualità del volontariato individuale e diventa metodo”. Grazie al Regolamento, infatti, i Comuni possono attivare sul territorio un vero e proprio “patto di cittadinanza” per amministrare in modo condiviso i beni comuni della città.

 

Un altro strumento innovativo che si sta sviluppando proprio in questi ultimi anni è il “baratto amministrativo”, introdotto nel 2014 con il decreto legge n.133 (“Sblocca Italia”). Questa particolare forma di impegno civico prevede riduzioni o esenzioni dal pagamento delle tasse comunali per i cittadini attivi nella riqualificazione degli spazi in cui vivono. Il primo ad inaugurare questa pratica è stato il Comune di Massarosa, in provincia di Lucca, che ha varato il “Regolamento per l’istituzione e la gestione del Servizio Volontario Civico” e quindi pubblicato un bando che offriva uno sconto del 50% sull’imposta dei rifiuti in cambio di alcune attività di pubblica utilità: taglio dell’erba nei giardini pubblici, imbiancatura di aule scolastiche, attività di pre-scuola e sorveglianza all’entrata e all’uscita delle scuole, piccoli lavori di falegnameria e manutenzione dei cigli delle strade. L’iniziativa ha conseguito un grande successo: oltre 100 cittadini e 10 associazioni si sono proposte e altri Comuni hanno chiesto di conoscere e replicare l’esperienza, tanto che a Massarosa (nel seguire la corrente filosofica della Social Innovation) si svolgerà il primo convegno nazionale sul baratto amministrativo.

 

In alcune città esistono, infine, gruppi, associazioni o enti non profit nati proprio per coinvolgere i cittadini in attività di riqualificazione e decoro urbano. I più antichi sono senz’altro i gruppi di Guerrillia Gardening che, nati negli Usa a metà degli anni Settanta all’interno dell’attivismo ambientalista, promuovono anche nel nostro Paese “incursioni” contro il degrado urbano e l’incuria delle aree verdi.

 

Più recentemente a Roma si è sviluppato il movimento Retake. Formalmente sono associazioni ma nella pratica assomigliano più ai Guerrillia Gardening: organizzati in gruppi divisi per quartiere, si attivano periodicamente per i cosiddetti “clean up”, azioni collettive per ripristinare la bellezza originaria di una piazza o di una strada oggetto del “retake”. Parte del retake è anche lo speak up, in altre parole il parlare e lo spiegare ad abitanti e commercianti il fine di questi clean up (risanamento ambientale).

 

Alla pratica dei Guerrillia Gardening si ispira apertamente l’associazione CleaNap di Napoli, fondata da alcuni giovani che vogliono creare azioni dimostrative per migliorare piazze e monumenti del centro storico di Napoli, “ormai lasciati al degrado e all’incuria del tempo, nonché sopraffatti dall’invasione perenne dei rifiuti”. Alla questione rifiuti e pulizia del territorio si dedica anche il movimento Let’s do it! Si tratta di un movimento internazionale nato nel 2008 in Estonia in occasione di una gigantesca operazione di pulizia del Paese: in un solo giorno 50mila persone, in sole cinque ore, liberarono strade, città e foreste da 10mila tonnellate di rifiuti illegali. Ad oggi l’associazione è presente in 96 paesi, tra cui l’Italia, dove ha organizzato una pulizia di massa delle coste e delle spiagge campane e sarde coinvolgendo 12mila volontari provenienti da tutta Europa.

 

Altra esperienza interessante è quella fiorentina. A Firenze sono attivi i volontari della Fondazione Angeli del Bello. Si tratta di una fondazione di partecipazione nata su iniziativa di Quadrifoglio Spa, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, e dell’associazione Partners Palazzo Strozzi. A oggi la fondazione può contare sull’impegno di 1500 volontari che più volte la settimana e in diversi gruppi di intervento portano avanti progetti e azioni di volontariato urbano, come la rimozione di scritte vandaliche dai muri dei palazzi fiorentini e la pulizia di giardini e spazi di verde pubblico. Alle attività possono partecipare sia cittadini sia associazioni, l’importante è raggiungere lo scopo: migliorare il decoro e la bellezza di Firenze.

 

Per concludere questa panoramica sul volontariato civico e municipale, desidereremmo accennare ad un’esperienza che sta maturando in alcune regioni, in particolare in Toscana. Qui, infatti, Comuni come quelli di Scandicci e Sesto Fiorentino, in collaborazione con le associazioni del territorio, hanno coinvolto gruppi di rifugiati e richiedenti asilo in attività di pubblica attività.

 

Ospiti sul territorio toscano in appartamenti e piccole strutture gestite da enti del terzo settore (la cosiddetta “accoglienza diffusa”), i migranti possono attendere anche un anno prima che le richieste di asilo siano esaminate e in questo periodo non possono svolgere nessun lavoro retribuito. Ecco che allora lo scorso maggio la Regione Toscana, in accordo con prefetture ed enti locali, ha pensato di costituire un fondo a copertura delle spese assicurative per quei Comuni che intendono coinvolgere rifugiati e richiedenti asilo in attività gratuite e volontarie di pubblica utilità.

 

Ad oggi sono oltre una decina, le amministrazioni comunali che hanno aderito all’iniziativa stipulando convenzioni ad hoc con le associazioni locali. I migranti, oltre a partecipare a corsi di lingua e varie attività promosse dalle associazioni di volontariato, svolgono alcune ore di volontariato occupandosi di piccole opere di riqualificazione urbana. L’esempio forse più eclatante di questa forma di volontariato civico si è avuta a Firenze in occasione dell’ondata di maltempo che ha distrutto un’importante area verde della città. Qui due gruppi di profughi hanno lavorato a gomito a gomito con i volontari della protezione civile per ripristinare la viabilità e alcune aree verdi della città.

 

Al di là di ogni polemica, crediamo si tratti di un’esperienza interessante che meriti di essere conosciuta e sviluppata, a patto però che si rispettino almeno due ‘regole base’. Come tutte le attività di volontariato, è una scelta che i migranti devono prendere consapevolmente e liberamente. Inoltre, se lo scopo principale è offrire opportunità di integrazione e cittadinanza, è senz’altro un’esperienza che i migranti devono poter condividere e svolgere insieme con altri cittadini, perché è il prendersi cura ‘insieme’ del luogo dove si vive, anche solo di passaggio, che crea occasioni di scambio e conoscenza, che ci rende cittadini responsabili non solo della cosa pubblica ma anche e soprattutto l’uno dell’altro.

 

L’innovazione sociale è caratterizzata dalla capacità di rispondere ai bisogni sociali che siamo sempre più in grado di affrontare, la responsabilizzazione dei gruppi e degli individui, e la volontà di cambiare le relazioni sociali.

 

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Ocean Cleanup: Ripulire gli Oceani dalla Plastica

Ocean Cleanup: Ripulire Oceani dalla Plastica

The Ocean Cleanup: il macchinario per ripulire gli oceani dalla plastica

Ocean Cleanup: Ripulire gli Oceani dalla Plastica

Il macchinario per ripulire gli oceani dalla plastica è pronto.

Boyan Slat, di formazione ingegnere aerospaziale, aveva appena 18 anni quando 5 anni fa ha fondato The Ocean Cleanup, una ong dallo scopo decisamente rivoluzionario.

Oltre 8 milioni sono le tonnellate di plastica riversate negli oceani ogni anno a livello mondiale. 79.000 gli anni che impiegherebbero gli uomini a raccogliere i detriti di plastica attraverso il corso naturale delle correnti marine.

Con il suo macchinario per ripulire gli oceani Boyan Slat ha sfidato l’idea che il problema dell’inquinamento da detriti sia semplicemente irrisolvibile, accettando la responsabilità di una questione che, in quanto creata dall’uomo, va dall’uomo stesso risolta.

Il funzionamento

Il rivoluzionario macchinario per ripulire gli oceani si basa su un meccanismo a bassissimo impatto ambientale: 40 tubi posizionati a forma di V si riempiranno d’acqua a formare una barriera galleggiante che, sfruttando le semplici correnti marine e un sistema di piccole palette di nylon, raccoglierà i detriti prelevati da apposite navi ogni 6-8 settimane.

Si stima che questo sistema permetterà lo smaltimento di 36 tonnellate di plastica in meno di cinque anni.

Se la struttura non sarà in grado, almeno per il momento, di collettare le microplastiche, non costituirà però in alcun modo un pericolo per la fauna marina.

L’isola di plastica del Pacifico

Il primo obiettivo del macchinario per ripulire gli oceani sarà l’isola di plastica formatasi a partire dagli anni ’80 nelle acque del Pacifico e costituita da un’enorme quantità di bottiglie, reti da pesca e scarti elettronici.

La gravità della situazione è stata confermata da due spedizioni, una aerea e l’altra marittima,  ad opera della ong The Ocean Cleanup. Queste sono state finanziate grazie a generose donazioni da parte di diversi sponsor e ad una grossa campagna di crowdfunding attivata nel 2014.

Il macchinario per ripulire gli oceani entrerà ufficialmente in funzione a luglio 2018 con l’obiettivo di raggiungere 60 piattaforme galleggianti globalmente attive entro il 2020.

Cosa possiamo fare noi? Tre consigli per ridurre l’inquinamento da plastica 

Il contributo del singolo potrebbe dare un significativo apporto al grandioso progetto di bonifica ambientale di Ocean Cleanup.

Ecco tre consigli per ridurre l’inquinamento da plastica:

  • Niente buste di plastica – molti paesi, tra cui l’Italia, hanno già abolito l’uso di sacchetti di plastica nei supermercati, sostituiti con buste biodegradabili;
  • Niente piatti, posate e cannucce di plastica l’Unione Europea sta per presentare una direttiva volta a vietare prodotti facilmente sostituibili con alternative green;
  • Niente contenitori per detersivi monouso: oggi è sempre più facile trovare nei supermercati diffusori per detersivi che permettono di riutilizzare i relativi contenitori, magari realizzati con plastica riciclata, che limitino il volume della plastica dispersa nell’ambiente.

Questa estate lo sguardo sarà puntato sul macchinario per pulire gli oceani al largo delle coste di San Francisco dunque.

Che sia però uno sguardo attivo e partecipato, l’unico che potrà fare realmente la differenza per le sorti del pianeta.

 

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TOSCANA: SCUOLA GRATUITA PER GLI ARTIGIANI

TOSCANA: SCUOLA GRATUITA ARTIGIANI

In toscana nasce la scuola gratuita per gli artigiani affinchè le antiche arti e mestieri non vengano dimenticate, ma anche nel rispetto dei nuovi concetti rappresentati dalla Social Innovation

 

TOSCANA: SCUOLA GRATUITA PER GLI ARTIGIANI

Da tempo il gruppo francese Lvmh, il più grande al mondo nel settore del lusso, sollecitava la Regione Toscana a seguire le orme della Regione Piemonte, con la quale ha stretto accordi per il finanziamento di corsi di formazione (nei mestieri orafi) attraverso fondi europei.

La sollecitazione era tanto più forte, in quanto in Toscana Lvmh possiede la sua più ampia base produttiva italiana, concentrata nella pelletteria, con fabbriche di borse Fendi, Bulgari, Céline, Dior, Louis Vuitton e produzioni Loro Piana ed Emilio Pucci, tutti marchi storici del made in Italy in portafoglio a Lvmh.

In Toscana ora il traguardo viene centrato, non solo nella Social Innovation ma anche con l’avvio del corso per addetto ai prototipi di pelletteria, realizzato da Lvmh in collaborazione con la scuola fiorentina Polimoda (Toscana) e finanziato dalla Regione con fondi europei (attraverso il Por-Fse). Il corso è gratuito ed è stato inaugurato ieri dai vertici del gruppo francese, tra i quali il direttore generale Toni Belloni, e segna il debutto in Italia dell’Istituto dei Mestieri d’eccellenza (Ime) Lvmh, che ha sede in Palazzo Pucci a Firenze.

L’Istituto è operativo da tre anni in Francia e Svizzera, dove ha formato 300 giovani. In Italia l’Ime svilupperà un programma di formazione modellato sulle esigenze delle aziende tricolori del gruppo Lvmh, che – oltre al corso sulla pelletteria a Firenze (per 12 giovani) e a quello sulle lavorazioni orafe al banco a Valenza (per 13 giovani), fatto in collaborazione con For.al – contemplerà presto percorsi formativi in Veneto nel campo della vendita e delle calzature. L’obiettivo dichiarato da Ime è formare gli artigiani del futuro per tramandare il savoir faire nell’universo del lusso, allargando al contempo le opportunità occupazionali dei giovani.

La particolarità della Social Innovation dei corsi in Toscana è l’alternanza tra lezioni teoriche e pratiche unita all’insegnamento delle lingue (inglese e francese) e agli incontri definiti Master class con i professionisti delle maison del gruppo. Alla fine del percorso i giovani avranno la qualifica professionale riconosciuta dalla Regione Toscana e il certificato d’eccellenza dell’Ime Lvmh.

Con la nascita di Ime Italia, Lvmh istituzionalizza dunque la social Innovation e la formazione fatta “in casa”, costruita su misura delle proprie esigenze, dopo l’uscita dalla compagine societaria dell’Alta scuola di pelletteria di Scandicci.

La strada, imboccata anche da altri grandi marchi come Kering (che controlla Gucci) e Prada (che in Toscana stanno dando vita a proprie Academy), si lega alla politica di internalizzazione delle produzioni, avviata ormai da tempo dai brand per controllare qualità e tempi della filiera, e al boom della pelletteria, che solo in Toscana nei prossimi due anni stima una necessità di manodopera di duemila addetti.

 

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Sebastiano de Falco

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Eventi Digitali: Mashable Social Media Day Italia

Eventi Digitali: Mashable Social Media Day Italia

Eventi Digitali: Mashable Social Media Day Italia

 

Eventi Digitali: Mashable Social Media Day Italia, uno degli eventi digitali più importanti del panorama italiano.

D: Ciao intanto grazie per averci concesso quest’intervista, partirei subito dal Mashable.

Eventi Digitali: Tu hai portato in Italia un evento digitale presente già in altre nazioni, ma lo hai reso l’appuntamento digital più importante e interessante del panorama italiano, ci vuoi raccontare come hai cominciato e da dove è partita l’idea?

E: “L’incontro tra Mashable, terzo blog più popolare al mondo con sede negli Stati Uniti,  e avviene quando il loro team mi intercetta on line per chiedermi se volevo organizzare la versione milanese di questa manifestazione che ha come obiettivo quello di celebrare e diffondere la cultura digitale in tutto il mondo.

Io, che vivevo già a Londra stavo quasi per dire di no.. poi però mi sono detta.. come dicono qui a Londra, why not?  I contatti li ho, le idee pure, la community che mi segue anche, quindi.. proviamoci.. e così inizia questa avventura: un evento gratuito di 150 persone nel 2014, divenuto a pagamento nel 2016, che raggiunge 1.170 partecipanti nel 2017, che triplica il fatturato anno su anno.. che oggi conta un gruppo di lavoro che si costituisce di oltre 15 persone su 5 città e due paesi diversi… ecco, mai avrei potuto immaginare che sarebbe successo questo.

Nasce quindi per caso, nel lontano 2014, ho seguito il mio istinto, ci ho messo il cuore, le idee.. ho disegnato questo progetto dall’inizio alla fine.. ma mai avrei potuto pensare che quel pezzo di carta sarebbe diventato una community di oltre 20.000 contatti, in grado di coinvolgere persone da tutta Italia e tanti sponsor e partner importanti.”

D: Per l’edizione del 2021, si terrà virtualmente? vuoi anticiparci qualche novità o qualche curiosità?

E: “Certamente. Ci saranno interviste sul palco, workshop tematici, panel su temi caldi come l’influencer marketing e la blockchain, ma soprattutto tutto rigorosamente online in contemporanea di speech davvero interessanti presentati da professionisti di altissimo livello.

Eventi Digitali: La manifestazione  avrà ancora una volta un sapore internazionale con la presenza di relatori provenienti anche da oltre oceano, come nel caso di Chimeren Peerbhai, Global Digital Product Manager della celebre casa farmaceutica GlaxosmithKline, la quale spiegherà come utilizzare nuove tecnologie come augmented reality e virtual reality utili per testare, convalidare e modellare l’offerta di prodotti di consumo garantendo risultati di maggiore impatto.

Non saranno da meno gli altri speaker d’eccezione protagonisti pronti a condividere col pubblico di SMDAYIT + DIDAYS la loro visione del futuro e le strategie da applicare per avere successo.  Ad aprire la prima giornata dell’evento sarà Isabella Lazzini, Marketing e Retail Director di Huawei, Tecnologia e design 3.0 per un nuovo consumer journey; Flavia Baccaro e Federica Cambiago di Deutsche Bank analizzeranno invece il chatbot come nuovo strumento di customer relationship management e di lead nurturing; mentre Antonio Gatti, Digital Transformation Advisor di Microsoft, spiegherà come, grazie alle logiche delle digital platform, un’azienda possa innovare la propria offerta sul mercato partendo dall’ottimizzazione dei processi produttivi per arrivare all’introduzione di un nuovo modello di business.

Questi e molti altri importanti relatori, ci terranno compagnia per una 3 giorni che si preannuncia scoppiettante e interessantissima.”

D: Per chi non lo sapesse, PHI Foundation anche quest’anno è media partner del Mashable Italia e di questo ringraziamo Eleonora Rocca per averci concesso nuovamente questo privilegio.

PHI Foundation da anni si occupa di educare e informare il pubblico su tutto quello che riguarda il terzo settore e il mondo no profit. La partnership con Mashable rientra proprio in questa visione strategica secondo la quale il web, e il mondo digitale in generale, possano fornire ottimi strumenti per aiutare e promuovere iniziative sociali.

Vuoi dirci in che maniera il Mashable e il terzo settore potrebbero trovare un punto d’incontro secondo te?

E: “A mio avviso la conoscenza e l’utilizzo degli strumenti di marketing digitale diventa ancora più fondamentale nel settore non profit  in quanto  permettono di ottenere ottimi risultati di vendita pur avendo budget più limitati rispetto alle grandi aziende private. Inoltre questo mondo ha aperto la strada a molti strumenti di raccolta di consensi o di fondi stessi, come anche di creazione di community di settore molto forti, pur senza doversi incontrare necessariamente di persona; un altro vantaggio molto grande a mio avviso per il terzo settore e il non profit: le distanze si accorciano così come la velocità delle comunicazioni.” 

D: Più in generale, che tipo di convergenza intravedi tra il mondo digitale e il non profit? E soprattutto, data la tua grande competenza e conoscenza del mondo digitale, esistono delle piattaforme, degli strumenti o delle start up che tu puoi suggerire in questo ambito ai nostri lettori?

E: “Mi vengono in mente: https://italianonprofit.it/ ; La piattaforma gratuita per tutti gli enti non profit dove tutte le organizzazioni sono messe in condizione di raccontare le loro storie e i loro dati.

Oppure https://www.techsoup.it/, la piattaforma dedicata alla digitalizzazione delle non profit.

Oppure ancora: http://www.tripmetoo.it/, che ha come obiettivo quello di aiutare viaggiatori e operatori del settore a vivere un turismo basato sulla diversità, l’inclusione sociale e l’uguaglianza; di conseguenza anche chi ha esigenze speciali, può costruire grazie a questa piattaforma  esperienze di viaggio ad-hoc totalmente customizzabili.

D: Un’ ultima domanda prima di chiudere: che futuro prevedi per il web e il social in generale e cosa pensi che ci riserverà il futuro digitale tra i prossimi 5-10 anni?

E: “Penso che l’interesse per una comunicazione in formato video e i mezzi di comunicazione immediati e molto “visivi” come Instagram continuerà. Credo che ci sarà sempre più attenzione ai contenuti di valore, che sappiano dare dei contenuti di livello e sempre più unici, in quanto gli utenti sono ormai bombardati dalle informazioni e sarà sempre più difficile riuscire a “stand out from the crowd” come si dice qui a Londra 😊”.

Grazie per il tempo che ci ha dedicato, ci vedremo senz’altro durante il Mashable Italia e siamo sicuri che anche quest’anno sarà un appuntamento indimenticabile.

 

 

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START-UP SOCIALE GO! Grazie a PHI Foundation

Start Up Sociale Go Grazie a PHI Foundation

START UP SOCIALE GO! Grazie a PHI Foundation

 

Start Up Sociale Go: PHI Foundation si pone a sostegno delle organizzazioni non profit che hanno in mente un’idea imprenditoriale ma fino ad oggi non sono riuscite a trovare il modo di realizzarla, bloccati da una insufficiente esperienza imprenditoriale, dovuta probabilmente ad un sistema di operare troppo legato all’ “agire” piuttosto che preventivare una sostenibilità economica.

La candidatura a FOUNDAMENTA #2 si chiude il 7 agosto.
Le start-up sociale ad impatto sociale dovranno presentarsi per uno dei seguenti ambiti:

  • Salute e benessere
  • Innovazione didattico/formativa
  • Welfare
  • Cultura
  • Agricoltura e cibo

Si tratta di un percorso intenso della durata di 4 mesi, completamente gratuito, offerto da

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per accompagnare e accelerare nuove start-up sociali, nuove idee imprenditoriali che possano avere conseguenze positive per la società.

 

Come fare?

È possibile scaricare il bando cliccando sul link https://socialfare.org/call/FOUNDAMENTA%232_BANDO.pdf

Il percorso di accelerazione delle start-up che verranno scelte partirà il 3 ottobre 2016.

Si tratta di una grande possibilità per trasformare idee innovative e creare valore sul territorio.

Rinascimenti Sociali e Social Fare Centro per l’Innovazione Sociale promotori del progetto sono sostenuti dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.

Parlando sempre di start-up innovative, è possibile creare una start-up gratis, senza notaio, attraverso una procedura online sulla nuova piattaforma del Registro imprese cliccando sulla voce “Crea la tua startup” https://startupitalia.eu/61061-20160720-startup-gratis-senza-notaio-spiegazione

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Potete trovare la giuda dettagliata con assistenza gratuita fino al 30 settembre 2016 https://startup.registroimprese.it/atst/help/Guida_Costituzione_Startup_ModelloTipizzato.pdf

Vivere informati fa molto bene.

 

Start Up Sociale Go: PHI Foundation si pone a sostegno delle organizzazioni non profit che hanno in mente un’idea imprenditoriale ma fino ad oggi non sono riuscite a trovare il modo di realizzarla, bloccati da una insufficiente esperienza imprenditoriale, dovuta probabilmente ad un sistema di operare troppo legato all’ “agire” piuttosto che preventivare una sostenibilità economica.

 

Puoi sempre contattare PHI Foundation info@phifoundation.com

 

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Redazione 

Phi Foundation

15 NOVEMBRE: ARTICOLI DELLA SETTIMANA

Lavoro del futuro: come stanno cambiando le aziende con la pandemia

Lavoro del futuro: come cambiano le aziende

Lavoro del futuro: come stanno cambiando le aziende con la pandemia

 

Lavoro: Il processo di cambiamento che stiamo vivendo è stato accelerato dalla pandemia mondiale e molte aziende si sono trovate ad affrontare delle difficoltà logistiche che, probabilmente, avrebbero voluto rimandare nei prossimi anni.

Sono migliaia le aziende che hanno iniziato a cambiare atteggiamento di fronte al nuovo tipo di lavoro che viene richiesto oggi.

Fino ad ora le aziende in crescita hanno investito in uffici in giro per il mondo per sopperire alle richieste dei clienti, in questo momento di pandemia però sono state obbligate a cambiare approccio.

Non è più sufficiente un luogo di lavoro fisico ma è diventato indispensabile uno sviluppo di lavoro in modalità diffusa e soprattutto un lavoro in modalità remota.

Questo cambiamento è avvenuto in un periodo di tempo ridottissimo ed ha spiazzato anche  le grandi aziende. Alcune però hanno sfruttato questo momento per cambiare rotta e dirigersi verso il futuro.

Sull’onda di aziende come Facebook, Twitter o Shopify, anche altre realtà hanno iniziato a “concedere” ai propri dipendenti la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo, non solo da casa, promuovendo la flessibilità in termini di orario e il lavoro da remoto.

 

Perché le aziende attivano lo smart working

Le aziende che stanno scegliendo questa strada avranno comunque dei ritorni economici già nel breve periodo perché ridurranno il budget dedicato alle locazioni e alle spese ad esse collegate ma anche alle eventuali spese per alloggi e trasferte per i dipendenti fuori sede.

Per ora è impensabile che le grandi aziende possano scegliere di non avere degli uffici fisici, ma sicuramente li ridurranno e li renderanno fruibili in modo differente per venire incontro alle nuove esigenze lavorative e improntati sempre più verso la sicurezza e il benessere dei dipendenti.

Dare la possibilità di lavorare in smart working consentirà di non licenziare parte della propria forza lavoro e di permettere al maggior numero di persone di lavorare ed avere una retribuzione adeguata.

 

Come viene visto il lavoro da casa dai dipendenti?

I dipendenti, abituati ad andare sul luogo di lavoro ogni giorno e ad avere una relazione diretta con i colleghi, non hanno vissuto sempre bene l’opportunità di lavorare a casa. Sebbene ci siano numerosi vantaggi nello smart working, come la possibilità di vivere di più la famiglia, viene meno l’aspetto delle relazioni sociali in ambito lavorativo.

Per molte persone lavorare da casa è facilmente accettabile per un periodo limitato di tempo, ma sono parecchi i dipendenti che ancora preferiscono suddivisione tra la realtà domestica e quella lavorativa.

 

Le nuove tecnologie da sviluppare per lo smart working

Durante questi primi mesi di pandemia, uno dei maggiori problemi per le aziende è stato quello legato alla sicurezza degli accessi alle proprie risorse. Alcune, per esempio, hanno implementato dei sistemi di protezione al proprio ambiente “cloud”, luoghi virtuali dove lavoratori e aziende condividono i documenti.

Lavorando online, i dipendenti accedono ai dati aziendali con una user ed una password; questo sistema sta diventando obsoleto e facilmente hackerabile soprattutto se gli accessi avvengono tramite smartphone. Le aziende dovranno studiare delle soluzioni che stiano al passo con i tempi e che quindi prendano in considerazione l’uso di strumenti tecnologici, come gli smartphone, che i propri dipendenti hanno a disposizione. Sono quindi preferibili strumenti di lavoro che diano una maggiore sicurezza di accesso tramite impronte digitali oppure tramite rilevatori del volto.

Le aziende dovranno investire in sistemi più avanzati di assistenza da remoto, ma anche nuovi sistemi e occasioni che favoriscano il confronto e lo scambio di idee e soluzioni tra i propri dipendenti e l’azienda.

 

Il cambiamento è ora

In pochissimi mesi abbiamo visto dei cambiamenti enormi in termini di lavoro e nel prossimo futuro è impensabile immaginare il lavoro come lo abbiamo vissuto fino ad ora.

Le aziende dovranno approntare delle modifiche per poter affrontare le nuove esigenze e i loro dipendenti dovranno accettare il cambiamento ed adeguarsi al nuovo mondo lavorativo.

 

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Federico Olivo

PHI Foundation 

13 OTTOBRE: ARTICOLI DELLA SETTIMANA

Energia Gratis Borutta è la prima comunità energetica rinnovabile in Sardegna

Energia Gratis: Burutta Sardegna Energia per tutti

Energia Gratis:

Burutta Sardegna Energia Gratis per Tutti

 

Energia Gratis

Borutta è la prima comunità energetica rinnovabile in Sardegna. Nel piccolo borgo del Meilogu, noto perché ospita nel suo territorio la famosa cattedrale di San Pietro di Sorres, l’energia elettrica sarà gratis al 100% e saranno erogati, sulla base delle misure sulle comunità energetiche, incentivi per il raggiungimento della classe energetica “A” in tutto il paese.

 

«È oggi realtà il sogno del nostro Comune, contenuto nel piano d’azione per l’energia sostenibile (Paes) e adottato già nel 2012, di diventare autosufficiente energeticamente mediante la produzione di energia da fonti rinnovabili, nonostante le tante difficoltà incontrate». Con queste parole Arru (il sindaco del paese) ha ufficializzato la realizzazione di un progetto avviato otto anni fa e reso possibile solo ora, con l’approvazione del decreto milleproroghe, convertito in legge nell’agosto scorso. «Che ha riconosciuto dignità giuridica alle comunità energetiche e fissate le regole per il suo funzionamento», ha chiarito Arru (il sindaco).

 

Borutta, poco meno di 300 abitanti, raggiunge un primato assoluto che lo posiziona primo Comune in tutta l’isola e tra le prime 12 comunità attive o, comunque, in partenza in tutto il territorio nazionale per autosufficienza energetica al 100%. Allo stato attuale le comunità energetiche nella penisola raggiungono ancora l’80%. Da tempo il borgo aveva raggiunto una buona autonomia di consumi pubblici di energia elettrica con impianti fotovoltaici sparsi nel centro abitato: palazzo comunale, strutture sportive, scuole, centro polifunzionale, museo, illuminazione pubblica, bici elettriche, la sala congressi, la biblioteca e la casa di riposo. «Ora, con la realizzazione di ulteriori impianti fotovoltaici sarà possibile distribuire gratuitamente l’energia prodotta da fonti rinnovabili a tutti gli abitanti e alle attività del paese», ha detto il sindaco. Nessuna bolletta energetica per chi vive o vorrà vivere a Borutta. Verranno, così, raggiunti due obiettivi, secondo gli amministratori, «decisivi per il futuro del paese». «In primis – ha spiegato Arru – verrà posto un freno allo spaventoso fenomeno dello spopolamento che potrebbe determinarne la scomparsa entro questo secolo e, poi, potrà essere invertito il trend demografico, favorendo non solo il “restare” ma anche l’arrivo di nuove famiglie. Come amministrazione riteniamo che rendere tutte le case del paese autosufficienti energeticamente, in modo gratuito, possa rendere molto appetibile per le famiglie l’idea di “restare” nel borgo natio e alle famiglie “di fuori” trasferirsi nelle molte case vuote. Ciò segna un decisivo passo in avanti verso uno scenario energetico basato sul consumo di energia a chilometro zero e lo sviluppo di reti intelligenti o smartgrid».

 

Sarà conveniente trasformare la casa in “100% elettrico” in modo da staccarsi completamente dai combustibili fossili (Gasolio e Gpl) e utilizzare soltanto l’energia elettrica per il riscaldamento e il rinfrescamento, la produzione d’acqua calda e la cottura dei cibi. E questi consumi saranno a costo zero». Oltre alle bollette ad importo zero, i cittadini riceveranno un incentivo, pari a 110 euro /Mwh, previsto dalle recenti misure sulle comunità energetiche. La somma dovrà essere investita per il raggiungimento della classe energetica “A” della propria abitazione. «Siamo davvero felici per questo risultato e crediamo che Borutta possa rappresentare un modello replicabile in tante realtà sarde come in tutti i Comuni a rischio spopolamento in Italia» .

 

PHI Foundation Comunità Innovazione Sociale

 

PHI Foundation

 

Tutti pronti per il Mashable SMDayIT ?

CI SIAMO!!

Ancora pochi giorni e si alzerà il sipario su uno degli eventi digitali più importante in Italia:

il Mashable SMDayIT.

Tra il 18 e il 20 Ottobre 2018 infatti, presso la prestigiosa location dello IULM Open Space di Milano si svolgerà per il quinto anno consecutivo, un evento che vedrà susseguirsi per 3 giorni alcuni tra i più importanti esperti digitali d’Italia e non solo.

L’idea, partita nel 2014 da Eleonora Rocca, fondatrice del Mashable Social Media Day Italia, è quella di informare, aggiornare il pubblico in merito alle novità del settore digitale, attraverso testimonianze e speakers di altissimo profilo professionale.

Inoltre, l’evento è un’occasione unica per fare network, incontrare e conoscere persone che lavorano nel campo digitale e non solo, provare a trovare sinergie per sviluppare nuovi business, o semplicemente prendere spunti per migliorare il proprio.

IL TERZO SETTORE

Il Mashable SMDayIT inoltre è sempre più attento alle dinamiche sociali e alle ricadute sul terzo settore di tutto quello che riguarda la tecnologia e l’evoluzione digitale. Durante gli speech infatti sarà facile cogliere degli spunti ottimistici e propositivi per migliorare l’ambiente, l’ecosistema e la condizione generale dell’uomo.

PHI Foundation è da sempre attiva su questi fronti, raccontando e sensibilizzando l’opinione pubblica circa i temi legati al terzo settore e all’ambiente ed è proprio in questa ottica che è stata siglata per il secondo anno la partnership editoriale tra PHI Foundation e il Mashable SMDayIT.

Tra il 18 e il 20 Ottobre noi saremo presenti, assistendo agli speech, e incontrando chi volesse conoscerci, saperne di più su chi siamo e cosa facciamo e magari aiutarci e collaborare con noi.

Se ancora non hai acquistato i biglietti, puoi cliccare qui per accedere all’area riservata e comprarli a prezzo speciale, se invece hai già i biglietti allora ci vedremo sicuramente durante l’evento. Lascia un tuo messaggio sul nostro sito e cercheremo di incontrarci e scambiare due chiacchiere insieme.

Dobbiamo impegnarci tutti per provare a migliorare il mondo in cui viviamo e la tecnologia e il digitale possono essere degli alleati preziosi.

Perché ricorda che “il mondo nel quale viviamo, non lo abbiamo ereditato dai nostri genitori, ma lo abbiamo preso in prestito ai nostri figli… R.Benigni

 

La redazione

PHI Foundation

TERZO SETTORE: IL GRANDE CAMBIAMENTO

TERZO SETTORE: IL GRANDE CAMBIAMENTO

 

Terzo settore: il grande cambiamento in corso.

 

Il terzo settore sta cambiando, ecco come affrontare le sfide con gli incontri informativi IID

 

Dalla raccolta fondi ai nuovi strumenti finanziari: dieci incontri in dieci mesi accessibili in streaming, gratuiti per le ONP di IO DONO SICURO e aperti a tutti

 

Il terzo settore è in transito verso una nuova fase piena di sfide e occasioni: la riforma, con il nuovo codice, sta entrando nella fase operativa e gli Enti di Terzo Settore hanno in mano la possibilità di utilizzare e mettere a valore strumenti per migliorare la qualità e l’efficacia dell’impatto della loro attività.

 

Su queste premesse l’Istituto Italiano della Donazione ha costruito il calendario 2018 degli incontri (in)formativi: dieci seminari – gratuiti per le organizzazioni aderenti a IO DONO SICURO, frequentabili a prezzi accessibili per tutti gli altri – per formare gli Enti di Terzo Settore sulle nuove occasioni dettate dalla Riforma e non solo. Gli incontri si tengono in orario 14.30-17.30 nella sede IID di Milano e possono essere seguiti anche in streaming da remoto.

“L’offerta formativa dell’Istituto Italiano della Donazione – spiega il presidente di PHI Foundation Sebastiano de Falco – si sviluppa su due direzioni interconnesse: una orientata ad una visione più ampia, a orizzonti di sviluppo che la riforma e il fermento che la ha accompagnata hanno delineato; l’altra concentrata su una serie di strumenti operativi funzionali a riorientare, innovare ed allargare il perimetro delle pratiche”.

Evoluzioni e strumenti sono dunque i due binari tematici. Il primo appuntamento con la legislazione Non Profit si parlerà di 5 aspetti chiave della Riforma del Terzo Settore. Il secondo appuntamento il suo corso sarà incentrato sulle novità fiscali già in vigore dopo la riforma e lo scenario futuro. Spazio poi al servizio civile si parlerà di tutte le novità, anche adempimentali, per gli enti non profit e delle prospettive del servizio civile universale. Il quarto appuntamento si formerà i partecipanti sull’importanza della gestione dei dati tramite la costruzione del database e la profilazione dei donatori. Quinto appuntamento spazio al tema dei nuovi strumenti finanziari a sostegno del terzo settore. A giugno si parlerà di come misurare l’efficacia del proprio sito web attraverso Google Analytics. A luglio formazione sui fattori critici di successo nel corporate fundraising. Gli ultimi tre incontri saranno dopo la pausa estiva: il 20 settembre sul tema “organizzare eventi: donazioni, sponsorizzazioni e pubbliche relazioni”; il 25 ottobre sul tema “valutarsi per valere: comunicare l’impatto sociale“; infine a novembre l’ultimo incontro sul ruolo e l’attività del fundraising alla luce della riforma del terzo settore.

 

 

PHI FOUNDATION SOCIAL INNOVATION COMMUNITY

 

Alessandro Roma

PHI Foundation

AI: VERSO L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ……

AI: Perchè la sostenibilità dell’inteligenza artificiale è destinata a diventare sinonimo della Social Innovation?

L’Intelligenza Artificiale (AI) è pronta a scatenare la prossima rivoluzione industriale. 

 

AI: Il sentiero verso la Social Innovation

Mentre i benefici dell’IA sul posto di lavoro sono evidenti, l’impatto sull’occupazione a breve termine è previsto, quasi universalmente, per essere disastroso. Ma questa immagine è troppo semplicistica e ha bisogno di un nuovo aspetto. Ecco perché l’evoluzione dell’occupazione e del posto di lavoro nel prossimo mezzo secolo potrebbe essere molto più gentile e molto più interessante di quanto si pensi.

C’è una narrativa universale e ben nota che circonda l’intelligenza artificiale sul posto di lavoro. 

Ecco la versione breve.

Man mano che l’IA diventa sempre più sofisticata, le aziende lo useranno per sostituire gli umani in sempre più posti di lavoro. I veicoli autonomi renderanno i conducenti umani non solo non necessari, ma l’opzione pericolosa. I chatbots sono sulla buona strada per diventare consulenti dei clienti molto più efficienti, almeno per semplici query, di quanto potrebbero mai essere le persone. Un’IA può già individuare il cancro nelle scansioni CT meglio di un radiologo umano.

Idealmente, le persone sfollate dall’IA si riqualificheranno e troveranno un impiego alternativo. 

Ma, così va la storia, il numero complessivo di posti di lavoro diminuirà. 

Gli sfortunati che lottano per trovare lavoro saranno legioni.

 

“Se lo scopo dell’intelligenza artificiale è quello di raggiungere un’utopia in cui non abbiamo bisogno di posti di lavoro a tempo pieno, sembrerebbe che si stia sviluppando a un ritmo più veloce di quanto la società possa ristrutturarsi per gestire”

AI: Il problema della produttività

Ma questa storia ha un buco nella trama. Se l’intelligenza artificiale è destinata a causare una crescita economica senza precedenti, il tasso di crescita economica degli Stati Uniti, ad esempio, dovrebbe aumentare dal 2,6% al 4,6% nel 2035, guidato da un aumento della produttività fino al 40%, che sta per consumare tutto quel prodotto in più se molte persone non possono più permettersi di farlo?

Fortunatamente, questo potrebbe essere un problema che costringe la sua soluzione. 

Le aziende semplicemente non vanno bene quando l’offerta supera la domanda, e quindi, per loro e per i dipendenti che sostituiscono, i tempi necessari per adattarsi al nuovo paradigma possono essere intollerabili a meno che le organizzazioni non introducano misure proattive per l’implementazione di IA sostenibili. Queste misure saranno necessarie non solo per impedire che i dipendenti sfollati diventino indigenti, ma anche per garantire che le aziende abbiano sempre abbastanza clienti in grado di acquistare i loro prodotti e servizi mentre l’IA aumenta la produttività.

 

AI: Responsabilità Sociale d’Impresa e Social Innovation i veri investimenti intelligenti

L’obiettivo di sostenibilità dell’IA evidenzierà una serie di opportunità d’investimento d’impatto, nonché le imprese da evitare.

I più attraenti saranno le aziende che hanno un programma di sostenibilità AI chiaramente definito come parte del loro più ampio programma di responsabilità sociale d’impresa (Social Innovation).

Queste sono le organizzazioni che avranno riconosciuto sia i potenziali benefici socioeconomici che i pericoli della proliferazione di intelligenza artificiale, e si sono impegnati a promuovere il primo ea mitigare quest’ultimo. Tali programmi fisseranno misure per l’introduzione responsabile dell’IA, che potrebbe includere l’assegnazione di priorità alle applicazioni che offrono chiari vantaggi per il cliente rispetto a quelle che offrono semplicemente risparmi sui costi; limitare la velocità con cui l’IA può essere introdotta per consentire ai dipendenti, alle imprese e alla società di adeguarsi; e la gestione di programmi di riconversione e riqualificazione per i lavoratori sfollati.

Poi ci sono quelle aziende che probabilmente continueranno ad assumere persone anche se l’IA diventa onnipresente. Affinché l’IA si assuma il peso dell’amministrazione, la forza lavoro può essere mobilitata per concentrarsi su lavori che sosterranno il nostro invecchiamento popolando emotivamente. La medicina e l’assistenza sociale si concentreranno maggiormente sui bisogni fisici ed emotivi del paziente. I servizi finanziari saranno incentrati sulle relazioni umane. E l’opportunità di creare un salto di qualità nella qualità e nell’enfasi dell’istruzione non può essere sottovalutata.

AI: Creare una nuova società orientata alla Social Innovation

Quando si tratta di una nuova enfasi per l’educazione, un perno verso la creatività sarà un elemento centrale del puzzle.

Non solo l’apprendimento della creatività può migliorare cose come QI, rendimento scolastico e abilità verbali; può cambiare radicalmente il modo in cui vediamo il mondo. E, quando si tratta di lubrificare il cambiamento della società verso il nuovo paradigma dell’IA, un focus sulla creatività preparerà la prossima generazione per un panorama di lavoro completamente nuovo.

Mentre l’intelligenza artificiale può già creare opere d’arte, inclusi dipinti e musica, che sono indistinguibili dalle opere d’arte create dagli umani, ci sono dei limiti. Il primo è che mentre gli algoritmi alla base dell’IA diventano sempre più complessi, in definitiva sono solo degli algoritmi. Ciò significa che qualsiasi lavoro creativo prodotto da un’IA è semplicemente un remix della creatività degli umani; un complesso abbastanza da sembrare un’opera originale; ma tuttavia, completamente derivato.

Un’IA puramente algoritmica non può replicare i balzi creativi euristici delle persone necessarie per le riforme all’ingrosso della struttura concettuale coinvolte in opere veramente originali e la nascita di nuovi generi di arte, musica o cucina.

In breve, non abbiamo ancora assolutamente idea di come costruire un’intelligenza artificiale che possa fare cose che non sappiamo ancora come fare, un punto che è rilevante per la creatività in ogni campo, non solo per le opere d’arte.

Poi c’è la limitazione della coscienza. Lasciando da parte la questione delle macchine coscienti (che si trovano nel mezzo del loro stesso campo minato etico), l’arte è più che l’artefatto.
Quando consumi un lavoro creativo, visivo, udibile o commestibile, entri in una comunione con il creatore un trasferimento di informazioni ed emozioni dalla loro coscienza alla tua tramite l’opera d’arte, una qualità che è completamente intangibile e non può essere replicata da un’IA. Saresti in grado di creare la stessa connessione con il tuo romanzo preferito se un giorno venissi a sapere che è stato calcolato da algoritmi inconsci?

Infine, c’è la questione del valore. Con l’arte generata dal computer, l’offerta sarà funzionalmente infinita rispetto alla domanda. Non così con l’arte generata dall’uomo. È sicuramente ovvio anche agli uomini d’affari più laici che (certamente non cosa) creeranno sempre l’arte più preziosa.

L’IA creativa, quindi, ha una barra molto più ampia da raggiungere rispetto alla mera estetica prima che possa soppiantare la creatività umana.

Infatti, date le domande di domanda e offerta e la magia della comunione consapevole, potrebbe essere un ostacolo che non potrà mai superare. È probabile che le industrie creative diventino sempre più importanti nei prossimi decenni, sia in termini di continuare a fornire agli esseri umani occupazione e, cosa forse più importante, significato.

AI: Social Innovation e Responsabilità Sociale d’Impresa

È possibile che il nostro viaggio verso un mondo in cui le nostre preoccupazioni materiali siano minimizzate, e il tempo a nostra disposizione per occupazioni significative sia massimizzato. In effetti, come nel caso dei cambiamenti climatici, le apparenti prospettive a breve termine della rapida proliferazione dell’IA smentiscono la potenziale gravità dei costi a lungo termine per le imprese e per i dipendenti. Sarà, quindi, sicuramente evidente a tutti, tranne alle organizzazioni più miopi, che è nell’interesse di tutti facilitare un cambiamento regolare e sostenibile orientato verso la Social Innovation in considerazione della Responsabilità Sociale d’Impresa.

Pertanto, è necessario adottare un approccio basato sul buon senso, proattivo e basato sul valore, per ridefinire la forma dell’occupazione umana. Come per l’agenda ambientale, ciò significa vedere la sostenibilità dell’IA e trovare il valore reale e continuo nel lavoro umano, non solo come le cose giuste da fare, ma anche come un’evoluzione verso l’innovazione e quindi Social Innovation.

 

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Sebastiano de Falco

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DONARE FA COMUNITÀ: GIORNO DEL DONO

Donare fa Comunità: il 25 settembre
la tappa milanese del Giorno del Dono

Focus sulle storie di welfare comunitario e sui dati della raccolta fondi nel non profit

E’ il dono che crea comunità: ne sono convinti PHI Foundation, Istituto Italiano della Donazione (IID) Fondazione Cariplo: perché donare significa tessere relazioni di valore, praticare scelte libere e consapevoli dettate da autentica passione civile e capaci di andare oltre la logica dello scambio, generando progetti innovativi.

Per questo nella tappa milanese del 25 settembre, il Giorno del Dono incontra il progetto Welfare di Comunità e Innovazione sociale che Fondazione Cariplo, in collaborazione con le Fondazioni di Comunità, ha lanciato per contribuire ad innovare gli attuali sistemi di welfare locali, portando avanti sperimentazioni di politiche sociali in grado di trasformare e rendere più efficaci e sostenibili le risposte ai problemi e ai cambiamenti del nostro tempo. Il progetto affronta temi come le nuove povertà, la cura degli anziani e dei minori, le politiche giovanili e la disabilità e propone nuove soluzioni basate sulla partecipazione delle comunità, in un’ottica di valorizzazione delle risorse e dei legami tra le persone.

Progetti che hanno in comune un’idea innovativa di welfare, capace di rafforzare la dimensione comunitaria: 27 progetti avviati e 30,4 milioni di euro di contributi deliberati a fronte di un valore pari a 67 milioni di euro. Dati ancora più importanti riguardano invece il coinvolgimento dei cittadini: 115 mila persone coinvolte, 1250 organizzazioni coinvolte nel progetto, 9 mila donatori attivati.

Le fondazioni comunitarie, nate proprio dalla volontà di catalizzare le risorse presenti nella comunità e di sostenere idee sul territorio, sono state protagoniste del Bando partecipando direttamente alle iniziative o costituendo con i partner fondi per garantire sostenibilità al progetto nel tempo. Un ruolo fondamentale che promuove la cultura del dono e una visione integrata delle attività di raccolta fondi nel territorio. Le fondazioni comunitarie sono state infatti garanti attraverso la propria credibilità e reputazione, della fiducia chiesta ai cittadini e sono state in grado di facilitare la costruzione di rapporti con imprese e soggetti del territorio.

Il racconto di questi progetti sarà al centro del convegno “Donare fa Comunità“, tappa milanese del 25 settembre del “2° Giro dell’Italia che Dona“, la campagna nazionale che raccoglie e unisce tutte le iniziative realizzate dal 23 settembre all’8 ottobre. Filo conduttore è il dono e l’occasione è il Giorno Nazionale del Dono, celebrato per legge il 4 ottobre. Durante l’evento verranno presentati i dati dello studio curato dall’Istituto italiano della Donazione “L’andamento delle raccolte fondi dati 2016 e previsioni 2017” giunto alla sua quindicesima edizione oltre al cartellone delle iniziative che da nord a sud disegnano la cartina del 2° Giro dell’Italia del Dono.

Il programma
L’appuntamento è per lunedì 25 settembre alle 9.30 alle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala 6 a Milano. La mattinata sarà coordinata dal giornalista del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi e il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti e quello dell’IID Edoardo Patriarca apriranno i lavori parlando di dono e comunità. A seguire l’intervento “Dono nella riforma del terzo settore” del sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Bobba, subito dopo la responsabile comunicazione dell’IID Ornella Ponzoniracconterà la partenza e l’itinerario del “2° Giro dell’Italia che dona”. Durante l’evento si potrà scoprire se gli italiani donano di più o di meno al non profit grazie ai numeri dell’indagine sull’andamento della raccolta fondi che verranno forniti dal segretario generale dell’IID Cinzia Di Stasio. Nella seconda parte dell’evento focus sul dono nel Welfare di Comunità con Filippo Petrolati (Fondazione Cariplo), Marco Cremonte (Goodpoint) e Guya Raco(Fundraiser per Passione). In chiusura le storie narrate dei progetti delle Fondazioni di Comunità col presidente della Fondazione Comunitaria del Verbano Cusio Ossola Maurizio De Paoli (progetto La cura è di casa), il presidente della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona Cesare Macconi (progetto Fare legami) e il presidente della Fondazione Comunitaria Nord Milano Paola Pessina (progetto #Oltreiperimetri). Al termine dell’evento, per chi desidera, sarà possibile partecipare ad una visita guidata alle Gallerie d’Italia.

I progetti presentati
• Il progetto “La cura è di casa” si propone di sostenere gli anziani in situazioni di fragilità e le loro famiglie. Sviluppa a Verbania una rete di supporto e azioni di prevenzione e monitoraggio per costruire contesti comunitari volti a far restare gli anziani a casa propria con la cura di cui hanno bisogno.
• Investire in capitale umano attraverso la rigenerazione dei legami sociali per intervenire sulle situazioni di impoverimento e vulnerabilità: è questa la scommessa di #Oltreiperimetri, il progetto lanciato in nove comuni del rhodense e pensato per le famiglie e le persone che si trovano in un momento difficile in ragione di eventi naturali della vita: la nascita di un figlio, i carichi di cura dei genitori, le separazioni, la perdita del lavoro e l’indebitamento che ne è conseguenza diretta.
• Il progetto Fare Legami nella provincia di Cremona ha l’obiettivo di creare legami nella comunità e di intercettare i soggetti vulnerabili, per gestire i problemi in un’ottica partecipativa e preventiva attraverso l’attivazione delle risorse del territorio.

Clicca qui per informazioni e iscrizioni

 

Giorno del Dono 2017, un grazie a:
Ente promotore: Istituto Italiano della Donazione
Enti patrocinanti: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Città Metropolitana di Milano, Comune di Milano, Anci, Responsabilità  Sociale Rai, ACRI, Assif, CNV Centro Nazionale per il Volontariato,  CSVnet, EUConsult Italia, Fondazione Sodalitas, Forum Terzo Settore, I Cantieri del bene comune.
Si ringrazia: Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo. Partner: Banco BPM.
Partner tecnici: Insolito Cinema, NP Solutions.
Media Partner: AIESEC Italia, Altreconomia, Avvenire, Buone Notizie – L’impresa del bene, Felicità Pubblica, Il Giornale della Protezione Civile, OnlusOnAir, PHI Foundation, Redattore Sociale, Tg1-Fa la cosa giusta, Tv2000, Uidu, Vita, Volontariato Oggi.
Istituti di ricerca partner: Gfk, Osservatorio di Pavia. Artista: Monica Martini
Membri del Comitato d’Onore del Giorno del DonoValeria Fedeli, Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca;Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; Leonardo Becchetti, Professore Ordinario di Economia Politica; Riccardo Bonacina, Direttore Vita Magazine; Don Virginio Colmegna, Presidente Casa della Carità; Giuseppe De Rita, Presidente Censis; Antonio Decaro, Presidente ANCI; Claudia Fiaschi, Portavoce Forum del Terzo Settore; Carlo Fratta Pasini, Presidente Banco BPM; Giuseppe Guzzetti, Presidente Fondazione Cariplo; Luca Mattiucci, Giornalista;Francesco Profumo, Presidente Compagnia di San Paolo; Giovanna Rossiello, Curatrice Tg1 Fa’ la cosa giusta; Elio Silva, Giornalista Il Sole 24 ORE; Adriana Spazzoli, Presidente Fondazione Sodalitas; Stefano Tabò, Presidente CSVnet;Marco Tarquinio, Direttore Avvenire; Stefano Zamagni, Presidente Fondazione Italia per il dono.

 

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Sebastiano de Falco

PHI Foundation

SAN PATRIGNANO: DIGITAL FOR NON PROFIT

San Patrignano: Digital For Non Profit – D4NP: appuntamento il 16 settembre per fare il punto sullo stato del digitale nel mondo non profit Realizzato in collaborazione con la Comunità San Patrignano, l’evento è gratuito e si rivolge a esperti del digitale e operatori del mondo delle ONP, ma anche a rappresentanti del mondo delle aziende e delle istituzioni.

 

Diversi gli interventi di importanti personalità, dal Ministro dello Sviluppo Economico Calenda al Managing Director di Google Italia Vaccarono.

 

D4NP – Digital For Non Profit: è questo il nome del primo evento italiano che propone una panoramica aggiornata sullo stato del digitale nel mondo non profit. Realizzato in collaborazione con la Comunità San Patrignano, D4NP è un evento gratuito in cui esperti del digitale, rappresentanti del mondo delle aziende e delle istituzioni così come operatori delle ONP, startup e appassionati, si riuniscono per fare networking e condividere conoscenze, strumenti ed esperienze.

 

L’obiettivo? Analizzare e capire come le realtà che operano nel e con il terzo settore possano sfruttare al meglio le potenzialità del digitale.

 

“Il Mondo del terzo settore è in crescita nell’economia italiana: più di 300mila realtà con Un milione di lavoratori retribuiti e con un volume economico che supera i 64 miliardi di euro l’anno. È un settore che sta vincendo grandi sfide, anche grazie al digitale, quindi, è arrivato il momento di fare il punto sullo stato dell’arte digitale per il mondo non profit e intraprendere questo percorso insieme alla Comunità di San Patrignano, partner importante e di riferimento su temi sociali.”.

 

Il programma e gli ospiti Durante la prima edizione di D4NP, in programma sabato 16 settembre presso gli spazi della Comunità, saranno affrontate tematiche concernenti le strategie di comunicazione online, al digital fundraising, all’utilizzo dei social network, alla creatività online e al cross media Strategy.

 

Ampio spazio non solo alla parte formativa e di aggiornamento, ma anche alla presentazione di strumenti digitali utili a tutte quelle realtà che lavorano in ambito non profit e che vogliono migliorare le proprie modalità di approccio al digitale.

 

Un’intera giornata all’insegna del networking e della condivisione con le ONP vere protagoniste, grazie anche a una tavola rotonda – Digital Onlus – che vede la partecipazione di Enrica Zamparini, Responsabile Fundraising e Comunicazione della Comunità San Patrignano: “Oggi le organizzazioni no profit non possono fare a meno del digitale – dichiara Enrica. Grazie al web e ai social network ogni realtà sociale ha un accesso diretto per farsi conoscere sia da chi potrebbe aver bisogno del suo aiuto, sia da chi vorrebbe condividerne la causa e sostenerla. Il dialogo fra le parti è immediato e le opportunità per le Onlus aumentano di giorno in giorno. La difficoltà è riuscire a coglierle e in particolare riuscire a prevedere il comportamento del donatore, rispetto al passato sempre più stimolato e portato a sostenere più associazioni, ma allo stesso tempo sempre più attento alla serietà e realizzazione dei progetti”.

 

Social Innovation e Corporate Social Responsability altri due temi da focalizzare.

 

Roberta Cocco (Assessore Trasformazione digitale del Comune di Milano), Stefano Barrese (Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa San Paolo), Marco Gualtieri (Presidente Seeds&Chips) e Maximo Ibarra parleranno, appunto, di innovazione sociale, mentre Enrico Cereda (Presidente e AD IBM Italia) terrà un intervento intitolato “Digital e Corporate Social Responsibility”.

 

L’evento, poi, sarà scandito da interventi delle più importanti personalità, Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo Economico, oltre a esponenti del mondo aziendale come Accenture, IGPDecaux, IBM, Intesa San Paolo e al Managing Director di Google Italia, Fabio Vaccarono.

 

Inoltre, all’interno di un evento che mette al centro il rapporto tra il mondo digitale e quello legato alle organizzazioni non profit, non poteva mancare una Startup Competition, realizzata dal team organizzativo del Web Marketing Festival.

 

Sul palco della Plenaria e alla presenza di importanti professionisti, si confronteranno i tre progetti innovativi, a forte rilevanza sociale, selezionati. Sarà poi il voto del pubblico presente in sala a decretare la “Best Social Startup del 2017”, che si aggiudicherà il premio in Consulenza Search Marketing del valore di 5.000 euro.

 

San Patrignano è una casa, una grande famiglia che offre aiuto a giovani con problemi di tossicodipendenza. Fondata da Vincenzo Muccioli nel 1978, ha accolto oltre 25.000 persone donando loro una casa, assistenza sanitaria, e legale, possibilità di studiare e imparare un lavoro, cambiando vita e rientrando a pieno titolo nella società. Il tutto gratuitamente, senza oneri né per lo Stato né per le famiglie. A San Patrignano sono in questo periodo presenti 1300 ragazzi, è un modello di impresa sociale, conquistato con dura dedizione, con sacrificio personale e con tanta volontà da migliaia di ragazzi che lì hanno ritrovato dignità e rispetto per se stessi. San Patrignano crea per ogni ragazzo l’opportunità di scegliere, tra diverse possibilità di formazione, la più vicina alle proprie attitudini. Il percorso di recupero della propria dignità, infatti, passa anche attraverso il riconoscimento del valore della bellezza e della qualità come espressioni dell’impegno profuso.

 

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Siamo nella generazione in cui andiamo a cenare fuori e invece di catapultarsi sul piatto, si fa la foto della pietanza per condividerla in Instagram.

Siamo nella generazione in cui se incontriamo una persona interessante la cerchiamo il giorno dopo su Facebook, invece di parlarle immediatamente.

Siamo nella generazione in cui ci innamoriamo con un cuoricino rosa in chat e non davanti ad un tramonto.

Siamo una generazione che non mi appartiene e non so come uscirne, dove sono finiti gli abbracci?

 

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