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NEUROBLASTOMA: SPERANZA CONTRO I TUMORI

NEUROBLASTOMA: Dalla lotta al neuroblastoma una speranza contro i tumori infantili

 

NEUROBLASTOMA: Parte #Donafuturo, la prima campagna nazionale di raccolta fondi in occasione del Giorno del Dono 2018 dove è stato premiato il progetto dell’Associazione Italiana per la lotta al Neuroblastoma

 

Neuroblastoma è un tumore dei bambini che rappresenta la prima causa di morte per malattia in età prescolare. In Italia si registrano ogni anno circa 150 nuovi casi. La ricerca ha fatto importanti passi avanti nella comprensione della malattia e dei meccanismi che lo generano: diagnosi sempre più corrette e protocolli di cura moderni e personalizzati. Tuttavia solo un terzo dei bambini sopravvive alla forma più aggressiva, quella che si presenta con metastasi a scheletro e midollo. Un’opportunità per la ricerca contro il neuroblastoma dipende anche dall’aiuto che gli italiani decideranno di dare all’Associazione Italiana per la lotta al Neuroblastoma. È stata tale associazione, composta da genitori e oncologi con l’obiettivo di sostenere la ricerca su questa e altre forme di tumori cerebrali pediatrici, a vincere il bando per la raccolta fondi nazionale promosso dall’Istituto Italiano della Donazione in collaborazione con UBI Banca nell’ambito della campagna per il Giorno del Dono 2018. Un’iniziativa inedita, intitolata #Donafuturo: promuove per la prima volta un’azione concreta a sostegno di una causa per celebrare la ricorrenza del 4 ottobre. La campagna di raccolta fondi sarà attiva da oggi fino al 20 settembre e la cifra raccolta verrà consegnata durante le celebrazioni del 4 ottobre a Sara Costa, presidente dell’Associazione Italiana per la lotta al Neuroblastoma.

“Questa iniziativa – ha spiegato Sebastiano de Falco presidente della PHI Foundation – rafforza e fornisce ancora più concretezza alla campagna nazionale che portiamo avanti per il Giorno del Dono. L’obiettivo è quello di far crescere la cultura del dono in Italia: una raccolta fondi per sperimentare cure sempre più efficaci per questa malattia è un segno importante, da coltivare e promuovere per donare un futuro a tutti i bambini”. “L’area dell’infanzia e dei minori è stata la scelta di PHI Foundation per avviare la nuova linea di impegno della campagna per il giorno del dono. Siamo lieti che l’iniziativa stia riscuotendo attenzione e interesse da parte di molti soggetti e ci auguriamo che più persone possibile diano un loro concreto contributo sostenendo il progetto di ricerca contro il Neuroblastoma“.

Il neuroblastoma è considerato dal mondo scientifico un ottimo modello di studio: riuscire a guarirlo significa poter estendere i risultati a tutti i tumori pediatrici. A raccontare il progetto e la speranza che genera è stata la presidente dell’Associazione, Sara Costa: insieme ad altri genitori e due medici è stata lei a fondare l’Associazione Italiana per la lotta al Neuroblastoma il 23 luglio del 1993, a seguito della malattia del figlio Luca che lo ha portato alla morte dopo alcuni anni. Da allora l’impegno di Sara Costa per dare una possibilità ai bambini ammalati di cancro non si è mai fermato e l’associazione ha contribuito in maniera determinante ai progressi della ricerca.

 

L’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma O.N.L.U.S è un ente senza scopo di lucro nato nel 1993 all’Istituto G. Gaslini di Genova, per volontà di genitori e oncologi, con l’obiettivo di sostenere la ricerca scientifica sul Neuroblastoma e sui Tumori Cerebrali Pediatrici. Da allora fedele alla propria mission ha portato avanti il proprio impegno nell’informare sulle patologie, creare il collegamento tra i centri di cura e di ricerca, potenziare i mezzi a disposizione nella cura di queste gravi neoplasie per trovare nuove terapie e cure personalizzate, per garantire una rapida e corretta diagnosi e un approccio terapeutico mirato a ogni singolo paziente.

 

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Alessandro Roma

PHI Foundation

PANE: IL PREZZO DEL GRANO IN ITALIA

PANE: IL PREZZO DEL GRANO IN ITALIA

PANE: Il prezzo del grano in Italia è fermo al 1987, ma il pane costa il 1450% in più. Non trovate che c’è qualcosa che non quadra?

PANE: Lucio Battisti, uno dei più apprezzati cantautori italiani, in “Pensieri e Parole” chiedeva appunto “Che ne sai tu di un campo di grano…”.  Infatti i passaggi oscuri dalla terra alla tavola sono sconosciuti a milioni di comuni mortali.

In effetti il prezzo del grano in Italia è paralizzato al 1987, ma il pane dal fornaio costa il 1450 per cento in più. 
Eppure il consumatore non se ne accorge: oggi ci vogliono trenta chili di grano per arrivare alla quotazione di un chilo di pane. Questa è la situazione denunciata pubblicamente e in più occasioni da Coldiretti, ma non solo.A livello nazionale gli ettari coltivati sono 600 mila per 30 milioni di quintali. Se invece si passa al grano duro, quello per la pasta, coltivato soprattutto nelle regioni meridionali (Puglia, Sicilia, Basilicata, Molise), gli ettari sono 1,3 milioni e i quintali 49 milioni.Tanti? No, pochi se si pensa che importiamo 23 milioni di quintali di grano duro e ben 48 di quello tenero: gli arrivi dall’Ucraina sono quadruplicati, raddoppiati dalla Turchia. Ma allora perché esportiamo frumento in Nord Africa?Comunque, la pasta è la terza voce del nostro export commerciale (vale 2,4 miliardi di euro all’anno), mentre di prodotti da forno ne esportiamo per 1,7 miliardi. A fronte di tutte queste cifre da capogiro e di crescita percentuale, resta quella misera del prezzo pagato ai coltivatori, che fra l’altro è crollato nell’ultimo periodo quasi del 30 per cento.

Sarà l’effetto perverso della globalizzazione, ma qui ci confrontiamo con concorrenti che non hanno i nostri obblighi fiscali e soprattutto sanitari. Certo, ci sono controlli a campione nei porti, ma non è che facciano da seria barriera. Insomma, rari controlli, legislazione carente, speculazione dilagante, import selvaggio. Solo a Manfredonia – dove un privato spadroneggia nel porto, un’area demaniale dello Stato – dall’inizio del 2017 ad oggi sono approdate una mezza dozzina di navi portarinfuse ricolme di grano straniero (Ucraina, Russia, Bulgaria, Canada), poi scaricato in camion che trasportano di tutto.

E l’igiene?
Ma la salute pubblica conta qualcosa – in uno Stato di diritto almeno sulla carta – o vale e prevale soltanto il profitto economico a scapito della vita umana?E poi la speculazione: il grano si può stoccare anche per due o tre anni e quindi immetterlo sui mercati a seconda delle quotazioni. Un giochetto che riesce molto bene alle «5 sorelle» dei cereali (il colosso Usa, Adm; la Cargill di Minneapolis; i franco-statunitensi della Louis Dreyfus; gli argentini della Bunge Y Borne e gli svizzeri senza scrupoli della Glencore) con speculazioni finanziarie che prima o poi metteranno in ginocchio l’agricoltura reale.

Che si mette nel piatto?
C’è anche un problema di tracciabilità:  il consumatore deve poter scegliere, per questo è opportuno, oltre al rafforzamento dei controlli sul grano importato, anche l’etichettatura trasparente per i prodotti da forno, pane e pasta. Quanti vedono il simbolo del tricolore e pensano di mangiare «italiano», quando invece la farina arriva magari da Kiev?

Secondo la CIA «Risulta che enormi quantità di grano italiano sono state esportate nel Nord Africa, insieme all’arrivo, in contemporanea con i raccolti di navi piene di frumento provenienti da Paesi terzi», e questo,  «ha determinato questa ‘guerra del grano’, con prezzi insostenibili.

Venticinque anni fa il frumento valeva 30 mila lire, più o meno le stesse quotazioni di oggi».

Rilievi ai quali risponde Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia, in un’audizione in Commissione agricoltura alla Camera.  «Il raccolto 2016 di frumento duro – ha precisato Ivano Vacondio, Presidente Italmopa – è caratterizzato da livelli produttivi particolarmente elevati, ma anche da carenze qualitative riconducibili alle condizioni meteo sfavorevoli verificatesi nel corso del raccolto, in particolare in Puglia, principale zona di produzione nazionale di frumento duro».

(…)La produzione di grano in Italia è a un bivio.
Sono cambiate le esigenze dell’industria del pane e della pasta, il prezzo viene definito da un mercato globale in un contesto internazionale instabile e i produttori di cereali italiani si ritrovano (da soli e senza garanzie) a fare i conti con le importazioni massicce di grano dall’estero, la mancanza di norme che regolino il mercato mondiale e limiti notevoli nella capacità di stoccaggio.

Ecco la cornice che fa da contorno alla crisi del grano in Italia, diventata ormai guerra tra i produttori di frumento e l’industria. Anche il Codacons è intervenuto con un esposto. Come uscire dalla crisi? «Sfatiamo il mito che il nostro grano non è di qualità –  spiega il responsabile dell’area Produzioni cerealicole di Confagricoltura, Mario Salvi – Il punto è che spesso quello ad alto contenuto proteico viene mescolato con frumento più scadente dal punto di vista delle caratteristiche organolettiche».

(…)«L’anno scorso sono state acquistate all’estero 2,3 milioni di tonnellate di frumento – denuncia Saverio de Bonis, presidente di Granosalus – A scapito della sicurezza alimentare.

Anche perché in Italia i limiti alle sostanze contaminanti sono più alti che nella maggior parte del mondo: in Canada quella materia prima non si usa neanche per gli animali»…

Gli industriali rispondono che il grano straniero, che ha più glutine, migliora la qualità della pasta. Ma spesso il frumento proviene da paesi come l’Ucraina, dove secondo i rilievi scientifici dell’IAEA, la radioattività ha contaminato i terreni per migliaia di anni.

Non è tutto:

«In Italia può essere consumato anche dai bambini ciò che in Canada non va bene neppure per gli animali».

È la denuncia di Coldiretti, che segnala la mancanza di trasparenza sull’etichetta.  «Una cosa è l’alta quantità di glutine – dichiara il portavoce di Granosalus – un’altra è l’assenza di sostanze tossiche». I vuoti sono da ricercare anche nelle leggi comunitarie, non tarate sugli interessi del consumatore.

E’ sufficiente aggirarsi in una dozzina di porti italiani per rendersi conto delle nostre frontiere colabrodo.

Sono due i principali nodi: il lungo periodo di navigazione che può alterare il prodotto e la mancanza di indicazione sull’etichetta circa l’origine. «Ci preoccupa – aggiunge De Bonis – anche la presenza di Deossinivalenolo (Don o vomitossina)”. Questo perché i parametri europei sui limiti di Don nei cereali utilizzati per l’alimentazione umana sono quasi il doppio rispetto a quelli imposti in Canada. In Italia è considerato commestibile ciò che i canadesi non darebbero neppure agli animali».

I dati dell’Agenzia delle Dogane attestano che da luglio 2015 a febbraio 2016 al porto di Bari è stato scaricato un milione di tonnellate di grano. «Arriva da Canada, Turchia, Argentina, Singapore, Hong Kong, Marocco, Olanda, Antigua, Sierra Leone, Cipro – spiega il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e spesso passa da porti inglesi, francesi, da Malta e Gibilterra». E tutto ciò non accade solo a Bari: navi cariche di grano duro arrivano a Napoli, Ravenna, Palermo e in altre città».

Chi controlla tir e silos? 
Nessuno. 

Ho avuto modo di verificarlo costantemente dal 2 gennaio 2017 ad oggi. E della tutela della salute parla anche il presidente di Confagricoltura Puglia, Donato Rossi: «Tutti i tir, container e silos devono essere controllati». E non accade.“Chi verifica il ciclo della pasta? Sempre nessuno”, attesta Slow Food, che aveva lanciato il primo allarme nel 2010. Per capire se la pasta è di qualità bisogna analizzare alcuni fattori: la presenza di micotossine nel grano duro (estero o italiano), eventuali deterioramenti del prodotto durante i trasporti, i limiti imposti dall’Ue che pare non accorgersi che un italiano medio consuma più pasta (27 chilogrammi all’anno) di un norvegese.
Il Regolamento Comunitario 1881/2006 è calibrato su un consumatore medio europeo e non mediterraneo, che storicamente consuma più pasta, pane e cereali. Su questa base l’Europa ha dettato i valori massimi di alcuni contaminanti nel grano. Si parla di piombo, cadmio, mercurio e micotossine (come aflatossine e Don). Per la maggior parte dei Paesi al mondo, ad esempio, i valori del Don sono allineati tra 750 e 1000 ng/g nei cereali, mentre in Italia il limite è fissato a 1750, come nel nord Europa (dove si mangia molta meno pasta).Sempre lo stesso regolamento riconosce per pasta e pane una quantità di Don che scende miracolosamente a 750 e 500. Com’è possibile? E dato che quel limite scende a 200 ng/g negli alimenti a base di cereali o comunque destinati a lattanti e bambini sotto i 3 anni bisogna chiarire che al di sotto dei 6 anni non si può mangiare la stessa pasta degli adulti. Questi i limiti delle norme. Poi c’è un mondo che si muove al di fuori delle regole. Importiamo cereali a uso zootecnico: non è legale, ma c’è chi lo fa proprio per mancanza di controlli. E, una volta nel silos, il grano diventa per miracolo tutto italiano.

Esattamente sulla vomitossina un progetto delle Politiche agricole (Micocer 2006-2008) ha definito “la minore incidenza nei grani del Sud, rispetto a quelli del Nord Italia”.

Questo perché il clima umido e le piogge favoriscono la presenza di micotossine, mentre il grano del Mezzogiorno viene raccolto a temperature molto elevate (tra i 28 e i 48 gradi) che non ne permettono la proliferazione.

Ma in Canada il clima è umido e spesso si miete con la neve. 
A ciò bisogna aggiungere gli effetti di lunghi viaggi transoceanici a bordo di navi cargo: scarsa aerazione, umidità ed escursioni termiche. Altra fase: la miscela. Il regolamento 1881 vieta di miscelare frumenti in norma con quelli che superano i valori massimi, con lo scopo di  stemperarne il carico di tossina. Vietato il taglio insomma. Che pur riducendo i valori, non li rende idonei all’alimentazione dei bambini.

 

RIPRESO DAL BLOG ZAPPING

 

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DEMOCRAZIA: QUI IN ITALIA NOI FACCIAMO COSI

DEMOCRAZIA: QUI IN ITALIA NOI FACCIAMO COSI 

 

QUI IN ITALIA, IL NOSTRO GOVERNO FAVORISCE I MOLTI INVECE DEI POCHI: E PER QUESTO VIENE CHIAMATO DEMOCRAZIA  

 

DEMOCRAZIA: QUI IN ITALIA NOI FACCIAMO COSI 

 

Le leggi qui in Italia assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi italiani non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo stato, ma non come atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

 

DEMOCRAZIA: QUI IN ITALIA NOI FACCIAMO COSI

 

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace a modo suo. Noi italiani siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi situazione anche di pericolo. Un cittadino italiano non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

 

DEMOCRAZIA: QUI IN ITALIA NOI FACCIAMO COSI

 

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevano offesa. e ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

 

DEMOCRAZIA: QUI IN ITALIA NOI FACCIAMO COSI

 

Un uomo che non si interessa allo Stato noi italiani non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui in Italia siamo in grado di giudicarla. Noi italiani non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi italiani crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, oggi proclamiamo che l’Italia sia la scuola d’Europa e che ogni italiano cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che l’Italia è aperta al mondo e noi italiani non cacciamo mai uno straniero.

 

DEMOCRAZIA: QUI IN ITALIA NOI FACCIAMO COSI

 

TRATTO DAL DISCORSO DI PERICLE AGLI ATENIESI NEL 461 A.C, sostituendo la parola “Atene” con “Italia” – la parola “Ateniesi” con “Italiani” e la parola “Noi” con “Noi Italiani”.

 

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Sebastiano de Falco

PHI Foundation

 

 

 

Fondazione Francesca Rava: il bene fatto BENE

L’ANTEFATTO CHE GUIDA A FARE DEL BENE

A volte da tragici eventi nascono realtà meravigliose, come “ Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia”, enti no profit importanti che prendono forma e sembrano essere guidate da fili trasparenti, che tracciano linee guida.

Mariavittoria, dopo la morte della sorella Francesca, decide di dedicarsi un po’ agli altri, ma è un buon avvocato e di tempo ne ha proprio poco. Decide così di usare la sua professione per offrire consulenze gratuite alle associazioni di volontariato o a persone bisognose.

Conosce l’organizzazione umanitaria internazionale N.P.H Nuestros Pequeños Hermanos (I nostri piccoli fratelli) che aiuta bambini e i ragazzi in condizione di disagio accogliendoli in Case orfanotrofi in America Latina, dando una speranza per un futuro migliore a chi non ha nulla.

Vorrebbe aprire una sede in Italia ma purtroppo non trova nessuno che voglia dare una mano. Mariavittoria non si arrende e, come invitata da qualcosa di inspiegabile si mette in gioco; coinvolge mamma, zia, amiche; tutti insieme con tanto entusiasmo e un grande cuore, si danno da fare per aprire la sede in Italia.

Così nasce Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia, una grande famiglia internazionale dedita ai bambini e ai ragazzi in difficoltà, non solo offrendo mezzi di sostentamento, ma anche una formazione scolastica che possa permettergli da adulti di trovare un lavoro e farsi una famiglia. La Fondazione è particolarmente impegnata nel Paese quarto mondo di Haiti, dove ogni ora due bambini sotto i 5 anni muoiono per malnutrizione e malattie curabili.

I PROGETTI DI FONDAZIONE FRANCESCA RAVA

I volontari di Fondazione Francesca Rava vogliono fare del bene, ci mettono anima e cuore, non si arrendono davanti agli ostacoli ma vanno oltre… tante volte anche oltre confini e culture diverse, infatti aiutano ragazzi nati in condizioni sfortunate a diventare cittadini liberi e indipendenti in Paesi dove “libertà e indipendenza” sono considerate ancora un lusso.

La Fondazione è impegnata anche in Italia con progetti in aiuto ai bambini come:

  • La realizzazione della scuola Materna di Pieve Torina a Macerata, l’ottava scuola realizzata dalla Fondazione per i bambini del Centro Italia colpiti dal terremoto e per la quale ognuno di noi può donare 10,00€ per un mattone per costruire l’edificio. La scuola dovrebbe essere pronta per ottobre (salvo impedimenti burocratici) e tutti i sostenitori saranno invitati all’inaugurazione.
  • In farmacia con i bambini”, una raccolta di farmaci da banco e prodotti babycare per bambini in povertà sanitaria, che ricorre ogni anno il 20 novembre, Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia, in molte farmacie Italiane aderenti.
  • “ninna ho”, primo progetto nazionale a tutela dell’infanzia abbandonata che informa le madri in difficoltà sulla possibilità di partorire in anonimato e che prevede la presenza di culle salvavita presso un network di ospedali dislocati in tutta Italia.

AIUTATECI A FARE BENE

Si può aiutare Fondazione Francesca Rava in molti modi: donando il 5 per mille C.F. 97264070158, facendo attività di volontariato o sostenendo uno dei loro progetti. Si può scegliere una o più iniziative; visitate il sito www.nph-italia.org, o contattate l’associazione allo 02.54122917 oppure scrivete a info@nph-italia.org.

Una sola cosa è importante FARE BENE IL BENE, questo sì che vi aiuterà a ottenere molta felicità.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

PHI Foundation media partner del Mashable SMDayItaly 2018

Anche quest’anno PHI Foundation è lieta di essere stata scelta come media partner del Mashable Social Media Day Italy che si svolgerà presso lo IULM Open Space di Milano dal 18 al 20 Ottobre.

L’evento è uno degli appuntamenti più importanti in Italia per tutto il mondo digital e per la comunicazione.

Suddiviso in 3 giornate, il Social Media Day Italy prevederà la presenza di numerosi relatori, selezionati tra i migliori esperti del settore, tutti professionisti con un importante bagaglio di esperienze italiane e internazionali e che ricoprono posizioni di rilievo all’interno di importanti realtà aziendali e imprenditoriali.

Giunto ormai alla sua 5^ edizione, l’evento è organizzato dalla talentuosa Eleonora Rocca, che ha accettato la sfida propostagli 5 anni fa da Mashable per lanciare anche in Italia un appuntamento annuale, come già avveniva in altre nazioni.

I numeri dell’ultima edizione, quella del 2017, testimoniano il grande successo che l’evento ormai riscuote: quasi 1.200 partecipanti, 90 relatori, quasi mezzo milione di visualizzazioni ottenute sulla pagina Facebook e quasi 2 milioni di visualizzazioni sul sito web e con una crescita del fatturato del 75% rispetto all’edizione 2016.

L’obiettivo principale del Social Media Day Italy è quello di aggiornare e formare il pubblico presente attraverso strategie concrete e case study di successo presentate dai migliori professionisti del settore.

Inoltre, permettere ad aziende, consulenti, imprenditori ed addetti ai lavori di confrontarsi, conoscersi e spesso, far nascere nuove collaborazioni o sviluppare progetti comuni.

PHI Foundation da sempre promuove la Social Innovation come uno dei driver che possono guidare il nostro futuro economico e sociale, pertanto ha accolto con molto piacere la richiesta del Social Media Day Italy di affiancare e sostenere l’evento attraverso il suo sito e i suoi canali social.

All’interno del sito di Phi Foundation è presente uno spazio dedicato all’evento dove è possibile anche acquistare i biglietti ad un prezzo promozionato. (acquistare i biglietti)

Fare parte di una comunità significa anche aggiornarsi e confrontarsi con gli altri, il Social Media Day Italy è un’ottima occasione per poter fare formazione curando le relazioni personali.

Noi saremo presenti durante tutti i 3 giorni, speriamo di vedervi li.

 

PHI Foundation

Italia Non Profit: il Google italiano del terzo settore

Il mondo del terzo settore è molto vasto e frammentato, per questa ragione nasce nel gennaio 2017 Italia Non Profit, il primo motore di ricerca italiano adatto a tutti coloro che sono in cerca di informazioni su associazioni non profit, fondazioni onlus, comitati, e vogliono trovarle in un unico posto senza ulteriori dispersioni.
Ogni visitatore, tramite Italia Non Profit, può, senza grandi difficoltà, ricercare gli enti occupati nella causa sociale alla quale è più sensibile, vederne le campagne, eventuali raccolte fondi e visionarne il bilancio al fine di avere un quadro completo decidendo così dove e se investire il proprio denaro, in modo nuovo e consapevole.
In Italia, dove non esiste un registro unico consultabile per confrontare e consultare gli enti no profit, è importante l’esistenza di piattaforme come Italia Non Profit.

Ispirato a modelli americani di successo

Italia Non Profit rappresenta una novità in Italia ma non all’estero, dove già nel 2001 nasceva l’americana Charity Navigator, piattaforma-guida per i donatori che ha censito ben 9040 enti e che ha raggiunto i 752000 utenti registrati.
Charity Navigator però non è l’unica realtà preesistente, basti pensare alla piattaforma americana GuideStar, che ha ispirato la creazione di Italia Non Profit.

Un valido aiuto per gli enti (e gratis)

Le associazioni, fondazioni e comitati dotati di codice fiscale, possono creare gratuitamente la loro Scheda Ente accedendo al link https://italianonprofit.it/iscriviti/.
L’ente può condividere più o meno materiale accedendo a diversi livelli di compilazione, tra cui: informazioni di base, informazioni obbligatorie, completo e storico.
Sin dalle informazioni di base, preliminari nella registrazione alla piattaforma di Italia Non Profit, è possibile inserire e condividere i dati principali, la descrizione dell’attività, le parole chiave, il bilancio, lo statuto e l’atto costitutivo.
E’ anche possibile condividere con il visitatore/donatore anche importanti dati economici degli ultimi 3 anni e lo storico delle attività svolte negli ultimi 3 anni, questo permetterà all’ente una maggiore visibilità, chiarezza e credibilità.

Una valida guida per più donatori consapevoli

Oltre le informazioni sugli enti, Italia Non Profit ha creato un’area dedicata al 5×1000 con 40073 enti confrontabili.
E’ possibile, infatti, ricercare gli enti presenti negli elenchi del 5×1000 dell’agenzia delle entrate, visionare le informazioni presenti e scegliere in modo consapevole a chi destinare la quota.
Oltre questo, Italia Non Profit offre al donatore la possibilità di fare acquisti solidali, di scoprire con quali enti poter fare CSR, viaggi solidali, volontariato, servizio civile e volontariato d’impresa.

Italia Non Profit ha tutte le carte in regola per essere un potente strumento capace di rafforzare un terzo settore crescente che secondo i dati Istat impiega 5 milioni 529 mila volontari e 788 mila dipendenti e che registra un incremento importante dell’11,6% in più nel 2015 rispetto al 2011.
Un settore che potrebbe crescere ancor di più e diventare ancora più affidabile di quanto lo è stato in passato grazie a donazioni più oculate e donatori più informati e quindi più consapevoli.

Dalila Iannitto
PHI Foundation

 

iAnimal: la realtà degli allevamenti intensivi tra le strade grazie ad Animal Equality

Animal Equality è un’organizzazione internazionale per la Protezione Animale che opera per la tutela degli animali allevati a scopo alimentare attraverso una serie di indagini approfondite negli allevamenti intensivi, denunciando maltrattamenti e sensibilizzando l’opinione pubblica.

Uno degli ultimi progetti di Animal Equality intitolato iAnimal, tende a catapultare lo spettatore nella realtà degli allevamenti intensivi e dei macelli attraverso filmati a 360 gradi riprodotti grazie ai visori VR per la realtà virtuale.
Animal Equality, con la sua iniziativa, ha già raggiunto le strade di Busto Arsizio, Milano, Parma, Ostia e diversi punti nevralgici di Roma, compresa l’Università di Roma Tor Vergata.
Il 28 gennaio, Animal Equality è stata presente nel Largo dei Lombardi a Roma, dove numerosi passanti hanno voluto prendere parte al viaggio sensoriale di iAnimal, in particolar modo i giovani.

Uno dei video mostrati nel progetto di realtà virtuale iAnimal s’intitola 42 giorni. Di solito 42 giorni sono più che sufficienti per raggiungere la crescita massima di un pollo dell’allevamento intensivo.

Il video in questione, ottenuto grazie all’uso di telecamere nascoste posizionate durante delle indagini investigative che hanno coinvolto anche il nostro paese, analizza il mondo degli allevamenti intensivi di polli portando allo spettatore una fetta della realtà.

Si stima che ogni anno in Italia vengano allevati oltre 500 milioni di polli di cui il 95% in allevamenti intensivi.

L’impatto ambientale degli allevamenti intensivi

  • Secondo uno studio condotto dal Fao nel 2016, un terzo del gas serra è causato dall’uso massiccio della chimica nell’agricoltura e negli allevamenti intensivi;
  • Il terreno destinato agli allevamenti intensivi toglie ingente terreno all’agricoltura;
  • Altro aspetto importante sono i reflui, che secondo la onlus Compassion in world farming italia raggiungono le 65 tonnellate all’anno;
  • Uno spreco di risorse: un terzo dei cereali prodotti in tutto il mondo viene utilizzato per alimentare il bestiame, è ingente anche l’acqua usata per produrre 1 kg carne rossa di manzo occorrono 15 900 litri d’acqua, per produrre 1 kg di legumi ne occorrono 4055 litri.

 L’impatto sulla salute

  • Sono state registrate gravi forme di salmonella e del Campylobacter dopo l’uso di carne da allevamento intensivo

L’uso massiccio di antibiotici inevitabilmente creerà un’emergenza di superbatteri resistenti agli antibiotici

La soluzione è un’alimentazione alternativa

E’ tempo di seguire un’alimentazione sostenibile.
Animal Equality si batte da anni per diffondere la cultura vegan attraverso campagne di sensibilizzazione e la realizzazione di progetti come iAnimal.
Eliminare o ridurre drasticamente l’uso della carne può fare la differenza, perché è il consumatore ad alimentare questi lager che non fanno bene all’ambiente, agli animali e all’uomo.

Come affermato dal direttore di Animal Equality, Matteo Cupi, in un’intervista per veggiechannel.com: “quello che si può fare con le persone è appunto accompagnarle in un processo di cambiamento, fargli capire che veramente con piccoli passi si possono ottenere grandi cose”.
Oggi modificare la propria dieta significa avviare una piccola rivoluzione a salvaguardia del benessere comune, basta solo saper scegliere.

 

Dalila Iannitto

PHI Foundation

QUANDO C’È CUORE E DETERMINAZIONE IL VOLONTARIATO ESPLODE

Dopo lo spaventoso tsunami che nel 2004 devastò il sud est asiatico, il signor Antonio Santoro, neo pensionato e con il desiderio di fare del volontariato, decide di partire per andare ad aiutare quelle popolazioni.

L’intenzione era quella di raggiungere l’Isola di Sumatra ma l’accesso risulta impossibile e con altre persone conosciute in viaggio, rimane bloccato in India, nella regione del Tamil Nadu. Ma anche qui c’è molto da fare. La tempra di Antonio e la sua determinazione a fare del volontariato lo porta a radunare altri volontari e a raccogliere insieme a loro tutto il denaro possibile per acquistare beni alimentari.

Con l’aiuto delle autorità locali, noleggiano due camion, li riempiono di viveri e iniziano a percorrere la costa del Tamil Nadu, distribuendo cibo nei villaggi. Durante il loro viaggio comprendono la realtà e la cultura indiana e fanno amicizia con i responsabili e i volontari dell’associazione Indian Christian Mission.

Tornati in Italia, decidono di fondare “Progetto Familia Onlus”, con lo scopo di fare del volontariato in favore dei bambini dell’India che sono rimasti orfani. Si mettono in contatto con l’associazione Indian Christian Mission e iniziano a raccogliere i fondi per sostenere il loro operato in quel paese. Nasce così una splendida collaborazione, che attraverso il progetto delle adozioni a distanza, offre a molti bambini indiani la possibilità di nutrirsi, vestirsi e andare a scuola.

Dopo molti anni di attività, Progetto Familia viene a sapere che 2 orfanotrofi della regione del Tamil Nadu, si trovano in grosse difficoltà. I volontari di Progetto Familia non possono chiudere gli occhi e si dedicano anima e corpo per aiutarli a restare attivi.

I bambini, grazie ai volontari di Progetto Familia possono crescere e andare a scuola, ma non una scuola improvvisata all’interno degli istituti, NO! Niente collegio, ma la possibilità di frequentare una Scuola Statale.

Per mezza giornata questi bimbi possono uscire dall’orfanotrofio ed integrarsi con i bambini dei villaggi vicini. Un po’ di aria, un po’ di normalità e soprattutto un po’ di scolarizzazione che permetterà loro di essere indipendenti da grandi.

In quelle zone l’assistenza sanitaria è praticamente nulla, così Antonio e i suoi volontari si danno da fare per aprire un ambulatorio medico gratuito, aperto a tutti, che offra la presenza giornaliera di un medico, 2 infermiere e i medicinali necessari alle cure.

L’ambulatorio oggi è diventato un importante punto di riferimento per tutti i villaggi della zona. Tra gli utenti ci sono molte donne, che chiedono aiuto durante la gravidanza o il parto.

Progetto Familia si occupa anche della tragica condizione delle donne, considerate esseri inferiori, spesso vendute per pagare un debito o cedute come spose bambine a ricchi possidenti.

Per dare loro una dignità e aiutarle ad essere autonome, l’associazione ha creato un laboratorio di taglio e cucito, dove offre alle donne del posto una formazione professionale gratuita. L’obiettivo non è solo aiutarle a guadagnarsi da vivere ma anche ad avere rispetto di sé e pretenderlo dagli altri.

Sicuramente il Sig. Antonio, quando ha seguito il suo desiderio di fare del volontariato ed è partito per l’Asia, non avrebbe mai immaginato di riuscire a fare così tanto. Oggi Progetto Familia sostiene progetti in India, Etiopia e Uganda.

Se volete aiutare questa Associazione, sostenerla o saperne di più sulle sue attività di volontariato, potete scrivere a a.santoro@progettofamilia.org oppure telefonare al numero 02.40074976.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

OXFAM: Eliminare la povertà e le disparità sociali

Povertà , disuguaglianze, disparità sociale, condizioni di vita precarie al limite della sussistenza, queste sono le problematiche che portano alla nascita di OXFAM.

Partita nel lontano 1942 da alcuni studenti di Oxford, per portare cibo alle donne e ai bambini greci stremati dalla guerra, si è diffusa in breve tempo in tutto il mondo e oggi è una vera e propria confederazione internazionale di organizzazioni no profit che lavorano insieme in più di 90 paesi.

In particolare in Italia, OXFAM, nasce dall’esperienza Ucodep, organizzazione non governativa che per  oltre 30 anni si è occupata di migliorare le condizioni di vita delle persone povere, dando loro gli strumenti per costruirsi un futuro.

Questa associazione di volontariato si impegna nell’educazione interculturale, attivando Campagne di opinione e sensibilizzazione, promuove il commercio equo solidale e dall’inizio del 2000 collabora a livello globale nelle situazioni di emergenza.

Con i propri volontari, interviene nelle emergenze umanitarie causate da catastrofi naturali, come terremoti e tsunami, o dalle guerre senza senso dell’uomo, portando acqua, servizi igienico-sanitari e rifugi alle popolazioni, aiutando a ripristinare i servizi idrici e fognari e sostenendo la ricostruzione fino al ritorno alla normalità.

Un altro grosso obiettivo di OXFAM è quello favorire la diffusione dell’istruzione per tutti, soprattutto per le donne che subiscono condizioni di disparità in gran parte del globo e sono tra le principali vittime della violenza e della fame.

La missione di OXFAM è quella di combattere le disparità, aiutando le persone a riappropriarsi del proprio destino e offrendo  loro gli strumenti necessari per realizzare un futuro migliore.

In questo periodo in Italia, OXFAM sta organizzando il Progetto PACCHI DI NATALE, un’iniziativa atta a raccogliere fondi per l’emergenza acqua, malnutrizione e carestia nei Paesi del Centro e del Sud dell’Africa.

In vari centri commerciali e in alcuni negozi, in giro per tutto il Paese, a partire dall’8 dicembre potrete trovare dei banchetti che offrono il servizio di farvi un bel pacco regalo per tutti i doni da voi acquistati. Con un piccolo contributo, usufruendo di  questo simpatico e utile servizio, potrete anche voi aiutare a ridurre la disuguaglianza e le ingiustizie che dilagano nel mondo.

OXFAM ed i suoi volontari non si fermeranno mai fino a quando la povertà e le ingiustizie sociali non verranno eliminate, permettendo ad ogni individuo una vita degna di essere vissuta.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

MUAY THAI : un’arte marziale non solo per il corpo

Giorgio e Nick circa 20 anni fa si appassionano alla Muay Thai, antica ma attualissima arte marziale praticata da persone di entrambi i sessi e di qualsiasi età . La passione e l’interesse che questa disciplina suscita nei due ragazzi, crea fra loro un forte spirito di squadra.

La Muay Thai nasce in Thailandia e, come la maggior parte delle arti marziali, arricchisce lo spirito, migliora la postura del corpo aumentandone la capacità  di movimento e la resistenza ed aiuta a trovare un equilibrio psicofisico.

La passione porta i due amici ad andare fino in Thailandia, a diventare maestri di questa disciplina e ad esportarla in Italia, fondando il Muay Thai Institute, Boxe Thai Italia, società  per la promozione sportiva non a scopo di lucro.

La loro filosofia di vita viene trasmessa nei vari corsi che tengono in diverse palestre nella provincia di Milano. Si, perchè il loro scopo non è solo dare ai ragazzi la possibilità  di creare un gruppo di aggregazione intorno ad uno sport, ma di essere un vero e proprio punto di riferimento che aiuti le persone ad essere più sicure di sè e a difendersi in caso di pericolo.

Giorgio e Nick, infatti, in collaborazione con alcune palestre, hanno dato vita a dei corsi di Difesa Personale Anti-aggressione per ragazze. Il pericolo che purtroppo le donne vivono ogni giorno per strada ai nostri tempi è molto alto e avere consapevolezza del proprio corpo e della propria forza diventa fondamentale.

Oltre al problema della sicurezza delle donne, hanno pensato che la Muay Thai potesse essere anche uno strumento utile per contrastare il fenomeno del bullismo e in collaborazione con una delle parrocchie di Sesto San Giovanni stanno organizzando dei corsi Antibullismo per i ragazzi che vanno dai 10 ai 17 anni.

Lo sport è una forma di aggregazione che invita i ragazzi a prendersi cura del proprio corpo e a stare insieme in modo sano. La Muay Thai è un’arte marziale che aiuta anche la mente e lo spirito, aiuta a prendere consapevolezza di sè, insegna a reagire alle avversità  e a difendersi dai pericoli esterni.

Quando corpo e mente sono in perfetto equilibrio la persona può raggiungere uno stato di vero benessere, questo è uno degli insegnamenti fondamentali che Giorgio e Nick vogliono trasmettere.

Se sei curioso, se vuoi solo vedere o se vuoi anche provare il Muay Thai puoi contattare i due maestri scrivendo a giorgio@gardel-gardel.it o a nick66@virgilio.it o potete visitare il sito di Muay Thai Institute .

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

Ancora pochi giorni per il Mashable Italia 2017

Manca ormai solo un mese a quello che si preannuncia come l’evento digital dell’anno in Italia.

Il Mashable Social Media Day Italy + Digital Innovation Days 2017 ormai è alle porte e i preparativi fervono.

L’evento è uno degli appuntamenti più importanti in Italia per tutto il mondo digital e per la comunicazione.

Suddiviso in 3 giornate dal 19 al 21 Ottobre, il Mashable Social Media Day Italy prevederà  la presenza di circa 70 relatori, selezionati tra i migliori esperti del settore, tutti professionisti con un importante bagaglio di esperienze italiane e internazionali e che ricoprono posizioni di rilievo all’interno di importanti realtà  aziendali e imprenditoriali.

Ormai sono stati venduti oltre 5.000 biglietti (record assoluto per l’evento) e saranno presenti aziende, addetti ai lavori, studenti, professionisti e semplici curiosi, che dalle 9 della mattina alle 19 della sera affolleranno le sale del Talent Garden di Milano, luogo dove si svolgerà  l’evento.

Giunto ormai alla sua 4^ edizione, l’evento è organizzato dalla talentuosa Eleonora Rocca, che ha accettato la sfida di lanciare anche in Italia un appuntamento annuale, dall’altissimo livello qualitativo, in ambito digital e social.

L’obiettivo principale del Mashable Social Media Day Italy è quello di aggiornare e formare il pubblico presente attraverso strategie concrete e case study di successo presentate dai migliori professionisti del settore.

Inoltre, permettere ad aziende, consulenti, imprenditori ed addetti ai lavori di confrontarsi, conoscersi e spesso, far nascere nuove collaborazioni o sviluppare progetti comuni.

PHI Foundation da sempre promuove la Social Innovation come uno dei driver che possono guidare il nostro futuro economico e sociale, pertanto ha accolto con molto piacere la richiesta del Mashable Social Media Day Italy di affiancare e sostenere l’evento attraverso il suo sito e i suoi canali social.

Infatti nel sito di Phi Foundation è presente uno spazio dedicato all’evento dove è possibile anche acquistare i biglietti ad un prezzo promozionato. (acquistare i biglietti)

Fare parte di una comunità  significa anche aggiornarsi e confrontarsi con gli altri, il Mashable Social Media Day Italy è un’ottima occasione per poter fare formazione curando le relazioni personali.

Noi saremo presenti durante tutti i 3 giorni, speriamo di vedervi li.

 

PHI Foundation

New Generation Nosy Faly: un’isola che cresce

Nosy Faly, un’isola del Madagascar dove vivono circa quattromila persone, una natura incontaminata, un mare che si estende a perdita d’occhio e un cielo stellato, di quelli che si possono ammirare solo in navigazione in mare aperto. Un luogo periferico al mondo ma che diventa il cuore di un progetto grande: New Generation Nosy Faly, la Onlus fondata da Nicoletta Bruno e Danilo Farias nel 2013.

Abbiamo raggiunto Nicoletta, per ascoltare proprio da lei la storia di questo sogno, che è ormai una realtà  concreta e radicata sull’isola di Nosy Faly.

Cosa ti porta in Madagascar e, più precisamente, a Nosy Faly?

“Nel 2012 un mio collega dentista mi chiede di raggiungerlo in Madagascar per rendere operativo un dispensario. Accetto la sua proposta e decido di partire; Danilo si propone di venire insieme a me come volontario. L’arrivo a Nosy Faly avviene per pura casualità : alcune suore ci chiedono di accompagnare una sessantina di bambini presso una colonia estiva e noi accogliamo la richiesta. Eccoci arrivati su un’isola che da quel momento entrerà  nei nostri cuori”.

Cosa ricordi di quel primo incontro con l’isola?

“Dopo un viaggio di tre ore stipati su un pulmino sovraccarico di una sessantina di bambini, dai tre anni in su, arriviamo a Nosy Faly. Un’isola praticamente deserta, dove troviamo ad accoglierci solo una grande casa vuota. Ricordo che ciascun bambino ha steso ordinatamente la propria stuoia per dormire. Ognuno di loro aveva in dotazione una stuoia, un bicchiere di plastica e uno spazzolino, che gli avevamo regalato per insegnare loro a fare l’igiene orale.

All’ora del pasto i bambini si mettevano in fila per ricevere nel piatto del brodo, cucinato sul fuoco in grandi pentoloni. Poi ognuno ripuliva il piatto con la sabbia, lo sciacquava in mare e riponeva con cura quanto gli era stato dato.

Ecco, il mio primo ricordo sono loro, i bambini“.

Cosa hai provato in quei giorni sull’isola?

“Ero in un posto incredibile, che mi permetteva un immenso contatto con la natura ma dentro di me sentivo un profondo senso di vuoto, una grande desolazione.

Danilo, al contrario, vedevo che si riempiva dei colori, degli odori, dei suoni di quella terra, diceva che era il luogo in cui avrebbe desiderato trascorrere parte della sua vita per realizzare qualcosa di concreto.

Al rientro in Italia abbiamo subito provato a dare forma a ciò che avevamo sentito dentro, ai nostri pensieri: nasce così l’Associazione New Generation Nosy Faly Onlus, e si concretizza la scelta di Danilo di trasferirsi stabilmente sull’isola, interrompendo la sua carriera di ballerino e insegnante di danza qui in Italia“.

Che cosa è quindi New Generation Nosy Faly, e quali sono i suoi obiettivi?

“E’ la riposta che abbiamo pensato di dare ad una terra che ti si offre davanti con le sue bellezze ma che ti mostra con altrettanta schiettezza quali e quanti sono ancora i bisogni e le necessità  di una comunità che cerca di sopravvivere al meglio.

L’Associazione New Generation Nosy Faly nasce nel 2013 grazie al supporto di tanti sostenitori e volontari, con un duplice obiettivo: sanitario ed educativo”.

Ci puoi spiegare meglio cosa avete fatto e state continuando a fare in ambito sanitario?

“Innanzitutto abbiamo cercato di creare le condizioni per migliorare la qualità  di vita della popolazione. La situazione sanitaria a Nosy Faly è critica: le malattie veneree sono molto diffuse, e i bambini ne sono spesso i portatori; gli incesti tra consanguinei hanno portato ad una elevata incidenza di nascituri con problematiche fisiche e psichiche; prima del nostro intervento non vi era sul territorio possibilità  di accedere a cure mediche.

Abbiamo quindi agito immediatamente sul contesto ambientale: nel 2013 abbiamo portato la luce sull’isola, e abbiamo reso fruibile un pozzo per l’approvvigionamento di acqua potabile. E’ stato istituito un presidio medico, con un dispensario cui attualmente accedono mediamente quindici persone al giorno, con ogni tipo di bisogno. Nei periodi in cui sono stata presente io, giungevano quotidianamente da ogni parte dell’isola circa ottanta persone per ricevere cure dentarie.

Abbiamo anche coinvolto la popolazione cercando di agire sulla prevenzione in ambito sanitario, in particolare con le donne rispetto al tema della sessualità  e della contraccezione”.

 

Dal punto di vista educativo in quale direzione state agendo?

“Educazione, istruzione e formazione al lavoro sono le nostre parole chiave. Puntiamo sulle nuove generazioni perchè acquisiscano competenze e abilità  in ambito lavorativo per migliorare il loro futuro, quello della loro comunità , del loro territorio.

Prima se un bambino voleva andare a scuola doveva percorre più di otto chilometri per raggiungerla: l’istruzione scolastica era praticamente inaccessibile! Non vi era nessuna attenzione rispetto al fatto che i ragazzi studiassero e si formassero: per gli uomini il destino E’ diventare pescatori, per le donne diventare mamme a tredici/quattordici anni.

Per darti alcuni elementi concreti: nel 2014 è stata realizzata la scuola materna, che ad oggi ospita circa sessanta bambini. Nel 2016 è stata inaugurata la scuola elementare che, nelle cinque classi, accoglie circa trecento bambini.

E ci tengo ad aggiungere che abbiamo deciso di costruire una scuola laica, che vede la compresenza di bambini cristiani, musulmani e animisti. Non vogliamo che esistano discriminazioni, per noi è importante lo scambio, l’integrazione, nel rispetto degli equilibri di una comunità che da subito si è mostrata pronta ad accoglierci”.

E’ stata costruita anche una casa famiglia, so che ci tenete molto.

“Si, il desiderio di realizzarla è nato subito, appena Danilo ha deciso di stabilirsi a Nosy Faly. E’ stata completata nel 2015 ed ora accoglie sedici bambini“.

Tanti progetti realizzati…quale è stata, secondo te, la chiave che vi ha permesso di vedere accolte le vostre proposte dalla comunità  locale?

“Sicuramente l’essere partiti dal territorio, creando delle relazioni stabili e significative con figure autorevoli, che potessero fare da ponte tra noi e la popolazione, e coinvolgendoli nella realizzazione di ciascun progetto. La comunità  ci ha ben accolto perchè da subito ha compreso che apportavano beneficio alla loro società , senza volerla snaturare”.

Tanti obiettivi raggiunti ma ancora molto da fare, tante idee e il crescente bisogno di volontari, giusto Nicoletta?

“Giusto! Abbiamo appena concluso il “Progetto Sarti” grazie alla presenza di una volontaria giunta dal Portogallo. Abbiamo comprato venti macchine da cucire a manovella, per non usare l’elettricità , e abbiamo reso possibile a donne e uomini che lo desiderassero la frequenza di un corso della durata di tre settimane che permettesse loro di acquisire questa competenza.

Tempo fa alcuni volontari hanno fatto funzionare dei pannelli solari e si sono adoperati per insegnare ai ragazzi piccole riparazioni elettriche.

Stiamo lavorando affinchè, grazie anche all’aiuto di donazioni dall’Italia, prenda avvio in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico, il “Progetto Academy” che darà  la possibilità a bambini e ragazzi di formarsi nelle arti, danza e musica. Un modo per formare, educare, diffondere la cultura.

Le competenze e le abilità  di ognuno sono ben accette, la ricerca di volontari che vogliano dedicare almeno due settimane del loro tempo a Nosy Faly è sempre attiva. Quindi vi aspettiamo, perchè, come dice Danilo: – Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo -” (Mahatma Gandhi).

 

Sara Petoletti

PHI Foundation

A&I Onlus : Aperitivo in carcere

Prendere un aperitivo può essere un’esperienza particolarmente interessante e coinvolgente. Eh sì, perché a Milano è possibile farlo all’interno del carcere di S. Vittore.

Esiste un’associazione, l’A&I Onlus Cooperativa Sociale per la formazione e per il lavoro che, attraverso i suoi soci, i volontari e i donatori, si impegna a costruire le migliori condizioni per l’integrazione sociale e lavorativa di soggetti che godono di minori opportunità.

Uno dei progetti della A&I Onlus si chiama Libera Scuola di Cucina e coinvolge donne e giovani uomini  (18 -25 anni) detenuti, in un percorso formativo per sviluppare competenze professionali, spendibili nel settore della ristorazione. La particolarità di questa iniziativa è l’organizzazione di eventi didattici (aperitivi, cene, buffet, feste a tema) che coinvolgono la comunità esterna al carcere.

Vengo a conoscenza del progetto, la curiosità è tanta e l’iscrizione pressoché immediata. Mi iscrivo con un’amica e dopo aver compilato i documenti necessari siamo “ammesse”.

Qualche giorno dopo ci troviamo davanti al carcere San Vittore  e, terminati i controlli di routine, ci vengono aperte le porte di un corridoio, dal quale si può accedere sia all’area dove sono detenute le donne sia a quella dei giovani uomini. Siamo circa 60 partecipanti.

Durante il tragitto che ci porterà a scoprire com’è strutturato il carcere, una responsabile A&I del progetto Libera Scuola di Cucina ci racconta delle condizioni disumane dei carcerati prima del 2013, anno in cui l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea. Da allora, per i detenuti si è aperta la possibilità di avere più spazi di movimento e di seguire proposte formative, corsi e scuole. Servizi quasi totalmente erogati da Associazioni di Volontariato, Onlus, Organizzazioni no profit o singoli individui che si dedicano al volontariato.

Raggiungiamo una zona super blindata, dalla quale partono i “raggi”, dove sono rinchiusi gli uomini con più di 25 anni da scontare. Ogni raggio corrisponde ad una pena detentiva e raggruppa persone che hanno commesso reati simili o di simile grado.

I detenuti più giovani sono tenuti lontani da quelli più grandi, per evitare che vengano influenzati negativamente, nel tentativo così, di avere maggiori possibilità di reinserimento nella società. Soprattutto per loro e per le donne, il carcere di San Vittore offre corsi tipo questo, legato alla cucina o di fotografia, di pittura o di giardinaggio, ecc.

Ai giovani viene offerta la possibilità di finire gli studi e c’è chi sta facendo l’università. Tutto questo sempre grazie ad organizzazioni di volontariato, Onlus e cooperative.

Oltre alla responsabile della A&I Onlus, siamo accompagnati nel percorso da due detenuti che ci illustrano le condizioni e la vita del carcere. Al termine ci riportano nel primo corridoio per offrirci l’aperitivo che hanno preparato per noi.

Durante l’aperitivo, parlo con alcune detenute. Per loro siamo una bella “boccata” d’aria. A noi offrono una bellissima ospitalità, un gustoso aperi-cena e soprattutto ci fanno partecipi di un pezzettino della loro vita.

Ammiro e ringrazio la A&I Onlus per i progetti che porta in carcere, volti ad aiutare i detenuti in modo che, a pena conclusa, possano reintegrarsi nella società. Ma anche a sensibilizzare l’esterno su una realtà spesso ignorata.

Per partecipare e sostenere la A&I, potete andare sul loro sito e fare una donazione, qui potete trovare il progetto della Libera Scuola di Cucina, in questa pagina potrete cliccare sul link http://www.aei.coop/xpr-evento/. dove è possibile vedere il calendario dei prossimi eventi ed iscrivervi.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

SALVA LA ZAMPA: CANI E GATTI PRONTI PER ESSERE ADOTTATI

Oggi vi voglio portare in un mondo magico, Salva la Zampa, dove cani e gatti abbandonati vengono salvati, dove ci sono degli “angeli custodi” che dedicano il loro tempo libero, e non solo, a curare, accudire e salvare animali “sfortunati”.

Salva la Zampa è un’associazione iscritta all’Anagrafe Unica delle Onlus dalle Agenzia delle Entrate della Regione Lombardia fondata da Corinna Epifania che con una “squadra” di persone esperte e non,  legate dalla passione e dal rispetto per gli animali, salvano, curano, coccolano e trovano casa a cani e gatti abbandonati.

Corinna, grazie al fondamentale aiuto dell’instancabile Cristina D’Alessandro, veterinaria che da anni si occupa di randagi e abbandonati e al prezioso supporto di una decina di volontari, aiuta tanti pelosi in difficoltà, che siano belli o brutti, vecchi o giovani, malati o sani, portatori di handicap o no, tutti, ma proprio tutti hanno diritto alla felicità, ad una famiglia che si prenda cura di loro. Questo è l’unico e più importante obbiettivo dell’associazione!

Purtroppo però in Italia raggiungere questo obbiettivo non è così facile, perché pochi sono disponibili ad adottare un cane non più giovane, non di razza, con un handicap che necessita oltre che di coccole anche di cure.

Per questo motivo, Corinna, donna dinamica ed internazionale, grazie al suo background è riuscita a mettersi in contatto con delle associazioni tedesche che negli ultimi anni hanno permesso di salvare molti cani.

La cultura tedesca, nel bene e nel male è molto più avanti di quella italiana nei confronti di questo tipo di adozioni, sono più formati e preparati.

Le famiglie tedesche sono più disponibili nell’accettare nel proprio nucleo un cane vecchio o non più giovane, anche non proprio bello e portatore di handicap.

Le onlus tedesche che si occupano di far adottare questi cani abbandonati sono più organizzate e hanno anche un canale di stallo, che significa che hanno una serie di famiglie disposte ad ospitare questi animali in attesa che vengano adottati definitivamente da una famiglia disposta a dare e ricevere coccole.

Un’altra cosa molto interessante è il corso anti-caccia organizzato da queste associazioni. Una buona parte dei cani abbandonati, specie in Lombardia e Piemonte, sono i cani da caccia che ormai vecchi per il loro lavoro vengono allontanati dai loro padroni e molte volte lasciati per strada.

Questi cani in realtà non sono mai stati in famiglia e sono ossessionati da qualsiasi cosa si muova. Nei corsi anti-caccia gli addestratori insegnano a questi animali a stare in famiglia e ad incanalare il loro istinto in giochi ludici, come il riportare un oggetto, o in qualche sport, diventando così dei veri e propri giocherelloni.

Salva la Zampa non è una realtà grandissima ma riesce a salvare all’anno in media ben 100 cani di cui l’80% trovano casa in Germania.

I cani che arrivano a Salva la Zampa vengono quindi preparati per essere proposti sia in Italia sia in Germania. I cani hanno così doppia vaccinazione quadrivalente, la rabbia, il chip, un passaporto, il test per le malattie mediterranee (leishmania, ehrlichia, rickettsia, filaria, anaplasma, borrelia) e la sterilizzazione.

Nel sito www.salvalazampa.eu potete trovare foto e video dei cani e dei gatti disponibili per un’adozione.

Quindi cosa aspettate? Passate da Salva la Zampa e imparate ad amare i cani anche senza  pedigree e con qualche anno in più. Vedrete non ve ne pentirete…. e se proprio non potete portarlo a casa con voi, due mani in più per aiutare questi pelosi non bastano mai!

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

Ancora pochi giorni per l’early bird del Mashable Social Media Day Italy

Il prossimo 30 Giugno finirà l’early bird del Mashable Social Media Day Italia, ovvero la vendita promozionata e ultrascontata dei ticket per l’ingresso all’evento che si terrà a Milano dal 19 al 21 Ottobre 2017, presso il Talent Garden in via Calabiana.

Come molti di voi sanno, PHI Foundation è Media Partner dell’evento, perché crediamo che appuntamenti come questo possano contribuire a formare gli utenti secondo lo spirito e la filosofia della Social Innovation, della quale ci sentiamo fautori.

L’evento è uno degli appuntamenti più importanti in Italia per tutto il mondo digital e per la comunicazione.

Suddiviso in 3 giornate dal 19 al 21 Ottobre, il Social Media Day prevederà la presenza di circa 70 relatori, selezionati tra i migliori esperti del settore, tutti professionisti con un importante bagaglio di esperienze italiane e internazionali e che ricoprono posizioni di rilievo all’interno di importanti realtà aziendali e imprenditoriali.

Sono previste circa 4.500 persone, tra aziende, addetti ai lavori, studenti e semplici curiosi, che dalle 9 della mattina alle 19 della sera affolleranno le sale del Talent Garden di Milano.

Giunto ormai alla sua 4^ edizione, l’evento è organizzato dalla talentuosa Eleonora Rocca, che ha accettato la sfida propostagli 4 anni fa da Mashable per lanciare anche in Italia un appuntamento annuale, come già avveniva in altre nazioni.

L’obiettivo principale del Social Media Day è quello di aggiornare e formare il pubblico presente attraverso strategie concrete e case study di successo presentate dai migliori professionisti del settore.

Inoltre, permettere ad aziende, consulenti, imprenditori ed addetti ai lavori di confrontarsi, conoscersi e spesso, far nascere nuove collaborazioni o sviluppare progetti comuni.

PHI Foundation da sempre promuove la Social Innovation come uno dei driver che possono guidare il nostro futuro economico e sociale, pertanto ha accolto con molto piacere la richiesta del Social Media Day di affiancare e sostenere l’evento attraverso il suo sito e i suoi canali social.

Per acquistare i biglietti del Mashable SMDay è possibile consultare il sito di Phi Foundation nella sezione dedicata all’evento, fino al 30 Giugno i biglietti saranno disponibili ad un prezzo promozionato. (acquistare i biglietti)

Fare parte di una comunità significa anche aggiornarsi e confrontarsi con gli altri, il Social Media Day è un’ottima occasione per poter fare formazione curando le relazioni personali.

Noi saremo presenti durante tutti i 3 giorni, speriamo di vedervi li.

 

PHI Foundation

STOP ALLE INTOLLERANZE ALIMENTARI

Le intolleranze alimentari sono in forte crescita e sempre più persone si domandano se ne soffrono, come diagnosticarle, come conviverci. Tiziana Colombo, alias Nonna Paperina ci combatte da tutta una vita, per questo ha fondato Il Mondo delle Intolleranze, ha scritto libri, tiene un blog e ha fatto costruire una App. “CoreLifeStyleIntololeranze” dove si possono trovare informazioni sulle intolleranze, le allergie, sugli alimenti, gli esami e i test diagnostici e delle ricette per i vari tipi di intolleranza.

Negli ultimi anni si assiste ad un aumento vertiginoso delle intolleranze alimentari, cioè ad una sempre più diffusa sensibilità verso diversi componenti dei cibi più comuni.

Quando un alimento non è più tollerato, l’organismo sviluppa una reazione anomala perché non riesce a digerirlo. A differenza dell’allergia, che scatena una risposta immunitaria rapida ed eccessiva, la reazione innescata da una intolleranza si manifesta con tempi più lenti e provoca disturbi ricorrenti e persistenti, difficile da diagnosticare.

Si pensa che le intolleranze siano in forte espansione a causa dello sviluppo nella filiera agroalimentare, che con nuovi processi di raffinazione degli alimenti e con l’aumento dell’aggiunta di additivi e conservanti nei prodotti alimentari, hanno portato ad un aumento del numero di individui che mal tollerano cibi che prima non causavano (o si pensava non causassero) particolari patologie.

Fino a qualche anno fa c’erano pochi esperti di medicina (parliamo in modo particolare dell’Italia) che si occupavano del fenomeno delle intolleranze, lasciando in balia di sé stessi i soggetti che ne soffrivano. Pure l’industria farmaceutica ha sempre “snobbato” l’argomento, lasciando gli “sfortunati intolleranti” alla mercé di loro stessi, con ben pochi punti di riferimento per gestire la loro condizione.

Questa situazione l’ha vissuta sulla pelle anche Tiziana Colombo, donna straordinaria, che fin da giovane ha dovuto combattere con questi problemi, trovando incomprensioni, muri ma anche persone meravigliose che l’hanno portata a dedicare animo e corpo al progetto sulle intolleranze alimentari. Nel 2012 ha fondato Il Mondo delle Intolleranze, un’associazione no profit che ha lo scopo di rispondere in modo concreto alle domande e ai dubbi di chi soffre di questa patologia o a chi crede di soffrirne.

L’associazione si occupa di sostenere ed aiutare le persone con intolleranze alimentari sia a livello fisico che psicologico. Si tiene in contatto con vari professionisti, medici e nutrizionisti, per informare su nuove scoperte e nuove attività utili a far vivere appieno e nel miglior modo possibile queste persone. Attraverso l’associazione vengono organizzati eventi, cene, incontri tra amici per discutere e confrontarsi, ma soprattutto per diffondere conoscenza.

Nonna Paperina, alias Tiziana Colombo, si occupa di divulgare ricette adatte alle varie intolleranze, in particolare quelle relative al glutine, al lattosio e al nichel.

Donna vulcanica e solare, ha iniziato a scrivere un blog per istruire le persone su questo “fenomeno”, che con molta fatica e lentezza prende spazio nell’ambito della medicina ufficiale. Del resto non esistono medicine specifiche che curano queste patologie, ma ciò che serve è una corretta alimentazione e la conoscenza dei cibi. Si può convivere e vivere con le intolleranze e per questo Tiziana Colombo ha scritto anche diversi libri sull’argomento dove, coinvolgendo specialisti, medici, università e cuochi, propone ricette e dà consigli preziosi.

Un altro importante contributo in questo ambito, è la realizzazione della “sua” App,  CoreLifeStyleIntolleranze.  In questa App gratuita, e facilmente scaricabile sul proprio smartphone, si possono trovare informazioni molto interessanti su un vastissimo numero di alimenti, da cosa sono composti, che principi attivi hanno, a quali tipi di allergie possono essere associati e per quali ricette possono essere utilizzati. E naturalmente contiene tutte le indicazioni sui sintomi che possono dar adito ad avere una intolleranza, le procedure e i test ad oggi disponibili per diagnosticarla.

Insomma per chi pensa di essere un intollerante, per chi già lo è … per chi è solo curioso o vuole capire meglio questo mondo, cercate “Nonna Paperina” sul web, scaricatevi la App CoreLifeStyleIntolleranze, contattate l’associazione Il Mondo delle Intolleranze e buon’avventura.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

NOSTRA ITALIA: UNO STRANO PAESE

La settimana scorsa è stato pubblicato un mio articolo  https://phifoundation.com/pensar-male-si-peccato/ dove riflettevo a voce alta ponendo delle domande all’Italia e tutti voi italiani (depredati giornalmente dei vostri diritti).

 

La nostra amata Italia è davvero uno strano Paese: ogni anno favorisce l’emigrazione all’estero di molte migliaia di giovani Italiani laureati indotti ad eseguire lavori umili (come i lavapiatti), ma mantiene i clandestini a vivere in albergo.

 

L’Italia è un Paese che lascia i propri concittadini colpiti dalla tragedia del terremoto a dormire nei container, ma ospita i profughi in centri di accoglienza come quello di Villa Camerata, una villa rinascimentale immersa nel verde a due passi dal centro storico di Firenze.

 

A Rapallo i migranti dimorano presso l’Istituto delle Orsoline http://www.orsolinerapallo.it/, una struttura residenziale di lusso, avendo a disposizione inoltre: spiaggia privata, campetto da calcio, palestra, wi-fi e pocket money con lo scopo di affrontare le spese di tutti i giorni.

 

Poi il Governo non trova i soldi per sistemare gli esodati, lasciati senza lavoro e senza pensione.
L’accoglienza dei clandestini costa alla collettività italiana più di 4 miliardi di euro l’anno, ma queste sono solo le cifre ufficiali, mentre quelle reali non sono date conoscerle, ma si presume che siano molto più alte di quanto si pensi.

 

Il Governo provvede alle spese della Marina Militare e della Guardia di Finanza per le operazioni in mare, di cui non è dato conoscere il costo. Sappiamo però che questo stesso governo non trova le risorse per pagare la manutenzione e la benzina per le auto delle forze dell’ordine.

 

Si distaccano migliaia di poliziotti per le operazioni d’identificazione, con costi certamente non irrisori, mentre le Mafie spadroneggiano in tutto il territorio italiano.

 

Non si conoscono nemmeno i costi aggiuntivi affrontati dal sistema sanitario nazionale per la gestione delle emergenze migranti: in compenso i pronto soccorso degli ospedali sono al collasso come il resto di tutte le infrastrutture italiane.
Non c’è più da meravigliarsi di nulla in un Paese dove i cittadini (sudditi) sono tenuti a raccogliere gli escrementi dei loro cani, mentre gli stranieri ospiti possono fare i loro bisogni sui marciapiedi e in qualsiasi altro luogo gli aggrada.

 

Tutto questo accade per il famigerato denaro e affinché pseudo non profit, ONG, Coop, possano avvantaggiarsi in un business che fa arricchire più della droga! Questo dicevano i trafficanti Carminati e Buzzi!

 

Forse il mondo di mezzo esiste veramente e concludo con un post pubblicato l’atra settimana, quando un’immagine dice più di cento parole.

 

Alessandro Roma
PHI Foundation

UNA FAMIGLIA SPECIALE

Oggi vi voglio parlare di Amlib .

Questa comunità mi ha colpito in modo particolare per il suo impegno nell’ accogliere bambini in difficoltà, che non hanno più nessuno e hanno bisogno di una famiglia.

La cosa che mi ha stupito di più, però è stata che l’accoglienza non si è limitata solo ai bambini, ma ha coinvolto anche genitori allo sbando, in cerca di un riscatto e di una famiglia, adolescenti soli e ragazzi emigrati senza più nessuno, che all’interno della comunità trovano un punto di riferimento.  Adulti, persone che hanno voglia di occuparsi di loro, che hanno il desiderio di ascoltarli, di abbracciarli, di accudirli.

Questi valori sono trasmessi con l’esempio.

L’adulto insegna e impara così come il bambino. Gli adolescenti accudiscono i più piccoli, ma hanno sempre il supporto dell’adulto.

Sono accolte anche intere famiglie che si trovano in gravi difficoltà socio-economiche ed è bellissimo vedere come tutti si aiutano, partecipano alla vita degli altri sostenendoli e incoraggiandoli ad aprirsi al futuro.

La comunità è nata a Firenze da Don Matteo Galloni, suo fondatore e da Francesca Termanini che fin dal 1988 hanno provveduto a colmare la solitudine dei piccoli ma anche dei grandi, accogliendoli in una meravigliosa famiglia.

La Comunità, in Italia, ha una proprietà vicino a Firenze, in cui si trovano una Casa Madre e delle casette per l’accoglienza. Ogni bambino ospitato ha una cameretta che condivide con un altro e che insieme personalizzano secondo il loro gusto. Molto diverso e distinto dal classico orfanotrofio. Ognuno può esprimere la propria identità e personalità, viene accettato e supportato. I bambini non aspettano di essere adottati, vivono già in famiglia, con persone sulle quali possono contare e fare affidamento per costruire il loro futuro.

Oltre che in Italia la Comunità opera in Africa, in Congo, dove accoglie i bambini rimasti senza famiglia, gli ex-bambini soldato con case famiglie e progetti educativi per portarli non solo fino alla maggiore età, ma fino all’autonomia, fino a quando non si formano una propria famiglia, rimanendo loro sempre quella di “origine”, un punto di riferimento e di valori.

La solidarietà, l’aiuto reciproco, l’occuparsi gli uni degli altri sono valori che nella nostra società vanno sempre più affievolendosi.

Vedere, percepire il potere dell’accoglienza emanare da questa comunità è qualcosa che colpisce, che ti fa pensare.

L’individualismo, l’apparire, il primeggiare perdono di significato davanti all’amore e alla libertà che ti da una famiglia, qualsiasi essa sia.

 

Laura Giacometti

PHI Foundation

Come comunicano le ONP ?

Per far fronte all’attuale crisi economica e al calo dei finanziamenti, il fundraising è sempre più determinante per le ONP non solo per le oltre 300mila organizzazioni italiane del settore (Onp), ma anche per musei, scuole pubbliche e private, amministrazioni locali ed enti socio-sanitari. Lo scorso Natale, ad esempio, più di un italiano su tre (il 43% al Nord, il 39% al Centro e il 29% al Sud) ha effettuato una donazione. In questo scenario la figura del fundraiser assume un ruolo sempre più importante.

Il fundraiser risulta essere sempre più rilevante e richiesto sul mercato ed è necessario che abbia delle competenze specifiche, come sottolinea Paolo Venturi, direttore dell’Aiccon (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit) spiega: “in questa fase storica, il compito del fundraiser è quello di creare un’innovazione di rottura rispetto alla tradizionale visione della sua professione: è necessario alimentare un approccio più imprenditoriale, ossia capace di assumersi quote crescenti di rischio rispetto agli obiettivi delle Onp, e una conoscenza specifica dei nuovi strumenti di comunicazione online.

Come fa comunicazione il Non profit in Italia? Secondo l’Istat, le ONP che utilizzano almeno uno strumento di comunicazione interattivo come blog, forum, chat, social network e Internet sono 205.792, pari al 68,3% del totale. Quali sono i canali o gli strumenti più utilizzati? Al primo posto c’è Internet, in particolare il sito web (60,9%), che non è del tutto sostitutivo dei mezzi tradizionali. Seguono infatti comunicati e brochure informative per il 54,2%, mentre il 30,6% utilizza i social network per veicolare e condividere idee e creare community sul web, il 29,8% per fare pubblicità e il 15,2% per diffondere la newsletter periodica.

Tra le organizzazioni che impiegano strumenti di comunicazione, il 43,3% sono ONP che si occupano prevalentemente di cultura, sport e ricreazione. Una comunicazione più tradizionale caratterizza quelle attive nel settore della religione, che adottano prodotti editoriali “classici”, come giornali e riviste. Invece le istituzioni che si occupano di assistenza nelle emergenze e che si dedicano alla protezione degli animali sono quelle che impiegano maggiormente i social network. Infine ci sono le organizzazioni politiche o di sostegno all’attività dei partiti, in questo caso le piattaforme più utilizzate sono quelle tematiche come blog, forum e chat.

La raccolta fondi:

La comunicazione spesso è finalizzata alla raccolta fondi: le ONP che hanno dichiarato di svolgere questa attività ammontano a 60.071 unità, pari al 20% di quelle censite dall’Istat. C’è una forte correlazione tra la scelta di effettuare raccolta fondi e il settore di attività prevalente. Quote molto superiori alla media nazionale di istituzioni che attivano forme di raccolta fondi sono  presenti nei settori della cooperazione e solidarietà internazionale (80,8%), della filantropia e  promozione del volontariato (36,5%), della sanità (35,2%), e  dell’assistenza sociale e protezione civile (33,9%).

Il contatto diretto rimane la modalità più utilizzata per la raccolta fondi (61,1% delle istituzioni), seguito dall’organizzazione di eventi e manifestazioni pubbliche (55,5%). Nel caso di ricorso al contatto diretto per la raccolta fondi, le istituzioni non profit si rivolgono contemporaneamente ai diversi settori della società: nell’81,7% dei casi ai singoli cittadini, nel 48,4% alle imprese private, nel 34,4% a istituzioni pubbliche e nel 16,1% ad altre istituzioni non profit .

Dunque soprattutto nell’ambito del No Profit, gestire, coordinare e pianificare campagne di Fundraising è diventato non solo importante, ma addirittura fondamentale. Rivolgersi a piattaforme e a specialisti che possano garantire questo genere di operazioni con una ragionevole percentuale di successo, può rappresentare una alternativa al “door to door” o alle altre classiche soluzioni di finanziamento.

www.phifoundation.com

Articolo tratto da Reppublica.it scritto da Stefano Pasta

PHI Foundation

UN VIAGGIO VERSO L’ALTRO IN BOSNIA-ERZEGOVINA

Le vicende storiche legate alla nascita della Bosnia-Erzegovina sono complesse, tanto che questa repubblica parlamentare federale è diventata indipendente dalla Jugoslavia solo a partire dal 1992 ed è stata vittima del massacro di Srebrenica nel 1995.

Da quegli anni la situazione è decisamente  migliorata ma, ad oggi,  la Bosnia-Erzegovina detiene  ancora  un primato negativo a livello europeo, cioè il coefficiente di Gini più alto in Europa (0,56).

Questo coefficiente misura la diseguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza ed indica, quindi, che nella Bosnia-Erzegovina coesistono situazioni sociali molto differenti tra loro con tante famiglie in difficoltà ed oltre 100 mila bambini che vivono in condizioni di estrema povertà.

Questo è uno dei motivi che ha spinto l’associazione Born to Child Onlus a programmare il progetto Viaggio verso l’altro per aiutare i bambini della Bosnia-Erzegovina.

Born to Child, nata ad Aprile 2015 ad Andria, è stata fondata sui principi della carità, della solidarietà e del servizio in favore dei bisognosi, minori in particolare, sia in Italia sia nei Paesi in via di sviluppo.

Ha già realizzato una serie di iniziative, tra cui progetti di recupero e distribuzione di indumenti e giocattoli per bambini che vivono in situazione di difficoltà.

E con il nuovo progetto Viaggio verso l’altro l’associazione intende aiutare alcuni orfanotrofi della Bosnia-Erzegovina organizzando, per la prossima estate e con il supporto delle associazioni presenti nel territorio bosniaco, convogli umanitari con furgoni caricati dei materiali donati destinati ai bambini.

E’ possibile partecipare attivamente a questo progetto in Bosnia-Erzegovina, in qualità di volontari, o semplicemente contribuire con una donazione, o in alternativa con beni materiali e di consumo.

Sostieni anche tu  il progetto Viaggio verso l’altro,  per donare ai bambini ospiti degli orfanotrofi della Bosnia-Erzegovina non solo l’aiuto concreto di cui necessitano, ma anche la speranza e l’energia per affrontare con più serenità e fiducia il proprio futuro.

 

PHI Foundation è una Fondazione che si occupa di aiutare tutte le Associazioni operanti nel Terzo Settore, attraverso campagne di informazione e raccolta fondi.

Aiutaci ad aiutare con una piccola donazione, visita la nostra pagina qui.

 

Nicola Minerva

PHI Foundation